Serie TV > Il paradiso delle signore
Ricorda la storia  |      
Autore: IroccoPerSempre    13/07/2021    0 recensioni
Rocco, Irene (incinta), Diego (il loro figlio), si riuniscono attorno all'albero di Natale insieme ad Armando, Agnese, Stefania, Pietro e Dora
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rocco si diresse dalla porta del magazzino fino all’albero, ancora per lo più spoglio, con il passo greve di un gendarme.
Dov’è quella pazza di mia moglie?” proferì con la faccia seria, a chiunque potesse rispondergli, facendo capolino con la testa e non vedendola nemmeno sulla parte anteriore del grande abete che si ergeva ogni anno al centro del Paradiso.
Che c’è?!” rispose Irene con la stessa veemenza di lui.
Seguendo la sua voce se la ritrovò finalmente davanti e gli partì un embolo.
Aveva avuto la brillante idea di salire sulla scala per appendere le palline dell’albero. Non solo, per il momento era anche sola in galleria!
“‘Che c’è?’” le rigirò la domanda “c’è che stai sulla scala, buongiorno!” esclamò in tono sarcastico.
Irene abbassò lo sguardo su sé stessa, come se stesse realizzando solo in quel momento che era al settimo mese di gravidanza del loro secondo figlio, poi abbassò le braccia…
Rocco, sono solo due scalini!” disse con voce esausta, più per le premure eccessive del marito che per gli ormoni che aveva in circolo.
Ehhhh, quella volta che mi sei caduta addosso erano tre, ora sono due ma hai il carico pesante, siamo là” disse con la fermezza di chi non vuol essere contraddetto “su forza, scendi, incosciente!” e le tese la mano.
Sul viso di Irene, ancora inamovibile dalla sua posizione, si delineò un sorriso insolente, a voler dire ‘io da qua non mi muovo solo perché lo dici tu’…. perché sì, perché la sua missione nella vita era rendergli la sua impossibile. Da sempre.
Rocco, perfettamente in grado di reggere il suo sguardo con la medesima energia, la minacciò: “Se non scendi subito, ti bacio…”, sapendo che odiava essere baciata quando lui era sudatissimo al ritorno dagli allenamenti.
Irene sgranò gli occhi impaurita: “Nooooo” e appoggiò immediatamente la sua mano su quella ancora a mezz’aria di Rocco per scendere finalmente dalla scala.
Ahh, lo vedi? Funziona sempre!” esclamò Rocco con voce trionfante e poi, non mantenendo la promessa, la attirò a sé ugualmente.
Gli venne spontaneo abbracciarla, per sfogare in qualche modo quel desiderio represso di farle sapere che, come dalle sue infallibili previsioni di alcuni mesi prima, era davvero bellissima quando era incinta. Si tratteneva, appunto, dal dirglielo solo per non alimentare la sua già infinita autostima, ma la realtà era che, con indosso quella divisa da capocommessa verde scuro adattata da Agnese appositamente per il suo pancione, il viso più luminoso e in salute – lui stesso non sapeva come descriverlo -, erano più le volte che Rocco si distraeva mentre lavoravano assieme che altro. La restante parte del tempo scampava il pericolo, ma solo perché non erano fisicamente nella stessa stanza.
Seguì un grido infastidito di Irene: “Ahhhhh! Vattene via!”, mentre nel frattempo cercava di allontanarlo: “Puzzi, e poi fai puzzare anche me…” disse lei sorridendo senza farsi vedere.
Quando Rocco si scostò per darle tregua, Irene: “Ho anche le spie qua, non è possibile” si lamentò, riferendosi al fatto che Agnese già l’aveva pregata di scendere dalla scala senza successo.
Eh, ma come minimo! Te l’ho detto già una volta che ti osservo anche se non ci sto” rispose con orgoglio. Sorrisero teneramente, entrambi memori delle parole di Rocco risalenti a pochi giorni prima del loro primo bacio.
Per la precisione, del secondo.
Tu piuttosto, invece di lamentarti che sto qui a fare il lavoro sporco di Tarzan sugli alberi” altro riferimento a quando Rocco veniva ancora impunemente preso in giro da Irene “vatti a cambiare subito, ché già hai scelto un pessimo momento per allenarti!” gli intimò Irene indicandogli la strada.
