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Autore: alga francoise14    29/06/2021    6 recensioni
Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.
(Antoine de Saint-Exupéry)
Per André é sempre stato così, perché lui l'ha sempre vista con gli occhi dell'amore.
Per lui è sempre stata un sogno ad occhi aperti.
oneshotOscar
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ad occhi aperti
 

“Perché così presto?” avrebbe voluto protestare, ma sapeva che sarebbe stato inutile, Oscar non concepiva l'idea di prendersela comoda. L'intorpidimento del risveglio, la piacevolezza dell'indugio, l'indolenza, erano tutte cose troppo vicine all'ozio perché l'alacre colonnello de Jarjayes potesse contemplarle, figurarsi apprezzarle. A lui invece piacevano, forse perché quei momenti a metà tra il sonno e la veglia, davano una consistenza di realtà ai sogni, l'unico luogo in cui lo sguardo, le mani e le labbra di lei gli dicevano di amarlo.
Assentì quindi, ma non riuscì a fare a meno di osservare che anticipandosi ancora un po', avrebbero potuto vedere il sole sorgere sulle Falesie.
Gli occhi di Oscar si strinsero.
“Non vorrei sbagliarmi, ma mi pare di percepire una nota ironica nelle tue parole, trovi per caso che sia troppo presto? Ti ricordo che per arrivare ad Étretat ci vogliono almeno un paio d'ore e se vogliamo raggiungere la falesia d'Aval dobbiamo farlo quando c'è la bassa marea; e se tu ti fossi informato, come ti avevo chiesto di fare, sapresti che in questi giorni inizia a calare intorno alle nove”.
“Notizia attendibile?”
“Gustave” rispose Oscar. 
“Dubito sappia distinguere un'alice da una sardina”.
“Che io sappia viene da una famiglia di pescatori”.
“Così dice…”
“Tu sai farlo?”
“Cosa?”
“Distinguere un'alice da una sardina”.
André la guardò stranito. “È per dire che non credo che ne capisca molto di cose di mare… e comunque io sono di Parigi e mio padre era falegname…”
“Io so distinguerle…”
“Ma dai…”
“Le alici hanno delle striature dorate, le sardine sfumature rossicce”.
L'espressione con cui André la guardò fu così sorpresa che a Oscar venne da ridere.
“L'ho letto da qualche parte…” disse con il sorriso ancora sulle labbra.
“Certo che fai strane letture”.
“Amo spaziare” rispose Oscar “Ad ogni modo, tornando alla nostra escursione di domani, ormai è deciso, si va e si arriva per le nove.  Quindi poche storie e svegliati per tempo”.

