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Autore: musa07    10/06/2021    4 recensioni
Ovvero di 4 compleanni di Iwa-chan e di 4+1 modi diversi in cui sono stati festeggiati
"Nel momento in cui i suoi occhi si posarono per la prima volta sul mondo esterno, curiosi ma già a loro modo imbronciati e sospettosi, Hajime non era ancora con l’altra metà del suo Cielo.
Il tempo di respirare, di poter star tranquillo solamente per quaranta giorni, perché poi il 20 Luglio di quello stesso anno ecco che le due parti si sarebbero riunite e ricomposte saldamente.
E i suoi occhi verde scuro si sarebbe posati su quelli nocciola di Tooru.
E da lì non si sarebbero più staccati. Facendo ricominciare il tutto [...]"
[IwaOi]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel momento in cui,
dopo eoni in cui segui HQ,
ti rendi conto che anche Iwa
merita tanto amore.
E quindi:
AUGURI!

Ah, già! Piccola premessa:
nella mia parte di mondo mentale dove esiste la IwaOi
i due piccioncini non hanno un oceano di mezzo a dividerli.
Se, e quando, dovesse venirmi voglia di scrivere dell’angst distruttivo,

allora mi ricorderò del canon.

Un enorme GRAZIE a TUTTI per sopportare e supportare i miei deliri.
*lancia biscottini*
Davvero, non so come ringraziarvi!


Dedicata a
SkyDream e a Stefagora
eccovi del sano, diabetosissimo, fluff

 

 

 

Il tempo resta, noi passiamo

ovvero

di 4 compleanni di Iwa-chan e di 4+1 modi diversi in cui sono stati festeggiati

 

 

10 Giugno 1994

Nel momento in cui i suoi occhi si posarono per la prima volta sul mondo esterno, curiosi ma già a loro modo imbronciati e sospettosi, Hajime non era ancora con l’altra metà del suo Cielo.
Il tempo di respirare, di poter star tranquillo solamente per quaranta giorni, perché poi il 20 Luglio di quello stesso anno ecco che le due parti si sarebbero riunite e ricomposte saldamente.
E i suoi occhi verde scuro – che tanto ricordavano i colori di un fitto bosco nel quale perdersi per poi ritrovarsi, dopo aver sentito il proprio passo rinfrancarsi e farsi sicuro – si sarebbe posati su quelli nocciola di Tooru.
E da lì non si sarebbero più staccati. Facendo ricominciare il tutto.

 

10 Giugno 2010

Tooru si era fatto male al ginocchio il giorno del sedicesimo compleanno di Hajime.
E nell’infermeria del palazzetto, loro due da soli, mentre la partita proseguiva in qualche modo anche senza le due punte di diamante della squadra, Tooru non faceva altro che scusarsi, come un fiume in piena. Per avergli rovinato il compleanno. Per non esser lì fuori a servire la loro squadra e portarla alla vittoria. Per averlo in qualche modo deluso (come se Tooru potesse mai deludere in qualche modo Hajime poi!). Per il fatto che non doveva stare lì con lui ma fuori a giocare.
- Deficiente, ti decidi finalmente a stare zitto!? - lo rimbrottò, e il tono era uscito più rude del solito perché era terribilmente preoccupato per lui, con la tempia sinistra che aveva preso violentemente a pulsare, mentre gli si trovava inginocchiato davanti, a tenergli la borsa del ghiaccio sul ginocchio con una mano mentre l’altra stringeva forte quella di Tooru che stava tremando. Per fargli capire che lui c’era, sempre. E sempre ci sarebbe stato. Comunque sarebbe andata. Perché lui era bravo con i gesti più che con le parole.
- Iwa, ma io… - aveva provato a protestare, tra le lacrime trattenute per il dolore sordo e pulsante.
Ed Iwaizumi, che agiva sempre d’istinto, aveva trovato il suo modo per zittirlo. L’aveva strattonato a sé e l’aveva baciato. D’impeto. D’impulso. Ed era riuscito nel suo intento. E zittire Oikawa Tooru non aveva prezzo.
Era il loro primo bacio…

