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Autore: QueenVictoria    13/06/2021    11 recensioni
I Cavalieri d’Oro vengono richiamati al Santuario per una riunione straordinaria, questa volta partecipa anche Mu dell’Ariete che torna in Grecia di sua spontanea volontà per sondare la situazione. Ambientata due anni prima dell’inizio della serie classica, questa storia vedrà l’incontro tra i Cavalieri d’Oro in un momento in cui la situazione al Santuario è molto tesa; una breve missione li porterà in viaggio in Asia Centrale e li costringerà a interagire e confrontarsi tra loro.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Gold Saints, Leo Aiolia, Pisces Aphrodite, Virgo Shaka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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XII





“Sono pronti, li porto qui,” disse Mu chiudendo gli occhi per concentrarsi.
 
Accompagnati da un leggero bagliore, Aldebaran, Death Mask, Shura e Aphrodite apparvero davanti ai loro compagni. I quattro Cavalieri si guardarono attorno stupefatti, osservando le montagne, l’altipiano sottostante e la strana luce rosata che filtrava dallo spesso strato di nuvole scure che copriva il cielo.
 
Un tuono ruppe improvvisamente il silenzio, seguito dalla voce metallica di Indra.
 
“Avete chiamato i rinforzi? Bravi, bravi… ” ridacchiò.
 
“Che cosa sta succedendo?” chiese Shura osservando i compagni seduti per terra con l’aria decisamente malconcia.
 
Shaka spiegò brevemente l’accaduto.
 
“Mhm… così adesso dovremmo combattere con lui?” mormorò Aldebaran meditando su ciò che aveva appena appreso.
 
“Nel mio braccio destro c’è la forza di Excalibur…” cominciò il Capricorno.
 
“Io fisicamente sono il più forte…” lo interruppe il Toro.
 
“No,” intervenne l’Ariete “il nostro avversario è una divinità, non possiamo far conto sulla forza fisica.”
 
“E tu cosa vorresti fare? Teletrasportarlo da un’altra parte?” lo canzonò il Cancro “I tuoi giochetti non sono riusciti neanche contro i guerrieri che hanno attaccato il Santuario…”
 
“Io posso generare scariche elettriche,” si intromise Aiolia “tra tutti noi sono quello che ha poteri più simili ai suoi!”
 
“E vorresti lasciassimo tutto nelle tue mani?” rispose Milo.
 
“Cavalieri!” Shaka prese la parola, per la prima volta il suo tono di voce sembrava leggermente spazientito “Per favore non abbiamo tempo per discutere. Mu… tu sei in grado di creare una tempesta e Aiolia può generare di fulmini, in effetti credo che voi due siate quelli con i poteri più adatti. Se riusciste a fare un attacco coordinandovi, noi potremmo supportarvi. Riusciremmo combattere quasi ad armi pari. Pensate di essere in grado di farlo?”
 
I due annuirono immediatamente senza neppure consultarsi.
 
Seguì un breve silenzio.
 
“Sì, è la cosa migliore da fare,” disse Camus.
 
Un altro tuono, questa volta più prolungato, confermò ai Cavalieri che il tempo a disposizione era ormai agli sgoccioli. Indra si stava stancando di aspettare.
 
Con un paio di balzi si arrampicarono agilmente lungo i due metri della parete di roccia che li separava dalla pianura dove il dio li stava aspettando.
 
“Oh, oh… avete chiamato i vostri compagni…” disse Indra vedendoli spuntare dal basso. “Mmmh … nove. Non dovreste essere dodici?” continuò “Mmmh… non importa, tanto non fa differenza…” e scoppiò in un’altra sonora risata.
 
I ragazzi avanzarono di qualche metro nella sua direzione e si fermarono l’uno accanto all’altro.
 
“Allora? Vi siete decisi ad attaccarmi? Vediamo se in nove riuscirete a farmi per lo meno il solletico.”
 
Mu e Aiolia si scambiarono un rapido sguardo di intesa e fecero alcuni passi avanti distanziandosi leggermente dagli altri.
 
