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Autore: Octave    30/07/2021    11 recensioni
- “Allora André, andiamo a bere una cosa stasera, in quella taverna che dicevate?” chiese il Conte quando Oscar si fu allontanata. -
Questa storia approfondisce e sviluppa un momento dell’anime, cui si è già accennato nel racconto “Il cane normanno ( e i suoi segreti)”.
Perché a volte è impossibile resistere alla tentazione di fantasticare, di guardare da una prospettiva diversa fatti e situazioni che conosciamo ed amiamo, di giocare un po’ con questi personaggi, che hanno sempre qualcos’altro da dire. Anche quando si scherza.
E’ un racconto per chi ama la metaletteratura e ritiene, come me, che l’ironia possa essere una chiave di lettura per esorcizzare certi fantasmi.
Genere: Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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COME ANDO’ CHE ANDRE’ PASSO’ LA SERATA CON HANS AXEL E OSCAR INDOSSO’ L’ALTA UNIFORME (SE DOBBIAMO PRESTAR FEDE AL CANE NORMANNO)

 

Immaginare i retroscena dell’episodio 20 sarebbe stato difficile per chiunque non fosse dotato del mio fiuto da segugio.

Eravamo tutti un po’ nervosi in quei giorni. Dezaki aveva puntato tutto su Fersen. Gli aveva pagato un corso estivo di tecniche di memorizzazione e ogni volta che lo incrociava sul set gli strizzava l’occhio e gli chiedeva: “Stai mangiando il salmone come ti ho detto, eh Hans? Il fosforo fa miracoli!”

Fersen era arrivato a Palazzo Jarjayes davvero abbattuto, quel giorno, Non sembrava nemmeno lui, come aveva osservato André, che non poteva immaginare la reale motivazione di quella prostrazione e la attribuì al senso di colpa del Conte per la sua relazione segreta con Maria Antonietta.

Si presentava a tutte le ore del giorno, senza invito e spesso senza preavviso, e bisognava accoglierlo ed ascoltarlo, oltre che nutrirlo.

Era diventato difficile anche avere un attimo di privacy, a Palazzo Jarjayes, tanto che Oscar quel giorno – il Conte si fermava, tanto per cambiare, a desinare con loro - aveva rivolto ad André uno sguardo ammiccante, mentre gli diceva: “Vado a dare disposizioni in cucina, vorresti accompagnarmi? A tua nonna farebbe tanto piacere vederti…” ma mentre André apriva la bocca per aderire, con slancio, alla proposta, il Conte aveva esclamato: “No no Madamigella Oscar, per favore, lasciatelo qui con me…. gli devo dare dei consigli sul suo stile, che lascia un po’ a desiderare”

“Se ci tenete… “aveva risposto Oscar con una nota di delusione nella voce, mentre André con l’aria di un condannato al patibolo farfugliava: “Ma certo, volentieri… e aggiungeva rivolto ad Oscar e ammiccando a sua volta: “La nonna la saluterò più tardi…”

“Allora André,  andiamo a bere una cosa stasera, in quella taverna che dicevate?” chiese il Conte quando Oscar si fu allontanata

“Ma possiamo stare anche qui a casa, tranquilli, lontano da occhi indiscreti, no? propose lui speranzoso

“Io… ecco… vi devo parlare di una cosa delicata… noi due da soli, senza Madamigella Oscar…” disse allora il Conte rivelando così che non dello stile di André, più o meno adeguato, intendeva parlare

“Sì, ma come facciamo a….” cominciò André che vedeva nuvole nere all’orizzonte

“André si tratta di una questione… ehm… tra uomini” disse il Conte abbassando la voce

“Scusate” chiese André schiarendosi la voce, per essere sicuro di avere capito bene “Voi state dicendo che dobbiamo dire ad Oscar che andiamo a bere una cosa”

“Sì”

“Noi due senza di lei”

“Sì”

“Perché dobbiamo parlare di una questione … tra uomini?”

“Sì” rispose, lui guardandosi intorno con circospezione “sto dicendo questo”

“Benissimo! Se dobbiamo dire una cosa del genere ad Oscar risparmiamo pure la fatica agli avventori della taverna, che saranno certamente felicissimi di vedervi, perché, comunque, alla taverna ci arriveremo già come cadaveri!”

E poiché Hans Axel non sembrava cogliere l’ironia, André chiarì: “Io questa cosa a Oscar  non la dico, neanche morto…” poi aggiunse “ma che cosa c’è che non potete dire davanti a lei? “e cominciava anche a guardarlo con un po' di sospettosa preoccupazione.

