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Autore: Signorina Granger    03/07/2021    2 recensioni
[Dante Julius, Jane Prewett, Ingrid Braun e Oliver Miller]
Dal 1944 fino al 1998, la vita e le vicissitudini di quattro migliori amici.
[Dal testo]
“A me sembra ieri quando eravamo noi quelli appena diplomati. Quelli che si promisero di non perdersi di vista, ricordate?”
Sorridendo allegra, Ingrid volse lo sguardo su Jane mentre il braccio di Oliver le cingeva la vita. L’amica annuì, una punta di malinconia nella voce tanto quanto nello sguardo limpido:
“Una vita e molte rughe fa.”
“E molti figli, nel vostro caso. Ancora mi chiedo come siete sopravvissuti a 5.”
“Quest’anno erano tutti ad Hogwarts, ci sembrava di sognare. Anche se ammetto che a volte c’era troppo silenzio.”
“Silenzio? A casa nostra non c’è mai silenzio, hai scordato l’effetto della tua voce, forse?”
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Grazie a Fede, Fabiana, Sesy e Bea, che dopo tutti questi anni ancora leggono e apprezzano ciò che scrivo. 
E grazie anche per loro, ovviamente.

 
 
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fhue
1944
 
 
Mi mancherete tantissimo… scriviamoci spesso.”
Jane allungò le braccia pallide ed esili verso Ingrid, che piegò le labbra in un candido sorriso prima di annuire e farsi abbracciare dall’amica:
“Ma certo.”
“Non solo scriverci, dobbiamo vederci tutti e quattro almeno una volta al mese. Intesi?”
Mentre la fidanzata era stretta dalla Tassorosso Oliver si rivolse a Dante. L’amico gli rivolse il più ampio dei suoi contagiosi sorrisi, assestandogli una poderosa quanto affettuosa pacca sulla spalla quando Oliver annuì ricambiando il sorriso:
“Intesi. Jane, non farti risucchiare dallo studio.”
“Ci penserò io a tenerla in riga, non temere. È in buone mani.”
Il braccio di Dante scivolò attorno alle spalle della fidanzata, sorridendo sornione mentre Jane, invece, parlava spalancando gli occhi celesti e con fare piuttosto apprensivo:
“Non scherzate, per diventare Medimaghi c’è da darsi da fare!”
“Lasciali perdere, ricordi che cosa facevano loro alle lezioni della Goblets? Giocavano, come due bambini.”
Le braccia strette al petto, Ingrid parlò scuotendo il capo e lanciando un’occhiata rassegnata ad Oliver, non potendo però trattenere un sorriso quando il ragazzo le si avvicinò per depositarle un bacio sulla tempia:
“Per fortuna c’eravate voi brave studentesse a soccorrerci per le nostre carenze. Ma ormai gli esami sono finiti, è storia vecchia.”
“Certo…” Sempre più divertita e rabbonita dalla stretta del fidanzato, la tedesca sorrise mentre Jane, il baule ai suoi piedi, volgeva lo sguardo su Dante:
“Forse è ora di andare, Dan.”
“Va bene, ma lascia che ti aiuti col baule… peserà due volte te, Piccola Jane. Ci vediamo presto ragazzi!”
 
“Stanno così bene insieme. Non trovi anche tu?”
“Perché, noi no? Anche noi siamo carini, Bella lo dice sempre!”
Una lieve risata si librò dalle labbra di Ingrid scorgendo l’espressione offesa del fidanzato, annuendo prima di prenderlo sottobraccio e dargli un bacio sulla guancia:
“Naturalmente. E noi sappiamo che Bella ha sempre ragione, giusto?”
“Giustissimo. Forse, è ora di trovare le nostre famiglie. La mia nuore dalla voglia di conoscerti, per inciso.”
“E mia sorella di vedere il famoso Oliver.”
Sentendosi definire “famoso” Oliver sfoderò un sorriso soddisfatto. La giovanissima coppia si allontanò nella direzione opposta presa da Dante e Jane, lasciandosi Hogwarts alle spalle ma certi di rivedere presto i loro amici.
 

