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Autore: MaryFangirl    23/06/2021    2 recensioni
Una storia del passato, in cui due ragazzi trovano l’amore: avranno l’opportunità di conservarlo?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Hiwatari, Takao Kinomiya
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction tradotta dall’inglese, potete trovare i dettagli dell’originale qui sotto.

Titolo originale: Sketches of the past
Link storia originale: https://www.mediaminer.org/fanfic/c/beyblade-fan-fiction/sketches-of-the-past/100024/335740
Link autore: https://www.mediaminer.org/user_info.php/84374

Salve a tutti! Ho fatto un rewatch di BeyBlade e, come spesso mi capita, mi sono tuffata nelle fanfiction per cercare storie belle sulla mia coppia prediletta, Kai/Takao...e ho trovato davvero delle meraviglie, anche se un po’ datate e, da ormai traduttrice veterana, ho pensato di portarne un po’ nel fandom italiano, sperando ci sia ancora qualcuno che calcola BeyBlade :D

Questa è una one shot che in realtà funge da prequel per una long che arriverà in seguito. Può anche essere letta come OS da sola, e non è obbligatoria per capire gli eventi della long, ma comunque spero possa essere di vostro gradimento. Coppia principale: Kai/Takao!

Altra piccola aggiunta: tutti i nomi saranno scritti nella versione originale del manga/anime (per una volta l’adattamento italiano non ha fatto scempi, mentre quello americano è decisamente tremendo) questo perché sono purista e rompipalle XD spero non sia un problema :3

Buona lettura.


 

 

Era una giornata luminosa e soleggiata, la primavera stava nuovamente sbocciando. Gli uccellini cantavano, i fiori ondeggiavano dolcemente sotto le leggere brezze rinfrescanti e sugli alberi germogliavano nuove foglie per un’altra stagione di rinascita.

Nel parco vicino al liceo, lungo le rive di un fiume, si trovava un gruppo di quattro ragazzi adolescenti che tornavano a casa da scuola, come sempre. Era un gruppo stranamente assortito, nessuno di loro era simile ad un altro, nell’insieme non sembravano c’entrare nulla. Uno era basso, con capelli castani a ricoprirgli gli occhi, un paio di occhiali che parevano troppo grandi. Indossava un paio di pantaloncini color cachi, una camicia abbottonata, una leggera giacca primaverile e una cravatta. Portava un computer portatile sotto il braccio mentre camminava accanto agli altri. La parola ‘nerd’ sembrava essere stata coniata apposta per lui.

Un altro degli adolescenti era probabilmente quello che appariva più fuori luogo. Mentre gli altri erano bruni e ovviamente giapponesi – o almeno orientali – lui era biondissimo, con occhi blu/verdi tutt’altro che giapponesi. I suoi lineamenti e la sua struttura ossea tuttavia erano orientali. Aveva le lentiggini sul viso e un ampio e luminoso sorriso, suo marchio di fabbrica. Indossava una maglietta verde brillante e jeans blu, aveva una logora borsa per i libri che portava con noncuranza su una spalla.

Il terzo del gruppo era più alto, vestito con abiti tradizionali, una semplice polo bianca e jeans neri. In una mano aveva la borsa con i libri, con l’altra teneva la giacca gettata con disinvoltura sulla spalla. Occhi color miele dal taglio decisamente felino si guardavano pigramente intorno per osservare ciò che lo circondava. I suoi capelli erano neri come le piume di un corvo, così lunghi da sfiorare il suolo. Li portava legati in una coda e sulla testa sfoggiaca una fascia bianca con inciso il simbolo taoista, abbinato ai polsini in stoffa che indossava su entrambe le braccia. E se qualcuno riusciva a vederle, le sue orecchie, nascoste parzialmente dai capelli, erano un po’ appuntite. Sorrideva a qualcosa che uno dei suoi compagni aveva detto, poi rise, mostrando i denti più lunghi e affilati rispetto a quelli della maggior parte delle persone.

Ultimo, ma non meno importante, era un ragazzo adolescente tipico, con vecchi jeans un po’ sbiaditi e logori e una maglietta rossa sotto una giacca di jeans altrettanto sbiadita. I suoi vestiti non erano niente di spettacolare, ma per il resto poteva essere definito proprio così. Era magro ma muscoloso, vantando anni e anni di allenamento nelle arti marziali. Si muoveva con disinvolta grazia e con un ritmo quasi indolente, come se avesse tutto il tempo del mondo per arrivare dove si stava dirigendo. Non aveva uno zaino con i libri, ma portava un raccoglitore, un quaderno e due testi sotto il braccio.

A un certo punto si alzò un po’ di vento, soffiando spostando la sua lunga frangia da un paio di stupendi occhi blu/grigi, espressivi come una tempesta. Allungò una mano e distrattamente si passò le dita tra i capelli nero-blu per toglierseli dagli occhi, e si risistemò il berretto rosso e blu che indossava al contrario. La sua massa di capelli era legata in una coda all’altezza della nuca, anche se non era lunga come quella del suo amico.

All’insaputa del gruppo di amici stranamente assortiti, un altro ragazzo li stava osservando in silenzio dall’alto, dal suo trespolo su un grosso ramo d’albero, nascosto tra foglie e altri rami. L’albero si ergeva maestosamente a presiedere un campo da gioco, e mentre il gruppo camminava proprio verso l’albero, il giovane tra i rami aspettava pazientemente il momento giusto per manifestare la sua presenza.

“Ehi, Takao! Dovresti venire con noi questo fine settimana!” esclamò il ragazzo biondo entusiasta. “La fiera è sempre molto divertente!”

“Grazie, Maxie, ma non posso. Non solo devo studiare, ma il nonno ha bisogno del mio aiuto con le lezioni questo fine settimana e il prossimo” Takao gli lanciò uno sguardo di scuse. “Non che non mi piacerebbe andarci...”

“Non preoccuparti. Ci saranno altre fiere e festival a cui potremo andare insieme” rispose Max con un’aria un po’ delusa ma comprensiva allo stesso tempo. Guardò gli altri due. “Voi volete venire, Rei? Kyoju?”

“Certo. Penso che anche Mao ci vada, quindi...” il ragazzo dai capelli corvini, Rei, arrossì leggermente ai ghigni che stava ricevendo dai suoi amici. “Zitti! Quando ognuno di voi avrà una ragazza, vi prenderò in giro senza pietà”

“Ehi, rilassati, Rei. Non possiamo farci niente. Se non diventassi rosso ogni volta che si menziona il suo nome, non sarebbe così facile prenderti in giro” ridacchiò Takao, infilando la mano libera nella tasca della giacca.