 

 

10 Giugno 2021

- Stai aspettando di vederli arrivare, vero? - Hajime gli aveva lanciato un’occhiata divertita di trequarti e quando Tooru aveva sentito la voce dell’altro si era ricomposto un attimo, perché era conscio di aver la bocca spalancata in un’espressione di meraviglia fanciullesca mentre si trovava naso all’aria, ad ammirare la prima fase dell’eclissi lunare.*
La stagione delle piogge era iniziata ma, per quella notte per quell’evento che sempre nell’umanità aveva suscitato una reverenziale ammirazione, le nuvole avevano ceduto pigramente il passo al cielo stellato anche se in lontananza si potevano vedere bagliori di un temporale che aveva fretta di farsi sentire.
Tooru si ricompose un minimo, si diceva, quando si sentì in qualche modo redarguire e dalla posizione accovacciata nella quale si trovava, con le ginocchia piegate al petto, stiracchiò le lunghe gambe flessuose, portando ora il peso del corpo in appoggio sulle mani dietro alla schiena.
- Seh seh, prendimi pure un giro, come fai da sempre. Comunque Iwa-chan, nella mia immensa e infinita magnanimità – facendosi in qualche modo il verso – quando gli alieni arriveranno io metterò una buona parola per te. - concluse, beccandosi una spallata divertita da parte dell’altro che lo fece sorridere.
Erano saliti sul tetto del terrazzo condominiale ed ora erano lì, abbarbicati, in attesa dell’evento.
La giornata era stata di un caldo soffocante ma il vento che aveva iniziato a spirare sul calar del sera, oltre ad aver fatto spostare le pesanti nubi addensate, aveva permesso di poter riprendere a respirare ed ora, lì in alto, l’aria era indubbiamente piacevole.
Mancava poco alla mezzanotte, due minuti e mezzo per la precisione (Tooru li stava segretamente cronometrando) e veramente quella era la maniera migliore per augurare ad Hajime il buon compleanno. Appoggiò la testolina sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi per godersi l’aria che accarezzava gentilmente il volto e l’altro gli depositò un leggero bacio tra i capelli castani. Con il tempo Iwaizumi si era ammansito in merito a quelle coccole che ora riusciva a dispensare con più frequenza.
Tooru sospirò felice a quel gesto mentre osservava come le ombre intorno a loro, date dalla luce argentea della luna che stava via via scomparendo, si eclissassero a loro volta a poco a poco.
Sotto di loro, la città dormiva.
L’alzatore sentì vibrare nella tasca dei pantaloni il telefonino, segno che mancavano esattamente quindici secondi allo scattare del nuovo giorno. Gettò uno sguardo sopra di loro a vedere come l’ultimo spicchio di luna stava per essere inghiottito nell’oscurità. Un tempismo praticamente perfetto.
Tooru, si sistemò i capelli, si schiarì la voce. Sì: era nervoso ed emozionato, come lo era ogni volta che doveva far gli auguri all’altro, perché riteneva che quello fosse un momento speciale e, oltretutto, con quelle particolari condizioni astronomiche doveva assolutamente fare una bella figura, non poteva essere da meno. Prese un grosso inspiro e si voltò completamente con il busto verso Hajime pronto per i suoi auguri e tutto il discorsetto che si era preparato.
Ma sarebbe stato Hajime a fare una sorpresa ad Oikawa.
- Sposami Tooru. - proferì il festeggiato, come se stesse parlando del più e del meno, ancora con lo sguardo puntanto in alto verso la luna ormai completamente scomparsa.
- C-cosa?! - quasi gridò l'altro, tanta era stata la sorpresa.
E quale espressione a dir poco adorabile aveva in quel momento, tanto che ad Iwaizumi scappò inevitabilmente una piccola risata, simulata – malamente – con un colpo di tosse, che in qualche modo insospettì Tooru.
- Hum… Iwa-chan sei per caso stato rapito dagli alieni? - inarcando un sopracciglio divertito, pensando lo stesse prendendo in giro. Vivevano insieme dal primo anno di Università, stavano insieme da undici anni ma non avevano mai parlato di sposarsi. Intendiamoci, non perché lui non lo volesse ma nessuno dei due ne aveva mai sentito la necessità, non era un anello che rendeva più o meno saldo il loro amore.