Eh ma a che serve essere diventato capomagazziniere, sennò?” disse battendosi un colpo in petto con fierezza “Come minimo faccio lavorare gli altri!”.
Irene si girò attorno, mostrandogli l’evidenza dei fatti: “Infatti si vede che affollamento c’è qui… stanno facendo a gara per mettere in piedi quest’albero!
Rocco si alterò lievemente: “Dove sta quel disgraziato?!” rendendosi improvvisamente conto che effettivamente Pietro, suo subordinato, mancava all’appello.
E dove sennò? Appresso a Stefania…” scrollò le spalle Irene “certamente servono quattro mani per portare una busta di panini per il pranzo, sai che fatica!” concluse ironicamente.
E i coniugi risero dell’amico disgraziato che ormai seguiva la sua fidanzata come un’ombra.
Vabbè va, mi vado a cambiare” disse Rocco tra uno sbadiglio e l’altro, mentre una mano scivolava istintivamente sul pancione della moglie, quasi come un saluto, un gesto automatico, “ma NON tornare sulla scala!” si riscosse alzando un dito verso di lei. E si incamminò verso il suo spogliatoio.
Va bene Signor Cipriani!” gli gridò di rimando Irene per irritarlo, perché se era vero che Rocco si era evoluto, quello di prendere anche solo scherzosamente il cognome della moglie gli sembrava comunque ancora un vero incubo.
Rocco si voltò all’istante guardandola di sottecchi: “Cretina…” disse schioccando le labbra nella tipica smorfia derisoria.
Guarda che ti mando le guardie del corpo…” e la sua minaccia si perse in un’eco prima di entrare in magazzino.
Irene non aveva dubbi in merito. Per esempio, già ne sentiva una in avvicinamento…
Diego papà!” cantilenò Rocco stancamente “Piano! Che è tutta sta fretta, un incendio in magazzino?”.
Irene abbassò lo sguardo ridendo sommessamente, mentre ascoltava in lontananza il marito perdere la sua proverbiale pazienza dinanzi all’entusiasmo del loro figlio.
Scusa papà” disse Diego tutto d’un fiato, non volendo perdere il suo tempo in chiacchiere inutili. Tipo delle scuse. Degno figlio di sua madre. “Guarda, l’abbiamo finita…!
Bravo a papà!” lo lodò Rocco. E Irene sentì lo schiocco di un bacio. “Vai a farla vedere alla mamma”. Diego non se lo fece ripetere due volte e iniziò a correre verso la galleria.
Diego!” lo riprese poi Rocco quando lui era già lontano “guarda dove metti i piedi!
E Diego riprese a correre come se non avesse mai sentito quelle parole.
Mamma, mamma, mamma!” arrivò Diego tutto trafelato e tese una manina, in punta di piedi, per attirare l’attenzione della madre - come se fosse difficile accorgersi di un uragano, pensò Irene - e le diede dei colpetti delicati sul pancione per invitarla a chinarsi.
Irene rise roteando gli occhi “Eh, oh, eh, che c’è? Respira!” e si chinò lievemente sulla figura minuta del figlio. Come aveva fatto poco prima col padre, Diego protese la sua opera anche verso la madre per mostrargliela.
Guarda che ho fatto in magazzino mamma!” esclamò Diego con gli occhi spalancati per la gioia.
Era una bicicletta di legno, dalle linee semplici, ma fatta bene. Ecco, troppo bene per essere fatta da un bambino di cinque anni e mezzo, pensò Irene.
L’hai fatta tu o l’ha fatta nonno Armando?” chiese Irene, strizzando gli occhi, sospettosa.
Il marito stando in magazzino conosceva i trascorsi, ma lei no e quindi Diego aveva pensato bene di cambiare la versione dei fatti per lei, sperando di ingannarla.
Diego fece degli occhioni colpevoli e abbassò lo sguardo: “L’ha fatta nonno Armando, e anche un po’ papà, e io ho aiutato”.
Si trattenne dal ridere perché suo figlio le stava venendo su un po’ presuntuoso, come lei – anche se Irene non si era mai presa i meriti degli altri, piuttosto esaltava i propri – e doveva ancora imparare a riconoscerli a voce alta.
