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Autore: 2Hermes2    14/06/2021    0 recensioni
La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno, luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorano, che del tutto voi ignorate...
- Luigi Pirandello
Uno, nessuno e centomila
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sakusa Kiyoomi si stropiccia gli occhi grandi e tondi, quella mattina si era dovuto svegliare quasi alle luci dell’alba, per arrivare in tempo all’ennesimo Talk Show. Il caffè delle macchinette dello studio televisivo, era quanto ciò di peggiore avesse mai bevuto, e la vista di Miya Atsumu, nei suoi jeans strappati da cattivo ragazzo non lo aiutava minimamente a buttare giù la bevanda densa. Nauseante. 

Non può fare a meno di pensare, come anche quel giorno, Miya Atsumu stia recitando la parte, della versione migliore di sé stesso. Patetico.

- Bene Atsumu.. posso chiamarti Atsumu vero? -

Atsumu Miya annuisce all’intervistatore di Morning Japan!, rivolge un sorriso ammiccante alla telecamera, che lo riprende frontalmente, e replica con la sicurezza tipica, di chi ha ripetuto la stessa azione decine di volte.

- Nessun problema Mio-chan, ormai siamo compagni! -

Da il cinque all’uomo sulla trentina, seduto dietro una scrivania di scena e poi si battono il pugno ridendo. 

- e questo era Atsumu Miya, ricordatevi di prenotare i biglietti per il suo nuovo film, in uscita il tredici maggio in tutte le sale -

- e stop! -

Urla il direttore.

Atsumu si alza con calma, il sorriso ormai spento. I truccatori accorrono, come sudditi al re, e proprio come un sovrano il ragazzo ordina di togliergli “lo schifo” che ha in faccia.

Kiyoomi Sakusa lo detesta, il suo non è sicuramente un odio viscerale, ma più una sorta di repellenza, e lui questo tipo di sensazione la conosce fin troppo bene. 

 

Sakusa Kiyoomi è misofobo. Non sa esattamente perchè sia iniziata, ricorda semplicemente di essere corso via, dal campo di atletica, dopo che, il suo insegnante di ginnastica delle medie, gli aveva poggiato una mano sulla spalla, lasciata scoperta dalla canotta. Si chiuse nel bagno più vicino, nonostante fosse quello delle bambine, e rosso in viso per la corsa, tolse il più velocemente possibile l’indumento, per poter lavare il punto di contatto. Mentre si insaponava però, prese consapevolezza di un altro fattore, sicuramente il bagno delle ragazze era sempre stato più pulito rispetto a quello dei maschi, ma rimaneva comunque un bagno pubblico. A quel pensiero, il battito del cuore iniziò ad accelerare, e sentì il sudore accumularglisi sulle mani, sul collo e alle radici dei riccioli scuri. Quando cercò di allontanarsi dal lavandino, sbatté contro la parete e ciò, non fece altro che peggiorare la situazione nella sua testa già instabile. Venne trovato da una studentessa, mentre piangeva rannicchiato a terra, e una volta che i suoi arrivarono a scuola fu in grado, bene o male, di calmarsi.

 

Inizialmente le psicosi di quel tipo si riuscivano ad arginare con piccoli accorgimenti, come ad esempio i copri water usa e getta, oppure le salviette disinfettanti, per non toccare direttamente le superfici sporche dei mezzi pubblici.

Ma il disturbo peggiorò di colpo al liceo, complice l’ansia, e il malessere provocato, da una penosa attitudine ai rapporti sociali. Così quelle lievi soluzioni iniziarono a non bastare più, Kiyoomi evitava del tutto il contatto fisico, che fosse un abbraccio dei genitori o lo sfioramento di un compagno, lungo i corridoi. Iniziò a portarsi dietro le bottigliette di acetone, che sua mamma usava come solvente per unghie, e a lavare le mani, solo ed esclusivamente con quello, a costo di bruciarsi la pelle. Non prendeva più la metro o simili, e anche camminare sui marciapiedi affollati, alle volte gli provocava inquietudine. 

 

Quindi sì, ciò che prova per Miya Atsumu è sicuramente repellenza.