Ma il piccolo sorrisetto strafottente di Tooru gli morì sulle labbra quando l’alzatore vide la serietà negli occhi verdi dell’altro ora che li aveva puntati sui suoi. E caspita se riuscivano a brillare anche se ormai intorno a loro era buio completo. E Oikawa si fece serio a sua volta, sentendosi in qualche modo vibrare dentro.
- Sposami Tooru. - ripeté Hajime solenne, prendendogli la mano destra.
- Ma… ma Iwa… - ancora incredulo – Così, dal niente? Ma… -
- Per qualsiasi cosa, Tooru. - lo interruppe, anticipando la sua domanda, abbassando per un attimo gli occhi a terra, perché aveva sentito le guance infiammarsi per un istante – Voglio che per la legge noi risultiamo essere legalmente una coppia, in modo tale che se ci dovesse succedere qualcosa l’altro abbia il diritto di sapere tutto. -
- Iwa, non parlare così ti prego. - allarmandosi e sentendo un nodo in gola che gli impedì per un momento di deglutire, stritolandogli la mano, in panico – Non succederà mai niente di brutto! -
- Ehy, tranquillo... certo che non ci succederà mai niente di brutto. - lo richiamò con tono dolce, sollevandogli il volto con la mano libera e posandogli lieve un bacio sulle labbra per tranquillizzarlo mentre il pollice gli accarezzava la guancia con piccoli movimenti circolari - cosa che, come al solito, ebbe il suo effetto salvifico nel giro di un istante – per poi riprendere a spiegare.
- Tooru, quando il mese scorso hai avuto l’intevento di appendicetomia e sei uscito dalla sala operatoria io non potevo sapere assolutamente nulla dai medici perché legalmente io non ero niente per te. Non voglio che accada mai più una cosa del genere. E poi… e poi… -
- E poi? - lo incalzò Tooru in leggero stato confusionale, già aspettandosi a ‘sto punto che gli parlasse del suo funerale e di come si dovesse svolgere.
- Cristo Santo, Kusokawa non puoi rispondere semplicemente “sì” come tutte le persone normali? -
Ma Oikawa fece un gesto infastidito con la mano, quasi a voler scacciar via qualcosa.
- Non sono mai stato nella norma, lo sai e mi ami proprio per questo. E poi cosa, Iwa? -
E il festeggiato sbuffò, sonoramente.
- E poi se un giorno dovessimo decidere di avere un bambino… - non concluse perché si sentiva già abbastanza imbarazzato così e sperò ardentemente in un attacco alieno in quel preciso istante.
- A-ah… - fu la replica dell’alzatore, mollandolo la presa attanagliante sulla mano dell’altro, confuso, sbattendo le palpebre un paio di volte, quasi a voler riordinare i pensieri.
Ecco, di questo sì che avevano parlato più volte ed era sempre stato lui a tirar fuori il discorso ed Iwaizumi aveva sempre temporeggiato, sviando il discorso. Tooru pensava fosse dipeso dal fatto che Hajime, scherzando, diceva che doveva già badare a lui e ciò gli era più che sufficiente.
- Ohy Imbecillikawa ti sei reso conto che non mi hai ancora risposto? -
Ed eccolo il suo Iwa con il tono burbero e scazzato, tono che aveva dedicato sempre e solo a lui. Da sempre. E Oikawa socchiuse gli occhi per un istante, quasi stesse assaporando con ogni fibra del suo essere quel momento prezioso e incastonarlo in qualche parte nella sua anima.
- Ma Iwa-chan la tua non era una domanda ma una affermazione. - provò a dargli bonariamente il tormento.
- Ohy! - bastò il solo leggero inarcamento di sopracciglio minaccioso e il tono della voce reso ancora più basso per far zittire Tooru, per poi farli scoppiare a ridere entrambi mentre l’alzatore gli si gettava tra le braccia, sopraffatto dalle mille emozioni che stava provando in quel momento.
- Sì Iwa, mille volte sì… - sussurrando, mentre gli appoggiava la testa sulla spalla ed incastonava il volto sull’incavo della spalla dell’altro che lo strinse forte a sé.
- Certo che, Iwa-chan, sei proprio uno stronzo perché io mi ero preparato tutto un discorsetto bellissimo per augurarti buon compleanno, una cosa da Oscar proprio e tu mi rubi così la scena, non si fa. - iniziò a scherzare Tooru, perché era così emozionato e meravigliosamente confuso che non era in grado di dire qualcosa di serio senza rischiare di mettersi a piangere come un bambino perché le emozioni che stava provando dentro di sé, sentirsi amato in quel modo, erano davvero troppo per un cuore solo.