“E tu, Kyoju? Uscire dallo schermo di un computer per un giorno probabilmente sarebbe miracoloso per te” Max si voltò verso il più giovane del gruppo con uno sguardo interrogativo.

“Oh...ma sto lavorando su questo nuovo programma...” protestò Kyoju, impallidendo all’idea di andare a una fiera – dove molto probabilmente sarebbe stato costretto a salire sulle giostre.

“Non scappa da nessuna parte. Tu vieni con noi” Rei mise un braccio intorno alle spalle del ragazzo, arruffandogli i capelli con affetto. “Magari incontrerai una bella ragazza intelligente e ti innamorerai perdutamente”

“Siete impossibili” sbuffò Kyoju, arrendendosi. Pensò che comunque avrebbe dovuto uscire di più.

Si fermarono sotto il gigantesco ciliegio, ridendo. Una voce dall’alto – una voce profonda, sensuale, annoiata e leggermente beffarda – intervenne: “Impossibili? No. Direi patetici”

All’unisono, tutti alzarono lo sguardo e videro l’oratore seduto su un grosso ramo, una gamba a penzolare con noncuranza da un lato, l’altra piegata contro il petto e il piede appoggiato sul ramo. Indossava larghi pantaloni neri e una camicia viola sotto una giacca di pelle nera. Una sciarpa di seta bianca era avvolta intorno al collo, di tanto in tanto si gonfiava ondeggiando al vento. Aveva un paio di guanti di pelle senza dita e su entrambe le guance erano disegnati un paio di triangoli blu, uno un po’ più piccolo dell’altro. I suoi capelli erano di due tonalità distinte di nero, quella più chiara davanti e quella più scura dietro. Ma erano i suoi occhi – un paio di occhi cremisi, ardenti e intensi, che potevano divampare in un inferno dato il suo carattere – ad essere probabilmente la sua caratteristica più distintiva. Takao era muscoloso, ma lui lo era di più. Nessuno sano di mente cercava problemi con lui, non nella loro parte della città. Le persone nei paraggi lo sapevano bene.

“Kai! Mi stavo chiedendo se avessi sbagliato albero per l’incontro” lo chiamò Takao, salutando il ragazzo dal fiero aspetto.

“Kinomiya...sei in ritardo” rispose Kai piatto, guardandolo con un accenno di fastidio.

“Lo so. Mi dispiace” il sorriso di Takao si spense considerevolmente.

Rei guardò Kai. “Dagli tregua, Hiwatari. Non è stata colpa sua”

Kai si limitò ad alzare un sopracciglio, il che significava ‘Spiega’.

Max diede una pacca sulla spalla di Takao. “Il signor Takahashi lo ha trattenuto dopo le lezioni per fargli una ramanzina sui suoi voti bassi in matematica”

“Nh” grugnì Kai, scrollando le spalle. La sua espressione infastidita si addolcì un po’, tuttavia, dal momento che anche lui era stato il destinatario delle prediche di quell’insegnante. “Chi se ne importa. Vuoi farlo o ti arrendi, Kinomiya?”

Un’espressione ostinata apparve sui lineamenti del ragazzo, gli occhi si socchiusero con notevole determinazione. “Cavoli, no. Un patto è un patto, Kai”

“Bene”

“Patto? Quale patto? Con Kai?” Max guardò prima l’uno e poi l’altro, confuso.

Kai roteò gli occhi e si spostò indietro, scendendo fluidamente dall’albero e atterrando accovacciato senza sforzo, con grazia e stile. Si alzò e rivolse a Takao un’occhiata tagliente prima di guardare con aria significativa l’orologio. “Dato che ovviamente Kai è di fretta...la versione breve è che i nostri insegnanti si sono coalizzati e hanno deciso che entrambi abbiamo bisogno di studiare di più nelle materie in cui andiamo peggio” disse Takao con una smorfia. “La mia è matematica e quella di Kai è letteratura”

“Quindi incontrate insieme un insegnante?” ipotizzò logicamente Kyoju. “Se avevi bisogno di aiuto, Takao, avrei volentieri creato un programma stile videogioco...”

“Grazie, Kyoju, ma no. Hai già abbastanza di cui occuparti” Takao gli diede una pacca. “E no. Kai mi aiuta in matematica e io lo aiuto con letteratura”, ciò gli valse tre sguardi allarmati e uno impaziente.

“Possiamo andare adesso?” chiese Kai con lieve esasperazione.

“Sì. Cavolo, Kai. Sei di buon umore oggi” borbottò Takao, salutando gli amici mentre si affrettava a seguire il ragazzo. “Ci vediamo!”

Kyoju, Max e Rei osservarono i due scomparire in silenzio sulla collina. Dopo che furono lontani dalla loro visuale, Rei scosse il capo.

“È tutto troppo strano. Da quando Kai ha bisogno di un compagno di studi?” si chiese. “Per non parlare del fatto che stiamo parlando di Takao!”

“Mi domando come l’abbiano convinto?” si chiese Kyoju.

“Chi lo sa, Kyoju. Chi lo sa”

* * * * * * * * * *

“Allora, dove andiamo per queste sessioni di studio?” chiese Takao, passeggiando tranquillamente accanto al suo nuovo compagno.

“Non a casa mia” Kai si accigliò. Se suo nonno avesse scoperto che stava andando male anche in una sola materia, sarebbe stato nei guai – e nulla di ciò che i suoi genitori avessero detto avrebbe fatto differenza per il patriarca Hiwatari.

Il vecchio probabilmente metterà fine alla mia assicurazione auto, pensò, detestando fortemente l’idea di essere limitato a spostarsi solo in luoghi raggiungibili a piedi. Odiava essere confinato e, senza la sua macchina, era esattamente così che si sentiva.

Takao annuì, accettando la risposta senza spiegazioni. Non conosceva molto bene Kai, dal momento che non erano propriamente amici, ma lo conosceva a sufficienza da non fare domande sulla vita personale di Kai o chiedere spiegazioni inutili o ragioni per le cose che diceva o faceva (inutili, perché Kai semplicemente non avrebbe risposto a tali domande).