Mu alzò le braccia sopra la testa, richiamò tutta la sua forza e materializzò sopra di sé una piccola galassia dalla quale prese meteoriti e polvere di stelle e le fece roteare creando una tempesta. Percepì accanto a sé l’elettricità prodotta da Aiolia, e il cosmo del Cavaliere bruciare quanto il suo.
Cercarono di coordinare il loro attacco, i cosmi dei due ragazzi ardevano già allo stesso modo, tempesta ed elettricità si mescolarono formando un’unica grande forza. La sentivano guizzare sopra le mani, viva e sempre più potente; il cosmo degli altri cavalieri si unì al loro aumentandone la vastità fino a portarla sull’orlo di un’esplosione.
 
Mu e Aiolia lanciarono quell’attacco assieme non appena lo sentirono raggiungere il limite oltre il quale ne avrebbero perso il controllo. Vento, meteore, luce, fulmini, la forza dei nove Cavalieri si abbatté su Indra.
 
Il dio venne colpito in pieno, indietreggiò di parecchi metri gridando, e faticò a non perdere l’equilibrio.
 
“Ah, allora siete davvero forti!! Bravi!” disse. Armeggiò in aria con le braccia, come per raccogliere i residui dell’attacco subito. Dopo pochi istanti un’altra tempesta di fulmini si era formata sopra di lui.
 
“Vi rimanderò indietro il vostro attacco, unito a un po’ della mia la forza… vediamo come ve la cavate!” gridò scagliandola contro i Cavalieri. La sua voce aveva un tono deciso ma divertito, stava davvero giocando con loro.
 
I ragazzi questa volta non si fecero cogliere di sorpresa; Mu alzò il Crystal Wall, dalla bocca di Shaka uscì un suono - Kaan che si tramutò in una barriera pronta a rinforzarlo, il ghiaccio di Camus consolidò quell’unione. Il cosmo dei tre giovani si intrecciò creando un’unica barriera.
 
Ma non fu abbastanza.
 
L’impatto distrusse quello scudo come fosse fatto di vetro. Mu e Aiolia, di qualche passo più avanti dei compagni, se lo sentirono crollare addosso. I nove Cavalieri vennero trascinati in alto da un fortissimo vento e sbattuti violentemente sul terreno, su di loro si abbatté poi la tempesta. Si trovarono avvolti da un tuonare assordante e vennero colpiti dalle meteore e la polvere di stelle evocate da Mu, dalle scariche elettriche prodotte da Aiolia, dalla forza che loro stessi avevano usato nel loro attacco e da quella aggiunta dal dio.
 
Mu sentì il corpo bruciare dal dolore e, per la prima volta, percepì la sofferenza della propria armatura. Sembrava gridare aiuto, come non fosse più in grado di proteggerlo e nemmeno di sopravvivere lei stessa. Sentì la sua vita affievolirsi a poco a poco; quella che per lui era stata come una seconda pelle, stava morendo.
 
Calò improvviso il silenzio. La tempesta era terminata. I ragazzi, storditi e doloranti cercarono di rialzarsi.
 
Indra era ancora in piedi dall’altra parte della piccola pianura.
 
L’Ariete si mise a sedere con grande fatica e guardò la propria armatura, aveva un colore spento, quasi grigio e la sua superficie era piena di crepe. Non percepiva alcuna traccia di vita in essa. Provò a toccarla, questa si sbriciolò sotto le sue dita. Sentì una morsa stringere lo stomaco. La Sacra Armatura dell’Ariete, affidatagli dal suo Maestro, era distrutta. Morta.
 
Si guardò attorno, anche quella di Aiolia era nelle stesse condizioni, le altre invece sembravano ancora intatte. Probabilmente, essendo stati alcuni passi più avanti dei compagni, erano stati colpiti per primi e avevano assorbito gran parte dell’impatto. Le Armature li avevano protetti fino all’ultimo.
 
Il Leone si era appena messo a sedere e guardava con aria interrogativa la sua corazza distrutta.
 