 

Il telefono da lavoro di Sakusa squilla, facendolo quasi spaventare, lo tira fuori dalla tasca.

- Moshi Moshi -

- Se Miya non smette di ignorare le mie telefonate, giuro su chi ho di più caro che lo prendo a pugni! -

La voce di Iwaizumi è così alta da poter essere sentita anche da gente esterna alla telefonata, e infatti qualche stagista un po’ sfatto, si gira confuso nelle direzione di Sakusa.

Miya Atsumu ha sempre il cellulare con sé, pubblica foto, pubblica stories, fa qualche live su instagram, e vede video di alpaca, perché “i gattini sono da sempliciotti”, ed è per questo che Iwaizumi sa che l’attore rifiuta di proposito le sue chiamate, ed è costretto a ripiegare sul suo assistente.

Sakusa sbuffa, perché Atsumu oltre a essere ripugnante è anche uno stupido irresponsabile, e lui che dovrebbe occuparsi, giusto di appuntamenti e scartoffie, si trova spesso intrappolato nel ruolo di bambinaia. Chiede cortesemente a Iwaizumi di attendere in linea e cerca il camerino di Atsumu, fortunatamente nel momento in cui compie i primi passi il ragazzo esce da una porta bianca.

 

Mette il cellulare in viva voce, si rifiuta di far prendere in mano ad Atsumu qualcosa di suo, e poi chissà cos’ha toccato in precedenza. Atsumu sente una scossa nel momento in cui vede Sakusa premere l’icona del megafono, gli viene da sorridere, è a conoscenza del motivo per cui lo fa, ed è per questo che fa finta di tastare l’iPhone bianco. Atsumu Miya, è un provocatore. Ad Atsumu Miya la consapevolezza di poter manipolare i sentimenti degli altri, gli fa formicolare le dita dei piedi. Immagina già Sakusa annaspare, senza sapere cosa dire e come reagire, mentre nella sua testa lo prega soltanto di allontanarsi. Sa che è sbagliato, sa che è perverso, ma come può trattenersi, nel momento in cui, le pupille di Kiyoomi, si dilatano dal terrore e lui ne è l’artefice?

 

Il viaggio in macchina per raggiungere prima l’ufficio di Iwaizumi, e dopo casa di Atsumu, sembra infinito, sono le diciotto e il traffico è incredibilmente fitto. I marciapiedi sono pieni di lavoratori intenti a tornare alle proprie abitazioni, mentre i parchi ospitano un’enorme mole di studenti, appena usciti dai club pomeridiani. 

Kiyoomi guida tranquillo, ogni tanto sbuffa e alza gli occhi al cielo a causa dell’ennesimo semaforo rosso, per poi riportare lo sguardo color carbone sulla strada dritta. Atsumu fissa compulsivamente il display dell’iPad su cui figura un’enorme foto di lui e Bokuto, l’attore che gli hanno affiancato nell’ultima pellicola cinematografica. Miya legge tutti i commenti e storce il naso di fronte agli orribili insulti, rilasciati soprattutto da uomini invidiosi e profili fake. Nel momento in cui lo scorrere del traffico cessa per qualche ragione sconosciuta, Atsumu gira lo schermo verso Sakusa, che sposta il dito sui comandi del volante, pronto ad alzare il volume della radio, così da non sentire, una delle sue tante stronzate. 

Atsumu non si rende nemmeno conto che il gesto sia stato fatto apposta per ignorarlo, e quindi gli parla lo stesso.

- Omi-Omi ma come può _komi82_ dire che in questa foto sembro Quasimodo? Non so chi sia questo Quasimodo ma a giudicare dal nome di certo non è un figo - 

Atsumu si imbroncia, mentre Kiyoomi prende un profondo respiro, e si passa le mani tra i capelli, se non le tenesse occupate di certo finirebbero sul collo di Atsumu, questo è l’unico gesto che compirebbe a prescindere dalla sua germofobia.

- È il gobbo di Notre-Dame, e ha ragione -

Risponde l’altro laconico.

