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Autore: Captain Riddle    13/06/2021    1 recensioni
Tom Riddle dopo un'accurata ricerca e un attento studio è pronto a realizzare il suo primo Horcrux. Dopo aver ucciso Mirtilla Malcontenta attraverso il basilico Tom scende nella Camera dei Segreti e si prepara ad effettuare il rito oscuro e doloroso che lacererà per sempre la sua anima e lo renderà immortale.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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13 giugno 1943

E così c'era finalmente, Tom Riddle aveva trascorso notti intere nella sezione proibita per carpire tutte le informazioni. Quanto aveva rischiato? Moltissimo, ma certamente ne sarebbe valsa la pena, qualsiasi cosa pur di vivere per l'eternità. Il brillante Tom Riddle aveva approfittato innumerevoli volte dei suoi privilegi da Prefetto per vagare di notte per il castello, in special modo per trascorrere del tempo nella sezione proibita ma alla fine aveva trovato tutto quello che voleva e non poteva che essere immensamente soddisfatto della cosa. Nessuno lo aveva scoperto e adesso aveva tra le mani il segreto per la vita eterna. Era giusto così, lui era superiore a chiunque altro e come tale non poteva vivere come gli altri, no, lui doveva sfuggire al tempo e soggiogare la morte.

Dunque cos'era accaduto? In un libro intitolato 'I Segreti delle Arti più Oscure' Tom aveva trovato il segreto della vita eterna. Horcrux. Una parola dal suono melodioso nonostante la sua apparente durezza perché sapeva d'eterno. Sette lettere che significavano immortalità. Sette già, non era un caso secondo Tom che la parola che racchiudeva in sé il segreto per l'eterno fosse costituita proprio da sette lettere, d'altronde per chiunque avesse un minimo fatto delle ricerche era scontato sapere che sette era il numero perfetto. Ma cosa era necessario fare per vivere per l'eternità? Semplice, era innanzitutto necessario compiere il crimine più alto, la massima barbarie immaginabile dalla mente umana. Uccidere. Quando Tom aveva letto quella parte aveva sorriso nel buio, per lui era nulla uccidere qualcuno se la ricompensa era la vita eterna.

Attraverso l'omicidio la sua anima si sarebbe lacerata, ma poi cos'altro era necessario fare? Serviva scegliere un oggetto che potesse racchiudere il frammento di anima, che potesse proteggerlo. Per Tom era stato abbastanza semplice scegliere nonostante quanto si sarebbe potuto pensare. Tom Riddle era sempre stato un ragazzo altezzoso e quindi sarebbe stato normale pensare che per racchiudere una parte della sua essenza avrebbe scelto un contenitore nobile e pregiato, eppure per il primo dei suoi Horcrux Tom aveva decretato che il suo diario fosse l'oggetto ideale perché rappresentava la giovinezza a scuola durante la quale aveva trovato la Camera dei Segreti e liberato la bestia di Serpeverde.

Però non finiva lì il rito, c'era ancora una cosa da fare, era necessario liberare l'anima dal corpo per lasciare che questa prendesse possesso della sua nuova dimora. Ecco, Tom aveva ritenuto che tutto fosse troppo facile sino ad allora, poi aveva letto cos'era necessario fare alla fine e in lui si era insinuata una paura tangibile; e se invece di donare vita eterna quel rito lo avrebbe condotto a una morte istantanea e prematura? Questo pensava Tom in modo incessante mentre scendeva nella Camera dei Segreti. Aveva fatto quasi tutto, aveva ordinato al basilisco di uccidere un'insignificante ragazzina figlia di babbani e aveva con sé il diario, era tutto pronto per ultimare il rituale eppure il giovane non riusciva a fare a meno di domandarsi se sarebbe potuto morire.