“Siete ancora vivi?” ridacchiò ancora il dio, “bene, adesso assaggerete la mia vera forza.”
 
I Cavalieri lo videro alzare nuovamente le braccia sopra la testa e richiamare un’enorme tempesta, molto più grande delle precedenti.
 
L’Ariete cercò di richiamare a sé le forze per creare un'altra barriera, ma non vi riuscì. Era stremato. Anche gli altri ragazzi, alcuni ancora tramortiti, non erano in grado di difendersi. Guardò la tempesta volteggiare sopra Indra pronto a vederla partire. Questa volta non sarebbero sopravvissuti.
 
 
Invece…
 
Preceduta da un battito di ali, una luce bianca e accecante illuminò improvvisamente il cielo. Avvolta in essa apparve quella che sembrava una figura femminile.
Cercando di ripararsi gli occhi con le mani, attraverso le palpebre socchiuse, Mu intravide appena la forma del corpo, aveva lunghi capelli e abito bianco, teneva le braccia aperte come in loro protezione. La luce era troppo forte, dovette distogliere subito lo sguardo. Quella figura emanava un cosmo forte, caldo, quasi materno.
 
Lo percepì solo per un breve momento, poi lo sentì lasciare il posto ad un altro cosmo, anzi no… erano due! Diversi dal precedente ma ugualmente luminosi; un’aura cremisi e una dorata, caldi e forti come il fuoco e la luce del sole. Cosa stava succedendo? Chi era accorso in loro aiuto?
 
 
 
***
 
 
 
“Signor Kido! Corra, la prego!” la voce concitata dalla cameriera lo distolse dal suo lavoro. “La signorina Saori ha avuto un malore! Tatsumi è rimasto con lei.”
 
Saori era stesa sull’erba, le braccia aperte, gli occhi spalancati verso il cielo, lo sguardo vitreo perso nel vuoto.
 
Il fedele maggiordomo le era inginocchiato accanto e continuava chiamare il suo nome.
 
“Signor Kido, chiamo un dottore!?” esclamò Tatsumi.
 
“No, aspetta un momento,” rispose il vecchio. C’era qualcosa di strano, attorno alla bambina, come un’aura candida leggermente luminosa.
 
“Vedi anche tu questa luce?”
 
“Sì…” mormorò il maggiordomo che solo in quel momento si accorgeva di quel bagliore che, in preda alla paura, non aveva notato.
 
Saori chiuse lentamente gli occhi poi, altrettanto lentamente, li riaprì.
 
“I miei cavalieri... Sono in salvo...” mormorò come stesse parlando a sé stessa “Qualcun altro si sta prendendo cura si loro...” La voce che udivano non era la sua, pur avendo lo stesso timbro sembrava più adulta e pacata. Anche lo sguardo era diverso da prima, come se ci fosse un’altra persona dietro le sue iridi.
 
I due uomini si guardarono increduli. La dea si stava davvero risvegliando in lei?
 
Saori chiuse gli occhi. Dopo un momento li riaprì di scatto e si mise a sedere, guardando con aria interrogativa il nonno e il maggiordomo inginocchiati accanto a lei.
 
“Che c’è? Mi sono addormentata sull’erba?” disse strofinandosi gli occhi.
 
“Pare di sì,” rispose Kido aiutandola a rialzarsi, sollevato dal vedere che non ricordava niente dell’accaduto. “Che ne dici di andare a fare merenda?”
 
La bimba annuì e corse all’interno della villa.
 
“Sembrava quasi in uno stato di trance,” azzardò Tatsumi.
 
“Già,” disse il vecchio “ha detto che i suoi cavalieri erano al sicuro. E poi non era la sua voce quella, sembrava di una donna adulta. E quello sguardo…” Un sorriso si allargava sulle sue labbra. Sì, allora Saori forse era davvero la reincarnazione di Athena, come aveva detto quel giovane tanti anni fa…
 
 
 
***
 
 
 
“Ti diverti a fare il bullo con i mortali, fratello?” disse una voce dal timbro caldo e profondo.
 