Ecco, allora magari la prossima volta, inizia col dire quello, mmh?” disse Irene con insolita dolcezza “E comunque siete stati bravissimi. È molto bella!”. Diego annuì senza rispondere nulla, leggermente dispiaciuto.
… e fammi un sorriso, cos’è quel broncio?” disse Irene cercando i suoi occhi. Diego accennò a un sorriso mentre maneggiava la sua bicicletta.
Allora, la aiuti la mamma con le palline di Natale?” gli chiese infine.
Mamma, posso giocare un po’ con la bicicletta prima?” domandò lui timidamente, con una gran voglia di provare il “veicolo su strada”.
Irene inclinò la testa, stupita: “Va bene, ma mettiti lì” disse indicandogli un punto sotto a uno dei banconi delle veneri “così non intralci nessuno” e Diego si mise accovacciato a terra.
Senza alzare lo sguardo Irene diede voce ai suoi pensieri con un’Agnese che stava entrando in quel momento in galleria, come se stesse riprendendo una conversazione lasciata in sospeso poco prima: “…niente, speravo che questa passione per la bicicletta sarebbe arrivata un po’ più tardi e invece ora nemmeno più l’albero vuole fare per stare dietro a una” brontolò indicando Diego.
Proprio come suo padre, gli piace il Natale ma l’albero lo vuole vedere già bell’e fatto…” disse Agnese accogliendo bonariamente quella lamentazione, “ogni anno a pregarlo di fare albero e presepe”.
Sì, ma è l’una e non mi ha nemmeno detto ‘mamma ho fame’…” le confidò Irene a bassa voce.
Agnese sgranò gli occhi girandosi incredula verso il nipotino: “Effettivamente questo è un fatto grave” concordò, come se stesse confermando la diagnosi di una malattia.
Era risaputo che Diego non aveva ereditato da Rocco solo la passione per la bici.
Eh!” convenne Irene, che si riscosse sentendo l’ennesima mano non richiesta della giornata – quella di Agnese appunto – che le accarezzava la pancia. “Ce l’ha fatta Rocco a farti scendere da quella scala… Sia lodato nostro Signore!” osservò Agnese prendendola in giro.
Qualcun altro mi vuole toccare la pancia oggi? La lancio come nuova attività preferita” esclamò Irene ironicamente, ignorando volutamente quel commento - per evitare di ammettere che Rocco era da sempre l’unico che la ammorbidiva, come se non lo sapessero anche le pietre per strada.
Antipatica” commentò Agnese con una smorfia che la fece ridere, mentre sgranocchiava una nocciolina.
IO! IO! IO!” gridò Stefania rispondendo a quella domanda rimasta in sospeso, mentre tornava al Paradiso insieme a Pietro dalla caffetteria.
E si inginocchiò – ancora con la busta dei panini alla mano – per abbracciare il pancione di Irene. Pietro abbassò la testa ridendo sommessamente. Agnese sorrise insieme a lui, a braccia conserte, e commentò: “Ecco la coetanea di Diego, ve’
Irene alzò le braccia per la tanta foga, cercando di mascherare quanto la intenerivano i momenti in cui riceveva affetto: “Eccone un’altra… no ma accomodatevi” mentre Stefania si beava di quel contatto “e comunque ti si rovina il collant” nella speranza di farla reagire.
Giusto giusto giusto” e Stefania si rimise in piedi all’istante – concludendo la sua scenetta con un saluto militare alla propria capocommessa – e si voltò subito verso Agnese per darle un bacio di saluto.
Ciao eh” le disse Irene ridendo – mentre Stefania ormai faceva finta di ignorarla – rimarcando il fatto che aveva salutato il pancione sì, ma non la sua proprietaria.
Scherzi a parte, come ti senti?” disse Stefania accorata, seguita da Dora, appena entrata in galleria portando le bibite, che si avvicinò a loro come se fosse stata sempre parte di quella conversazione.
Irene sgranò gli occhi, sentendosi accerchiata “Ragazze, mi avete vista stamattina… e comunque bene, se non fosse che mio marito mi tratta come un’invalida di guerra…”
Dora e Stefania si misero a ridere roteando gli occhi per la drammaticità.