“Suggerirei casa mia, ma non riordino la mia stanza da un po’ e il nonno probabilmente cercherà di convincerti che devi prendere lezioni di kendo da lui”, Takao non poté fare a meno di ridere al pensiero. “In realtà sarebbe divertente. Magari dovremmo andare lì”

Kai diede un distratto colpetto dietro la nuca del ragazzo. Stranamente, si sentiva abbastanza a suo agio con lui.

“Scemo. Ci mettiamo a un tavolo in quel bar per oggi. Per le sessioni future, possiamo arrangiarci in biblioteca o simili”

“Certo!” Takao si illuminò. “Quel posto fa dei milkshake fantastici! Penso che ne prenderò uno al cioccolato”

Entrarono e si accomodarono a un tavolo libero, poi comunicarono le ordinazioni alla cameriera che passava.

“Allora, Kai...” Takao si fermò rendendosi conto che il ragazzo non aveva libri con sé. “Uh...dove sono i tuoi libri?”

“Non li ho portati” Kai incrociò le mani davanti a sé e guardò il raccoglitore di Takao. “Faremo matematica oggi e letteratura domani”

“Oooh, capisco” Takao prese i suoi libri e aprì il testo, poi il quaderno. “Un’idea per concentrarci su una cosa alla volta. Bella pensata, Kai!” sorrise al ragazzo, che si seccò.

“Inoltre, il mio voto in letteratura non è neanche lontanamente negativo quanto il tuo in matematica. Hai bisogno di aiuto più di me” aggiunse con un ghigno.

Takao sospirò, annuendo. “Com’è tristemente vero”

Così iniziò la loro conoscenza un po’ forzata. Si scoprì che Kai non aveva bisogno di un tutore per letteratura in quanto non era che non capisse cosa leggeva. In realtà il suo unico problema era che aveva bisogno di una piccola mano nella stesura dei temi, con grande dispiacere di Takao. Lui, invece, semplicemente non capiva la matematica.

A metà maggio, i due avevano sviluppato una sorta di amicizia. Più o meno. Si incontravano nei corridoi, ogni tanto pranzavano insieme e continuavano con le loro sessioni di studio, che diventarono una specie di argomento degno di pettegolezzi a scuola. Era strano per entrambi quanto fossero a loro agio l’uno con l’altro, come se si conoscessero da sempre.

Un giorno, tra una lezione e l’altra, Kai stava avanzando lungo il corridoio verso la palestra per la lezione di educazione fisica quando un gruppo di ragazzi gli si stagliò davanti, bloccandogli la strada. Il gruppo era noto per i suoi atti di bullismo e sembrava che oggi Kai fosse il loro nuovo bersaglio. Non erano conosciuti per la loro intelligenza, altrimenti non avrebbero scelto un obiettivo così pericoloso. Kai li guardò, infastidito, del tutto privo di paura.

“Scusatemi” disse. Era l’unico avvertimento che avrebbe ricevuto.

“Scusatemi, dice” il più grande dei bulli, il capetto, lo scimmiottò. “Pensi di essere grosso e potente! Credi di essere migliore di noi, teppista?”

Teppista? Chi scrive le battute di questi tizi?, Kai si limitò a lanciargli uno sguardo che significava ‘Non lo credo, lo so’.

“Piccolo bastardo ignorante” intervenne un altro, allungando una mano e dando una spinta a Kai. Appena sbilanciato, Kai recuperò il passo che era stato costretto a fare all’indietro per riprendere l’equilibrio e rivolse gli occhi su quello che lo aveva spinto. Ci fu un rapido lampo nei suoi occhi intensi prima che la manica del tizio iniziasse a fumare. Spaventato, il bullo si tolse frettolosamente la giacca e la calpestò.

“Jake! Hai visto? Ha dato fuoco alla mia fiacca!”

“Idiota! Non si è mosso! Probabilmente non hai spento bene l’ultima sigaretta” il capo fece un verso disgustato e fissò Kai con aria dura. “Ho sentito delle voci su di te. Dicono che il ricco e tosto Hiwatari sia in realtà uno sfigato gay che se la fa con quel ragazzino povero, Kinomiya”

Ciò attirò l’attenzione di Kai. Non aveva sentito niente del genere – e se quel tipo si stava inventando tutto solo in base al bullo che era, allora avrebbe imparato una precisa e dolorosa lezione. Gli occhi di Kai ardevano, color rosso fuoco, e si strinsero, le sue dita si piegarono quasi impazienti.

“Penso che tu debba schiarirti le idee, Jake” rispose, con voce ingannevolmente calma e mite. Fece un passo verso il bullo e lo fissò furiosamente. “Prima di tutto, non sono una persona di cui dovresti andare in giro a diffondere bugie. In secondo luogo, se me la faccio con qualcuno, anche fosse Kinomiya, non sarebbero affari tuoi, no?”

“È affare mio dimostrare ai gay come te gli errori che commettono” Jake sorrise compiaciuto e allungò la mano per afferrare Kai per il colletto, sollevandolo di un pollice da terra. Kai non batté nemmeno le palpebre, fissandolo con disprezzo.

“Come fanno i perdenti come te a entrare nel sistema scolastico?” chiese, beffardo. “Insomma, le persone stupide come te di solito vengono espulse presto e ricevono un aiuto speciale, no?”

Jake diventò di una brutta sfumatura di rosso e sputacchiò: “Mi stai dando del ritardato?”

“Che sta succedendo?” chiese una nuova voce. Jake distolse lo sguardo, lasciando cadere Kai bruscamente. Kai si portò una mano alla fronte e contò lentamente fino a dieci. Riconobbe immediatamente la voce, le cose potevano solo peggiorare.

“Cosa diavolo vuoi? Fatti gli affari tuoi, ragazzino” disse uno dei tirapiedi di Jake.

“Jake, se stai ricominciando con le risse, non esiterò a...” la voce si fermò quando gli occhi blu indivuarono Kai. “Beh, cavoli, Jake. Sapevo che eri stupido e prepotente, ma non che desiderassi morire”

“Bene, bene. È proprio il toy boy” Jake sorrise compiaciuto, incrociando le braccia e guardando prima Kai e poi Takao. “Bene. Possiamo sistemarvi entrambi in una volta. Risparmiamo tempo...”

Takao batté le palpebre, poi guardò Kai. “Di cosa sta blaterando? Non parlo la lingua degli scemi”

“A quanto pare siamo gay e scopiamo come conigli” rispose Kai, improvvisamente molto divertito dalla situazione. “Mi è nuova”

“Eh. Forse abbiamo dei cloni malvagi di cui non siamo a conoscenza”

“Possibile”

Furioso poiché lo stavano ignorando e prendendo in giro, Jake emise un ruggito di rabbia e commise l’errore finale. Tirò un pugno in faccia a Kai.

