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Autore: May Jeevas    05/07/2021    0 recensioni
"Arthur Kirkland, sei nei guai!"
Alfred avanzava a grandi falcate, diminuendo passo dopo passo la distanza con la casa dell’inglese.
Ogni anno per il quattro Luglio organizzava un awesome party per festeggiare la libertà e il coraggio. Ogni anno, tutte le nazioni partecipavano entusiaste. Alcune sotto minacce, ma dettagli.
Ogni anno, una nazione osava non presentarsi.
Inghilterra trovava sempre una patetica scusa per dargli pacco.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arthur Kirkland, sei nei guai!
Alfred avanzava a grandi falcate, diminuendo passo dopo passo la distanza con la casa dell’inglese.
Ogni anno per il quattro Luglio organizzava un awesome party per festeggiare la libertà e il coraggio. Ogni anno, tutte le nazioni partecipavano entusiaste. Alcune sotto minacce, ma dettagli.
Ogni anno, una nazione osava non presentarsi.
Inghilterra trovava sempre una patetica scusa per dargli pacco. Per questo, stanco di questa situazione, gli aveva fatto giurare che che non sarebbe mancato. Aveva perfino fatto un accordo con Francia: se Arthur avesse infranto la sua promessa, Bonnefoys sarebbe andato a vivere per un mese a casa di Inghilterra. Aveva sperato che questo incentivo sarebbe stato sufficiente, eppure si era ritrovato ad aspettare invano l’arrivo di quello che, nonostante tutto, considerava ancora come un fratello maggiore.
L’abitazione dell’inglese era a metà tra un cottage e un castello. L’americano lo trovava orrendo. Arrivato alla porta non si premurò nemmeno di bussare ed entrò come una furia, pronto a sfogare la sua frustrazione.
Kirkland non si scompose: era seduto sulla sua poltrona verde smeraldo posizionata davanti al fuoco scoppiettante nel camino, le gambe accavallate elegantemente con in mano un libro. Sollevò un sopracciglio, fissandolo.
“Beh?!” urlò Alfred, piazzandosi davanti a lui.
“Buona serata anche a te, Jones. A cosa devo il piacere di questa visita inaspettata?” disse, ritornando con lo sguardo alla sua lettura.
Alfred digrignò i denti, strappò dalle mani dell’inglese il libro e lo buttò per terra.
“Avevi promesso! Tutto potevo pensare di te, ma non che venissi meno alla tua parola!” latrò Jones, gli occhi azzurri che mandavano saette.
Kirkland sbuffò, quasi annoiato.
“Un patto è un patto. Dì pure alla rana di venire qui domani. Ma l’addetto alla cucina sarò io.” dichiarò pacatamente. Probabilmente si sarebbe anche alzato dalla poltrona, ma l’alta figura di Alfred troneggiava su di lui.
Il volto dell’americano si distorse in una smorfia orribile.
“Dimmi che scusa patetica hai trovato questa volta.” richiese, incrociando le braccia al petto. Kirkland sospirò.
“Nessuna scusa, Alfred. Semplicemente non avevo nessuna voglia di venire a festeggiare.”
L’autoproclamato eroe ridusse gli occhi a fessura. L’aveva ammesso. Aveva fatto un po’ più male del previsto sentirlo dichiarato ad alta voce, ma almeno dopo anni le carte erano finalmente sul tavolo.