“…. Diego Armando Amato!” gridò Irene, distratta dalla conversazione con le ragazze dal figlio, che stava per far cadere Armando mentre portava dal magazzino una delle ultime scatole di palline. “Gli faccio fare un volo a quella bicicletta se rischi di far cadere qualcuno un’altra volta!”
Armando, ormai ufficialmente in pensione, frequentava ancora costantemente il Paradiso. Era praticamente impossibile per lui stare lontano da quella che era la sua seconda casa e la sua famiglia. Non era una novità che fosse da tempo una figura di riferimento per tutti, ma da compagno ormai dichiarato di Agnese e padre “putativo” di Rocco, si era praticamente andato ad aggiungere alla lista di nonni di Diego. Ed era forse il più importante visti gli scarsi rapporti di Irene e Rocco con i loro rispettivi padri. Ricordava spesso la commozione quando i futuri coniugi, allora ancora fidanzati, gli comunicarono che avrebbero chiamato il nascituro come lui.
Scusa mamma” sussurrò Diego mogio mogio.
Armando posò lo scatolone e grugnendo per lo sforzo lo prese in bracciò. “‘Scusa mamma’?Scusa mamma’?! AL NONNO devi chiedere scusa, non alla mamma” e lo fece ridere a crepapelle facendogli il solletico.
Ecco bravo, diglielo” disse Irene ridendo, mentre tornava al suo albero.
Che ha combinato stu terremoto stavolta?” chiese Rocco ad Armando una volta arrivato in galleria, già docciato e profumato, camicia beige e pantaloni neri, ma ancora senza camice da lavoro addosso.
Niente, colpa vostra che gli avete trasmesso la passione per la bic…” ironizzò Irene voltandosi verso Rocco, ma non riuscì a terminare la frase…
Irene, riprenditi! Ha solo fatto una doccia, non è in smoking, ripeteva a sé stessa.
“…la bicicletta” le sussurrò Rocco, una volta avvicinatosi a lei. Le chiuse la bocca per stuzzicarla, sottolineandole che si era accorto di essere stato LUI a provocarle quell’effetto.
Irene scostò il viso diventando tutta rossa e tornò ad appendere le palline.
Era comica da vedere perché per non tornare sulla scala si metteva in punta di piedi per raggiungere il primo punto ancora senza palline.
Dove devi andare tu, tappo di bottiglia?” disse ridendo teneramente di sua moglie “dammi qua, passami le palline che le metto io”.
Papà, ma mamma non è a forma di tappo” osservò Diego in maniera neutrale, come un dato di fatto, e tutti in galleria si guardarono ridendo all’unisono.
Oh bravo Diego, difendi la mamma!” rispose Irene mentre ancora rideva.
Ma ‘tappo’ è per dire che la mamma è bassa, Die’” spiegò Rocco ridendo a sua volta. “Mica che è veramente uguale a un tappo!
 
Diego, è un paragone, una similitudine, capito?” disse Dora, anche lei intenta a riempire l’albero.
Diego ci pensò un attimo e cercò di imitare “Mi-si…”. Agnese gli fece segno con le labbra suggerendogli la giusta scanditura. “Si-mi-li-tu-di-ne” disse finalmente dopo un attimo di esitazione.
Bravo!” lo lodarono tutti.
Ma allora pure io sono un tappo, papà, non arrivo neanche alla mamma…” chiese Diego, confuso.
Rocco abbassò la testa, sconfitto, e scoppiò a ridere.
Per ora sì, ma dopo cresci, Diego, capito? Come me, come il papà, come nonno Armando” intervenne Pietro in aiuto.
Rocco fece un gesto con la mano, come per dire ‘Ecco’.
A Diego sembrò sufficiente quella rassicurazione sul suo futuro tanto da poter tornare placidamente a occuparsi della sua bicicletta.
“… mentre per noi ormai non c’è più speranza” sospirò Stefania con la sua tipica aria melodrammatica, così facendo ridere le amiche.
Oh, ma qua non si mangia?” disse tentativamente Pietro.
