Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: Brume    05/07/2021    8 recensioni
Parto da qui: dal momento in cui un Andrè disperato è nella sua stanza e si appresta per andare da Oscar con due calici di vino dentro il quale ha versato del veleno. Il resto è una sorta di delirio, in tutti i sensi, dove finalmente fa capolino l'amore, quello folle, che ti fa perdere il senno...che sia un punto di partenza o la fine, lo lascio decidere a voi.
AGGIUNTA FANART
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Illustration7 “…siamo vissuti insieme, fin da bambini, senza mai separarci nemmeno per un momento…adesso…sarai disposta a morire insieme con me?...Vedrai, non ti farò soffrire, ti terrò stretta fra le mie braccia fino all’ ultimo istante…”
 
La stanza che Andrè occupava nella magione dei Jarjayes non era la stanza di un servo, no: sia per metratura che per collocazione, poteva forse dirsi un ambiente riservato a qualche ospite.Ampia, rischiarata da una finestra luminosa, essa conteneva un arredamento semplice composto da letto, un comodino, un tavolo sul quale di tanto in tanto la nonna poggiava dei fiori e un armadio ed era li, proprio davanti a due anti di legno scuro, che l’ uomo si trovava, pensieroso, osservando con attenzione una preziosa giacca dal taglio ricercato e fini ricami. Alla luce dei doppieri dispersi qui e la nell’ ambiente, egli allungava la mano, tastava la consistenza della giacca e di alcune camicie; di tanto in tanto si voltava verso il tavolo osservando il vassoio ed i due calici di cristallo, per poi tornare al punto di partenza.
Era deciso: quella sera, lui e Oscar avrebbero affrontato insieme un lungo viaggio che nel migliore dei casi li avrebbe portati al cospetto di Nostro Signore. Ci aveva pensato molto dopo le notizie inerenti la volontà, da parte di Jarjayes padre, di dare in sposa Oscar. Ci aveva pensato e…la morte , sicuramente, gli appariva la soluzione meno dolora.
 Per lui, per lo meno.
“Mio Dio, perdonami. Signore, mandami all’ Inferno e poi…accompagna in Paradiso colei che amo!” continuava a pensare e ripetersi come un mantra ormai da ora. Mio Dio, perdonami. Signore, mandami all’ Inferno e poi…accompagna in Paradiso colei che amo!” ripetè, anche in quel momento….il momento in cui, deciso ad agghindarsi di tutto punto, iniziò a lavare ogni centimetro  del suo corpo con una pezzuola impregnata di acqua profumata.                                                                                      
“Mio Dio, perdonami. Signore, mandami all’ Inferno e poi…accompagna in Paradiso colei che amo!”
mormorò, infine, quando la vestizione fu completata e si osservò nel piccolo specchio accanto all’ armadio, lo sguardo acceso ed ogni sua fibra in subbuglio.
Non indugiò oltre.
“Cerbero, tu che portasti nella viscida bava i semi  di questi fiori …tra poco giungerò al tuo cospetto” pensò, versando la polvere di aconite nel vino. Saebbero bastati pochi grani disciolti e nel giro di qualche ora loro non sarebbero stati più…
Mischiò quindi la miscela fatale, Andrè; nessuno  avrebbe potuto salvarli.
Respira, Andrè disse tra sé mentre posava i calici colmi di vino e veleno sul vassoio; respirò profondamente, Andrè, mentre sollevava e prendeva tra le mani il vassoio per poi avviarsi verso la porta: un rapido sguardo, un veloce addio a quella che per lunghi anni fu la sua casa…ed i suoi passi svelti e leggeri lo portaroni verso le stanze ai piani superiori, senza alcun segno di cedimento, finchè non raggiunse la porta che lo divideva da lei.
“…vieni, Andrè, è aperto”.
La voce di Oscar anticipò la sua richiesta e Andrè rimase con il pugno chiuso a mezz’aria.
“Mi attendevi?” chiese entrando, come se nulla fosse, posando il vassoio su uno dei molti tavolini presenti. Oscar, non  rispose: in piedi poco distante da lui, teneva le braccia conserte ed il capo chino.
Andrè notò che le guance erano rigate di lacrime.
“Che succede? Che ti prende? Oscar, parla, stai male?” le chiese, dunque.
Lei sollevo il capo mostrando un sorriso e, tra le braccia chiuse, un libro.