L'alta marea copriva buona parte della spiaggia di ciottoli quando, l'indomani, secondo programma, giunsero ad Étretat.
Oscar storse il naso decretando che da quel momento in poi Gustave Flubert, era ufficialmente depennato dalla lista di coloro cui chiedere informazioni sui fenomeni naturali locali.
Informatisi sull'andamento della marea con dei veri e attendibilissimi pescatori, che a ridosso del piccolo borgo erano intenti a cucire le reti, decisero di salire alla Cappella di Notre-Dame de la Garde, sulla sommità della falesia d'Amont, per godersi il panorama in attesa che la marea calasse, così da poter poi raggiungere Porte d'Aval[1] dalla spiaggia come avevano stabilito da principio.
Il sentiero che dal villaggio portava in cima alla Falesia, ripido nel primo tratto, diventava poi più dolce salendo, così per non stancare i cavalli, già provati da diverse miglia di galoppo, decisero di percorrerlo a piedi tenendoli per le briglie. La giornata era splendida e la passeggiata fu piacevole, a metà tragitto tuttavia il caldo cominciò a farsi sentire tanto da costringerli a fermarsi per togliersi le giacche e arrotolare le maniche delle camicie. In cerca di un po' di sollievo, Oscar si passò una mano nello scollo della camicia allargandolo, per poi alzarsi i capelli sulla sommità della testa e trattenerli per un po', così da poter sentire sul collo il fresco alito della brezza marina. Non si accorse che poco più in là André la fissava quasi ipnotizzato da quella insolita visione, da quella nuca bianca e delicata, promessa di una schiena candida che nella sua fantasia andava ad aggiungersi ai sospiri, alle mani intrecciate ai capelli, ai muscoli tesi delle gambe sotto la pelle liscia.
"André... ti senti bene?"
La voce di Oscar lo riscosse di colpo.
“Oh, sì…. sì, credo!” si affrettò a replicare, distogliendo lo sguardo da lei.
“Che vuol dire credo?” obiettò perplessa la ragazza, lasciando ricadere di colpo i capelli sulle spalle.
L'incanto era ormai spezzato. Reprimendo un sospiro, André si girò verso il suo cavallo per riprendere le briglie in mano.
“No, è che… è davvero tanto caldo” si giustificò, cercando di dissimulare il proprio disagio.
“Vuoi fermarti ancora un poco?”
“Vorrei baciarti!” avrebbe voluto gridare, se solo avesse potuto…
“André?”
E vorrei che mi vedessi quando mi guardi, ma invece mi parli, a volte mi sorridi, o addirittura ti preoccupi per me, come ora, ma non mi vedi mai, non come io vedo te. Vorrei poterti amare Oscar. Vorrei che tu mi amassi. Vorrei poterti baciare, percorrere con le labbra la linea sottile del tuo collo, sfiorarla, come i gabbiani sfiorano le onde, per poi indugiare sull'incavo della clavicola, sentirti tremare…
“ANDRÉ!”
André sobbalzò, avvampando come un ragazzino.
“Perdonami, ero sovrappensiero… no, no... andiamo avanti!”
“Ma nemmeno per sogno! Tu stai tremando!” esclamò preoccupata Oscar, avvicinandosi a lui “Dovresti vederti, hai il viso rosso come un peperone… se non è un colpo di sole questo! Secondo me hai anche la febbre!” sentenziò infine, allungando una mano per tastargli  la fronte.
“No, Oscar, sto bene, non preoccuparti” protestò lui quasi infastidito, distogliendo la testa e afferrandole il polso per allontanarne le dita dal viso, per non doverne sentire il tocco sulla pelle. Ma la volontà vacillò e invece che scostarne la mano fini per trattenerla, mentre il pollice, come animato di vita propria, tracciò un cerchio lieve sulle vene azzurrognole del polso, là dove la pelle morbida è più sottile e sensibile, là dove batte la vita.
Lo sguardo sorpreso di Oscar incrociò il suo, e per un attimo si sostennero, scrutandosi.
Fu un momento, veloce come un battito di cuore, ma in quell'istante fugace, André ebbe l'impressione che Oscar davvero  lo vedesse .
 “Ti ringrazio” aggiunse infine con tono sommesso allentando la presa “ma non ce n'è bisogno, davvero…” 
Oscar annuì chiudendo la mano e ritraendola.
“Hai ragione” disse atona “è meglio andare” e senza aggiungere altro girò sui tacchi e andò da César, lasciando André a maledire se stesso e a chiedersi cosa mai gli fosse preso.
 
Poco dopo erano di nuovo in cammino, ma non c'era più traccia dell'allegria che li aveva animati per buona parte della mattinata: Oscar procedeva assorta lungo il sentiero e André la seguiva qualche passo indietro, chiuso in un cupo mutismo.
Chissà se davvero lei aveva intuito qualcosa, continuava a domandarsi… e cosa avesse pensato, in ogni caso il tono delle sue ultime parole lo aveva ferito più di uno schiaffo.
Proseguirono in quel modo ancora per una ventina di minuti, finché non arrivarono in cima alla falesia. Da quel punto, la vista che si offrì ai loro occhi li ripagò ampiamente della fatica fatta. La luce abbagliante del sole ormai alto rendeva il verde smeraldo dei prati, l'azzurro del mare, il bianco delle scogliere splendenti come gemme. Mare e cielo sembravano fondersi l'uno nell'altro, mentre sopra di loro i gabbiani roteavano inseguendosi e planando nel vento salmastro, prima di lanciarsi giù per le rocce, verso l'immensa distesa d'acqua puntellata delle piccole barche dei pescatori.
“Che meraviglia!” esclamò Oscar, ritrovando il sorriso perso “È bello da togliere il fiato!”
“Non posso che essere d'accordo con te” convenne André sorridendo a sua volta.