Fersen si avvicinò ulteriormente ad André che cominciava a sudare freddo:

“Io… ecco ho bisogno di parlarne ad un persona di fiducia, una persona discreta come voi, perché io non potrei mai avere il coraggio di confessare a Madamigella Oscar che…”

“Che cosa, che cosa non potete dirle? “chiese André che adesso era decisamente in ansia.

In quel momento ricomparve Oscar e, vedendola, Hans Axel fu preso da una crisi di pianto inconsolabile, mentre André gli intimava in un soffio “Lasciate parlare me!”

“Accompagnami a prendere i cavalli, Oscar”

“I cavalli? Ma se tra poco andiamo a tavola?”

“Sì sì, ma intanto vieni con me…” e mentre si allontanavano André continuò:

 “Il Conte ha bisogno di confidarsi con qualcuno “

“Gli diamo già da mangiare, da bere, da dormire e da tirare di scherma… insomma… il concetto di supporto psicologico è un anacronismo, e lo sai che Dezaki non ne ammette, e mi pare che …”

“Lo porto a bere un paio di bicchieri, Oscar, lo metto a nanna e così fino a domani stiamo tranquilli, tu e io, va bene?”

 “Mi sembra una buona idea. Ma cerca di fare in fretta”

“Promesso”

 

 

Dopo il quarto bicchiere nell’osteria meno conosciuta che fosse riuscito a trovare, André decise di rompere gli indugi:

“Bene “esordì “Dunque volevate dirmi che… “

Fersen si avvicinò e gli disse quasi all’orecchio:

“Vi è mai capitato… quando siete con una donna… proprio nel momento in cui… insomma… di non riuscire a ….”

André completamente basito cercava una perifrasi garbata con la quale rispondere, quando lui continuò:

“L’altra sera… i sovrani non avevano proprio nessun impegno! Ho dovuto chiedere io a un mio amico svedese, che fa l’ambasciatore, il favore di domandare loro un’udienza! Cosa potevo fare? Come potevo incontrarla? In queste condizioni? La regina è così bella e io…”

André desiderò improvvisamente di trovarsi in un luogo diverso, in una situazione diversa, e pensava anche alla povera Maria Antonietta e che, se Dezaki avesse ammesso anacronismi, ci sarebbe stata lì anche una riflessione sulla tendenza patologica, di alcuni individui, a replicare sempre gli stessi errori, nella scelta di un partner.

E pensava anche a quanto fosse paradossale che tutta la Francia si preoccupasse per questa relazione, dei cui rischi si discuteva, con grande angoscia, in alto loco.

E pensò a quella pioggia torrenziale che si erano beccati lui e Oscar quella sera dell’ambasciata… anche se, una volta tornati a casa, bagnati fradici, persi l’uno negli occhi dell’altra .…insomma ne era  valsa sicuramente la pena.

“Ma mi state ascoltando?”

“Cosa?... ma certo, naturalmente!”

Ma intanto Hans Axel parlava, parlava e beveva e più beveva più diventava logorroico.

“Voi dovete aiutarmi… c’è un ballo la settimana prossima e io devo trovare una soluzione …. capite?” e piangeva come un vitello

Ricordandosi che aveva promesso ad Oscar di fare presto, André pensò che, se non fosse stato il signore che era, gli sarebbe piaciuto scaricare Fersen a qualcun altro (“Perché non chiedete a Girodelle, che è un uomo di mondo e sicuramente vi potrà dare consigli preziosi?”), ma poi si vergognò di averlo pensato, proprio mentre Hans Axel, che a quel punto era ubriaco di brutto e loquace come non mai, come leggendogli nel pensiero, gli disse in un orecchio:

“Ne ho parlato anche col Tenente Girodelle, sapete, del mio problema, perché dicono che ha esperienza e … insomma mi capite…”

“Capisco sì capisco” rispose André che a quel punto si augurava solo che un terremoto, un cataclisma, un’insurrezione popolare, qualsiasi accadimento, potesse mettere fine a quella lenta e triste agonia.

“E non ci crederete… mi ha detto che ha anche lui un problema del genere… avreste mai potuto immaginare?”

“Assolutamente no!” rispose André tirando fuori un taccuino e scribacchiando qualcosa, cercando di non  farsi  notare  

“Che fate?”