Nessuno vide Takao muoversi, fu velocissimo. Prima che il pugno di Jake si avvicinasse per toccare Kai, Takao lo aveva afferrato per il polso, sfruttando lo slancio per stringergli il braccio dietro la schiena in un’angolatura dolorosa, spingendolo e inchiodandolo al muro.

“Ah-ah. Cattivo Jake” lo rimproverò piano Takao. “Purtroppo per te, Jake, oggi è il mio turno di sorvegliare i corridoi. Quindi io e te faremo una scampagnata dal vicepreside”

Guardò gli altri con aria dura, gli occhi azzurri lentamente diventavano blu-grigi. “Voialtri andatevene. Lascerò correre per questa volta, ma se vi becco a fare i prepotenti con qualcun altro, incluso Kai, ci saranno problemi”

Tutti annuirono, avanzando con cautela e ignorando del tutto Kai, per poi scappare.

“Ero a posto, Kinomiya” Kai gli lanciò un’occhiata mite, più irritato per non essere riuscito a spaccare il muso di Jake per alleviare la rabbia che altro.

“Lo so. Ma perché sprecare energie su questo idiota quando non serve?” Takao spinse l’idiota, mantenendo una presa salda sul braccio e sul polso. “Comunque, avevo un conto in sospeso con questo cretino per aver picchiato Kyoju un paio di mesi fa”

“La pagherai per questo, Kinomiya!” sbraitò Jake arrabbiato. Takao lo guidò con calma attraverso i corridoi e si fermò fuori dall’ufficio del vicepreside, bussando alla porta con la mano libera.

“Non avevo comunque bisogno di te” insistette Kai, sentendosi particolarmente irritato. Entrambi ignoravano Jake, come se non fosse nemmeno lì. Takao scrollò le spalle e rivolse al vicepreside un luminoso sorriso quando la porta si aprì.

“L’ho beccato a fare il prepotente con uno studente, signore. Ha tirato un pugno, ma l’ho fermato prima che qualcuno si facesse male”

Il vicepreside, un uomo alto e grosso che indossava un completo e aveva l’aria di uno che sarebbe stato più a suo agio su un ring, fece segno e Jake di entrare e un cenno a Takao.

“Grazie, Kinomiya. Sbrigati ad andare in classe ora”

“Sì, signore”

La porta si chiuse e Takao si voltò verso Kai. “Andiamo. Faremo tardi”

“Nh”

Camminarono per un po’, finché Takao non riuscì più a sopportare il silenzio. “Ci sono davvero delle voci su di noi in giro?”

“Non lo so. Non presto attenzioni a queste stupidità”

“Neanche io”

“Allora perché ti interessa?” Kai lo guardò con curiosità.

“Non mi interessa! Insomma, sono solo offeso che qualcuno mi odi così tanto da diffondere una bugia simile” Takao guardò per terra mentre camminava, infilandosi le mani in tasca. Qualcosa nel suo tono attirò l’attenzione di Kai. Si fermò e lo studiò.

“Quale bugia, in particolare? Che sei gay o che abbiamo una torrida relazione?”, spalancò gli occhi quando Takao arrossì e si rifiutò di guardarlo. “Beh, so che la seconda opzione non è vera...”

“Ha importanza?” chiese Takao. “Mi piacciono i ragazzi. Sai che roba! Non sono diverso rispetto a due minuti fa”

Per qualche strana, sconosciuta ragione, Kai si sentiva molto meglio sapendo che il ragazzo non era così ‘normale’ come tutti credevano. Gli faceva sentire una sorta di affinità con il ragazzo, dal momento che anche lui soffriva dello stigma di essere ‘diverso’, anche se per ragioni diverse rispetto a Takao. Sorridendo, Kai si girò e riprese a camminare, costringendo Takao a seguirlo.

“Ehi! Non dici niente? Magari chiamandomi con qualche epiteto o dandomi un pugno o altro?” Takao tremava per l’emozione. Kai sbuffò e continuò a camminare.

“Per quale motivo? Non mi interesserebbe se ti piacessero gli alieni, Kinomiya, figuriamoci i ragazzi. Non è cambiato niente”, aprì le porte della palestra e si diresse negli spogliatoi.

Con gli occhi aperto per la sorpresa, Takao si precipitò dietro di lui. “Davvero? Kai?”

“Davvero. Ora sbrigati e cambiati. Il resto della classe è già fuori”

Sbalordito e un po’ imbarazzato, Takao obbedì senza aggiungere altro. O almeno ci provò. Poi si accorse di non avere con sé la chiave dell’armadietto e si accigliò.

“Cosa c’è?” fece Kai, infilandosi la maglietta per ginnastica.

“Non ho la chiave”

“Tieni quello che stai indossando, allora” Kai si voltò per tirare fuori i pantaloncini, disinteressato.

“No!” Takao lo guardò, per vedere se lo stesse osservando, e premette l’indice sul lucchetto. Con un po’ di concentrazione e un minuscolo chiavistello a sfrigolare il lucchetto, riuscì ad aprire l’armadietto. Kai alzò lo sguardo sentendo il suono e sbatté le palpebre quando vide l’anta aperta.

“Come hai fatto?”

“Uh...non dirlo a nessuno, ma riesco ad aprire praticamente qualsiasi serratura” Takao arrossì. “È un mio...talento”

“Sei davvero strano, Kinomiya”

“Ehi!”

“Non ho detto che è una brutta cosa...”

“Oh! Okay, allora”

* * * * * * * * * *

Due giorni dopo, Kai era sdraiato sulla poltrona a sacco nella stanza di Takao, a leggere il libro di letteratura per il compito mentre Takao giaceva sullo stomaco, lavorando diligentemente sui suoi compiti di matematica.

“Ehi, Kai?”

“Nh?”

“Sei l’unico, oltre a Kyoju, che sa di me”

Kai sbatté le palpebre per circa un minuto, cercando di decifrare quell’affermazione spuntata dal nulla. “Sapere cos...oh. Quello”, posò il libro e guardò Takao. “E allora?”

Takao emise un suono frustrato e si passò le dita tra i capelli prima di rotolare giù dal letto e camminare verso il pannello aperto che conduceva al giardino del nonno. Si sedette vicino a Kai e guardò fuori, perso nei suoi pensieri. “Non lo so. Mi sembrava...importante”

Kai sospirò e chiuse il libro, voltandosi leggermente per guardarlo. “Qual è il problema, Kinomiya?”