L'incidente sembrava finalmente archiviato. In un clima più disteso, pertanto, lasciarono i cavalli liberi di pascolare e si sedettero sul sagrato della piccola cappella di pietra[2] che si ergeva in mezzo al prato a picco sul mare, godendosi il panorama, chiacchierando del più e del meno, tornando a scherzare; come se nulla fosse successo.
Il caldo però continuava a essere opprimente e ben presto Oscar propose di entrare nell'edificio.
“Non so… sento delle voci” obiettò André “Forse stanno celebrando la Messa”.
“Poco male” replicò Oscar alzandosi in piedi “Dai, entriamo… tutt'al più ci sediamo su una panca e aspettiamo che finisca”.
“Non sia mai detto che ascoltassimo Messa…”
“Mai detto!” esclamò Oscar e si avviò all'interno, mentre André rassegnato la seguì. Come sempre era impossibile tenerle testa quando prendeva la sua decisione.
Una piacevole sensazione di frescura li accolse non appena ebbero varcato la soglia. Oscar sorrise soddisfatta, salvo poi voltarsi facendogli cenno di tacere.
“C'è un matrimonio, forse è meglio che ci sediamo” bisbigliò indicando una panca.
Solo allora, guardando in fondo alla chiesa, André notò la giovane coppia in piedi davanti all'altare.
Non dovevano avere più di vent'anni o forse anche meno, pensò guardando la sposa, poco più di una ragazzina dai lunghi capelli corvini raccolti in una treccia. Neri erano anche i capelli dello sposo, alto e dinoccolato, vestito con l'abito buono della festa, il volto paonazzo per il caldo e l'emozione.
“Una cerimonia davvero intima!” constatò Oscar, mentre si sedeva accanto a lei.
In effetti, a parte il sacerdote, solo un’anziana coppia, forse i genitori di uno degli sposi e due testimoni erano presenti alla cerimonia. Tuttavia, a colpire André in quel momento non fu l'esiguo numero dei partecipanti o la dignitosa modestia del loro abbigliamento, quanto le loro espressioni di genuina felicità.
 "Sembrano davvero felici" osservò sovrappensiero.
“Sì, hai ragione” riconobbe Oscar “Nel nostro ambiente è raro che avvenga” aggiunse pensando alle fastose e formali nozze delle sorelle, salite all'altare con sfarzo ed eleganza ma senza sorriso “del resto i matrimoni sono contratti… ma tu puoi stare tranquillo, André: non sei nobile, quindi potrai sposarti con la tua bella in una piccola chiesa come questa e giurarle amore eterno col sorriso sulle labbra! Non è forse il tuo sogno segreto?” lo prese in giro con tono scherzoso.
Solo se la sposa fossi tu! pensò con amarezza André. “E chi ti dice che abbia intenzione di sposarmi?” replicò invece con noncuranza, alzando le spalle “Tu, piuttosto, dovrai farlo…” disse sentendosi morire dentro al solo pensiero.
“Io? Io sono un soldato, non sono certo destinata a uno stupido matrimonio!” ribatté infastidita Oscar, alzando un poco la voce, tanto che il sacerdote s'interruppe per lanciare loro un'occhiata colma di riprovazione.
 Anche i soldati si sposano, Oscar, obiettò in cuor suo André, ma spero che sia come dici, non sopporterei di vederti al braccio di un altro uomo, per dovere o amore che sia. Per la seconda volta in quella mattina si costrinse a tacere.
“Vorrà dire che saremo costretti a sopportarci a vicenda fino a che morte non ci separi!” commentò invece con un mezzo sorriso.
“Poco male!” ridacchiò lei, guadagnandosi una seconda occhiataccia da parte dell'anziano religioso.
“Credo che sia meglio uscire” sussurrò allora André “Prima che ci caccino”.
“Sì, hai ragione!” replicò allegramente la ragazza alzandosi in piedi. André la imitò a sua volta, tuttavia, prima di uscire, guardò un'ultima volta verso il fondo della chiesa, proprio mentre c'era lo scambio degli anelli nuziali. Senza neanche accorgersene, si ritrovò a sussurrare le formule del rito insieme allo sposo e per un momento immaginò di essere lui, lì in piedi, davanti all'altare.
Lui con Oscar.
Lui che le infilava l'anello al dito, lui che le giurava amore eterno, lui che le baciava la mano. Lui...
“André! Ma non vieni più?” lo chiamò a bassa voce Oscar, che si era fermata sulla porta. “Ma si può sapere che hai oggi?” gli domandò quindi stranita, non appena furono all'esterno.
André la guardò per un istante senza rispondere. Era così bella con i capelli scompigliati dal vento e il volto arrossato dal sole… ma non sarebbe mai stata sua, non avrebbe mai potuto neanche toccarla.
Doveva farsene una ragione.
“Niente di preoccupante” disse allora, cercando di nascondere la malinconia del momento dietro un sorriso “Solo che inizio a pensare che avessi proprio ragione, credo di aver preso un colpo di sole!” e scrollando la testa rimontò a cavallo, pensando che in vita sua mai aveva mai detto una bugia così dannatamente piena di verità.
 
 
 
N.d.A

Questa fic può essere letta come un racconto a sé stante o come l’abbiamo immaginata noi: un prequel de “L’Intruso”, sebbene ambientato molto tempo prima dei fatti narrati in quel racconto.
Per questa one-shot dobbiamo ringraziare Ornella (Orny 81), che con la sua iniziativa “colpo di sole” ci ha spinto ad abbandonare per un po’ la nostra ingarbugliata long e a dedicarci a Oscar e André, soli, come non lo erano da tempo.
Grazie per aver letto fin qua.

A&F
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Arco naturale della falesia d’Aval al lato opposto rispetto a quella d’Amont
 
[2]  L’attuale chiesetta, in realtà, è stata ricostruita al posto della piccola cappella in mattoni in stile neogotico risalente al XIX secolo… ci perdonerete la licenza poetica!
   
 
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