“Mi dici perché?! Pensavo avessi capito quanto questa data fosse importante! Voglio condividere i festeggiamenti con tutti! Te compreso! So che a una festa da eroe preferisci i tuoi pub puzzolenti, ma ti chiedo solo una serata all’anno! Non muori se non ingurgiti la tua ale per un giorno!” sarebbe passato sotto le peggio torture prima di ammettere che quell’anno, esclusivamente per Arthur, l’aveva aggiunta alle bevande. Non meritava nemmeno di saperlo.
“Alfred, non vedo come posso renderlo più semplice di così: non sono in animo da festeggiamento, chiaro? Ora, se puoi andartene da casa mia, te ne sarei grato.”
Alfred non si diede per vinto, e rincarò la dose.
“No, Lord dei miei stivali, avevi promesso che avremmo festeggiato insieme, e rispetterai la tua promessa, o io farò davvero venire qui Francis per un anno intero!” dichiarò.
L’inglese lo guardò quasi con compassione, poi si alzò, spingendo via Alfred. Dal tavolino si versò una tazza di tea.
“Vuoi anche tu? Ho degli scones.” il tono pacato fece infuriare ancora di più l’americano.
“No che non voglio il tuo schifoso tea e i tuoi vomitevoli scones! Voglio sapere perché ogni santo anno non vieni a festeggiare insieme a tutti!”
La tazzina cadde sul pavimento, rovesciando la bevanda bollente intorno a sé. Con buona pace all’educazione britannica, Arthur lo stava fissando in cagnesco, i denti digrignati.
“Cosa ci sarebbe da festeggiare? Il giorno in cui ho perso mio fratello?” ruggì, posizionandosi di fronte a lui come una furia.
Alfred arretrò di un passo, gli occhi sgranati.
“Ma come fai a non capire?!” continuò l’inglese, alzando ancora di più la voce “per te questo giorno rappresenta l’indipendenza, la libertà! Certo, DA ME! E hai pure la faccia tosta, ogni anno, di invitarmi a festeggiare uno dei giorni più bui della mia storia! Sappi che per me questa data non sarà mai un giorno di festa, mai!”
Alfred Jones non si lasciò investire da quelle accuse.
“Non fare la vittima, Kirkland! Sai benissimo i motivi perché ho chiesto la mia indipendenza! E ti dono una notizia sconvolgente: non ho mai voluto liberarmi da te, solo dalle tue regole idiote! Se avessi avuto un po’ più di umiltà, forse, avresti capito che nonostante non dipendessi più da te, nonostante i nostri litigi, non ho mai voluto tagliare i ponti! Sei tu che li hai recisi, troppo prigioniero del tuo maledetto orgoglio! E se lo vuoi proprio sapere, ti invito ogni maledetto anno perché spero, illuso che sono, che tu voglia ricostruirli, quei maledetti ponti, che capissi che, a discapito di tutto, io ancora ti considero mio fratello!”
Aveva parlato troppo. Fu subito chiaro dall’espressione vacua di Kirkland. Alfred si morse la lingua, scocciato. Cercò di riprendere fiato. Le parole avevano cominciato ad uscire e non era riuscito a fermarsi. Girò il volto, stizzito. Odiava mostrare la sua fragilità.
“Bene. Direi che abbiamo concluso. Tranquillo, Arthur, l’anno prossimo ti lascerò in pace.” dichiarò, glaciale, avviandosi verso la porta rimasta spalancata.