“Mi sento...solo”

Non era quello che si aspettava. “Uh...okay”

“È che...Rei è quasi fidanzato con Mao, Max sta uscendo con quella ragazza...come si chiama? Miriam. E Kyoju è al settimo cielo per una ragazza che ha conosciuto su Internet”

“E tu non hai nessuno” indovinò Kai, scuotendo il capo. “Sei solo al liceo, Kinomiya”

Takao si portò le ginocchia al petto e vi appoggiò il mento, osservando fuori mentre cominciava a piovere. “So di comportarmi da idiota. Ma...ho la sensazione che non avrò mai qualcuno a cui...terrò in quel senso. Non ho mai avuto un appuntamento, per tutti gli dèi!”

“Neanch’io – non che abbia inclinazioni a farlo”

“Sì, ma...tu sei diverso. Sei oltre le cose banali come gli ormoni, le relazioni e l’amore” brontolò Takao di malumore.

Kai lo fissò. “Lo credi davvero?”

“No. Suppongo di no” Takao sospirò. “Scusa”

Rimase in silenzio così a lungo che Kai aveva ripreso in mano il suo libro. E ancora una volta fu costretto a metterlo da parte quando Takao parlò di nuovo.

“Kai?”

“Cosa c’è?”

“Non hai mai detto se la prima parte di quella ridicola voce fosse vera per te”

“No, infatti” rispose Kai mite, sperando che lasciasse perdere. Ma avrebbe dovuto immaginarlo.

“Perché?”

“Non l’hai mai chiesto”

“Lo sto chiedendo ora”

“Kinomiya, stai cercando di flirtare con me?”

“Beh...” ci fu un momento prolungato di silenzio. “Sei molto sexy, sai”

“Certo che lo so”

“Kai!”

“Dèi! Rilassati, Kinomiya”

“Sei o non sei gay?” la voce di Takao trasudava esasperazione.

“Non lo so” quella di Kai era divertita.

“Cosa significa che non lo sai?!”

“Significa che non lo so. Non mi sono mai interessato a una persona tanto da scegliere che genere preferisco”

“Oh” Takao iniziò ad agitarsi. “Anche se...se ti innamori di un ragazzo, non significa per forza che sei gay, no? Può capitare di interessarsi ad un ragazzo invece che ad una ragazza”

“Qual è il punto?” Kai non aveva idea di dove volesse arrivare.

“Nessuno. Sto solo filosofeggiando”

“Cosa diavolo hai messo nei cereali stamattina?”

“Ho mangiato pane tostato e burro d’arachidi”

“Va bene!”

Dieci minuti dopo, Kai alzò lo sguardo dal suo libro – che era diventato piuttosto coinvolgente – e trovò Takao appoggiato su mani e ginocchia di fronte a sé, gli occhi blu fissi sul proprio viso.

“Kinomiya, ti stai comportando in modo davvero strano oggi, persino per te. Dovrei preoccuparmi?”

“Se ci fosse qualcosa, ti preoccuperesti?” chiese Takao con espressione curiosa.

“Certo”, uscì a Kai prima che potesse fermarsi, con sufficiente indignazione.

“Perché?”

“...” Kai arrossì appena, ma non disse altro. Si stava scavando la fossa, per quanto lo riguardava.

“So come potremmo scoprire se ti piacciono i ragazzi”

“Come?” Kai rimase sgomento nel sentire la propria voce densa e roca. Takao strisciò un po’ in avanti e il cuore iniziò a battergli velocemente nelle orecchie. Che cavolo aveva che non andava? Incontrò gli occhi di Takao, che diventavano intensi e scuri, vedendoli vicini, il suo sguardo scivolò dagli occhi di Kai alla sua bocca.

Non poté farci nulla. Si bloccò, respirando pesantemente.

Takao agì veloce come un fulmine, piegandosi per premere saldamente le labbra su quelle di Kai. Un fremito fece tremare il corpo di Kai e chiuse gli occhi. Involontariamente, la mano si sollevò, il libro dimenticato in grembo, e con titubanza l’appoggiò sulla guancia di Takao, le punte delle dita scivolarono sulla pelle satinata.

A quel tocco, Takao si tirò indietro e sospirò, con un piccolo sorrisetto che gli tirava gli angoli della bocca. Emise un piccolo ronzio e si dimenò come un cucciolo compiaciuto, riaprendo gli occhi per studiare la reazione di Kai.

“Allora?” chiese, il sorriso vacillò nel notare che non riusciva a leggere l’espressione di Kai. Ma Kai doveva ancora rimuovere la mano. In effetti, il suo pollice stava accarezzando distrattamente la guancia di Takao, anche se nessuno dei due sembrò accorgersene. Erano intenti a fissarsi.

“Quello lo chiami bacio?” disse infine Kai a bassa voce. Prima che Takao potesse reagire, la mano di Kai si mosse, arricciandosi dietro la sua testa e attirandolo più vicino con un movimento brusco. Sbilanciato e sorpreso, Takao cadde in avanti sopra Kai sulla poltrona, le loro labbra si incontrarono di nuovo. Questa volta fu Kai a dominare e Takao glielo lasciò fare allegramente – Kai non ebbe nessuna esitazione. Oh no.

Kai rimosse l’elastico di Takao, liberando la ricca massa di capelli sulle sue spalle e sulla schiena e facendo scorrere febbrilmente le dita tra le ciocche di seta. Le sue labbra erano indaffarate, spingendo quelle di Takao ad aprirsi così da poter infilare la lingua nella calda bocca di Takao per esplorare e stuzzicare. Emise un profondo gemito gutturale quando sentì le mani di Takao tra i suoi capelli, le dita che massaggiavano e accarezzavano con apprezzamento e incoraggiamento. Kai avvolse l’altro braccio intorno a Takao e rabbrividì quando gemette.

Il bacio rallentò, poi si fermò, entrambi ansimavano e tremavano. Takao sospirò di nuovo e spinse scherzosamente il naso contro quello di Kai, rubandogli un rapido morso sulle labbra prima di appoggiare la fronte su quella dell’altro.

“Hai ragione. Questo era un bacio” ridacchiò Takao con gli occhi scintillanti. Kai si leccò le labbra e piegò la mano tra i capelli di Takao. Il ragazzo si inarcò al tocco, facendo le fusa.