“Voglio solo divertirmi un po’. Sono stato svegliato senza motivo.” Rispose Indra. Le braccia ancora tese in alto, mentre la tempesta continuava a girare vorticosamente sopra di lui, pronta ad essere lanciata contro gli avversari.
 
“Non è questo il nostro compito, lo sai bene amico mio,” aggiunse una seconda voce.
 
“Oh, finitela...”
 
I Cavalieri, che cautamente iniziavano ad alzarsi da terra, ascoltavano confusi quelle voci delle quali non capivano la natura... Nel cielo erano apparse un’aura cremisi e una dorata, sembrava che le voci provenissero da esse. Ma a chi appartenevano?
 
“Hai sempre questo caratteraccio…” continuò la prima voce, “ma te la stai prendendo con i cavalieri di Athena, che è stata nostra alleata. Due di loro non hanno neppure l’armatura…”
 
“Non è colpa mia se sono così fragili…”
 
“Però così non vale…” disse la seconda voce.
 
Indra sbuffò.
 
“Va bene, ve bene,” rispose la prima voce con tono divertito “finisci la tua sfida, ma poi torniamo a dormire, non era ancora il momento di svegliarci.”
 
Un bagliore cremisi apparve davanti a Mu.
 
“Ariete,” continuò la prima voce mentre il giovane sobbalzava, “indossa la mia armatura. Ti proteggerà nel segno del fuoco.”
 
“Co… cosa?” si lasciò sfuggire il ragazzo, guardando la strana corazza che si era materializzata davanti a lui. Dalla forma sembrava fatta per essere indossata da un uomo con quattro braccia e due teste. La superficie, lucidissima, riportava i colori brillanti del fuoco. L’armatura si posò delicatamente sul suo corpo aggiustandosi nella forma; i due bracciali in più si appiattirono lungo i fianchi confondendosi con le decorazioni, i due elmi si fusero in uno solo. Quel contatto gli diede una sensazione inaspettata, percepì in essa una forza familiare. Anche quell’armatura era viva, impregnata di un cosmo che ardeva nel profondo.
 
“Chi siete?” chiese quasi con timore.
 
“Io sono Agni, dio del fuoco e lui è Surya, dio del sole,” rispose la prima voce, che in qualche modo doveva voler indicare la seconda “mio fratello Indra si è svegliato di pessimo umore, con lui non c’è niente da fare.” Parlava ancora con tono divertito, per niente preoccupato.
 
Agni, il dio del fuoco! Sì, era il potere del fuoco quello che aveva sentito nell’armatura; l’elemento dal quale traeva forza anche la costellazione dell’Ariete.  Posò le mani sul pettorale come per assaporare quel calore.
 
 
“Leone, tu indossa la mia. Ti proteggerà nel segno del sole,” disse la voce di Surya.
 
Un’altra armatura apparve davanti ad Aiolia. Dorata e lucida, pareva contenere davvero la luce del sole. Si adattò immediatamente al corpo del Leone che la accettò guardandola stupefatto.
 
“Bene,” disse Agni “adesso siete in grado di combattere con lui. Buona fortuna.”
 
Indra scoppiò nella sua solita fragorosa risata.
 
“Pensate che li aiuteranno tanto le vostre armature? Sono dei semplici mortali!”
 
Senza perdere altro tempo fece roteare ancora la tempesta sopra le sue mani e protese le braccia in avanti lanciandola verso i Cavalieri.
 
 
In una frazione di secondo un muro di protezione si alzò davanti ai ragazzi. Questa volta non era il semplice Crystal Wall creato da Mu, ma una solida barriera costruita da lui e rinforzata dal cosmo di tutti i Cavalieri assieme. Era bastato un momento e avevano coordinato le loro forze ottenendo quel risultato; i nove giovani avevano finalmente lasciato da parte i loro screzi e le loro insicurezze per agire tutti assieme, dando ognuno il massimo che potesse dare.
 