Quando si erano messi insieme, tutti avevano pensato che fosse stato inevitabile, che era solo questione di tempo ma, tra i due, era stato Tooru quello che temeva che Hajime presto o tardi si sarebbe stancato del suo carattere non sempre semplicissimo da sopportare e comprendere. Ma Iwaizumi era penetrato in lui da sempre e aveva sempre saputo cogliere ogni sua minima sfaccettatura, smussandolo ma senza mai tentare di cambiarlo perché Tooru andava più che bene così e il primo a comprenderlo, ancora prima del diretto interessato, era stato proprio Iwa. Il quale si era aperto un varco in quella corazza difensiva e si era posto lui come difensore di questa, per proteggerlo da chiunque tentasse di oscurare la sua luce. Lo aveva difeso prima di tutto da se stesso, perché Tooru – cocciuto, testardo – era il primo a non essere per niente intransigente con se stesso, a non sopportare i propri limiti, a non sopportare quelle che percepiva come debolezze e avere Iwaizumi vicino a sé era sempre in grado di farlo ragionare. Hajime era come la pedana rotante che gli permetteva di vedere le cose sotto un’altra prospettiva. Che gli aveva fatto comprendere che si poteva anche permettere di essere arrabbiato, triste, confuso. E lui da queste debolezze ne aveva fatto il proprio trampolino di lancio per spiccare il volo.
E se Tooru era come il sole, con la sua luce prorompente – che a volte poteva essere un pesante fardello – ecco che Hajime era come la luna. Con la sua luce curante ma ferma e decisa, in grado di guidare il passo, e di renderlo sicuro, anche nelle notti più buie. E per una strana congiunzione cosmica questo sole orbitava calamitato intorno alla sua luna.

- Puoi dirmelo adesso. - ridacchiò Hajime, stringendolo ancora più forte.
- Ormai ti attacchi al cazzo. Lo riciclo per l’anno prossimo. - mentre tirava su rumorosamente con il naso.
- Imbecille. - sentendo come la propria risata vibrasse in accordo con quella dell’altro.
A volte anche Tooru si esprimeva meglio con i gesti che con le parole. E le sue lacrime che continuava a bagnargli la maglia e la spalla valevano davvero più di mille discorsi.

 

