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Autore: sissi149    08/08/2021    2 recensioni
I Giochi Olimpici di Tokyo 2020 sono finalmente alle porte, potevano i ragazzi di CT esimersi dal partecipare alla loro Olimpiade casalinga?
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sapporo Odori Park
 
La fatica stava salendo implacabile. Dopo quasi 40 chilometri di corsa tra le strade di Sapporo ed il parco, Yuzo Morisaki sentiva il suo corpo farsi sempre più pesante e rigido, ogni muscolo era invaso di acido lattico che gli gridava a gran voce di fermarsi, di non proseguire in quella tortura.
Yuzo non si sarebbe fermato, non prima di aver tagliato il traguardo. Non era intenzionato a perdere la sfida con sé stesso: prima che con gli avversari, una gara dura come la maratona era un confronto con il proprio corpo ed i propri limiti. Negli ultimi chilometri di quella lotta, Morisaki si trovò a provare dolore e fatica in muscoli che nemmeno sapeva di possedere. Come in ogni maratona che aveva corso fino a quel momento, ogni volta scopriva una parte nuova di sé.
Senza interrompere la corsa, Yuzo guardò il cronometro che aveva al polso: la sua velocità era ancora buona, se la manteneva sarebbe arrivato al traguardo con un tempo complessivo di tutto rispetto, non troppo distante dal suo record personale. Per non pensare alla fatica si guardò intorno, cercando di cogliere qualche dettaglio del luogo in cui si trovava, in rete aveva visto delle foto magnifiche dell’Odori Park. Una maratona, rispetto a prove su distanze più brevi, aveva il fascino di svolgersi in scenari sempre diversi e stimolanti. La fatica, però, non permise a Yuzo di cogliere appieno la bellezza del luogo: i colori apparvero spenti al suo sguardo, quasi tendenti al grigio, rendendo vano il suo tentativo di distrazione.
Arrivò all’ultimo chilometro di gara. Solo mille metri separavano Morisaki dalla fine della prova. Il suo fisico era quasi allo stremo, doveva chiedergli “solo” un altro piccolo sforzo, poi gli avrebbe concesso tutto il riposo che desiderava. Niente più maratone almeno fino alla fine dell’anno. Se lo meritava.
Sentiva la gola secca, l’ultimo rifornimento sembrava avvenuto troppo tempo prima, le gambe stavano diventando di piombo. Il suo corpo stava per abbandonarlo. Sarebbe stata una beffa terribile arrivare così vicino all’obiettivo e mancarlo.
Si voltò per controllare la situazione alle sue spalle, la prudenza non era mai eccessiva. In lontananza vide la sagoma di un atleta, di qualcuno che probabilmente aveva amministrato le forze meglio di lui. Non riuscì a capire chi fosse, aveva ancora un certo margine.
Il traguardo apparve in fondo al viale. Ora Yuzo poteva vederlo e poteva vedere anche il nastro d’arrivo ancora teso e intatto: nessuno era ancora passato da lì. La cosa lo sorprese molto, l’atleta keniota era partito in fuga intorno al ventesimo chilometro e nessuno era riuscito a tenere il suo passo. Morisaki credeva che avesse concluso la gara già da un pezzo. Forse aveva dato uno strappo troppo violento.
Di colpo, come un’illuminazione improvvisa, nonostante la fatica, Yuzo capì di non stare più correndo per la piazza d’onore, ma per l’oro.
La consapevolezza gli diede una scarica di adrenalina, ricaricando le sue batterie quel tanto che bastava per arrivare in fondo.
Tagliò il traguardo con le braccia alzate al cielo: ce l’aveva fatta, aveva vinto contro sé stesso e contro tutti gli altri.
I colori del parco attorno a lui esplosero più vividi che mai, mentre veniva circondato dall’abbraccio dell’allenatore e del resto dello staff.
 
 
 
 
 
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E siamo all’ultimo giorno di gare e non potevamo che chiudere con un oro, nella gara più dispendiosa dell’intero programma olimpico.
Fortunatamente li fanno correre in mattinata a Sapporo, dove dovrebbe essere un po’ più fresco. Immagino che poi butteranno i vincitori su un aereo o su uno dei treni superveloci giapponesi: solitamente la premiazione della maratona maschile avviene durante la cerimonia di chiusura che sarà a Tokyo.
E se siete stati attenti, avrete notato che la raccolta non risulta conclusa… c’è ancora qualcosa in cantiere.
  
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