Il muro resse all’impatto, la tempesta di fulmini di Indra non riuscì a distruggerlo ma continuò a spingere sulla sua superficie. I ragazzi reagirono bruciando il cosmo con tutta la forza di cui erano capaci, questo fu appena sufficiente a fermare quell’attacco ma non a respingerlo. Si trovarono subito in una fase di stallo, la tempesta che spingeva sulla superficie del loro scudo e loro dall’altra parte a sostenerlo, senza cedere ma nemmeno riuscire a contrattaccare.
 
Mu cercò aiuto nella nuova armatura, della quale cominciava a prendere coscienza. Il giovane sentì amplificare la propria forza e per un momento ne ebbe quasi paura, ben conscio di aver a che fare con un potere più grande di quello a cui era abituato.
 
Voltò il viso verso Aiolia, cercando il suo sguardo. Lesse nei suoi occhi lo stesso tumulto che stava accadendo in lui. L’armatura di Surya, dio del sole, gli stava conferendo una nuova forza inaspettata.
 
Forza. Potere. Esaltazione. Paura. Un equilibrio fragilissimo che poteva spezzarsi in qualsiasi momento.
 
“Ce la faremo!” ringhiò tra i denti il Leone.
 
L’Ariete chiuse gli occhi e diede fondo a quella nuova energia, diviso tra l’euforia e il timore di perdervisi nel mezzo. Percepì la forza di Aiolia come complementare alla sua, i loro cosmi erano entrati completamente in risonanza l’uno con l’altro. Il potere del fuoco e quello del sole si univano in una sola cosa.
 
 
 
***
 
 
 
Quando i quattro ragazzini raggiunsero il villaggio trovarono gli abitanti che, radunatisi tutti assieme, guardavano verso la montagna.
 
Le persone erano spaventate; avevano udito il boato dei tuoni e visto cadere fulmini talmente violenti da sbriciolare la parete di roccia. Poi c’era stata una specie di tempesta e subito dopo si erano accorti di alcune persone sulla piccola pianura vicino alla cima. Qualcuno, la stessa entità che stava distruggendo la montagna, lanciava delle sfere luminose che sembravano fatte di fulmini contro di loro. E poi c’erano stati ancora quei terribili tuoni…
 
“Ormai è mattino inoltrato ma c’è pochissima luce…” commentava qualcuno.
 
“È a causa di queste nuvole…”
 
“C’è qualcosa lassù che vuole distruggere tutto…!”
 
 
“Malika! Grazie al cielo sei qui!” gridò una donna avvicinandosi ad abbracciarla.
 
“Mamma!” rispose la ragazzina. “Non preoccuparti, stiamo bene.”
 
“Eravate sulla montagna? Avete visto cosa succede?” chiese un uomo accanto a loro.
 
“Chi sono le persone che stanno combattendo?” incalzò un altro.
 
“Sono… persone che ci stanno aiutando,” rispose dopo qualche istante Dimitri. Né lui né gli altri avevano raccontato a nessuno della morte del maestro, e il ragazzino non aveva intenzione di spiegare in quel momento come stessero le cose.
 
Uomini e donne si erano affollati attorno a loro e la sua riposta fu udita da tutti.
 
“Quelle persone stanno difendendo la montagna!” disse qualcuno.
 
Tutti tacquero per qualche minuto osservando cosa stava accadendo. Si vedeva chiaramente che una sfera luminosa lanciata da quell’entità era rimasta a fluttuare nell’aria, come se quelle persone fossero riuscite a bloccarla in quel modo, ma non ancora a respingerla.
 
“Stanno combattendo anche per noi! Come possiamo aiutarli?” chiese un uomo.
 
La madre di Malika si inginocchiò e congiunse le mani. “Preghiamo per loro,” disse, “è l’unico modo in cui possiamo aiutare.”
 
Malika strinse i denti.
 
Stai pregando per quelli che hanno ucciso tuo figlio…
 
Dimitri le posò una mano sulla spalla.
 
“Anche a me non piacciono” sussurrò “ma adesso sono gli unici che possono fare qualcosa per noi.”
 
