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Autore: Killas    11/07/2021    1 recensioni
SPOILER 15x18 - DESTIEL.
Dalla storia: "Le sue parole continuavano a rimbombargli nella testa, forti, aggressive, dolci, disperate, continuavano a martellare ogni angolo del suo cervello senza sosta, in un’eterna agonia. E lui non voleva più sentire, voleva dimenticare, voleva il silenzio, voleva morire. Di nuovo. Ma gliel’aveva promesso, gliel’aveva detto con gli occhi che avrebbe continuato a lottare, gliel’aveva detto in silenzio e Cas l’aveva capito, Cas sapeva già quello che lui non riusciva a dire a parole, Cas non aveva bisogno che lui glielo dicesse perché lui conosceva la sua anima, conosceva il suo cuore, conosceva il vero Dean Winchester."
Nota: da leggere ascoltando Before you go - Lewis Capaldi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Before you go – Lewis Capaldi
[..] Was never the right time, whenever you called
Went little, by little, by little until there was nothing at all
Our every moment, I start to replay
But all I can think about is seeing that look on your face [..]
 


Non farlo mai più.

Gliel’aveva intimato con rabbia, la voce rotta dalla paura e il cuore che, di nuovo, aveva quasi perso un battito. Quando l’aveva visto così umanamente fragile, così indifeso alla mercé di April, con quel coltello piantato fra le costole aveva sentito il suo mondo sgretolarsi. E poi era tornato, perché lui tornava sempre e, finalmente, Dean aveva potuto respirare di nuovo. Così gliel’aveva quasi urlato in faccia, con rabbia, con frustrazione, con disperazione. E Castiel gliel’aveva promesso, gliel’aveva promesso che non l’avrebbe fatto mai più, che non l’avrebbe mai più lasciato solo in quel mondo misero e crudele. Gliel’aveva promesso. E poi gliel’avevano portato via di nuovo. Ancora e ancora, in quel costante gioco a perdersi che era diventato la sua vita, e Dean era così stanco di perdere sempre, stanco di quella ruota che non smetteva mai di girare. Stanco di vedere la sua famiglia soffrire, stanco di perdere tutte le persone che amava, stanco di perdere Cas ancora e ancora e ancora. Ma Cas gliel’aveva promesso e lui credeva in Cas, lui, l’uomo di poca fede, credeva in quell’angelo, solo in quel maledetto idiota di angelo; Cas era stato la sua luce in quel tunnel buio che era la sua vita, era stato la sua guida, l’ancora a cui aggrapparsi quando l’oscurità aveva preso possesso del suo cuore, quando si era sentito perso e smarrito, ferito, torturato da quello stupido spettacolino che Dio aveva messo in scena per loro. Così Dean aveva avuto fede, ma non in Dio, non nel Paradiso, non in tutte quelle stronzate scritte sulla Bibbia; Dean aveva avuto fede nelle parole di sua madre, quando carezzandosi il pancione gli aveva sussurrato che “gli angeli vegliavano su di lui” e aveva avuta ragione, cazzo se aveva avuto ragione. Perché quell’angelo, quello stupido angelo, aveva vegliato su di lui sempre, persino quando l’Inferno l’aveva piegato. Poi era arrivato Castiel, Cas, e aveva strappato la sua anima da quel posto infernale per riportarla dalla sua famiglia e, poi, Cas era diventato la sua famiglia. La sua fede. E poi l’aveva perso, ancora e ancora, ma ogni volta lui era tornato e gliel’aveva promesso e… Perché non hai mantenuto la promessa? - gridava dentro di sé la voce della disperazione – Perché devo continuare a vederti morire?
Era così ingiusto, indegno, crudele e dannatamente sbagliato esser costretto a vederlo morire così tante volte, vedere quella luce meravigliosa abbandonare i suoi occhi, ancora e ancora, quegli occhi che per lui erano un faro nella notte. Gli occhi di Cas erano azzurri come il cielo, come il Paradiso che immaginava da bambino e, infondo, Cas era il suo Paradiso. Anche se non gliel’aveva mai detto, anche se l’aveva sempre negato, persino a sé stesso, ma ora... Ora mentire era inutile, perché Cas non c’era più. Il suo Paradiso era sparito, per sempre, inghiottito nel Vuoto. Ed era quello che sentiva Dean dentro di sé, accasciato sul pavimento del bunker, della loro casa, con la testa fra le mani, il cuore che piano piano cadeva in mille pezzi e il telefono che non smetteva di vibrare, e Dean voleva solo che smettesse, voleva che tutto finisse. Voleva smettere di sentire, smettere di respirare, smettere di piangere e urlare, urlare, urlare.. e c’erano così tante voci nella sua testa, così tanti ricordi, così tante emozioni che non riusciva più a sopportarlo e non riusciva più a pensare, non voleva pensare, non voleva ricordare. Il Vuoto, desiderava solo che il vuoto tornasse e prendesse anche lui, per sempre. Ma no, non poteva, non doveva, perché lui doveva vivere per Cas, per onorare il suo sacrifico, per onorare il suo amore. Eppure, desiderava solo morire. Di nuovo.

