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Autore: Placebogirl_Black Stones    09/06/2021    3 recensioni
Il fuoco divampava e lei poteva solo stare a guardare da lontano l’inferno che divorava quell’auto e il suo guidatore. D’un tratto la Chevrolet si trasformò davanti ai suoi occhi in una grande villa bianca, quella che un tempo era la sua casa. La stessa sorte ingiusta che le aveva portato via un uomo da lei tanto amato, ora la stava privando di un altro.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Black, Jodie Starling, Shuichi Akai, Wataru Takagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COME ACQUA CHE SPEGNE IL FUOCO
 
 
Le fiamme avvolgevano quella Chevrolet C1500, muovendosi sinuose nella danza della morte. Sembravano volerla avvolgere in un caloroso abbraccio, ma in realtà la stavano lentamente consumando. Il fuoco divampava e lei poteva solo stare a guardare da lontano l’inferno che divorava quell’auto e il suo guidatore. D’un tratto la Chevrolet si trasformò davanti ai suoi occhi in una grande villa bianca, quella che un tempo era la sua casa. La stessa sorte ingiusta che le aveva portato via un uomo da lei tanto amato, ora la stava privando di un altro. Non poteva permetterlo, non di nuovo. Odiava il fuoco, non poteva lasciarlo vincere.
 
- Shu!!!- gridò, tendendo una mano e cercando di correre verso l’auto in fiamme.
 
Venne trattenuta con la forza, un paio di braccia forti le cinsero la vita impedendole di compiere quel gesto disperato. Girò velocemente la testa per scoprire chi le stava impedendo di salvare l’uomo che amava, pronta ad accanirsi contro chiunque fosse: si ritrovò con il volto di James a pochi centimetri dal suo. Di nuovo la Chevrolet divenne una villa bianca. Anche quel giorno James le aveva impedito di tornare in casa nel disperato tentativo di salvare i suoi genitori.
 
- Fermati! Non puoi più fare niente, purtroppo!- le aveva detto e glielo stava ripetendo anche adesso, vent’anni dopo.
 
Ma lei non poteva accettare, non poteva fermarsi. Cercò di divincolarsi, ma la stretta di James era troppo forte, proprio come il fuoco. Strinse forte gli occhi e quando li riaprì lo scenario era cambiato. La macchina non c’era più, James non c’era più, quel pezzo di strada sul passo di Raiha non c’era più. C’era solo lei, seduta a un tavolo con davanti a sé una tazza di tè che si stava raffreddando senza che ne avesse bevuto almeno un sorso. Si guardò intorno, cercando di trovare qualcosa di familiare che le facesse capire dove si trovava. Alla fine riconobbe la sala di attesa della centrale di polizia dove si era recata per conoscere la verità su quel cadavere carbonizzato.
 
- Mi scusi se l’ho fatta attendere, signorina Jodie-
 
La voce dell’agente Takagi alle sue spalle la fece sobbalzare. Deglutì a fatica nel tentativo di sciogliere quel nodo che le si era formato alla gola. Sapeva cosa stava per dirgli e non voleva sentire quelle parole, non di nuovo. Erano risuonate nella sua testa per giorni, come fantasmi che infestavano i suoi pensieri.
 
- Abbiamo i risultati- continuò l’agente Takagi - In seguito a controlli sono state rilevate le sue impronte e quelle di Conan, oltre a quelle dell’uomo trovato poco fa totalmente carbonizzato-
 
Si portò le mani alla testa, cercando di coprirsi le orecchie coi palmi e stringendo nuovamente gli occhi. Voleva solo che tutto ciò finisse, ma come poco prima non appena li riaprì si ritrovò in un nuovo scenario. Stavolta era nella Mercedes di James, fuori dalla questura di Tokyo. Non si era allontanata molto, stava solo rivivendo il momento seguente a quello che aveva vissuto prima.
 
- A giudicare dalla tua espressione…come temevo il cadavere è quello di Akai, vero?- sentì la voce di James provenire dal sedile posteriore.
 
Perché? Perché quelle vecchie ferite del passato erano tornate a tormentarla? Le sembrava di essere in un labirinto senza via d’uscita, dove qualunque strada prendesse non l’avrebbe portata dove voleva arrivare. Più desiderava fuggire e più sentiva le voci delle persone intorno a lei ricordarle quei momenti che avrebbe preferito dimenticare.
 