La ragazzina rimase in silenzio guardando per terra. Altre persone accanto a loro si inginocchiarono a pregare.
 
 
 
***
 
 
 
I Cavalieri stavano dando fondo alla loro forza; in piedi l’uno accanto all’altro, le mani portese in avanti, consumavano il loro cosmo per contrastare la tempesta che Indra aveva scagliato contro di loro. Erano al limite, non erano in grado di fare più di così. Aiola e Mu cercarono ulteriore aiuto nelle nuove armature, ma non ottennero altro. Quelle vestigia potevano offrire loro più protezione e veicolare meglio i loro poteri, ma potevano conferire loro solo la forza che erano in grado di gestire. I ragazzi sentivano i loro corpi cedere lentamente allo sforzo. La tempesta spingeva per avvicinarsi a loro.
 
Ma proprio nel momento in cui temevano di non farcela, sentirono delle nuove forze unirsi alle loro. Da dove venivano? Chi li stava aiutando ancora?
 
Riconobbero il cosmo dei quattro ragazzini allievi di Jaman. Li stavano certamente osservando dal loro villaggio, e stavano cercando di aiutarli come potevano.
 
Piano piano si aggiunsero altre forze di cui non riuscirono a capire la natura, non sembravano nascere da un cosmo ma veicolavano un grande potere.
 
“Sono preghiere,” disse Shaka, la voce rotta dallo sforzo “gli abitanti dei villaggi qui attorno ci stanno supportando pregando per noi.”
 
Non erano solo gli abitanti del villaggio degli allievi di Jaman, ma di tutti quelli sparsi per l’Altipiano che, assistendo da lontano, mandavano il loro aiuto. Quella sfera luminosa doveva essere visibile a chilometri di distanza, e anche i tuoni precedenti dovevano essersi sentiti in lontananza. I Cavalieri si resero conto in quel momento che centinaia di persone avevano seguito da lontano il loro combattimento e, anche se probabilmente non erano stati in grado di capirne esattamente le dinamiche, parteggiavano per quel qualcuno che cercava di contrastare la divinità che sembrava voler distruggere la montagna.
 
Quell’aiuto rincuorò i Cavalieri, sentirono quella forza rinnovata scorrere dentro e attorno a loro e da essa attinsero per reagire.
 
Tutti assieme, riuscirono finalmente a respingere la tempesta, l’enorme sfera di lampi e di luce tornò al mittente colpendo il corpo di nuvole di Indra che si dissolse completamente. Caddero in avanti, chi in ginocchio e chi disteso sul terreno, sfiniti.
 
La voce metallica di Indra si fece sentire di nuovo.
 
“Bravi, ce l’avete fatta. Con un po’ di aiuto… ma ce l’avete fatta.” E scoppiò in un’altra risata.
 
“Adesso mi sono divertito abbastanza, posso anche tornare a dormire,” aggiunse.
 
“E per fortuna…” rispose la voce calda di Agni, con un tono palesemente canzonatorio.
 
Le armature addosso a Mu e Aiolia si illuminarono per un momento prima di sparire. I due ragazzi si rialzarono con grande fatica.
 
“È stato un piacere rincontrarvi dopo tanto tempo, Cavalieri di Athena,” disse Agni.
 
“Ci… ci siamo già incontrati?” chiese Mu.
 
“Sì, forse un migliaio di anni fa. Ma immagino che la vostra mente mortale non possa conservare questi ricordi.”
 
Un intenso bagliore si sprigionò dalla piccola borsa che Shaka portava legata in vita.
 
“Questa è meglio se la prendiamo noi,” aggiunse il dio del fuoco.
 
“La collana!” esclamò la Vergine posando la mano sulla borsa vuota.
 
“L’hanno presa?” chiese Milo, pur sapendo perfettamente quale sarebbe stata la risposta.
 
In quel momento le nuvole si diradarono completamente lasciando il posto al sole e al cielo azzurrissimo attorno a esso.
 