Era così che si era sentito quando Lucifero aveva ucciso Cas davanti ai suoi occhi, quando era crollato sulle ginocchia con cuore infranto, seduto accanto al cadavere freddo di Cas. E le sue ali, le sue magnifiche ali, impresse sulla sabbia. Aveva desiderato morire. E aveva desiderato uccidere qualsiasi cosa gli si fosse parata davanti, aveva desiderato uccidere quel ragazzino, aveva desiderato uccidere il Diavolo, aveva desiderato, solo per un momento, persino di uccidere Sam se solo avesse continuato a guardarlo, a parlargli di Cas, a chiedergli di farlo tornare. Ma Cas non poteva tornare, non quella volta, non con quelle ali infrante sulla sabbia, e Dean aveva desiderato di morire. Nei giorni a venire si era convinto che con una sana sbronza, forse diverse sane sbronze, avrebbero alleggerito quel peso che portava nel cuore, si era convinto che il suo metodo avrebbe funzionato ancora, perché con Bobby era andata così, e con Jo, con Ellen, con suo padre, con tutti quelli che avevano perso il suo metodo aveva funzionato e lui era tornato a vivere, a combattere, a credere che quel mondo potesse essere ancora salvato. Ma quella volta no, perché lui aveva perso la sua Fede e non credeva più in niente, nemmeno in quello che lui e suo fratello facevano da una vita. Non poteva salvare nessuno, non poteva aiutare nessuno, non poteva più credere che quel mondo valesse ancora la pena di essere salvato e nemmeno voleva crederci, perché quel mondo e quel Dio sadico e bastardo, gli avevano portato via la sua Fede. Così, semplicemente, aveva desiderato di morire, ma nemmeno quello gli era concesso; suo fratello non gliel’avrebbe mai permesso, Billie non gliel’avrebbe permesso, nessun maledetto mietitore sarebbe arrivato a prenderlo per portarlo all’Inferno. Quel mondo, quel misero mondo, gli aveva portato via anche quello. E allora aveva pregato, aveva invocato Chuck disperatamente, aveva urlato, aveva preso a pugni ogni muro, ogni porta, ogni cosa, ma nessuno gli aveva mai risposto. E la rabbia - Dio quanta rabbia aveva dentro - gli era esplosa nel petto, perché non gli era concesso nemmeno di morire; aveva preso quella rabbia e l’aveva riversata sul lavoro, sul fratello, su quel ragazzino impacciato e ingenuo che gli ricordava Cas e lui non riusciva nemmeno a guardarlo, perché ogni volta che il suo sguardo si posava su Jack il viso di Castiel si sovrapponeva al suo e Dean non poteva sopportarlo. E Jack, Jack voleva solo essere accettato e amato, voleva essere come lui e Dean non capiva. Perché? Perchè quel ragazzino mezzo angelo desiderava essere come lui? Non l’aveva mai capito allora, o forse, anche quella volta, aveva fatto finta di niente.  Ma ora non poteva più, ora capiva, ora tutto aveva senso.  Jack aveva sentito l’amore di Castiel per Dean, aveva sentito il rispetto che nutriva per lui, la devozione, la stima, l’affetto, l’amore per quell’essere umano rotto, spezzato, arrabbiato, burbero, dolce. Jack l’aveva sentito e si era sentito sicuro, perché Cas si sentiva al sicuro con Dean, e aveva cercato in tutti i modi di guadagnarsi anche lui quell’affetto, ma Dean era troppo arrabbiato, troppo disperato, persino troppo confuso da quel desiderio di morte. E poi Cas era tornato, perché lui tornava sempre, e Dean aveva imparato ad amare quel figlio, gli aveva fatto da padre come aveva fatto con Sam; l’aveva amato, protetto, qualche volta respinto e offeso e tradito perché è anche questo che fanno i genitori. I genitori non sono sempre perfetti, gli uomini non sono sempre perfetti e buoni e non sempre riescono a perdonare, ma quando era arrivato il momento della resa dei conti, quando Jack si era arreso di fronte a lui e agli sbagli che aveva commesso, Dean aveva smesso di odiarlo e l’aveva amato. Ancora. Perché era il loro ragazzo, suo, di Sam e di Cas e che si fottesse Chuck e la sua stupida storia, non gli avrebbe mai dato il suo finale. Non avrebbe ucciso quel loro figlio, non avrebbe mai fatto questo a Cas. O a Sam. Ma soprattutto a Cas.