 
*
 
1948
 
 
Quando aveva ricevuto l’invito al matrimonio di Dante Julius e Jane Prewett, Ingrid non aveva potuto far altro che sorridere. Insieme all’invito era arrivato anche un biglietto da parte di Oliver, che le chiedeva di “fargli l’onore di accompagnarlo al matrimonio”.
La strega non aveva nemmeno fatto in tempo a prendere il calamaio per rispondere alle lettere: il suo fidanzato era apparso nel salotto uscendo dal camino, anticipato da una viva fiammata verde smeraldo e scrollandosi la cenere dalle spalle.
“Oh, eccoti. Sei venuto a sentire la mia risposta?”
“Già. Sai, giusto per sapere se devo trovarmi un’altra bellissima ragazza… insomma, uno dei migliori amici dello sposo non può certo presentarsi senza una degna accompagnatrice.”
Mentre Oliver le si avvicinava, Ingrid sorrise e si alzò per abbracciarlo, dandogli dell’idiota con un debole mormorio prima di nascondere il viso nell’incavo del suo collo.
“Sono davvero felice per loro. Sarà bellissimo. Ci pensi? Sembra ieri che sono arrivata ad Hogwarts e quei due nemmeno stavano insieme… che faticaccia è stata.”
“Beh, parte del merito è nostro! Ok, buona parte del lavoro come sempre l’ha fatto Bella, ma non c’è da stupirsi di questo. Mi ricordo di quando arrivasti… ricordo di averti vista e aver pensato che fossi troppo bella per essere davvero una nuova studentessa.”
Quando Ingrid si allontanò dal fidanzato scorse il sorriso che gli illuminava il volto, e ricambiò mentre le loro mani si stringevano delicatamente. Ingrid faticava a ricordare quei primi giorni ad Hogwarts, così strani e difficili, lontano da casa e dalla sua vecchia scuola. Ma aveva incontrato persone meravigliose, prima tra tutte Oliver, che con la sua gentilezza aveva saputo metterla a proprio agio più di chiunque altro.
“Sei stato fantastico con me, fin da subito. Non so come avrei fatto senza di te.”
“E io senza di te e Jane a non farmi bocciare a Medimagia!”
“Stupido che sei… A proposito di Jane. Dobbiamo pensare ad un regalo per loro. E sì, naturalmente ci verrò con te, Olly.”
Oliver non rispose, limitandosi a sollevarle una mano per depositare un bacio sul dorso pallido, senza smettere di sorridere o di guardarla.
“Forse dovremmo parlarne anche noi. Sai… di quello che stanno per fare Jane e Dante.”
Era raro vedere Oliver in imbarazzo, ma quando lo vide arrossire e abbozzare un sorriso incerto Ingrid annuì, stringendo la presa sulle sue mani prima di convenire che avrebbero dovuto farlo, prima o poi.
 

 
*
 
1952
 
 
Dante Julius e Oliver Miller mai, agli albori della loro amicizia, avrebbero potuto immaginare ciò che il futuro avrebbe riservato loro. Di certo, mai avrebbero scommesso sul fatto che sarebbero diventati padri nello stesso anno, per di più entrambi di due maschietti.
“Dici che saranno amici come noi?”
“Beh, speriamo che sia così. E speriamo anche che seguano le nostre orme con le nostre Case.”
 
I piccoli James e Jonathan dormivano in due culle vicine. Le loro madri avevano faticato a lungo per farli addormentare e prima di andare a preparare il tè, i due uomini erano stati minacciati dalle mogli di dormire in giardino se solo avessero osato svegliare i bambini.
Chini sulle culle foderate, Oliver e Dante osservavano i loro figli – entrambi di pochi mesi – immaginando le loro malefatte e le loro avventure ad Hogwarts. Sapere che sarebbero andati a scuola nello stesso anno li aveva riempiti di gioia fin dal primo istante, quando Ingrid e Jane avevano scoperto di essere in dolce attesa nello stesso periodo.
“Che piccoli angioletti. Resteranno tali ancora per molto?”
“Un anno al massimo, poi se avranno preso da noi si riderà. Chissà se avranno anche loro la fortuna di trovare due sante come Jane e Ingrid… mia madre non fa che ripetermelo.”
Dante aggrottò leggermente le sopracciglia e si grattò la testa, chiedendosi perché sua madre non facesse che definire sua moglie “una povera Santa”.
“Che coincidenza, anche la mia! Forse allora un fondo di verità c’è.”