Atsumu non si lascia assolutamente abbattere da quella considerazione impertinente del suo assistente, anzi sorride, infido, calcolatore. Atsumu schiocca la lingua sul palato, e questa fa un suono bagnato, si avvicina più di quanto non fosse prima, seduto al posto del passeggero. Sakusa sente il calore che emana il corpo dell’altro, e nemmeno è stato sfiorato, si schiaccia di più contro lo sportello in un movimento che spera sembri casuale e continua a far finta di osservare le macchine d’avanti a loro. Percepisce il fiato caldo, di Miya prima sul collo niveo e poi sul viso pallido. Sakusa inizia a sudare e non riesce a distinguere se sia repulsione o altro.

- Davvero? -

Dio, in quel momento Kiyoomi sente un leggero tremore, percorrergli la spina dorsale, e ringrazia di essere seduto, perchè Atsumu Miya ha la voce bassa, che rimbomba nell’auto, profonda.

Atsumu continua a non toccarlo, ma a mantenere quella vicinanza che gli permette di avvertire l’odore leggermente acre della sua pelle abbronzata, dovuto ai faretti bollenti che quella mattina, avevano accarezzato la sua figura slanciata, e questo basta per farlo respirare più forte.

Sakusa non riflette e così commette il peggiore degli errori, si gira.

 

Si gira quel tanto che basta a far entrare Atsumu nel suo campo visivo, lo osserva: gli occhi castani a mezz’asta, le ciglia folte e scure, il viso spigoloso e i capelli tinti di quel biondo improponibile.

Atsumu è bello, nell’accezione più oggettiva e completa del termine. 

- Sì - 

Gli risponde Sakusa, e non sa come abbia fatto la sua voce a rimanere ferma. Atsumu sorride di nuovo, il suo solito sorriso da bastardo, di colui che si eleva al di sopra degli altri, perchè Atsumu, forse, è un po’ megalomane. Giocare a fare Dio, è l’unico divertimento, nella vacuità della sua nuova vita da star.

Atsumu Miya ha un debole per le attenzioni, il suo ego si placa solo quando i riflettori sono puntati su di sé, ed è per questo che tra tutti i mestieri ha scelto di fare l’attore, non è stato nemmeno così difficile considerando gli standard di oggi. Gli è bastato un minimo di talento, la sua innata propensione a mentire, un aspetto piacevole, e un bel sorriso.

Ciò con cui non aveva fatto i conti però, era l’aborrente sensazione di non poter più essere capito. Quando era adolescente, lui e il fratello, Osamu, condividevano gli stessi problemi, le stesse preoccupazioni, e le stesse gioie, amplificate dal rapporto simbiotico che solo due gemelli possono avere. Ma una volta catapultato nello spettacolo, cosa li avrebbe potuti tenere ancora legati? Quale sarebbe stato il loro punto di incontro? Al liceo era la pallavolo, ma adesso?

Atsumu Miya si sente avvolgere dalla solitudine, di una vita tanto distante da quella dei suoi affetti più cari, e sono solo quei frivoli comportamenti a scacciarla, Sakusa è l’unico a vivere insieme a lui in quel mondo, e non sopporta proprio come quest’ultimo possa essere così inerte nei suoi confronti, circondato da una sorta di spleen esistenziale, e se solo essendo fastidiosamente petulante crea un contatto con una personalità imperturbabile come quella di Sakusa Kiyoomi allora per un solo, fuggevole attimo, si farà bastare quell’insipida impressione, nel bene o nel male di essere considerato.

Comunque sia, non si è mai pentito.

Kiyoomi non sente più il disgusto, non sente più il terrore, solo un gran caldo. Sakusa gli fissa la bocca piena, e color ciliegia, forse a causa dei denti che la torturavano prima. A un certo punto in quell’ambiente bollente e non a causa del clima, trova uno sprazzo di lucidità, chissà quante labbra si devono essere posate su quelle di Atsumu, chissà com’è sporca dei baci di altri.

Sakusa, sbatte le palpebre un paio di volte, gli tira una gomitata ben assestata, il tessuto dei vestiti che evita il contatto con la pelle.