“Beh, almeno una cosa la sappiamo” gracchiò Kai.

“Cosa?”

“Mi piace almeno un ragazzo”

Takao si rannicchiò più vicino, sorridendo. “Finché si tratta di me...e nessun altro”

“È una domanda retorica?”

“Sta’ zitto e baciami ancora”

Per una volta in vita sua, Kai fu più che accomodante.

* * * * * * * * * *

Gli esami finali arrivarono e terminarono. Takao riuscì a fare meglio che limitarsi a passare la classe di matematica (una B- era infinitamente meglio di una D-, dopotutto*). Kai andò benissimo, la sua A in letteratura si sposava perfettamente al resto delle A. Kyoju fu il primo della classe, e si agitò estremamente perché avrebbe dovuto tenere il discorso alla cerimonia del diploma. Anche Rei e Max andarono alla grande. A un certo punto Kai era stato assorbito da quel gruppo di amici e, con sua seccata sorpresa, sentiva di appartenervi davvero. Era a suo agio con loro, e lo stesso valeva per loro insieme a lui. Anche se era abbastanza sicuro che in gran parte tutto ciò avesse a che fare con la presenza di Takao più del resto.

Nel tempo, Takao e Kai avevano continuato a passare del tempo insieme, oltre alle normali sessioni di studio. Non si comportavano come facevano normalmente le coppie, quindi nessuno sapeva che erano più che amici. Ma a nessuno importava realmente. Cercavano di nascondere la relazione, ma in effetti non si comportavano in modo diverso. C’erano alcune strane volte in cui uno di loro faceva qualcosa che sarebbe stato un grande indizio, se qualcuno avesse prestato attenzione e lo avesse cercato appositamente. Per esempi, una delle ragazze che andavano regolarmente dietro Kai era diventata un po’ troppo amichevole – nonostante le occhiate mortali ricevute da Kai – Takao non si era limitato a guardarla male. L’aveva cacciata via. O, una volta, mentre Takao era al centro commerciale con i suoi amici e Kai, era stato abbordato da un commesso in un negozio di abbigliamento. Il poveretto si era ritrovato a scontrarsi con il pugno di Kai.

Il giorno del diploma arrivò e Takao ebbe un’improvvisa crisi nel cercare di capire cos’avrebbe indossato dopo la cerimonia – dal momento che avrebbe indossato una di quelle toghe ampie e soffocanti per gran parte della giornata e a nessuno importava cosa c’era sotto. Rovistò nell’armadio alla ricerca della sua camicia preferita per abbinarla ai jeans scuri che avrebbe indossato insieme alla nuova giacca che aveva ricevuto da suo padre come regalo di diploma. Di pelle color blu notte, per l’esattezza. Suo fratello maggiore fece capolino nella stanza e sbatté le palpebre di fronte al disastro.
“Che cavolo, Takao? È passato un uragano?”

“Eh? Oh. Sistemerò più tardi” Takao si tuffò di nuovo nell’armadio, gettando vestiti e altri oggetti sperduti da tempo alle spalle. “Non riesco a trovarla!”

“Che stai cercando, comunque?” Hitoshi entrò e si appoggiò alla scrivania di Takao. “Farai tardi per la cerimonia, sai”

“Sto cercando la camicia che mi ha regalato Kai”

“Oooh, Kai” Hitoshi ridacchiò all’occhiataccia che ricevette dal fratellino. “Sei proprio una ragazzina”

“Non è vero, Hitoshi! Non puoi infastidire qualcun altro?” ringhiò Takao, poi si illuminò considerevolmente quando trovò la camicia. “Ah-ah! Sapevo che era lì da qualche parte”

“No. Il mio compito è romperti le scatole, ragazzino. In realtà sono venuto per dirti di sbrigarti. Papà vuole uscire”

Takao si mise la camicia e allacciò i bottoni, la infilò nei pantaloni e cercò la cravatta – solo per la cerimonia, su insistenza del nonno. Armeggiò, sospirò, lanciando a Hitoshi uno sguardo lamentoso.

Alzando gli occhi al cielo, Hitoshi allungò una mano e procedette con la cravatta. “Devi imparare a farlo da solo, sai”

“Imparerò...sono solo nervoso” Takao si strinse nelle spalle, giocando distrattamente con la manica della camicia. “È un grande evento, no?”

“Certo. Ti diplomi” il sorriso di Hitoshi si addolcì e diede un colpetto sulla cravatta. “Ecco. Sai, Takao, sono orgoglioso di te, fratellino”

“Lo so”

“Ehi, voi due! Andiamo!” il padre li chiamò mentre uscivano dalla stanza di Takao.

“Okay, papà! Sono pronto!”

* * * * * * * * * *

La festa per il diploma di quella sera era l’evento più pazzesco che il liceo avesse mai organizzato – o almeno così aveva detto il comitato responsabile.

Kai trascorse il tempo con Takao e la sua famiglia, dal momento che i suoi non avevano potuto partecipare. Suo nonno era via per affari e aveva portato suo padre con sé e sua madre era andata a fare visita alla propria famiglia. Era un po’ deluso per questo, ma era talmente abituato a stare da solo per la maggior parte del tempo che a malapena lo notò. I membri della famiglia di Takao lo fecero sentire accolto, come fosse già parte del nucleo. Era bello, perché proprio quel giorno aveva scoperto qualcosa che tutto sarebbe cambiato circa la sua relazione con Takao – e non in meglio.

Ma alla festa c’erano solo lui, gli amici e i compagni di classe – e gli accompagnatori, ma non contavano. Ed era proprio quello che desiderava da tutto il giorno: del tempo con Takao. Takao aveva notato che Kai era insolitamente tranquillo e silenzioso, perfino per uno come lui. Soprattutto in un giorno così importante come il diploma di scuola superiore. Aveva intenzione di parlarne con Kai, ma ogni volta che pensava di avere un’opportunità, arrivava qualcuno e l’occasione andava perso. In seguito se ne dimenticò, nel vortice di persone, familiari e amici.

Con il passare della serata, Kai iniziò a diventare impaziente. Voleva afferrare il suo ragazzo e trascinarlo fuori dalla palestra della scuola, dove era stata organizzata la festa dopo la cerimonia. Risultò che non sarebbe stato necessario, tuttavia, perché Takao si avvicinò a lui ballando e con un ampio sorriso, le mani tese in segno d’invito.