“Sono andati via così?” la voce di Aiolia suonava incredula, ma allo stesso tempo sollevata.
 
“Sembra di sì…” commentò Camus.
 
“Voleva davvero soltanto divertirsi?” intervenne Milo “Ha combattuto con noi…. per sgranchirsi un po’… e poi è tornato a dormire?”
 
“Gli dèi sono superiori a noi mortali, molti di loro ci vedono come esseri privi di valore,” rispose Shaka “lui ha riconosciuto la nostra forza e ha pensato fossimo all’altezza per lo meno di divertirlo.”
 
“Abbiamo rischiato la vita per una cosa del genere?” sospirò Death Mask grattandosi la testa.
 
Si erano sentiti forti a resistere alla forza di un dio, e anche fieri di essere finalmente riusciti a capire cosa significasse combattere assieme. Senza di loro, forse Indra avrebbe davvero distrutto la montagna. Forse sarebbero morte delle persone. Non potevano dire di non aver fatto il loro dovere.
 
Indra aveva ucciso Jaman senza esitazione, poiché si era impossessato della sua armatura e soprattutto si era rifiutato di restituirla. Aveva però ignorato i suoi piccoli seguaci. Forse non li aveva ritenuti degni di importanza, anche se indossavano le armature dei suoi guerrieri. O forse non aveva percepito alcun male in loro e li aveva risparmiati. No. Molto più probabilmente, non li aveva trovati abbastanza interessanti. Era stata la telecinesi di Mu ad attirare la sua attenzione, quando si era accorto della forza dei Cavalieri aveva deciso di intrattenersi con loro.

Indra non li aveva sfidati a batterlo, bensì a colpirlo abbastanza forte. Aveva giocato con loro come di solito si fa con i bambini, ovviamente senza preoccuparsi della loro incolumità. Non lo avevano sconfitto; semplicemente lui si era stancato di giocare.
 
L’atteggiamento del dio li aveva fatti sentire infinitamente piccoli. Aver rischiato la vita per un suo capriccio momentaneo era frustrante.
 
Seguì un lungo silenzio in cui tutti cercarono di scuotersi dallo stato confusionale in cui erano piombati.
 
 
Mu rimase qualche minuto a fissare la profondità del cielo. Era ancora stordito dall’accaduto, stanco per il combattimento e confuso dalle parole di Agni. Sì, un migliaio di anni fa.
 
“Tutto bene?” chiese Aldebaran avvicinandosi a lui.
 
“Sì. Pensavo ad Agni e Surya che ci hanno aiutati.”
 
“Nei sacri testi dei Veda la costellazione dell’Ariete è collegata ad Agni, il dio del fuoco,” spiegò Shaka “quella del Leone è invece collegata a Surya, il dio del sole. Non è strano che ci sia un legame tra voi.”
 
“Hanno detto che ci siamo già incontrati…” disse allora Mu “Noi siamo la reincarnazione dei primi guerrieri che Athena scelse per stare al suo fianco, deve essere successo in qualcuna delle nostre vite precedenti. Agni ha parlato di Athena come un’alleata, devono aver combattuto assieme in qualche occasione e probabilmente noi ci siamo battuti fianco a fianco con i loro cavalieri.”
 
“Sì, deve essere per forza così,” rispose la Vergine “anche se nella nostra memoria non riusciamo a leggere i ricordi delle nostre vite passate, questi rimangono scritti nella nostra anima. Li porteremo dentro di noi per l’eternità.”
 
Mu annuì, e tornò a guardare il cielo. Sì, era così e lo aveva sempre saputo. Ma solo adesso ne era divenuto veramente consapevole.
 