Tom arrivò nella stanza principale e si pose poco distante dai piedi della statua di Serpeverde, il basilisco non sarebbe uscito adesso, lui gli aveva ordinato di non farlo e quello avrebbe obbedito al suo nuovo padrone. Tom posizionò il diario a terra e fissò la copertina nera e lucida, figurandosi nella mente le ultime parole del rituale. Sentì il sudore gelido scendere dai capelli neri sulla pelle pallida. Deglutì ma non si incolpò per il timore e neppure per l'esitazione, d'altronde lui temeva la morte più di ogni altra cosa. Chiuse gli occhi e respirò a fondo e contemporaneamente estrasse la daga che portava nella tasca. Riaprì gli occhi e guardò la lama lucida e fredda. Si passò appena la lingua sulle labbra sottili e poi strinse il manico della daga. Doveva essere fiducioso, sino ad allora nessuno dei libri che avesse letto lo aveva mai tradito, dunque perché doveva essere il contrario proprio adesso?

Così in ginocchio davanti al suo diario e con la daga stretta nel pugno Tom Riddle eseguì l'ultimo passaggio del rituale e liberò la sua anima dalla gabbia del corpo. Scostò la giacca e poi sbottonò la camicia, allora senza indugiare oltre si conficcò la lama nella carne, proprio dov'era il cuore. Sentì la lama dura e fredda penetrare nella pelle morbida e calda. Il ragazzo spalancò gli occhi e trattenne per pochi istanti un grido, poi quando affondò per bene la lama nel cuore pulsante il dolore e il timore di morire veramente gli impedirono di mantenere il controllo e Tom gridò. Fu un gridò acuto e intenso, denso di angoscia e di male e riecheggiò per tutta la Camera sotterranea. Il male fu tale che Tom Riddle a un certo punto si domandò se stesse gridando per davvero o solo nella sua mente, come se fosse rimasto intrappolato in un incubo. Tom sentì quasi le lacrime agli occhi, estrasse la daga insanguinata e la lasciò cadere a terra scosso da tremori.

Iniziò subito dopo a vedere tutto sfocato e allora ebbe paura sul serio. Stava morendo, stava morendo e non poteva fare più nulla per impedirlo. Nei pochi attimi di lucidità che gli furono rimasti maledisse se stesso per aver voluto osare tanto, poi cadde a terra di lato con leggerezza, mentre il sangue continuava a sgorgare sul petto bianco. Quando Tom si fu svegliato non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse trascorso dal suo svenimento, sapeva solamente che lui era vivo perché sentiva male al petto e freddo a causa del pavimento e dell'umidità. Lentamente e non senza dolore si mise a sedere. Trovò il diario dove lo aveva lasciato, accanto alla daga. Tentò di piegarsi un poco per prendere il diario ma non ci riuscì, la ferita sul petto faceva troppo male. Guardò in basso e vide la carne viva e cruda ancora grondante, ma il cuore era protetto adesso. Aveva già preparato qualcosa per quello e così estrasse da un altro taschino una piccola boccetta, essenza di dittamo, e cautamente ne versò qualche goccia.

Strinse i denti e chiuse gli occhi per non gridare ancora, bruciava da morire ma doveva continuare, non poteva certamente tornare dagli altri in quel modo e soprattutto non poteva perdere tanto sangue. Pensando unicamente a cosa fosse quel misero dolore in confronto alla vita eterna Tom Riddle versò l'intera boccetta sulla carne. Si buttò in ginocchio e strinse con più forza i denti e gli occhi, lasciandosi sfuggire appena un gemito. Lentamente il dolore iniziò ad attenuarsi e Tom riprese possesso di sé. Stava tornando padrone della sua mente ma si sentiva tremendamente debilitato. Tentò di rialzarsi barcollante e poi estrasse la bacchetta per ripulire gli abiti dal sangue. Fece fluttuare sia la daga che il diario verso di sé, rispose la daga e poi sfogliò il diario mentre tutto continuava a vorticare. Doveva tornare in camera sua e dormire o sarebbe svenuto ancora.