Rocco gli diede un buffetto sulla nuca per “punirlo” di quell’atteggiamento di insubordinazione. “Guarda chistu, arriva tardi, se la prende comoda, appende manco ddu palline e mo già chiede di mangiare! A parte che non decidi tu” concluse Rocco con un gesto categorico della mano.
Pietro abbassò la testa, ritraendosi dalle angherie di Rocco e provò a giustificarsi senza successo: “Io sono andato a prendere il pranzo!” ma quella scusa ridicola faceva ridere prima di tutto sé stesso.
Certo, e poi Stefania dalla caffetteria al Paradiso poteva anche perdersi, non si sa mai!” lo prese in giro Dora. Seguirono dei gridolini di assenso e il rossore in volto di Stefania.
Niente, non sarebbero sfuggiti così facilmente a quegli interventi goliardici. Era la tortura che toccava in sorte a tutti i promessi sposi. 
Oh, e allora? Questo vecchio capomagazziniere non ha più diritto di decidere niente?” prese la parola Armando.
Esatto, decidono pure i vecchi qua, una volta tanto” decretò Agnese appoggiando la proposta inespressa del compagno “Tutti a pranzare, forza”, seguito dai ‘finalmente’, ‘si mangia, va’’ degli uomini.
Stefania passò a distribuire i panini a tutti e Irene ne prese uno per darlo al figlio; poi le fece cenno di passare oltre e l’amica le chiese prontamente: “E il panino per te?”.
Non mi va ora, voglio andare ancora un po’ avanti, almeno sbroglio le lucine” rispose Irene poco interessata al cibo, più preoccupata per il fatto che il Dottor Conti sarebbe tornato nel primo pomeriggio e avrebbe giustamente voluto vedere dei progressi sull’albero.
A quelle parole Rocco drizzò le orecchie, allarmato: “Che devi fare tu?” le chiese retoricamente come se stesse dicendo un’eresia.
Rocco, non succede niente a tuo figlio se mangio dopo, qua se non lavoro io… poi ci sono le commesse che VENGONO TARDI” rimarcò quelle parole proprio mentre Dora le passava davanti.
Dora non alzò nemmeno lo sguardo mentre apriva l’involucro del suo panino. D’altronde avrebbe azzeccato anche a occhi chiusi che Irene alludeva a lei.
Non facevano altro che importunarsi da sempre e se le loro vite nel frattempo erano completamente cambiate – anche Dora si era sposata e aveva un meraviglioso bambino di quasi un anno, che durante il giorno faceva la spola tra sua madre e sua suocera – alcune cose non cambiavano mai.
Eh sì, ma tanto le commesse che vengono tardi, siccome al momento non sono deformi come balenottere spiaggiate, riescono tranquillamente a recuperare il tempo perduto” disse Dora con voce ostentatamente serena, mentre masticava il suo boccone.
A quelle parole Irene prese d’istinto un cappello dallo stand vicino e glielo lanciò addosso.
Dora spalancò occhi e bocca in uno sguardo di somma indignazione quando il cappello la colpì, e insieme scoppiarono a ridere fragorosamente dopo essersi a lungo trattenute.
Agnese intervenne “Ecco, un’” pacca sul sedere a Irene. “E due” pacca sul sedere a Dora. “Due figli e mezzo tra tutte e due e non se ne salva una”.
‘Aja’ dissero le due massaggiandosi all’unisono, mentre non riuscivano comunque a smettere di ridere.
Rocco, ma che stavi pensando, dico io, quando ti sei sposato a questa?!”chiese Agnese, anche lei sul punto di scoppiare a ridere.
Rocco scrollò le spalle stando al gioco, ormai avvezzo a quelle scenette come uno spettatore con le noccioline al cinema, “Boh, mi sa che ero ubriaco” rispose tappando le orecchie al figlio, per evitare che facesse domande su certi termini che non era ancora il caso di spiegare.
Ohhh quante storie fate” cantilenò Irene riprendendo fiato, mentre si asciugava gli occhi bagnati per le tante risa, “Molto rumore per un cappello”.
E continuava a guardare in direzione di Dora, che nel frattempo lo aveva raccolto da terra: “…che è pure brutto come il debito!” aggiunse Dora, ancora in lacrime, rigirandoselo fra le mani con una smorfia.
