«Mi chiedo se rimarrà qualcosa di noi» sospirò Marlene.
«O se è soltanto questo che siamo: un sogno»
I loro incontri erano così fugaci e silenziosi che non avrebbe fatto fatica a scambiarli per sogni. Si era trovata spesso a chiedersi se la presenza di Regulus fosse reale, mentre ripensava alle mani di lui sui suoi capelli, al modo in cui la guardava mentre erano uniti su quel giaciglio di lenzuola e sudore che li intrappolava nella loro stessa menzogna. In quei momenti, gli occhi verdi di lui gli raccontavano di altri sogni, di desideri che non aveva il coraggio di esprimere, di posti ignoti che avrebbe voluto vedere e di una vita con lei che avrebbe voluto costruire. Ma quel tempo che ritagliavano via dalle rispettive vite per scambiarsi tutto l’amore che non potevano confessare l’un l’altro, quel tempo rimaneva sospeso al confine con la realtà, tanto che Marlene era ormai sicura che niente, di quel filo sottile che li legava, fosse vero. I suoi contorni erano talmente indefiniti che non sapeva se definirlo un sogno o un incubo.
«Siamo mai esistiti veramente, Regulus? »
Non lo so, Marlene, pensò Regulus. 
Ma non rispose. 
Forse in un altro mondo, in un altro tempo, avrebbero potuto essere felici. L’avrebbe presa e si sarebbe lasciato tutto alle spalle, come aveva fatto suo fratello prima di lui. Allora, avrebbero potuto perdersi nell’ignoto insieme, consapevoli e felici di avere soltanto l’un l’altra. 
Ma non lì, non in quel momento. La scelta che aveva preso, a dispetto di qualsiasi cosa avesse permesso a sé stesso di provare, non glielo avrebbe mai consentito. Aveva soffocato qualsiasi sentimento a favore di un’ideale che andava oltre la mera lealtà. Un’ideale in cui credeva così profondamente e appassionatamente da entrargli nel sangue, e che aveva votato di servire per la vita. Da quel momento, Regulus avrebbe dovuto abbandonare tutto ciò che conosceva, tutto ciò che aveva amato, tutto ciò che avrebbe rischiato di contaminare quell’ideale. 
In un altro mondo, in un altro tempo…
Quando alzò lo sguardo, vide il velo di lacrime nei suoi occhi che non osava sorpassare le ciglia folte e brune di lei. Sentì il bisogno di stringersi a lei, ancora, a costo di essere respinto. Ma Marlene non rifiutò quell’abbraccio: lasciò che le braccia esili di Regulus circondassero il suo corpo, e rivolse il viso verso il suo, cercando le sue labbra. Quando la bocca di Regulus premette sulla sua, lui sentì le lacrime calde di Marlene bagnargli delicatamente le guance esangui. Tirò indietro la testa, per guardarla, ma fu allora che lei abbassò lo sguardo e lo respinse con un rapido gesto delle braccia, voltandosi e correndo verso l’uscita della Stanza delle Necessità.