10 Giugno 2029

Era strano vedere Iwaizumi lasciarsi andare davanti ad altri a momenti di dolcezza - quelli li teneva per quando chiudevano tutto il resto del mondo fuori, soprattutto da quando anni prima erano divenuti due personaggi pubblici di spicco della Nazionale - ma d’altra parte con i loro due migliori amici si poteva permettere di rilassarsi. Oltretutto Tooru, quando reclamava coccole, era parecchio insistente e rumoroso.
Ecco perché l’alzatore si trovava comodamente spiaggiato tra le gambe dell’altro, con la schiena poggiata sul petto di Hajime con quest’ultimo che gli aveva circondato il busto con le braccia mentre se ne stavano seduti per terra sul tappetone nel salotto di casa loro.
- Allora, giochiamo al gioco di far domande imbarazzanti ad Oikawa. - partì Makki, dopo aver posato sul tavolinetto al suo fianco il piattino vuoto dopo essersi spazzolato i gyoza che avevano ordinato alla gastronomia cinese che si trovava all’inizio della via.
- Ah-ha, che gioco divertente guarda… E poi vi ricordo che non sono io il festeggiato. - replicò Tooru per nulla risentito ma facendo la parte di esser serissimo.
- Ma è divertentissimo davvero. - diede manforte all’altro proprio Hajime.
- Iwa-chan! - girando il volto di lato fino ad incontrare il suo e perdersi nel suo sguardo, che tante volte lo aveva salvato. Fissandosi per un istante negli occhi prima che Tooru fingesse di essersi seccato, facendosi ancora più spazio tra le sue gambe e beccandosi un propottino sulla nuca che gli fece uscire una piccola risatina cristallina mentre posava le mani su quelle braccia forti che lo stringevano. Le dita affusolate scivolarono lungo le nervature degli avambracci fino ad impattare sul dorso della mano dove la punta dell’indice prese ad accarezzare il contorno della fede in oro bianco che svettava sull’anulare. Iwaizumi cercò un contatto più profondo tra le loro dita, facendole intrecciare tra di loro e, in quell’attimo di silenzio, si poté udire perfettamente come i due anelli, scontrandosi tra di loro, produssero un lieve tintinnio.
- Dunque, parto io allora. - spezzò quell’istante di silenzio Matsukawa, scrocchiandosi le dita.
- Ma Mattsun! - finse di protestare nuovamente Tooru, ma ridendo.
E da lì si levò un altro coro di risate che tutti e quattro cercarono di zittire per non fare troppo rumore. Ma ormai...
- Papi? - ecco che la vocina si era levata dalla stanza accanto.
Tooru e Hajime si misero subito sugli attenti, lanciandosi una rapida occhiata.
- Vado io. - si offrì Iwaizumi, sfilandosi dolcemente da dietro dell’altro. - Tu resta qui a subire l’interrogatorio. - scherzò, facendogli l’occhiolino.
- Ah-ha, non temo nessuna domanda. - proferì fingendosi altezzoso incrociando le braccia al petto mentre lo seguì con lo sguardo fino a quando quello che ormai era suo marito da sette anni non sparì dalla sua vista.
- Oh, dovresti invece. - si divertì a prenderlo bonariamente Hanamaki beccandosi uno sguardo pseudo-truce da parte del loro ex capitano.
- Oh, guarda Mattsun: Oikawa ha imparato da Iwaizumi lo sguardo “fulmina e uccide”. -
- Era l’unica cosa che mi poteva insegnare. - replicò Tooru fingendosi tutto tronfio e pomposo, subito pronto alla replica, soffocando una risata e beccandosi una cuscinata in piena faccia dagli altri due. In realtà dal suo compagno aveva imparato così tante cose, sopratutto di se stesso.
- Adesso glielo diciamo appena torna. - fecero coretto gli altri due.
- Ma dove siamo: alle elementari? -
- Guarda guarda Makki: l’ha fatto di nuovo! -
- Sì, ma Iwaizumi ti deve dare delle ripetizioni però mi sa. Questo sguardo è solo “fulmina” per il momento, per quanto riguarda “uccide”, uccide solo dal ridere. -
- Ma tu guarda 'sti infami oh! -
E una nuova risata calò sull’allegra brigata.

Hajime entrò nella stanza facendosi guidare dal lieve chiarore della piccola lampada a forma di Godzilla che si trovava nel comodino a fianco del lettino.
- Ehy… che succede? Ti abbiamo svegliato? - chiese con un tono che era di una dolcezza unica mentre si sporse quel tanto che gli bastava per prendere in braccio il loro bambino.
Che lo stava fissando con gli stessi occhi di Tooru - lo stesso sguardo attento e in grado di farlo sentire amato in modo incondizionato - ma che portavano il suo stesso verde.
- Papà Toovu? -
- E’ di là, amore. Vuoi che andiamo da papà Tooru? -
E come spalancò gli occhioni verdi tutto contento e fiducioso quando sentì quella proposta, mentre gli si stringeva addosso, appoggiandogli la testolina sulla spalla come aveva sempre fatto, e come continuava a fare, Oikawa.
- Gli facciamo una sorpresa, vuoi? - e lo sentì assentire con il capo mentre emetteva un enorme sospirone.
Iwaizumi assaporò il profumo della pelle del proprio figlio - il quale due mesi prima aveva compiuto un anno - strofinandogli la punta del naso tra i capelli, era una cosa che gli faceva produrre serotonina allo stato puro, mai avrebbe pensato che avrebbe potuto amare qualcuno con la stessa intensità con la quale amava Tooru da sempre.