- A meno che tu non ti sia fatto una doccia nell’alcol etilico, togliti di dosso che puzzi più del solito -

Atsumu mugola dal dolore, ride a denti scoperti, e il traffico riparte all’improvviso.

 

L’appartamento a Ginza di Atsumu si confà perfettamente al personaggio che lo abita, è un modesto attico all’ultimo piano di un enorme grattacielo, con vista su uno dei quartieri più chic di Tokyo. 

Il perimetro è per gran parte circondato da enormi vetrate che permettono alla luce naturale di entrare, dando l’impressione che lo spazio sia ancora più grande di quello che è realmente, le pareti sono di un bianco candido, così come il marmo del pavimento ed i divani, su cui cuscini dai più svariati colori, rendono l’ambiente meno freddo, e un’enorme tv è posta subito dopo un tavolino in cristallo.

A dare al posto un aspetto più personale ci pensano i muri pieni di quadri intervallati da alcune foto di famiglia e con i pochi amici di scuola e un grande ripiano scavato su cui sono riposti decine di cd. Ciò che sorprende Sakusa ogni volta che fa visita all’attore, è un’enorme libreria, anch’essa incassata nella parete. Le edizioni delle opere sono abbastanza moderne, e le sfumature pastello delle copertine si abbinano perfettamente al resto. Sakusa scorre le dita sui tomi, e appaiono grandi titoli dorati come “Le notti bianche” o “Antonio e Cleopatra”. Non aveva mai pensato che Atsumu potesse essere un accanito lettore. Certo Atsumu è un attore ma non aveva mai riconosciuto in lui quell’emotività, tipica di chi è in grado di sognare altri mondi, quella visione nostalgica della vita. Sono squisitamente sensibili, i lettori.

Atsumu si accorge dello sguardo indugiante e perplesso che Sakusa lancia ai suoi volumi e smentisce qualunque pensiero lui stia facendo. 

- Il designer d’interni ha detto che ci sarebbe stata bene, nulla di più -

Miya si sente a disagio nell’ammettere questa verità, arrossisce appena, giocherella con le dita e rivolge gli occhi bruni verso il basso, vergognandosi, perchè Sakusa che già non ha una buona opinione di lui, probabilmente se ne farà una ancora peggiore. 

Non che gli importi sul serio.

 

Atsumu osserva Sakusa raccogliere i resti della cena, che giacciono mezzi mangiucchiati nei piattini bio degradabili usa e getta, perchè far pulire ad altri la propria sporcizia è accettabile, ma la plastica no. A Sakusa così metodico, non dispiace nemmeno più di tanto mettere in ordine, anzi alle volte preferisce fare da sé in modo da rendere l’ambiente, il più idoneo possibile alla sua permanenza. Nonostante questo però Atsumu non si è mai proposto come aiuto, anzi in genere si sdraia sul divano aspettando che l’assistente finisca, e il fatto che si trovino in casa sua non cambia la situazione. 

- Vado a gettare la spazzatura -

Atsumu annuisce, e solleva appena la schiena per alzarsi dal sofà.

- Vengo con te, così mi fumo una sigaretta -

L’attore allunga le dita verso quelle di Sakusa, per afferrare uno dei sacchetti colorati, che usa per fare la differenziata ma l’altro ritira la mano come scottato, mordendosi le labbra con gli incisivi grandi e bianchi. Miya alza il viso seccato, con le sopracciglia ancora più arcuate, e le braccia incrociate al petto, se c’era una cosa che in quel momento non avrebbe potuto sopportare, era di certo una delle solite paranoie di Kiyoomi.

- Non ho i guanti -

Atsumu Miya lo detesta, per Sakusa Kiyoomi questo è il primo dogma indiscutibile su cui si basa la sua esistenza, quindi quest’ultimo non è minimamente stupito dal vederlo infastidito, dalle reazioni che il suo corpo in balia del disturbo, esterna. Quella sera però il coetaneo gli era sembrato più strano del solito. Aveva mangiato in silenzio, con lo sguardo fisso nel vuoto, e quando le bacchette venivano posate sul tavolo, il ticchettio gli faceva sbattere le palpebre più volte, come se si risvegliasse di colpo a ogni rumore. 