“Ehi, Kai! Dovresti venire a ballare con noi!” gridò sopra la musica alta. Kai roteò gli occhi e scosse il capo, ma prese una delle mani di Takao e lo attirò più vicino. Takao si chinò, mentre Kai avvicinava la bocca al suo orecchio in modo da non dover gridare.
“Non mi interessa ballare, Takao, ma ho qualcosa in mente...”

Takao batté le palpebre, poi lo guardò con curiosità e interesse. Qualcosa nella voce di Kai gli fece venire i brividi e gli piacque.
“A cosa pensavi?” chiese. La canzone attuale terminò, e poterono di nuovo parlare normalmente.
“Pensavo che dovremmo andare da qualche parte e festeggiare da soli” rispose Kai a bassa voce. Gli occhi di Takao si spalancarono e il suo respiro accelerò al tono suggestivo.
“Tu...veramente? Kai...stai dicendo che vuoi andare...e...”

Kai si limitò a guardarlo da dov’era seduto, gli occhi cremisi bruciarono in quelli di Takao. Il suo police accarezzava il dorso della sua mano mentre si fissavano e le guance di Takao cominciavano ad ardere al pensiero di quello che Kai gli stava dicendo in silenzio.
Ti voglio, Takao Kinomiya. Adesso. Stanotte.

Takao fece un respiro profondo ed espirò lentamente, chiudendo gli occhi per un momento per calmare i suoi ormoni impazziti. Quando li riaprì, annuì e strinse la mano di Kai. “Lasciami salutare velocemente gli altri e poi andiamo dove vuoi, ok? In ogni caso, nessuno si aspetta che rientri stasera”

Il sorriso di Kai era consapevole e soddisfatto, come un gatto che aveva acchiappato il canarino e anche il latte. Lasciò la mano di Takao e lo guardò correre tra la folla per augurare a tutti la buonanotte.

Takao trovò Kyoju e gli diede un colpetto sulla spalla. “Ehi, Kyoju! Ti saluto. Io e Kai ce ne stiamo andando”

Max distolse lo sguardo dalla conversazione in corso tra Mao e Miriam con un’espressione pensierosa. “Tu e Kai, uh? Takao, quando ammetterete che state insieme e la farete finita?”

Sbalordito, Takao lo guardò a bocca aperta. “Quando l’ha capito?”

“Molto tempo fa, amico”

“Oh. Beh, noi andiamo. Vi chiamerò tra un paio di giorni dopo che ci saremo ripresi e faremo qualcosa insieme, va bene?” Takao arrossì e fece un cenno con la mano. “Saluta Rei da parte mia!”

Lo osservarono scappare, poi la sua figura leggera si allontanò con quella più alta e scura di Kai verso l’uscita.

“Pensi che saranno una di quelle coppie felici e contente?” chiese Max a Kyoju. Questi scrollò le spalle.

“Non lo so, Max. Ma so che c’è qualcosa tra loro. Erano destinati a stare insieme”

“Sì. È quello che pensavo”

* * * * * * * * * *

Takao guardò Kai dal lato del passeggero. “Allora, dove andiamo?”

“A casa mia. Non c’è nessuno” replicò Kai, tenendo l’attenzione concentrata sul traffico, per non farsi distrarre dall’allettante ragazzo seduto accanto a lui.

“Per questo i tuoi genitori e tuo nonno non sono venuti oggi?” chiese Takao, rattristato. “Mi dispiace, Kai. È brutto che la tua famiglia non sia venuta per il tuo diploma”

Kai alzò le spalle. “Non fa niente. Non siamo una famiglia che dimostra affetto. Sapevano che dovevo diplomarmi e che ero andato bene, e sono felici per me. È abbastanza”

Takao gli lanciò un’occhiata di sbieco. “Come fai a sopportare me e la mia famiglia, allora?”

Sorridendo debolmente, Kai tolse una mano dal volante per afferrare quella di Takao e portarla alle labbra. “Tu sei un caso speciale, Takao”

Takao si illuminò come un raggio di sole. “È sempre bello sentirlo”

Kai premette un pulsante sul cruscotto e attraversò un paio di cancelli di ferro che si aprirono per farli passare. Takao fischiò sommessamente di fronte alla villa, mentre parcheggiavano appena fuori dal vialetto circolare e uscivano dall’auto.

“Wow, Kai. Sapevo che la tua famiglia era benestante, ma è pazzesca” Takao salì i gradini insieme al ragazzo, girando la testa da una parte all’altra, cercando di assorbire tutto. “Come fai a ricordare dove si trova tutto quanto? Io mi perderei”

“Vero” Kai aprì la porta d’ingresso e lasciò che Takao entrasse. Poi chiuse la porta a chiave, avvicinandosi a un pannello vicino e impostando il sistema di sicurezza per la notte. Takao lasciò perdere il suo commento, troppo preso dal nuovo ambiente. Kai incrociò le braccia e lo lasciò a guardarsi intorno, osservandolo in silenzio per un po’. Era uno dei suoi passatempi preferiti, sedersi e osservarlo.

E con quello che sapeva di dover fare a breve, ne apprezzava ogni momento.

“Takao...” disse dopo un momento per attirare la sua attenzione. Takao si voltò e tornò da lui, sorridendo. Vide qualcosa negli occhi di Kai, sembrava tristezza, e il sorriso svanì per la preoccupazione. Allungò una mano e la posò sulla guancia di Kai.

“Qualcosa non va, Kai? È tutto il giorno che sei giù di morale. Ho provato a chiederti il perché, ma venivamo interrotti di continuo”

“Niente. Sto bene” Kai fece scivolare il braccio intorno alla vita di Takao e lo attirò a sé, abbassando la testa quel tanto che bastava per sfiorare con le labbra quelle di Takao. In risposta, Takao sollevò le braccia per avvolgerle intorno al collo di Kai e inclinò il capo, offrendo liberamente la sua bocca. Kai accettò e lo baciò con fermezza, ma con una tenerezza rara per il focoso adolescente. Takao piagnucolò e ricambiò il bacio, perdendosi volentieri nel momento.

Quando si separarono, Kai prese la mano di Takao e fece intrecciare le loro dita, guidandolo verso la scala principale che portava all’atrio del secondo piano. Takao lo seguì, il battito accelerato mentre entravano in quella che suppose fosse la stanza di Kai, dopo aver attraversato un corridoio piuttosto lungo. La porta si chiuse dietro di loro e Takao non ebbe la possibilità di dare un’occhiata alla stanza di Kai. Fu improvvisamente catturato dalle braccia di Kai e baciato di nuovo, questa volta con piena passione ardente e con una modalità quasi disperata che non aveva mai percepito prima. Non ebbe altra scelta che lasciarsi travolgere, e ricambiò il bacio con quasi altrettanta foga.