Rimettere a posto casa dopo la festa non era certo tra i suoi compiti preferiti. Sopratutto quel giorno. In più, rischiava di perdersi i fuochi d’artificio se non si fosse dato una mossa. Le altre nazioni se n’erano andate mentre era a casa di Arthur, forse non trovandolo più avevano pensato che la festa fosse finita.
Maledetto Inghilterra, è riuscito a rovinarmi la giornata. Pensò irato mentre chiudeva l’ennesimo sacco della spazzatura.
Il campanello lo prese alla sprovvista. Andò ad aprire, aspettandosi di trovare uno degli invitati che aveva dimenticato qualcosa.
Invece, quando aprì la porta, si ritrovò davanti Arthur Kirkland, visibilmente a disagio e un po’ in imbarazzo.
“Quindi.” cominciò il britannico, interrompendosi subito.
“Quindi.” ripeté Alfred, non sapendo bene cosa aspettarsi da quella situazione.
“Ti sei sistemato bene.” tentò Inghilterra, facendo un gesto alla casa.
“Grazie. Di solito è molto più in ordine.” rispose l’americano, alludendo a tutti i piatti e bicchieri lasciati in giro.
“Faccio molta fatica a crederci.” lo provocò Arthur, con un sorriso molto tirato prima di entrare in casa.
“Che cosa vuoi, Kirkland?” chiese Alfred, stanco.
Inghilterra lo fissò con uno sguardo indecifrabile.
“Metto mattoni” annunciò, criptico.
America alzò un sopracciglio, non capendo. Arthur sbuffò.
“Qualcuno mi ha detto di ricostruire dei ponti. Quindi comincio dai mattoni.” sussurrò serio, mentre cominciava anche lui a sistemare i rimasugli della festa. Alfred lo seguì, un po’ scettico.
Misero a posto velocemente, in un clima di imbarazzo e un po’ teso.
“Cominciano i fuochi. Vuoi vederli con me? Di solito salgo sul tetto a guardarli.” tentò Alfred, quasi sperando che l’inglese rifiutasse.
Evidentemente Kirkland non era dello stesso avviso, visto che accettò annuendo e finendo di raccogliere le ultime cose.
Jones fece strada per le scale e aiutò Arthur a salire sul tetto, dove si sedettero relativamente comodi giusto in tempo per vedere un enorme fuoco d’artificio che dipinse il volto di Alfred nel cielo.
Inghilterra roteò gli occhi, un po’ esasperato.
“E poi sarei io il mitomane, giusto?” sussurrò nel vento. Ma America lo udì lo stesso.
“Hey, un eroe merita una festa appropriata!” rispose, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Kirkland sbuffò. Stava facendo veramente fatica a rimanere lì e cercare di non peggiorare la loro situazione. Forse era troppo tardi. Forse non potevano più ricostruire i ponti di cui aveva parlato Alfred.
“Grazie per essere venuto, Arthur. Lo apprezzo molto e so che ti è costato tanto.”
Inghilterra spostò lo sguardo verso Jones. L’americano lo stava fissando, forse per la prima volta serio. Sapeva che avrebbe dovuto rispondere qualcosa, ma sembrava aver dimenticato come parlare. La bocca riarsa, un dolore sordo nel petto, il ricordo di un’altra serata, del rumore della pioggia e di spari attanagliavano i suoi pensieri.
“Dicevo sul serio prima. Nonostante tutto, io ti considero ancora mio fratello.”
La voce di Alfred lo fece tornare al presente. Si costrinse a concentrarsi su quello che stava dicendo.
“Spero che anche tu, prima o poi, potrai ancora considerarmi tale. So che ci vorrà del tempo e che ti ho ferito, ma… insomma, hai capito.” Jones era palesemente in imbarazzo. L’inglese decise che era ora di smorzare la tensione crescente.
“Smettila con questi discorsi seri, non ti si addicono.” sbuffò ridendo.
“Hey, sappi che mi sta costando molto fare la parte della ragione! Non mi piace!”
Non aggiunse altro, ma a volte le parole erano superflue e contavano i fatti.
E che piacesse loro o no, il fatto era che si trovavano entrambi lì, a guardare i fuochi d’artificio a cercare di far crollare muri alti secoli di silenzio e rancore e di costruire timidi ponti, a cercare di capire se quel rapporto fraterno era ancora possibile da ritrovare.
E improvvisamente, Arthur seppe la risposta. Non sarebbe stato facile, ma alla fine erano entrambi pronti a un nuovo inizio.
“Buon quattro Luglio, Alfred.”

 

 

 

Angolino di May

Okay, questa è la prima fanfiction che scrivo su Hetalia. Non mi convince, l’ho scritta di getto ma volevo pubblicarla anche se in ritardo rispetto al 4 luglio perché… boh, perché era qui nel mio cervello e voleva uscire.
Spero non vi faccia troppo schifo! Spero davvero di non aver reso i Arthur e Alfred troppo OOC. 
Critiche, suggerimenti e pomodori marci sono ben accetti (vado solo a prendere un ombrello per ripararmi!)
Mata ne!
May

   
 
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