Mai piaciuto quel cappello, concordo” annuì solennemente Stefania in un’osservazione che suonava prettamente tecnica.
Poi Rocco si avvicinò alla moglie. “… sì, piccio’, ma intanto tu tra cappelli, palline, lucine” scimmiottò scherzosamente quelle parole riferendosi alle battute di poco prima, “stai perdendo tempo e già potevi aver mangiato!” e la prese per le spalle per spingerla verso la scalinata che portava al piano superiore.
No Rocco dai c’è tanto da far..” e Rocco le coprì la bocca con la mano da dietro.
Irene divincolandosi: “Il Dottor Conti arriva tra poc…”.
Di nuovo Rocco la azzittì: “Shhhh, un panino si mangia in cinque minuti Ire’, non dire scemenze, forza” e la aiutò a sedersi sul terzo scalino così da non farla accovacciare troppo “visto che ti piacciono tanto le scale…” e Irene gli sorrise capendo a cosa si riferisse.
Poi le porse il panino per farla mangiare.
Irene lo prese e se lo guardò in lungo e in largo senza aprirlo, con un’espressione sconsolata: “È che davvero mi sento come una balena…
Rocco la guardò teneramente. Come sempre davanti agli altri incassava il colpo e stava allo scherzo ma, quando non la vedeva nessuno a parte lui, era evidente come determinati commenti la mettessero in crisi. Poi ovviamente finiva sempre per riderci; d’altronde non avrebbe avuto il diritto di fare a Dora una colpa di quelle parole, visto che il passatempo preferito di lei e sua moglie da quasi dieci anni era quello di distruggersi verbalmente senza pietà.  
Ire’, è normale, stai al settimo mese, ma vedi che sei tutta pancia, sei” le disse alzandole il braccio.
Eh hai detto niente, proprio per quello mi sento così!” ridacchiò Irene con una smorfia.
Sì ma dopo tu lo so come fai, ti preoccupi che non riprendi la forma di prima, va’, e invece no, perché per il resto non sei ingrassata” spiegò lui gesticolando, con una sicurezza quasi scientifica.
Irene scoppiò a ridere. “Pure esperto di partorienti mi sei diventato”.
Rocco annuì, tutto orgoglioso, e le prese il mento con la mano: “Talìa, quantu si bedda” e la lasciò prima di addentare il proprio panino. “Forz, mangia che dobbiamo fare l’albero”.
Ogni tanto la intenerivano anche, le sue attenzioni. Ogni tanto. Diciamo pure che le scioglievano il cuore sempre, ma il suo ruolo era quello di lamentarsene per la maggior parte del tempo.
Quello era uno di quei momenti in cui sentiva il bisogno di fargli sapere che gliene era grat…
Mamma, papà!” fu il grido che interruppe l’idillio.
Diego alzò la mano più che poteva per mostrare il proprio trofeo. “Che cos’è?!” disse Irene facendo un balzo all’indietro per non venire accecata da un Bacio Perugina – solo dopo lo mise a fuoco – a due millimetri dal suo occhio.
Diego, ti devi da na calmata però tu, papà!” disse Rocco stancamente.
Chi te l’ha dato questo?” chiese Irene.
Gli zii!!!” rispose Diego puntando il dito in direzione di Stefania e Pietro.
Irene incontrò lo sguardo di Stefania dall’altra parte della stanza e scosse la testa con disappunto davanti a tanta perseverante incoscienza. Sembrava che i membri della famiglia del Paradiso facessero a gara per accaparrarsi il titolo di rifornitori ufficiali di cioccolata per Diego.
Stefania allargò le braccia come per dire ‘dacci un taglio’, prima di alzare il mignolo a voler indicare che Diego era magro come uno spino e poteva tranquillamente permettersi certi sgarri. Non aveva assolutamente ripreso da quel pozzo senza fondo del padre in questo. No. Affatto.
Senza che Diego la vedesse, Irene le fece una linguaccia, ricambiata all’istante da Stefania.
Rocco stava già aprendo l’involucro del Bacio a Diego mentre gli chiedeva “Hai detto grazie agli zii?”. Diego annuì energicamente.
