Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |      
Autore: StagTree    14/07/2021    2 recensioni
Che gusto ha la tua pelle quando soffri?
questa storia partecipa a “ad una parola da te – challenge” indetta dal gruppo facebook “il giardino di efp” con il prompt “mi ha spaccato il naso!”
( hardenshipping | pre-oras )
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ivan, Max (Team Magma)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

breve sciocchezza che ho scritto in un paio di giorni mentre lavoravo ad un’altra cosa (che dovrei poter pubblicare prossimamente … se tutto va bene). facciamo anche finta che sia “hai” e non “ha” nel prompt thanksss;) archie = ivan e maxie = max

 

__________

 

 

 

 

Ci vuole poco, uno schiocco di mani, morsi morbidi, incompleti, di dita che stringono con una forza gentile e misurata – no, non così, lasciami il livido, strizzami la pelle come un panno bagnato – e morsi più lenti, deliberati e crudeli, di sguardi che pungono come un’orda di vespe; ci vuole poco, il sapore del sudore sulla lingua, febbre grassa – contagiosa; il brivido freddo che gli percorre la schiena come una putrida biscia – e poi i disegni di bolle scarlatte intrecciati nel tessuto ruvido di un tappeto, graffi di sangue sulla maglia bianca, sulla pelle del viso, del collo – te lo passo a pulire, ti ci passo le labbra, assaggio la tua libido. Ci vuole poco, una parola di troppo, un contatto nudo, versi spezzati dalla costanza d’essere le ennesime fiamme litiganti e appassionate che bruciano costantemente, due rocce che si sgretolano strofinandosi a vicenda; ci vuole poco – avvicinati, ci vuole poco – due pezzi di selce che creano l’incendio che li consuma fino a morire. Polvere, fumo – un insulto dietro l’altro, fame di ingrata vittoria. Archie si piega e si tocca il viso con la mano libera: è un naso rotto.

L’evento per Archie non è esattamente nuovo, ma Maxie non ha mai assistito di persona, è esaltante, eccitante, l’odore del sangue che entra in lui e danza verso sud, che si lascia dietro un cumulo di nervi, la pelle d’oca. Ha ancora il pugno teso, Archie ancora glielo tiene fermo, Maxie ancora, ancora – ancora, ancora – trema, trema, e si chiede se siano questi i sintomi di un’ossessione; ha le nocche rosse e fanno male – male, fammi male – e le dita che pulsano dall’urto, gli ha dato un pugno – dice, “Ti ho dato un pugno,” neutrale, e non esiste ragione per cui lo dovrebbe voler fare di nuovo ma a quello pensa, quello vuole, volere, dolore, dolore; che gusto ha la tua pelle quando soffri?

Archie semplicemente risponde – si chiude in un mormorio incredulo ed incapace e risponde, “Mi hai spaccato il naso,” con la voce carica di qualcuno che potrebbe frantumare il mondo con un mignolo ma che si trattiene – per benevolenza e generosità di cuore, Archie si trattiene, perché ci vuole poco per frantumarlo, il suo mondo, le ossa sottili, la pioggia di lentiggini che percorrono un’esilità sottopeso e troppo alta, piegata su se stessa; ci vuole poco, ci vuole il giusto – il giusto peso, punizione, la giusta presa per buttarlo a terra e insegnargli dove cazzo sta – e allora fallo, buttami per terra, spezzami la schiena, stringimi le dita al collo e lascia che il sangue dal tuo naso coli sul mio viso; avvicinati, ci vuole poco, respira la mia stessa aria, partecipiamo alla stessa frizione, ci vuole poco, l’istinto umano e ingenito di vendetta, occhio per occhio – ma non lo fa, Archie, e Maxie aspetta, trema d’adrenalina, aspetta che la frustrazione lo arricchisca di odio, e che l’odio imploda, e si traduca in gemiti e spinte. Rende suo il significato torpido di impotenza, sente i polmoni reagire rapidi alla frenesia di un’immagine e fantasia disperata e irraggiungibile – rigido e in posa, gli occhi sgranati, attenti, traducono le forme sfocate di Archie che lo spinge contro il muro nel buio di una notte senza sonno, l’impatto che gli toglie il respiro – fallo con la bocca, stupido – un grugnito di spavento.

Un pugno stretto al collo della maglietta e minacce dette sotto voce – “Stai attento a quello che fai,” dice – una manciata di sconcerie invalide e riluttanti, un breve giudizio nel silenzio, e infine, un sorriso di commiserata solitudine e cupidigia: ci vuole poco per riscattarsi al mondo, e dare dimostrazione di un affetto viscerale e opprimente – ci vuole poco per elevarsi da terra con un fremito, mentire al proprio riflesso, pronunciare parole senza voce – spezzare un’intesa marrana e indecifrabile, indistruttibile – indelebile – ci ho provato in ogni modo, in ogni modo, è colpa tua, tua – l’intensità ingenua di un sorriso, la vicinanza assoluta di due spalle che si sfiorano, occhi volutamente distanti, labbra strette, la lingua che schiocca nel silenzio – riempi la bocca di saliva, Archie, Archie, mia misera disfatta infelice; non toccare coi denti, morbido, lascivo, muovi la lingua, tieni su la testa; guarda in alto, guardami dall’alto, guardami ridere di te – guardami, odiami con le fibre intense del tuo corpo, ammira il mio sacrificio, la mia sconfitta – guardami a pezzi, Archie, disfami e componimi, colorami – odiami, Archie, quel briciolo che mi manca per scomparire. Guardami ridere.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: StagTree