Aiolia si era già inginocchiato sul terreno per raccogliere ciò che restava dell’armatura del Leone, Mu gli si avvicinò radunando i pezzi della sua. Quei frammenti di metallo ingrigito sembravano semplici rottami, erano freddi e senza più nessuna traccia di vita. Eppure, fino a pochi minuti prima vi dimorava un cosmo vivo e forte, nato dalla scintilla di vita che vi aveva immesso Athena migliaia di anni prima, una sorta di anima che era sempre stata accanto a loro, arrivando a sacrificarsi per proteggerli. Il vuoto rimasto al suo posto era talmente grande da essere quasi tangibile.
Lasciarono cadere quei resti metallici all’interno dei rispettivi scrigni, anche questi sembravano aver perso anch’essi buona parte della loro lucentezza.
 
“Appena rientrati le riparerò tutte e due,” disse Mu “torneranno come nuove.”
 
“Grazie,” rispose grato Aiolia. Per quanto si sforzasse di sorridere, si vedeva quanto fosse provato da quell’esperienza, per un Cavaliere di Athena l’armatura era come una seconda pelle, vederla distrutta era come aver perso una parte di sé stessi.
 
Anche Mu si sentiva un po’ in colpa per quello che era accaduto, come non fosse stato in grado di custodire adeguatamente l’armatura affidatagli dal Maestro.
 
 
 
Improvvisamente i Cavalieri sentirono il terreno tremare sotto i piedi, a poche centinaia di metri da loro le crepe causate da uno dei fulmini di Indra si allargarono e la parete di roccia cedette franando.
 
“Che succede ancora?” gridò Milo.
 
“Credo sia una sorta di assestamento della montagna, dopo i crolli che ci sono stati,” rispose Camus.
 
Dalla ferita nella pietra cominciò a uscire dell’acqua che, scivolando lungo la parete di roccia, scese verso l’altopiano. Dopo pochi minuti, raggiunse il ruscello che scorreva verso il villaggio facendone quasi raddoppiare la portata.
 
“Non ci posso credere…” mormorò lo Scorpione guardando il corso d’acqua ingrossarsi lentamente man mano che si avvicinava al villaggio. “Alla fine in qualche modo ci sono riusciti.”
 
“Già,” aggiunse Camus “non potranno farci grandi cose, ma non avranno più problemi di acqua.”
 
I ragazzi si ritrovarono a sorridere, tutta quella storia almeno un risvolto positivo lo aveva avuto.
 
“Credo che adesso dovremmo scendere al villaggio,” disse Shaka “Dimitri e gli altri forse vorranno qualche spiegazione.”






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Angolo di quella che scrive:



Rieccomi. I nostri eroi ne hanno prese un po’, ma alla fine se la sono cavata bene. E soprattutto hanno imparato a combattere tutti assieme lasciando da parte screzi e rivalità come dei veri Cavalieri dovrebbero fare. Non sono ancora in grado di fronteggiare un dio, ma per fortuna Indra aveva solo voglia di divertirsi un po’. ^__-
 
Un piccolo appunto. Agni riconosce il cosmo del Cavaliere dell’Ariete, visto che in passato ha conosciuto Athena e i suoi Cavalieri. Essendo lui un dio, ho immaginato potesse riconoscere un’anima anche dopo ogni sua reincarnazione. Sappiamo che i Cavalieri di Athena si rincarnano ogni duecento anni circa e che ogni cavaliere dovrebbe essere la reincarnazione di quello della generazione precedente… Kurumada si è preso però una “licenza poetica” nel caso di Mu e Shion, entrambi Cavalieri dell’Ariete; essendo questi allievo e maestro, non possono essere l’uno la reincarnazione dell’altro. Essendo un problema creato dall’autore, non ho intenzione di risolverlo io, quindi lasciamo stare tutto così che va bene lo stesso. XD Immaginiamo che ci siano due anime legate alla costellazione dell’Ariete che si danno il turno nei secoli e andiamo via lisci. :P
( Non vi nascondo di essermi immaginata anche potesse essere un’anima divisa in due, vedrete che prima o poi ci scriverò qualcosa. ;) )
 
Grazie a chi è arrivato a leggere fino a qui, questi ultimi aggiornamenti sono stati davvero molto lenti. Sono veramente felice di vedere che ci sono ancora tante persone che seguono questa storia. <3
 
A presto!!!




   
 
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