Rocco attese che Diego finisse il suo Bacio e si asciugasse le manine imbrattate e poi gli disse: “Guarda qua, a papà” e gli mostrò il pugno chiuso “ti faccio un regalo, apri la manina!”. E Diego si illuminò, trepidante.
Ecco qua…” e gli fece cadere l’involucro del cioccolatino tutto accartocciato nella manina.
Ma papààà!” disse Diego deluso e Rocco e Irene si misero a ridere.
Poi Diego passò l’involucro alla mamma. Oh, tesoro, come si sbagliava.
Io non ci faccio proprio nulla con questo. Vallo a buttare, su” disse Irene ridacchiando. Diego si avviò tentativamente verso il secchio e poi si voltò incerto. “Là vicino, dietro al bancone”.
Irene e Rocco lo seguirono con lo sguardo fino alla fine - finché non si rimise buono a giocare per terra con la sua bicicletta.
Irene continuò a sorridere anche quando distolse gli occhi da suo figlio; Rocco era lì, affianco a lei, ma non poteva vedere dove si posò lo sguardo di sua moglie da quella angolazione.
Irene si era semplicemente soffermata a guardare tutte quelle persone che aveva in quel momento davanti a sé, che riempivano in maniera più o meno importante la sua vita.
Le vedeva vociare animatamente attorno a quell’abete, fra un boccone e l’altro, e pensò che quello fosse il “rumore” più piacevole, domestico di sempre. Anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Le sue amiche, che sapeva felici e più o meno realizzate, anche se Stefania non era ancora diventata una giornalista delle rubriche di moda e cronaca rosa – ma per compensare l’“insoddisfazione” pensava bene di ammorbare le proprie colleghe con quei contenuti importantissimi – e Dora non era ancora riuscita nella sua impresa epica di trovare l’elisir per mantenere la silhouette pur rimpinzandosi di cibo;
la famiglia “milanese” di suo marito, il signor Armando che l’aveva sempre sostenuta e Agnese che aveva imparato ad amarla con un affetto quasi materno solo dopo aver visto i suoi sforzi nel convincere Rocco ad accettare Armando come compagno, quella sorprendente generosità di Irene che Agnese si era resa conto di non meritare;
e poi, se i suoi occhi tornavano su suo figlio e, di riflesso, si soffermava a pensare anche a suo marito… be’, le veniva un’improvvisa stretta al cuore, accompagnata da una paura inspiegabile che tutto potesse scivolarle dalle mani.
Chiuse gli occhi per allontanare quei pensieri mentre si portava istintivamente una mano al pancione.
Si ricompose all’istante per timore di alimentare la già eccessiva apprensione di Rocco.
Te l’ho mai detto cos’ho pensato quella volta che mi hai raccolto dalla scala?” chiese Irene casualmente, rivolgendo la parola, ma non ancora lo sguardo, a suo marito.
Sì, che ti sei innamorata in quel momento” rispose Rocco, mentre il viso gli si illuminava al ricordo di quella confessione avvenuta diversi anni prima.
Sì, ma non solo…” disse Irene con lo sguardo sul suo panino.
Rocco corrugò la fronte.
Irene lo guardò per un istante. “Niente, che in quel momento, senza volerlo, ho visto te seduto a un tavolo mentre tenevi sulle tue gambe nostro figlio e gli insegnavi ad aggiustare una radio, e io vi guardavo mentre allattavo seduta su una sedia a dondolo poco distante” disse Irene tutto d’un fiato, per evitare che nel frattempo le mancasse il coraggio di concludere.
Poi si schiarì la gola e continuò a mangiare il suo panino come se nulla fosse, come se gli avesse appena recitato la lista della spesa.
Silenzio.
Poi con la coda dell’occhio percepì Rocco sporgersi per guardare il suo volto. “Che hai visto tu scusa…?
Eh.” Fu la risposta eloquente di Irene.
Rocco pensò che se già la prima dichiarazione di Irene lo aveva sconvolto a suo tempo, questa gli aveva appena tolto diversi anni di vita. Ricordò che quella fatidica caduta dalla scala aveva praticamente segnato l’inizio della loro amicizia, l’inizio di una relazione profonda, brutalmente sincera a tratti, in cui l’unico interesse di Irene – a parte gli episodi di gelosia graffiante che tra l’altro si affrettava a smentire subito –  era che Rocco scegliesse il meglio per sé stesso, pur non contando sul fatto che quel meglio potesse coincidere con lei.