I vestiti furono rapidamente rimossi, brancolando, tra risate maldestre e forzate, pelle luminosa su pelle luminosa, invocando sussulti e gemiti e grida e suppliche. I corpi si stringevano così tanto e tuttavia non erano abbastanza vicini, così pareva a entrambi. Le bocche si abituarono a lenire, stuzzicare e pretendere. Il calore bruciava e si irradiava tra i loro corpi nudi mentre crollavano sul letto. Le mani si cercarono, si accarezzarono, massaggiarono, giocarono sui nervi che cantavano di piacere.

E poi giunse l’unione sfrenata. Gli occhi cremisi ardevano nella stanza illuminata dalla luna, fissando quelli blu/neri cristallini del suo amante mentre iniziava a muoversi. Spingendo, gemendo, accarezzando, piagnucolando, colpendo, ansimando, stringendo, implorando...esplodendo in pura beatitudine. Il compimento fu diverso da qualsiasi cosa avessero mai provato prima. In volo e in caduta libera allo stesso tempo, con un’accecante luce bianca a consumare la loro vista. La piacevole sensazione delle carezze, dei baci e del riapprendimento di cose semplici come respirare, arrotolandosi insieme tra le lenzuola in segno di apprezzamento e grande affetto.

Sospirando profondamente, Takao si rannicchiò contro il petto di Kai mentre una delle mani di Kai gli strofinava delicatamente la parte bassa della schiena in cerchi rilassanti, sciogliendo i muscoli e la tensione. Lasciando dolcemente piccoli baci sulla spalla di Kai, Takao sorrise.

“Kai?”

“Nh?”

“Perché hai scelto questa sera?”

“Sembrava quella giusta” rispose Kai dopo un’attenta riflessione. Doveva dirglielo...ma era riluttante a farlo adesso – quando avevano appena fatto l’amore per la prima volta e tutto era più che perfetto. Non voleva rovinare il momento.

Apparentemente Takao non vi diede peso e accettò la risposta, mettendosi in una posizione comoda e lasciando la testa sul petto di Kai, all’altezza del cuore. “Lo era. Non avrei mai pensato che ci saremmo ritrovato qui così...beh, non per un po’ di tempo, comunque”

“Perché no?”

Takao alzò una spalla. “Tu hai il tuo ritmo di vita, Kai. A volte faccio fatica a prevederlo, tutto qui. Questa volta mi sono sbagliato. Ma ne sono contento”

Sentì il compiacimento nella voce di Kai: “Lo sei?” le sue dita trovarono i capelli e cominciarono a pettinarli pigramente. Takao quasi fece le fusa.

“Oh cavolo, sì. È stato fantastico”

“Attento. Stai alimentando il mio ego”

Takao rise. “Come se ce ne fosse bisogno”, sbadigliò, chiudendo gli occhi. “Wow...ho sonno adesso”

“Dormi pure. Dobbiamo recuperare le energie” Kai lasciò le dita tra i capelli di Takao mentre gli occhi si chiudevano.

“Sei un tipo ambizioso, vero?” ridacchiò Takao, ma non si mosse. Kai grugnì.

“Non intendo sprecare un’occasione. E tu?”

“Allora è meglio che riposi molto bene, Kai, perché avrai bisogno di energia”

“Bene”

* * * * * * * * * *

Il mattino dopo, Takao era restio ad andarsene. Ma doveva farlo perché Hitoshi sarebbe partito quel giorno con il padre per i loro scavi. Hitoshi stava seguendo le orme del padre e si era dedicato all’archeologia e all’antropologia.

“Ti chiamo più tardi, ok?” promise Takao, baciando Kai ripetutamente. Erano sulla soglia, abbracciati, Kai ancoa vestito con i pantaloni del pigiama e la canottiera che aveva indossato per accompagnare Takao all’uscio. “In realtà, potrei venire qui. Al nonno non dispiacerà”

“Stasera no. Torneranno i miei genitori e mio nonno” Kai scosse il capo, ignorando l’improvvisa fitta che un’ondata di tristezza e rimpianto gli provocò nel petto.

“Oh. Ok, va bene!” Takao sorrise e gli diede un ultimo veloce bacio prima di staccarsi dal suo amante con una risata. “Sarà meglio che vada o non ci riuscirò affatto”

A metà della gradinata sentì Kai chiamare il suo nome con voce rauca. “Taka...aspetta!”

Si voltò e fu catturato in un brusco abbraccio. Kai seppellì il viso tra i suoi capelli e rabbrividì.

“Wow...Kai? Che c’è che non va, amore?”

Il ragazzo si irrigidì a quell’appellativo, ma non disse nulla, inghiottendo la risposta che era giunta automaticamente. Voleva dirlo, aveva bisogno di dirlo, ma non ci riuscì. Non quando...

“Mi dispiace. Non so cosa mi sia preso” borbottò. Sentì Takao dargli una carezza rilassante sulla schiena e abbracciarlo con fermezza.

“Va tutto bene. Tutto è stato molto emotivo ultimamente. Anche per te” Takao si separò e lasciò un bacio gentile sulla fronte di Kai, poi sulla bocca. “Non preoccuparti! Vai a fare colazione e crogiolati nel letto, non dobbiamo più alzarci per andare a scuola!”, sorrise e fece un passo indietro. “Ci vediamo dopo, Kai!”

Kai rimase in piedi sui gradini di casa, guardando il ragazzo saltellare lungo il viale, sentendosi come la feccia peggiore della terra.

“No, Takao. Non ci vedremo”.


 


 

*L’autrice usa chiaramente il sistema di valutazione americano, pur non essendo corrispondente al giapponese, dove i voti funzionano in centesimi. In molti altri casi ci sono queste inesattezze – come l’uso dei dollari al posto degli yen, per esempio, o quando si parla di Kai che usa l’auto a 17 anni – e io sono piuttosto attenta, per non dire rompiscatole, a questi dettagli, ecco perché lo specifico.


 

Fiiine...per adesso. Incuriositi? Se sì, presto arriverà la long fiction sequel di questa OS...spero ci sia qualcuno desideroso di leggere e farmi sapere cosa ne pensa ^__^ per chi vorrà, a presto.


 

 

  
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