“…non ti crucciare. Sono solo…pensierosa…malinconica” rispose lei, puntando l’ uomo con occhi vividi e brillanti. Andrè annuì e chinò il capo a sua volta, quasi sospirando, quasi dimentico del reale motivo per cui si trovasse li.
“Ti ho portato del vino” disse, allora. La voce tradì la tensione, ma lui si mantenne indifferente.
“Grazie….” Rispose lei, posando finalmente il libro accanto al vassoio e prendendo il calice tra le mani “ come mai questo pensiero, Andrè? Di solito mi porti la cioccolata” chiese.
Andrè fece alcuni passi verso la donna. Intraprendente, prese la mano libera tra le sue e lei lo lasciò fare, come se fosse prassi.
“Che ti prende?” chiese, comunque, Oscar, il calice a mezz’ aria.
“Hai già detto le preghiere della sera?” le chiese allora Andrè. Oscar sgranò i grandi occhi blu, profondi. Senza staccarli da quelli dell’ amico, annuì; annuì e fece per dire qualcosa, ma si fermò e posò il calice, dopo di chè andò verso la finestra.
“Sei strano, Andrè…. a dire la verità… anche io lo sono. Ma che succede, stasera? La luna piena ci stravolge gli animi?” disse, scostando le pesanti tende scure. Andrè la raggiunse, insieme guardarono il cielo.
“…non mi sento strano, anzi…non sono mai stato così lucido” le rispose, avvicinandosi sempre di più. Le loro mani si congiunsero e lei, ancora, concesse questo gesto: le dita si strinsero, forti, quasi a fare male.
“A volte penso alla mia infanzia. Ci penso perché…perché sento, credo che morirò giovane….ed allora, come se fossi una vecchia, penso alla mia vita. Dì, Andrè, ricordi quando…quando eravamo giovani?” chiese. Il suo volto era ancora rivolto alla luna ed era bellissimo, diafano.
Andrè si staccò da lei, quasi le mani avessero preso a scottare; perché…perché Oscar parlava in quel modo? Aveva capito tutto o era semplicemente il caso? E se lei era effettivamente a conoscenza di ciò che stava per accadere, per quale motivo stava accettando il suo destino senza profferire verbo?
Oscar si girò di scatto.
Osservò Andrè davanti a quel vassoio prendere il calice di vino e tenerlo tra le mani; lei lo raggiunse e fece lo stesso. In silenzio si fissarono; solo allora lei notò la mise dell’ amico e lo trovò..bello, come mai era stato.
Avvampò.
Che razza di pensieri passavano per la sua testa?
Andrè guardò le gote arrossate.
“Oscar, io…” disse, senza portare a compimento la frase
“Non dire nulla, Andrè. Beviamo. Magari passerà un po' di questa malinconia” rispose lei di contro; sollevò il bicchiere quindi sorrise.
 
Andrè si sentì gelare.
Davvero voleva questo, per loro?
Oscar sollevò ancora un poco il bicchiere.
Davvero vuoi questo per voi? Davvero ti arrendi così? Si chiese, ancora, in attimi che sembravano infiniti, secondi che parevano ore…
“Oscar, NON BERE! “ le urlò d’ un tratto, quasi senza rendersene conto ed al contempo sollevando la mano, di fatto dando uno schiaffo alla mano della donna.
Oscar lo fissò incredula, le labbra si dischiusero ma nulla uscì dalla sua bocca mentre l’ atmosfera si faceva sempre più densa.
 
Andrè , davanti a lei, si chinò.
Si chinò e raccolse i frammenti di vetri quasi sovrappensiero procurandosi ferite anche profonde, unendo il tutto ad una risata quasi isterica. Oscar ne ebbe quasi paura, fece alcuni passi all’ indietro ed urtò la chaise longue sulla quale era solita stendersi per leggere.
Cadde.
Seduta sul marmo freddo della stanza, le mani tremanti, capì.
Capì quanto profondo fosse l’ amore che il suo fido compagno, attendente, amico provava per lei; capì fino a che punto era disposto ad arrivare pur di non soffire più.
Capì, ma nulla gli disse: forse nemmeno a lei sarebbe dispiaciuta una simile fine, tutto sommato.
“Oscar….perdonami” disse solo allora Andrè, le mani grondanti, posando sul vassoio gli ultimi cocci raccolti e andando verso la bacinella sempre colma di acqua fresca per lavare via tutto quel sangue dalle mani e per tentare di togliere di mezzo il veleno.
