«Sei proprio stronza, lo sai?» mi sussurra Yves all’orecchio mentre, con un sorrisetto disegnato sulle labbra, premo il pulsante di fine chiamata.
«Non mi ha risposto.»
«E ha fatto bene! – esclama il mio amico, incrociando le braccia al petto – Sa benissimo che vuoi sfotterlo, e forse ti vuole davvero bene, quindi non risponde per evitare di insultarti pesantemente.»
«E io che ho fatto tutta questa strada per vederlo.»
«Avanti, hai un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, si vede lontano un miglio quali sono le tue vere intenzioni!»
Scoppio a ridere osservando lo sguardo imbronciato del mio amico che, sconsolato, si lascia andare contro lo schienale della sedia di quel bar in cui ci siamo rifugiati per bere una birra. Sto per replicare, quando la vibrazione del cellulare attira la mia attenzione.
«Guai a te, Grenouille. Guai. A. Te.»
«Ciao Louis. – cinguetto, con fare innocente – La vuoi una birretta fresca? Sono proprio…»
«Ti vedo.»
Interrompe la comunicazione nello stesso momento in cui un’ombra mi oscura: mi volto giusto in tempo per vederlo sedersi tra me e Yves, quindi fa un gesto al cameriere che annuisce e gli porta una birra.
«Non ti picchio solo perché sei una donna.»
«Non lo faresti comunque.»
«E cosa te lo fa pensare?» mi sussurra, avvicinandosi a me ma senza togliersi gli occhiali da sole scuri.
«Perché potrei presentarti qualcuno che i rigori li sa tirare.»
Louis sbuffa, distogliendo lo sguardo; Yves sospira prima di bere un sorso di birra.
«Che dite, adesso che avete tempo libero, facciamo un giro a Bucarest?»
Il sottile Vaffanculo che Louis sibila mi giunge comunque forte e chiaro, provocandomi una risata che attira l’attenzione degli avventori del pub, in questa giornata assolata di giugno.