“Niente niente … una cosa che mi devo ricordare quando gireremo l’episodio 30, … dicevate allora che…”

“Mi ha detto che, a volte, può essere una situazione momentanea”

“Ecco vedete? Sarà sicuramente una situazione momentanea…”

“Non è una situazione momentanea! Perché credete che sia andato a monte il matrimonio con Lucille?” soffio Fersen che cominciava adesso a smaniare.

“Altri due per favore!” disse André all’oste. E poi ad Hans Axel, con una punta di sarcasmo che il Conte non sarebbe stato in quel momento (e forse in nessun momento) in grado di cogliere:

“E cosa vi ha detto, lui, che ha esperienza?”

“Mi ha detto che devo avere fiducia in me stesso e riprovare …riprovare più volte - Bisogna crederci!- ha detto. Ditemi la verità, André… pensate che io ce la possa fare?”

“Ma certamente…” rispose André, che cominciava a quel punto a maledire il fatto che non ci fossero norme più severe sull’orario di chiusura dei locali, in Francia.

“Allora vado a trovarla! Che dite?”

“Sì…ma magari quando vi passa la sbornia, eh?”

“Giusto! Ottimo consiglio! Grazie! Domani sera, allora!”

“Domani sera, sì” rispose André pensando con sollievo che almeno avrebbero avuto una serata libera.

“Ma se domani sera non dovessi risolvere il problema, dovete promettermi che mi aiuterete! Promettetelo”

“Santi numi … e in che modo volete che vi aiuti, Conte?”

“Se io domani non avrò successo, dovete promettermi che convincerete Madamigella Oscar a tenere lontano da me Maria Antonietta, al ballo della prossima settimana”

“Fersen…ma come volete che…”

Ma la sbronza di Fersen aveva assunto ormai un mood depresso: “Io sono solo e non ho altri amici che voi…” 

“Certo, certo che vi aiuteremo, si capisce… parlerò io con Oscar, va bene? Ci inventeremo qualcosa … ma intanto speriamo che domani la cosa si risolva e che non si debba arrivare a questi estremi!”

“Perché se non si risolve, André… io sarò costretto ad andare molto, molto lontano, qualcuno dirà che sono un codardo, ma non mi importa.  Bisogna metterci un oceano nel mezzo! In America, andrò in America! Medici all’avanguardia e cure all’avanguardia e magari potrò risolvere….certo per salvare le apparenze, per gli occhi della gente, dovrò inventarmi qualcosa…ecco, sì, dirò che sono partito per la Guerra d’Indipendenza. E vi prego, in questa eventualità, di essere discreto…”

“Va bene… ma cerchiamo di essere un po’ ottimisti, va bene?”

“Sì sì…” rispose lui rincuorato “Dobbiamo uscire con il Tenente Girodelle una sera di queste, tutti e tre insieme, vi piace l’idea?”

“Non riesco proprio a controllare l’entusiasmo, Conte!! Adesso andiamocene da qui perché una rissa stasera non la reggo “

 

 

 

Quando André tornò a Palazzo era notte fonda.  Oscar era veramente, veramente spazientita, ma quando lo vide, con l’aria di chi ha passato una delle serate peggiori della sua vita, ma con l’espressione che si apriva tuttavia al sorriso, vedendola, assunse un tono di voce insolitamente dolce:

“Ma che avete fatto finora, André?”

“Adesso ti racconto tutto, Oscar”

“E dov’è lui ora?”

L’ho lasciato da Lassonne”

“Perché? Sta male?”

“In un certo senso. Ora ti spiego”

“E Lassonne che ha detto?”

 “Che se domani supera la notte ci sono speranze”

“Ma cosa…? Va bene … ora mi racconti tutto con calma”

“Oscar”

“Sì, André?”

“Credo sia  il caso che tu  cominci a tirare fuori l’alta uniforme”

“L’alta uniforme?... “

“Sì “

“Va bene, ho capito… ora mi spieghi”

Li guardai mentre si  allontanavano abbracciati.

Pensai che erano belli. E che quando Dezaki mi aveva raccomandato di tenerli d’occhio sicuramente non intendeva questo. E che alla fine non me ne importava molto. E che l’indomani mattina Fersen avrebbe dovuto smaltire la sbornia.  E sarebbe stata una giornata persa sul set. E Dezaki avrebbe urlato come non mai. Ma avremmo affrontato il problema l’indomani. Adesso avevo diritto anche io ad un po’ di riposo.

 

   
 
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