 

Atsumu si siede sulla panchina in metallo, illuminata dalla luce della luna e dal lampione arancione all’angolo della strada, tira fuori la sigaretta dal pacchetto e poi l’accendino in plastica arancione. Il ragazzo preme piano, ma il gas fuoriesce veloce. Sakusa nota come la fiamma dai contorni azzurri illumini gli occhi lucidi di Atsumu, e se prima era convinto di rientrare a prescindere da lui, cambia idea e gli si ferma di fronte. Miya ha sguardo inane, e continua a giocare con il fuoco senza veramente accendere il cilindro, frapposto tra le labbra, sente il calore vicino al viso e quasi gli viene voglia di toccare la fiamma, poi si ricorda di quanto possa far male e di quanto lui non sopporti il dolore, e ci ripensa. Finalmente l’accendino entra in contatto con la sigaretta e Atsumu prende una boccata profonda, prima di rilasciare il fumo denso.

Incurva la schiena, porta i gomiti sulle ginocchia e posa gli occhi su Sakusa, lo guarda, ma senza considerarlo realmente.

 

La seconda verità universale per Sakusa è l’aura di stupidità di cui Atsumu è costantemente circondato, quindi nemmeno per un secondo durante il pasto precedente era stato in grado di ipotizzare, il fatto che Atsumu potesse pensare a qualcosa, e che quel qualcosa potesse essere talmente importante da poterlo turbare. Decide di non chiedere nulla, e aspetta che l’altro parli.

- Il valore di un attore si dimostra dalle sue performance a teatro -

Ennesimo tiro.

- Quindi? -

Sakusa trema al solo immaginare il proseguimento della conversazione, lui e Atsumu non hanno mai condiviso nulla, al di fuori di pasti, riprese e prove, nulla che possa far pensare a loro due come a più di un segretario e del suo capo, e lui non è ancora pronto al genere di dialoghi che intrattengono degli amici, non ne ha mai condotti.

- Iwaizumi dice che è un’occasione importante, e fare bella figura è necessario - Sospira - Se non dovesse andare bene? Il mondo riderebbe di me, già dicono che il mio posto da attore è dovuto al mio aspetto, insomma vorrei dimostrare che non è vero, che valgo -  

Atsumu abbassa il capo, e si porta le mani tra i capelli chiari, quasi li strappa. Paventava quell’esibizione, ed erano ormai mesi che la rimandava, non si era mai sentito così afflitto dall’insicurezza, lui che esitante non lo è stato mai, lui che è sempre stato il più bravo.

Sakusa tossisce a causa della sorpresa, per la prima volta quell’idiota di Atsumu gli sembra indifeso, si gratta la nuca, incapace di relazionarsi a quella nuova parte del disgustoso Atsumu Miya, si chiede se ci sia sempre stata quell’umanità latente che sta dimostrando di avere. 

- Se non riuscissi a emozionare le persone in platea? -

Kiyoomi adesso riesce a percepire come Atsumu Miya in realtà si sia impegnato per tutta la sua vita, sminuendo le sue fatiche, dando l’impressione di non tenere a nulla, si è finto un mitomane, ma se lo fosse stato realmente, non si sarebbe posto come obiettivo primario quello di trasmettere qualcosa al pubblico, di farlo spaziare con l’immaginazione.

 

Sakusa si abbassa sulle ginocchia per arrivare all’altezza dell’altro, deglutisce forte perché non è mai stato così vicino a qualcuno che non fosse suo cugino Motoya e rigorosamente dopo la doccia, le sue mani sono pulite, le ha disinfettate con il gel subito dopo aver chiuso il cassonetto, vorrebbe prendere quelle di Atsumu, che ancora sono aggrappate ai ciuffi biondi, vorrebbe bloccargliele e farlo smettere perché sicuramente si sta facendo male, sbuffa, se solo il contatto per lui non fosse una tale tribolazione probabilmente l’avrebbe già fatto da un pezzo. 