E poi anche Jack era morto, ma loro avevano continuato a lottare, a resistere, a dire di no a quel finale di merda che Chuck aveva scelto per loro. E Rowena era morta per loro, Ketch era morto per loro, Kevin era ancora intrappolato in quel mondo di merda per loro e Dean era di nuovo arrabbiato e stupido. Stupido perché aveva riversato tutta la rabbia che covava per Chuck su Cas, l’aveva ferito di nuovo, l’aveva semplicemente lasciato andare perché quella era la via più semplice. Urlare, prendere a pugni qualsiasi cosa, sputare veleno su chiunque si trovasse di fronte, riversare tutta quella rabbia e quell’odio che covava dentro era più semplice che scendere a patti con i suoi sentimenti, era sempre stato così e per quanto ormai non fosse più un ragazzino era così che si sentiva. Un ragazzino stupido e incapace di dare voce ai suoi veri sentimenti. E così continuava a mentire, continuava ad odiare, perché è più facile odiare che amare. Aveva odiato Cas, lo aveva odiato profondamente perché infondo non riusciva ad accettare il fatto che lui, Dean Winchester, amava quell’idiota di angelo.

In Purgatorio, nel loro posto, ci aveva provato a dirglielo, aveva provato ad aprirgli il suo cuore, aveva pregato affinché Cas sentisse le parole che non riusciva a dirgli. In ginocchio su quel terreno putrito, col tempo che scorreva veloce e con i mostri di quel posto che non aspettavano altro che trovarseli sotto ai denti, lui aveva pregato. Di nuovo. Aveva chiesto scusa, lo aveva perdonato, lo aveva amato silenziosamente perché non poteva gridarglielo quel suo amore, anche se non avrebbe voluto far altro che gridare, e gridare, e gridare, e chiedergli di tornare da lui non perché erano una famiglia, non perché era il suo migliore amico, suo fratello, no. Avrebbe solo voluto gridargli di tornare da lui perché Dean non era niente senza Cas, perché quando lui non c’era Dean non poteva nemmeno respirare, perché non poteva perderlo di nuovo, perché quella volta, era sicuro, si sarebbe lasciato morire. Ma non gliel’aveva detto, non poteva farlo perché lui non era degno di Castiel, della sua purezza, del suo amore, del suo sacrificio. Ma ora Cas non c’era più, per l’ennesima volta aveva messo lui, quel piccolo misero umano, davanti a tutto e si era lasciato prendere dal Vuoto, lasciandolo solo, spaventato, distrutto. Lasciandolo solo in quel mondo di merda, assicurandosi che sapesse come lui lo vedeva, come l’aveva sempre visto, assicurandosi che sapesse che, nonostante tutto, nonostante lui, l’amava comunque. Le sue parole continuavano a rimbombargli nella testa, forti, aggressive, dolci, disperate, continuavano a martellare ogni angolo del suo cervello senza sosta, in un’eterna agonia. E lui non voleva più sentire, voleva dimenticare, voleva il silenzio, voleva morire. Di nuovo. Ma gliel’aveva promesso, gliel’aveva detto con gli occhi che avrebbe continuato a lottare, gliel’aveva detto in silenzio e Cas l’aveva capito, Cas sapeva già quello che lui non riusciva a dire a parole, Cas non aveva bisogno che lui glielo dicesse perché lui conosceva la sua anima, conosceva il suo cuore, conosceva il vero Dean Winchester. E allora era rimasto in silenzio, col suo nome sulle labbra, il cuore stretto in una morsa tenace, la gola secca e gli occhi pieni di lacrime, era rimasto lì in silenzio a guardarlo morire col sorriso sulle labbra, finalmente felice, finalmente egoista, finalmente in pace.
E il telefono continuava a squillare, ma Dean non rispose, desiderando solo che Sam smettesse di chiamarlo perché non poteva dirglielo, non poteva dirlo ad alta voce che Cas ormai non c’era più. Che Cas l’amava ed era morto per quello, per lui, per loro. Allora lasciò che il telefono squillasse per ore, con la testa fra le mani, le lacrime che scivolavano sul suo visto carezzandogli la barba ispida prima di finire sul pavimento, lasciando che il suo dolore infrangesse il silenzio di quella stanza.
Ti amo anche io, Cas.



[..] So, before you go
Was there something I could’ve said to make your heartbeat better?
If only I’d have known you were the storm to weather
So, before you go
Was there something I could’ve said to make it all stop hurting?
It kills me how your mind can make you feel so worthless
So, before you go
Will be better off by now?
If I let my walls come down
Maybe I guess we’ll never know.
You know, you know
Before you go [..].
  
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