Ora, come quell’atteggiamento disinteressato avesse potuto coesistere così a lungo con quelle immagini che gli aveva appena raccontato era un qualcosa che usciva totalmente fuori dalla sua comprensione.
L’unico pensiero che riuscì a formulare era che non aveva mai visto nessuno amare in maniera così pura e che… Dio, se era fortunato che quel qualcuno fosse proprio sua moglie.
Ma siamo sposati da quasi sei anni e me lo dici solo ora?” chiese Rocco confuso, commosso, inebetito.
Perché?” insisté lui con dolcezza.
Irene si voltò. “Perché… perché adesso forse si sta avverando” e finalmente gli sorrise.
Rocco non riuscì a rispondere nulla. La realtà era che qualsiasi risposta avrebbe banalizzato quel groviglio di emozioni che aveva dentro.
Protese il viso verso di lei. Il minimo che desiderava in quel momento – per meglio dire, l’unica cosa di cui doveva accontentarsi in pubblico – era un bacio…
… ma sua moglie era restia a concedersi anche quello.
Le si infiammarono le guance e si scostò delicatamente. “Che fai, ci sono gli altri” gli sussurrò, con quel suo sorriso ancora stampato sulle labbra.
Rocco la assecondò e inaspettatamente abbassò la testa per addentare il panino di lei.
Ma che vai a pensare…” disse lui “… avevo ancora fame” e si mise a masticare fingendosi impassibile. Quella conversazione era solo posticipata, si ripromise Rocco.
Irene rise sommessamente davanti a quel gesto inaspettato, poi appoggiò la testa sulla spalla di lui riflettendo.
Comunque, nostra figlia avrà il secondo nome di tua madre” affermò Irene in modo neutrale, notificandogli quella che suonava come una decisione solo sua.
Rocco scostò leggermente la testa per guardarla di traverso e sogghignò. Sua moglie gli faceva paura.
Buono a sapersi, va’” rispose Rocco ironizzando sul tono della moglie.
Irene si mise a ridere “Daiiii, secondo me suona bene. Diana. Bice. Amato.” recitò solennemente scandendo quei nomi con una mano a mezz’aria.
Anche se bisogna prima vedere se è femmina”, concluse lei con aria pensosa.
Rocco aggrottò la fronte e la guardò come se proprio ora si stesse perdendo in un bicchier d’acqua. “Chiatti’, se sette anni fa già avevi visto che c’avevamo due picciriddi, mo non c’ho proprio dubbi che esce femmina”.
Giusto” arricciò la bocca convenendo a quello che andava ad aggiungersi al già lunghissimo elenco di pregi che aveva. “Bene, allora è deciso” concluse Irene con disinvoltura.
Deciso, generale” esclamò balzando in piedi e scimmiottando un saluto militare.
Irene roteò gli occhi divertita. La aiutò ad alzarsi dalle scale poi disse: “Forza, a fare sto albero su…” e si allontanò già schivando preventivamente un manrovescio “non si sa mai che stavolta nelle tue immagini vedi pure il terzo figlio…”
Rocco, ti ammazzo!!”……
 

Nota 1: Rocco usa spesso la locuzione "Diego papà", per chi non lo sapesse è un modo tenero di noi meridionali per chiamare i propri figli. Grazie @InvisibleWoman per avermi confermato che si usa anche in Sicilia.
Nota 2: La confessione di Irene è ispirata a un racconto biografico della mia famiglia.
Nota 3: Quando si parla della prima dichiarazione di Irene, mi riferisco a quanto narrato nella mia fic intitolata "Dove tutto ebbe inizio".
Nota 4: Il termine, qui abbreviato in Chiatti' (chiattidda, usato a mo' di vezzeggiativo per Irene) è stato spiegato nella mia fic intitolata "Didì" e mi è stato insegnato da @InvisibleWoman
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il paradiso delle signore / Vai alla pagina dell'autore: IroccoPerSempre