- Puoi.. - ringhia amareggiato dall’imbarazzo di dover chiedere una cosa del genere, è consapevole non sia normale - Puoi farmi vedere le mani? - 

Atsumu alza leggermente il volto arrossato, dal freddo delle sere di Tokyo, è disorientato dalla richiesta, ma riesce a capire tutto lo sforzo con cui Kiyoomi ha posto la domanda, gli porge le mani, e nota come quelle di Sakusa siano più o meno grandi quanto le sue, nonostante sia più alto, i palmi sono ampi, e le dita massicce, un po’ paffute forse, con le unghie corte e curate, come ci si può prevedibilmente aspettare, al contrario le sue dita sono più lunghe e magre, un po’ più aggraziate, si ricorda di come sua mamma, gli diceva sempre che con quelle mani avrebbe potuto fare il pianista.

Sente il freddo e l’umido e poi vede Sakusa rimettere la confezione di gel in tasca, gliele sta pulendo. 

Una volta finito Atsumu prova a ritirarle, mentre invece Sakusa, intreccia le dita e la presa si fa più forte. Allora Miya capisce! Gliele ha disinfettate per potergliele stringere, per poterlo confortare, e questo gesto inaspettato, dal ragazzo che non ha fatto altro che torturare da tre anni a quella parte lo fa sentire appena rincuorato.

- Miya tutte le volte che ti guardo, riesco a pensare a due cose, vuoi sapere quali? -

Atsumu annuisce e Sakusa si avvicina ancora, impercettibilmente.

- La prima è lo sdegno che provo nei confronti dei tuoi genitori, a causa della tua nascita - Miya sorride, così come Kiyoomi, contento di aver stemperato un po’ la situazione - La seconda cosa che mi viene in mente, è l’invidia per la tua assoluta voglia di essere il migliore, credi che Iwaizumi ti abbia proposto davvero qualcosa che non sei in grado di fare? E se anche l’avesse fatto sei sicuro che fare il deficiente piagnucoloso possa essere utile? - 

Sakusa prende fiato, gli sembra di non aver mai parlato così tanto, il che forse è anche vero.

Atsumu storce il naso indignato, non sa se sia per il “deficiente” o il “piagnucoloso” probabilmente per entrambi, comunque non può fare a meno di dare ragione al suo assistente.

- Hai ragione, ma se dovessi sbagliare battuta? non si può tornare indietro e ripetere la scena, come farei in quel caso? - 

- Allora non commettere errori - Sakusa ci ha riflettuto e quella seppur banale è l’unica cosa sensata che gli è uscita dalla bocca, è così ovvia che all’attore in quel momento viene da ridere sul serio. Ma Kiyoomi non ha finito - puoi esercitarti fino a non avere più voce, e potrei darti una mano, se ti va ovvio, potremmo farlo insieme, ecco..sì..insieme! - 

Quest’ultimo abbassa la mascherina e per la prima volta da quando Atsumu lo conosce, gli sorride timido, i denti dritti e luminosi si vedono appena, Astumu deve chiudere gli occhi e riaprirli per accertarsi, che non sia la solita smorfia di scherno a cui è abituato, e non può che pensare come quella mimica così accennata calzi perfettamente al personaggio che è Sakusa Kiyoomi. Il ragazzo gli ha detto che potranno passare del tempo insieme, e il cuore potrebbe esplodergli, perché l’ultimo ad averglielo detto, è stato suo fratello Osamu che ogni domenica gli manda gli Onigiri per pranzo, quando non riescono a mangiare insieme

- Insieme? -

- Certo - 

Atsumu adesso, guarda Sakusa con occhio diverso, lì di fronte a lui, riesce a scorgere dei dettagli a cui non aveva mai fatto caso. 

Kiyoomi ha la camicia leggermente stretta, che scivola aderente, facendo risaltare il petto tonico e le spalle ampie, le maniche arrotolate invece mettono in mostra i bicipiti pronunciati, il corpo di Sakusa racchiuso poi in quel cappotto nero, poggiato sulle spalle, sembra ancora più imponente.