- Però noi ora siamo riusciti a conficcare un cuneo nella loro organizzazione. Un cuneo d’acciaio che non si staccherà mai. Ma il prezzo che abbiamo pagato…è comunque troppo alto-
 
Con il corpo ormai scosso dai singhiozzi, si accasciò sul volante e pianse, gridando il nome di quell’uomo che non era riuscita a salvare, proprio come non era riuscita a salvare suo padre.
 
- Shu!!! Shu!!! Shu!!!-
 
Nella sua testa vorticarono velocemente le immagini della Chevrolet, della sua villa, di Takagi che le dava la brutta notizia e di James; poi una fiammata improvvisa inghiottì tutto e avanzò velocemente verso di lei, come se volesse portarla via insieme a tutto il resto.
 
Si svegliò di soprassalto, madida di sudore e con il cuore che pareva voler scoppiare nel petto da un momento all’altro. Sentì un rivolo scorrerle su una guancia e capì che stava piangendo. Girò il capo alla sua destra, per controllare come stesse la persona al suo fianco: Shuichi dormiva beatamente, sano e salvo. Stando attenta a non svegliarlo, si mise seduta e si rannicchiò su se stessa come una bambina che era appena stata punita e ricominciò a piangere singhiozzando silenziosamente.
Poco dopo sentì le lenzuola smuoversi e una mano posarsi sulla sua spalla. Alzò il viso bagnato di lacrime e guardò Shuichi, che a sua volta la stava fissando con aria preoccupata e con quei suoi occhi verdi e profondi.
 
- Che succede Jodie?- le chiese, la voce resa più roca del solito dal sonno appena interrotto.
- Scusa Shu, non volevo svegliarti- cercò di asciugarsi gli occhi con il dorso delle mani.
 
L’uomo le accarezzò delicatamente la schiena, nel tentativo di calmarla, mentre continuava a guardarla in attesa di ricevere una risposta. Cercò di raccontargli del suo incubo, anche se la voce le tremava e veniva interrotta da quel pianto che non voleva proprio saperne di smettere.
Quando terminò la sua narrazione, sentì Shuichi sospirare e lo vide chiudere gli occhi. Sul suo volto era comparsa l’espressione di chi è dispiaciuto perché sa di essere colpevole. Non si aspettava delle scuse o delle parole di conforto, perché non facevano parte del suo essere. Per lui le parole erano alle volte superflue e altre volte troppo difficili da dire, ma quella mano ancora posata sulla sua schiena ad accarezzarla era più che sufficiente per farle capire che era lì con lei. Shuichi, il suo Shuichi, era vivo ed era lì accanto a lei, proprio dove voleva che fosse. Il fuoco non glielo aveva portato via.
La colse totalmente alla sprovvista quando si chinò verso di lei e le baciò delicatamente la fronte, per poi accoglierla fra le sue braccia forti e stringerla a sé. Senza opporre resistenza come invece aveva fatto in sogno con James, si accoccolò sul suo petto e insieme si coricarono nuovamente. Cullata dal calore del corpo del suo uomo, così dolce rispetto a quello pungente delle fiamme, si riaddormentò con la piacevole sensazione della sua mano che le lambiva i capelli. Shuichi era e sarebbe sempre stato acqua fresca che spegneva il fuoco dei suoi incubi.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Una storiella breve, fine a se stessa, nata dal seguente prompt:
“Imagine your OTP sleeping together. Nothing lewd, just sleeping peacefully together. Person A has a nightmare about Person B dying from an accident of some sort. Person A wakes up to see Person B sleeping. They sit up, wake Person B up and Person A starts crying. Person A tells them about what happened in their dream. Since Person B doesn’t know how to stop people from crying, (apart from saying words of comfort) they lean over to Person A and kiss them before embracing them in bed, gently stroking their hair to get them back to sleep.”
 
Ci tengo a precisare che le battute di James (ad esclusione della prima) e quelle di Takagi le ho prese dalla traduzione ufficiale del manga italiano, pertanto non sono di mia invenzione.
Spero vi sia piaciuta!
   
 
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