 
*
 
1955
 
“Dan, fai attenzione che Jamie non si faccia male!”
Seduta su una delle due coperte che avevano adagiato sul prato, Jane teneva gli occhi chiari fissi sul figlio di tre anni, che stava giocando insieme a Jonathan. Esattamente come i loro genitori avevano previsto ancor prima della loro venuta al mondo, i due bambini erano presto diventati inseparabili.
La strega teneva una delle sue figlie tra le braccia: Cecily si godeva le coccole, mentre Phoebe camminava barcollando leggermente sulla coperta sorridendo, le braccia tese verso Ingrid.
 
“Bravissima tesoro! Vieni dalla zia.”
Sorridendo, Ingrid allungò le braccia e afferrò la bambina di un anno non appena Phoebe fu abbastanza vicina, stampandole un sonoro bacio su una guancia mentre la bimba rideva. Lucy, invece, sonnecchiava tra le braccia di Oliver, che stava chiacchierando con Dante mentre i due un po’ tenevano d’occhio i figli maggiori, un po’ parlavano di Quidditch. Forse la seconda in misura maggiore.
 
“Ci pensi che ci siamo diplomati… 11 anni fa?”
Mentre impilava i piatti sporchi – e lanciava occhiate rassegnate a James e a Jonathan, che si stavano rotolando sul prato sporcandosi capelli e vestiti – Jane ricordò il suo ultimo viaggio sull’Espresso per Hogwarts, 11 anni prima.
Prima di sposarsi, prima che la guerra finisse, quando lei e Dante erano solo due adolescenti che avevano appena iniziato a capire che cosa provassero davvero l’una per l’altro. Prima di tutta la sofferenza che aveva preceduto l’arrivo tanto agognato di James. La sua vita era cambiata totalmente, ma allo stesso tempo Jane aveva l’impressione che quegli 11 anni fossero volati.

“Di già? Merlino… avresti detto che saremmo rimasti così amici, se non di più? E che avremmo avuto figli della stessa età, per giunta.”
“No. Ricordo di aver detto che avremmo dovuto tenerci in contatto, ed è stato così. Non sono stati anni facili, quelli… sono felice che sia finita. E che loro siano nati in un periodo più sereno.”
L’ex Tassorosso lanciò un’occhiata carica d’affetto alle gemelle, che era finalmente riuscita ad addormentare mentre Lucy, invece, sedeva sull’erba strappando fiori e fili d’erba per osservarli con viva curiosità. Stesa sulla coperta, Ingrid sorrise e allungò una mano per sfiorare la testa della figlia, accarezzandole i capelli mentre, poco distante, Oliver e Dante giocavano a palla con James e Jonathan.
“Speriamo che duri a lungo. Vorrei evitare loro tutto ciò che ho vissuto io con la mia famiglia.”


Jane annuì distrattamente, portandosi senza volerlo una mano sul bassoventre. Sapeva di aspettare un figlio da due settimane, ma aveva fatto giurare a Dante di non dire niente prima di un paio di mesi, a nessuno. Nemmeno ad Oliver. Dopo le esperienze che avevano avuto, non voleva rischiare di creare allarmismi per nulla.
Con un po’ di fortuna, a breve si sarebbe ritrovata con quattro figli. Poteva solo sperare di riuscire a garantire loro una vita il più serena possibile.
 