Lei…lei non disse nulla; lo osservò e attese non sapeva nemmeno lei cosa. Aveva la testa che scoppiava, mille domande facevano capolino; si portò le mani nei capelli, Oscar, e cadde in ginocchio.
“Andrè tu…tu…volevi…volevi “ provò a dire, ma quella parola che aveva a che fare con morte non riuscì a pronunciarla. Lui si voltò, la raggiunse, si inginocchiò.
“…perdonami, Oscar…ho vissuto per anni nella tua ombra e quando…quando ho saputo che…che saresti andata in sposa, ho perso la testa” disse. Ormai le lacrime scendevano dalle loro guance senza sosta; lei lo guardo e si avvicinò, poggiando la testa sulla camicia candida dell’ uomo.
“…Andrè…Andrè… volevi uccidermi, vero? E tu saresti morto con me…” disse
“Si” rispose, flebilmente, cercando di evitare di sfiorare la pelle della donna con le mani per paura che qualche residuo del potente veleno potesse intaccarla “ io..io forse morirò lo stesso, ma tu…vivi, vivi… e perdona questa mia pazzia”
Oscar chiuse gli occhi.
“Perché dovresti morire?” domandò “ non hai bevuto nemmeno un goccio….”
“Ho toccato il vino… il veleno è molto forte….” Rispose.
Oscar sollevò il capo ed un' altra risata isterica risuonò dentro quelle mura. Un tuono, allo stesso tempo, squarciò l’ aria e aprì la finestra che probabilmente non era stata richiusa a dovere lasciando entrare vento e acqua.
“No, non puoi dire così, Andrè…ora…ora mi stai facendo capire che…che mi lascerai sola? Stringimi, Andre, stringimi forte! La pazzia ormai mi sta prendendo, la mia mente è obnubilata , ora..ora ..tu…morirai?” urlò,alzandosi, mentre l’uomo la stava a guardare.
Dio, se questa è una punizione…ti prego, prendi subito le nostre anime, fallo ora pensò, sentendosi avvolgere da brividi e fiamme; poi si alzò, anch’esso, restando a fissarla.
“Perché mi guardi così, Andrè? Non ho forse ragione? “ gli domandò, con occhi spiritati e voce rauca.
“:..Non so, Oscar…forse…forse si” rispose lui. Le labbra si mossero appena.
La donna si avvicinò. Lo guardò, disperata, gli girò intorno; i capelli scarmigliati dal vento, il volto paonazzo poi…improvvisamente si fermò e prese le mani di Andrè, le mise sui suoi seni.
“Che stai facendo….Oscar…rispondimi: che stai facendo?” disse togliendo nell’ immediato quelle mani.
“…voglio fare l’ amore con te, Andrè Grandier” rispose semplicemente lei.
 
Fuori, gli elementi iniziarono a scatenarsi; i due, ora viso a viso, respiravano, ansimavano, cercando di tenere a bada la tempesta che, allo stesso modo, si era scatenata in quella stanza.
“…Oscar ti prego…io non voglio la tua pietà” rispose Andrè, quindi.
“La mia non pietà, Andrè…è desiderio… è l’amore che fino a poco fa se ne stava sopito, come polvere da sparo in una polveriera, attendendo la miccia e la deflagrazione” rispose , lei.
Un attimo.
Un respiro ancora, il desiderio crescente, timidi passi…
“no, Oscar, non posso. Non possiamo” rispose lui.
No, non ora, non così pensò; ma la bocca di lei fu più veloce del suo pensiero e qualsiasi titubanza, paura, ogni parvenza e assaggio di follia cadde davanti a quelle labbra di seta, all’ incedere sempre più pressante del desiderio. Presto, i loro abiti finirono dispersi per la stanza ed ogni parola, ogni timore, dimenticati; la finestra rimase aperta, la grandine arrivò a lambirli…ma nulla, nulla riuscì a distoglierli, dimentichi ormai di ogni cosa.
L’ uno nell’ altra, respirando all’ unisono, si persero in quella notte e la mattina, quando Nanny andò nella stanza, li ritrovò ancora abbracciati, vivi, inermi…e richiuse la porta delicatamente, affinchè non si svegliassero, facendo loro il regalo migliore che potessero ricevere: il tempo, la serenità, la consapevolezza di un amore.
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Brume