Senza la mascherina chirurgica si riescono ad ammirare i tratti affilati della mascella, la bocca piccola e carnosa, e il naso proporzionato, ma ciò che più preferisce è la linea elegante, del collo bianco latte, che spunta dal colletto alla coreana, lo sfiora appena con le dita, sentendo la pelle dell’altro rabbrividire, si aspettava di vederlo scattare all’indietro, invece socchiude gli occhi e il suo respiro si fa più veloce. 

Atsumu ha avuto la fortuna di riuscire ad ammirare e ad amare tanti corpi attraenti nella sua breve vita, e mai avrebbe creduto di poter considerare anche Sakusa affascinante.

Non sa se sia la notte, l’esser da soli ma insieme, l’averlo consolato, non sa sia colpa dei raggi della luna che rendono Sakusa così bello da far male, ma Atsumu pensa che vorrebbe baciarlo, sente un fastidioso prurito alle mani e le labbra gli formicolano, Kiyoomi poi, continua ad avvicinarsi, estatico sotto il suo tocco che non ha smesso di viziargli il collo. Ha ancora gli occhi socchiusi, e quando mantenere quella piccola distanza gli diventa insostenibile allora Atsumu chiude tutti gli spazi. 

 

Sakusa sente una strana pressione, spalanca gli occhi e trova quelli chiusi di Atsumu davanti a sé, il suo cervello cerca di elaborare le informazioni nel minor tempo possibile, e l’impulso che gli arriva dal suo unico neurone funzionante almeno in quell’occasione, gli rende noto che la spinta che avverte sulla sua bocca, è data da quella di Atsumu, e che tutto il concetto può riassumersi con una semplice parola: bacio. Atsumu lo sta baciando, e per quello che ne sa, lui sta anche ricambiando. Una parte recondita del suo essere, quella più familiare con la sua misofobia, vorrebbe costringerlo ad allontanarsi, ma le labbra di Atsumu sono morbidissime, nonostante,  il freddo e il vento, e Sakusa può solo ringraziare il burro cacao che il ragazzo usa compulsivamente, e si ripromette di non prenderlo più in giro per quello. Le sue mani si spostano sul petto di Atsumu, in un blando tentativo, già fallito in partenza, di scostarlo, mentre quelle dell’attore si posano sulle sue guance. Apre la bocca e se lo tira ancora più contro. Quando Sakusa sente la lingua, calda e bagnata dell’altro leccargli le labbra invitandolo a imitarlo, è certo di stare per svenire, la sua temperatura corporea si alza e prega che Atsumu non se ne accorga, così come vorrebbe evitare di fargli vedere come il suo viso, sia ben più che arrossato.

Atsumu è bravo, o almeno dalla sua prospettiva di mero principiante crede che lo sia, gli attimi passano e sembrano infiniti, il fiato è corto, la saliva si mischia alla saliva, i nasi si incastrano, e fa caldo.

Atsumu è il primo a cedere e si stacca lentamente, con la consapevolezza di aver appena pomiciato con il suo assistente, Sakusa, invece appena frastornato sbatte le ciglia lunghe un paio di volte.

Il silenzio si fa pressante, e Atsumu inizia ad agitarsi, si toglie le pellicine che crescono vicino alle unghie, e continua a mordersi l’interno della guancia, anche le gambe si muovono lievemente per l’ansia, non ha mai desiderato che Kiyoomi parlasse come in quel momento, gli basta anche un suono, un solo singolo suono, persino di disprezzo va bene. Questo è stato il miglior bacio mai dato della sua inutile esistenza, e se ci fosse stato un altro probabilmente adesso non sarebbe così esitante, ma si trova in compagnia di Sakusa Kiyoomi e per quel che ne sa, potrebbe anche essere visto come un molestatore, e venir denunciato.

Kiyoomi stringe i pugni e strizza gli occhioni neri, emette un verso di frustrazione e Atsumu riporta subito l’attenzione su di lui, mentre rivolge una tacita preghiera, agli dei, in cui non ha mai creduto.

- Spero che tu ti sia lavato i denti - 

Incredulo.

La risposta, arriva piano, dopo un sospiro di sollievo, in un soffio.

- Sì -

   
 
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