 
*
 
1970
 
 
“Sono così fiero dei nostri ragazzi! Mi viene quasi da piangere.”
“Ancora? Dai Dan, abbiamo promesso di non fare scenate.”
“Lo so, hai ragione, ci proverò. Non faccio promesse, ma ci proverò.”
Annuendo, Dante tirò su col naso e cercò di darsi un tono mentre Jane, che stringeva il suo braccio, ridacchiava. Oliver, in piedi accanto all’amico, scrutò l’orizzonte all’impaziente ricerca dell’Espresso per Hogwarts: quanto avrebbe dovuto aspettare, ancora, per vedere i suoi ragazzi?
Moriva dalla voglia di abbracciarli, soprattutto Jonathan, fresco di diploma.
“A me sembra ieri quando eravamo noi quelli appena diplomati. Quelli che si promisero di non perdersi di vista, ricordate?”
Sorridendo allegra, Ingrid volse lo sguardo su Jane mentre il braccio di Oliver le cingeva la vita. L’amica annuì, una punta di malinconia nella voce tanto quanto nello sguardo limpido:
“Una vita e molte rughe fa.”
“E molti figli, nel vostro caso. Ancora mi chiedo come siete sopravvissuti a 5.”
“Quest’anno erano tutti ad Hogwarts, ci sembrava di sognare. Anche se ammetto che a volte c’era troppo silenzio.”
Dante sorrise, felice di poter riavere a casa i figli per le vacanze. Sentiva sempre la loro mancanza, anche se spesso bastava qualche giorno sotto lo stesso tetto con tutti e 5 per rimpiangere l’anno scolastico ad Hogwarts.
“Silenzio? A casa nostra non c’è mai silenzio, hai scordato l’effetto della tua voce, forse?”
Jane parlò scuotendo la testa e lanciando un’affettuosa occhiata in tralice al marito, che si finse offeso mentre gli amici ridevano. Che la voce di Dante avesse un tono molto alto non era mai stato un segreto e le prese in giro al mago non erano mai mancate… ma avevano tutti finito col farci l’abitudine, in un modo o nell’altro.
Quando finalmente il treno arrivò a King’s Cross ci fu un turbinio di abbracci, saluti, emozioni e anche qualche lacrima prima di spostarsi tutti a casa Julius per pranzare insieme. Mentre si allontanavano dalla stazione James – che chiudeva il gruppo insieme all’amico d’infanzia – cinse le spalle di Jonathan con un braccio, sorridendogli e facendogli promettere solennemente di non perdersi mai di vista.
“Scherzi, vero? Probabilmente finiremo come i nostri padri.”
“E molto probabilmente hai ragione.”
 
*
 
Maggio 1998
 
 
“Hai più parlato con Jane?”
Ingrid esitò prima di posare la forchetta, scuotendo debolmente la testa prima di parlare in un sussurro, evitando di guardare il marito:
“No. Non so… non so che cosa dirle. Qualsiasi cosa mi sembra stupida, scontata e non necessaria.”
“È  normale sentirsi così. Che cosa dici a qualcuno… a qualcuno che ha perso un figlio?”
 
“Mi sembra… mi sembra ieri che Cecily imparava a camminare insieme a Lucy. Poteva anche essere nostra figlia, Oliver.”
Ingrid soffocò un singhiozzo, chiudendo gli occhi chiari e celandosi le labbra con una mano mentre cercava di trattenere le lacrime. Maghi e streghe festeggiavano da giorni in tutto il Paese, eccezion fatta per le famiglie delle vittime. A volte la strega aveva ancora l’impulso di abbracciare marito, figli e nipoti e scoppiare in lacrime, non credendo che tutti fossero usciti illesi dalla guerra. Ciò però non era valso per la famiglia dei suoi più vecchi amici… e un lutto a casa Julius era un lutto anche per i Miller.
“Lo so.”
Oliver allungò una mano per stringere quella della moglie, pallida ma non più dalla pelle giovane e liscia come un tempo. Avevano entrambi compiuto settant’anni, ormai.
“I figli non dovrebbero morire prima dei genitori. Non voglio nemmeno pensare a cosa stiano passando Jane e Dante. Non se lo meritavano.”
“Nessuno lo meritava.”
“Tantomeno loro. Sono le persone migliori che conosco.”
Oliver non avrebbe potuto dissentire nemmeno volendo e annuì, mormorando che lo sapeva prima di alzarsi e abbracciare la moglie. Per la prima volta dopo decenni di amicizia, nemmeno lui sapeva come rapportarsi con uno dei suoi migliori amici. Forse il tempo gli avrebbe dato le risposte che cercavano.
“Se la caveranno. Sono Dante e Jane. Possono superare qualsiasi cosa, insieme… ma forse questa volta devono farlo senza di noi.”