Non senza rabbia nei confronti del suo corpo debole per nulla in grado di supportare la sua mente geniale Tom Riddle si arrese ai bisogni della carne e tornò a Hogwarts. Ovviamente l'intera scuola era in subbuglio, avevano trovato il cadavere della ragazza. Tom filò nella Sala Comune di Serpeverde e poi entrò nel suo dormitorio completamente vuoto. Bene, nessuno lo avrebbe disturbato. Si mise a letto senza neppure spogliarsi e chiuse gli occhi ma non riuscì a dormire. Il suo intento era quello di dividere la sia anima in sette parti, dunque avrebbe dovuto fare sei Horcrux, cinque ne mancavano e, se poteva, anzi no, doveva sopportare il dolore, era inammissibile che fosse tanto debole dopo il rituale. Tom tentò di trovare una soluzione ma il sonno fu più rapido e lo strinse nella sua morsa, avvolgendolo nella pace.

Si svegliò l'indomani e si sentì molto meglio anche se non era ancora forte come di consueto. "Tom" lo chiamò subito uno dei fastidiosi compagni di stanza "Cosa c'è?" "Ieri ti sei perso qualcosa di incredibile". Tom sorrise appena "Davvero? E che cosa?" Mentì "Una figlia di babbani è stata trovata morta nel bagno delle ragazze al secondo piano!" "Affascinante" rispose Tom senza mutare il tono di voce "Le ragazze dicono che questa sarà una liberazione" continuò uno dei ragazzi "Frignava in maniera insopportabile!" Tom uscì poco dopo e si costrinse a fare colazione sempre a causa della consueta debolezza, senza cessare di pensare un minuto. Serviva qualcosa in grado di restituirgli le forze, magari una pozione, ma non ricordava di aver mai letto di una pozione del genere. Dopo un gran ragionare Tom Riddle giunse a una conclusione piuttosto consueta per lui, avrebbe dovuto farsela da solo la pozione se davvero la desiderava.



 

Qualche tempo dopo

Tom Riddle estrasse la daga dal petto e si morse la lingua pur di non gridare, tenendo l'anello davanti a sé. Prima di svenire ancora bevve mezza boccetta dal liquido scuro. Aveva un sapore orribile quella pozione ma non importava, l'unica cosa che contava era restare vigile e forte. Tom poi si verso il dittamo senza esitazioni, sentendo la carne bruciare come se avesse avuto un tizzone ardente nel petto e nel cuore. Suo padre adesso era morto, lo aveva ucciso, lo aveva punito, questo si ripeteva per non gridare. Si figurava nella mente il volto di quel misero babbano indegno e il ringhio di dolore mutò in un ghigno soddisfatto. L'aveva uccisi tutti i Riddle. Tom bevve l'altra metà della boccetta e poi subito dopo prese la seconda che aveva nel taschino. La vuotò tutta d'un fiato.

Prese l'anello e se lo infilò al dito, invece intascò la daga e ripulì gli abiti dal sangue come da prassi. Si rialzò e la testa gli girò appena. Sorrise. Ce l'aveva fatta veramente, aveva vinto la morte ed eluso la debolezza, chissà che un giorno non sarebbe persino riuscito a frenare il dolore. Tom Riddle si abbottonò la camicia e sistemò la giacca scura, poi riprese il suo percorso per allontanarsi dal misero paesino che aveva dato i natali ai suoi genitori indegni, due genitori che erano sempre stati prede della debolezza, del dolore e che adesso mai più lui avrebbe rivisto perché entrambi erano prigionieri di qualcosa che il loro figlio aveva vinto una volta per tutte, la morte. E dopo un guizzo rosso negli occhi Tom Riddle se ne andò, compiaciuto e soddisfatto, per mai più fare ritorno a Little Hangleton.




 

Salve a tutti, come state? Vi ringrazio per aver letto questa storia, è la prima volta che scrivo veramente dal punto di vista di Tom e spero di essere rimasta nel personaggio. Con questa storia ho voluto immaginare ciò che non ci è mai stato rivelato, ovvero il rituale per la creazione di un Horcrux. Nulla, spero che la storia vi sua piaciuta, alla prossima
Captain Riddle

 

   
 
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