Il quale Tooru stava subendo sportivamente gli attacchi delle domande moleste degli altri due con il suo solito spirito indomito ma tenendo d’occhio la soglia del salotto, attendendo di capire cosa fosse successo e quando se li vide arrivare, quando vide gli occhi degli altri due puntati su di lui, di come Iwaizumi fosse il ritratto della felicità con il loro figlio in braccio, ecco che non ci fu più niente o nessuno nella sua orbita. Solo l’amore della sua vita e il frutto di quel loro amore.
E per l’ennesima volta, mentre si alzava per andar loro incontro, Tooru dentro di sé ebbe la chiara consapevolezza che qualsiasi cosa si fosse presentata, qualsiasi cosa fosse accaduta, non sarebbe mai stato solo.

 

Eternità

Si stava indubbiamente bene lassù, in quel intramondo, in quella che, per loro, era una dimensione dove tutto scorreva in modo indubbiamente diverso... A volte era anche divertente gettare un’occhiata verso il basso, sulla Terra, e vedere come le cose procedevano.
Proprio come in quel momento…
Le due anime* se ne stavano sedute l’una a fianco all’altra su di una nuvola, le gambe a penzoloni, avvolti in quella luce argentea che brillava molto più delle altre quando erano vicine. Cosa che costituiva, e aveva da sempre costituito, la normalità per loro due.
- E’ da un bel po' che non scendiamo, no? - spezzò il silenzio uno dei due, pronunciando quelle parole quasi con noncuranza.
- Hum-hum… - fu la replica dell’altro, mentre gli lanciava un’occhiata di sottecchi. Conosceva perfettamente quel tono fintamente distratto, sapeva già cosa stesse macchiavellando.
E la sua occhiata venne ricambiata e fu accolta con una piccola risatina che risuonò cristallina; aveva capito perfettamente che l’altro aveva compreso dove volesse andare a parare.
- Ci facciamo un altro giro, che dici? - ridente, indicandogli con un gesto del capo il basso.
- Anche stavolta non mi lascerai tranquillo? - lo prese in giro, lanciandogli una occhiata divertita mentre si alzava a sua volta.
- Ma chiaramente. - come se avesse detto un’ovvietà – Ti verrò a cercare e a dare il tormento sempre, comunque e ovunque. Non ti libererai mai di me. Per sempre. - concluse con quelle due ultime parole, facendole apparire come una minaccia ma erano in realtà le parole più belle che l’altro si potesse sentir dire. Come la sua risata che risuonava e vibrava soave più delle altre anche in quella dimensione argentea.
- Già. Per sempre… - accennando appena ad un piccolo sorriso, prendendogli la mano che l’altro gli porgeva e intrecciando le dita tra di loro.

E la ruota del Tempo si rimise in moto…

 

FINE

 

Ah, già: ovviamente ogni compleanno doveva essere raccontato tipo con un massimo di 4/5 righette. #Sehcomeno parte centocinquantamila.

 

 

*Oggi ci sarà davvero un’eclissi. Solare però. E visibile solo parzialmente in alcuni parti d’Italia

*Sì, lo so che le anime sono incorporee e blablabla ma sarebbe divenuto un tantino difficile
riuscire a descrivere i gesti in qualcosa di evanescente,
quindi teniamo buona la parte della teoria democritea che ci dice che l’anima è composta a sua volta da atomi:D
E ho usato la forma maschile per comodità

   
 
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