 
*
 
 
“Quando erano piccoli pensavo sempre a quanto fossi felice che la guerra fosse finita. Lo pensavo ogni mattina, quando aprivo gli occhi. Che stupida.”
Mentre innaffiava i fiori sulla lapide della figlia, Jane parlò in un sussurro che Dante accolse con un sospiro. L’ormai anziano mago allungò una mano per sfiorare la spalla esile della moglie, parlando in un cupo mormorio: se la perdita di Cecily lo aveva fatto a pezzi, la consapevolezza di non poter sanare la sofferenza della persona che più amava al mondo lo opprimeva ancora di più.
Poteva solo aggrapparsi al sollievo che aveva provato quando l’aveva vista illesa, e abbracciarla ogni volta in cui apriva gli occhi da quel fatidico 2 maggio.
“Lo pensavamo tutti. Lo pensavano anche i nostri genitori nei nostri confronti, Jane. E Cecily… Cecily se n’è andata troppo presto, ma era felice. Ha avuto una vita splendida, e una madre meravigliosa. Questo è ciò che conta.”
“Conta che aveva ancora più di metà della sua vita davanti a sé e che glie l’hanno strappata via, Dante.”
Jane si voltò verso di lui, gli occhi azzurri lucidi. Non lo chiamava mai Dante, fin da quando erano ragazzi, e il suo nome all’improvviso assunse una connotazione quasi spiacevole se pronunciato da sua moglie.
Il mago annuì e le fece cenno di alzarsi, stringendola tra le braccia e appoggiando il mento sulla sua testa come faceva sempre dagli ormai lontani tempi di Hogwarts.
“So che è ingiusto. E manca anche a me, tesoro… ma anche i ragazzi stanno soffrendo, James è distrutto per aver perso Jasmine… ha perso una figlia anche lui. Dobbiamo essere forti per la nostra famiglia, Piccola Jane. È quello che abbiamo sempre fatto. Insieme ne possiamo uscire. Dobbiamo goderci la nostra bellissima famiglia finchè ne abbiamo il tempo.”
Per un paio di minuti tra i due regnò il silenzio, mentre Jane teneva gli occhi chiari incollati alla tomba della figlia che mai avrebbe immaginato di perdere tanto in fretta. Se possibile, la consapevolezza che anche il suo adorato James stesse passando la stessa cosa la faceva soffrire ancora di più. Non sopportava vedere i suoi figli in quello stato.
La strega si mosse nella stretta del marito, sollevando la testa per poterlo guardare negli occhi e accennare un sorriso con le labbra sottili:
“Ricordi cosa mi dissi una volta, ad Hogwarts? Prima di metterci insieme. Io non ho avuto una famiglia numerosa e unita come la tua, lo sai bene… ne soffrivo, da piccola. Tu mi dissi che un giorno avrei avuto una famiglia così grande che non avrei nemmeno saputo dove metterla. Avevi ragione, ma non serve nemmeno che te lo dica. 5 figli, 20 nipoti… tutto per merito tuo. Grazie. Mi hai dato… e hai dato a lei.”
La strega accennò alla tomba della figlia senza staccare gli occhi da quelli del marito, guardandolo sorriderle di rimando.
“Una vita meravigliosa.”
“Io mantengo sempre le promesse… e ti prometto che pian piano il dolore si farà sentire sempre meno. Dobbiamo solo avere pazienza. E forse smettere di venire qui ogni giorno ti sarebbe d’aiuto.”
“Ok. Andiamo da James e Veronica? Voglio vedere come stanno.”
“D’accordo. Vieni, Piccola Jane.”
Sciolto l’abbraccio che li legava, Dante strinse delicatamente il braccio della moglie e insieme si allontanarono. Dopo qualche passo l’uomo si voltò e lanciò un’ultima occhiata alla lapide che portava il nome di Cecily, cercando di ignorare la dolorosa stretta che gli attanagliò lo stomaco.
 
 
 


 
La menzione a Bella era dovuta, anche se non ha fatto parte delle altre storie legate a Magisterium. Senza di lei credo che Jane e Dante ancora si guarderebbero da lontano, e diciamocelo, chi non ha amato follemente Bella Burton? 
 
   
 
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