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Autore: Shireith    08/08/2021    3 recensioni
Il secondo anno ad Hogwarts,
Shinichi si concede una curiosità,
Shiho si concede una libertà.
Stralci di Shinichi e Shiho in una Hogwarts!AU. Per Mari, tanti auguri!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era da mesi che non scrivevo qualcosa di più complesso della lista della spesa e direi che si vede… ma! Oggi è il compleanno di Mari Lace, quindi tanti auguri con questo tentativo zoppicante di una Hogwarts!AU. ♡



Soli in due



 «Serpeverde!»
 La voce forte e convinta del Cappello Parlante viene accolta nel silenzio più scomodo. A Shinichi dà fastidio perché non è di quei silenzi carichi d’ammirazione che seguono una sua deduzione – è asfissiante, pare voglia strozzarlo.
Non si sarebbe aspettato quella Casa.
 Non ha il coraggio di guardare in faccia studenti e professori.
 Non ha il coraggio di pensare a come reagiranno i suoi genitori.
 
*
 
 Yukiko ha reagito bene. Tutto sommato, non è una sorpresa: è sempre stata una donna particolare, che poco si cura dell’opinione degli altri.
 Suo padre l’ha presa saggiamente, come ci si aspetterebbe da Yusaku. Shinichi, per un attimo, ha quasi sperato che potesse cambiare idea, considerato quanto a lungo si è protratto il suo sermone sull’importanza di non maturare pregiudizi.
 Shinichi di pregiudizi non ne ha – eppure.
Eppure forse un po’ ne ha perché è intelligente, è sveglio, è maturo, ma è anche giovane (piccolo) e non conosce ogni segreto e mistero del mondo magico.
 Non che si aspettasse di finire a Grifondoro, a Corvonero o a Tassorosso – non aveva certezze, prima dello Smistamento.
 
*
 
 Shinichi pensava di essersi abituato al passaggio dei fantasmi, alle orde di studenti e studentesse che affollano i corridoi, alle scale che cambiano – forse però dovrebbe rivedere il suo concetto di “essersi abituato”, altrimenti ora non si ritroverebbe col sedere per terra e i libri sparsi ovunque per colpa di quella ragazza spuntata dal nulla.
 «Ero di fretta», la sente dire. Ha l’impressione che la ragazza stia cercando di scusarsi, con scarsi risultati.
Forse uno “scusa” l’aiuterebbe, pensa, ma riesce a non dirlo. (Yukiko spesso gli dice che è così saccente da rendersi antipatico; Shinichi pensa abbia torto, ma forse un po’ ha ragione.)
Si aggiusta i vestiti e, ripulitosi i pantaloni, riesce finalmente a guardarla negli occhi. Lo colpiscono, ma non lo dice ad alta voce perché è un pensiero strano, che nemmeno lui riesce a decodificare – sembrano appartenere a un’altra persona.
 «I tuoi libri.»
 Shinichi allunga le mani. «Ah, grazie.»
 «Sei tu che mi sei venuto a sbattere addosso, comunque. Sta’ più attento.»
 Il grazie se lo rimangerebbe.
 
*
 
 Shinichi ripensa più volte a quella ragazza. Indossava il blu di Corvonero.
 Perché, allora, gli ha parlato?
 In molti hanno pregiudizi su Serpeverde – forse lei no?
 
*
 
 All’improvviso, la ragazza sembra essere ovunque. Corvonero e Serpeverde hanno alcune lezioni in comune, Shinichi rammenta, e i suoi occhi azzurri scintillano tra mille come due stelle in un cielo nerissimo.
Nella Sala Grande, al tavolo dei Corvonero, è sempre da sola.
 Anche lui è solo, in effetti. Non ha mai avuto difficoltà a farsi amici, ma ora che si trova in un posto del tutto nuovo, e per di più indossa una divisa che non a tutti piace, si rende conto che quella facilità derivava dagli altri, più che da lui. È facile farsi nuovi amici quando sono gli altri a ronzarti intorno.
 Ma la sua solitudine sembra diversa da quella della ragazza di Corvonero.
 
*
 
 Però un po’ forse sono affini, le loro due solitudini.
 
*
 
 «Ehi, ti è caduto questo.»
 La ragazza sgrana appena gli occhi; sembra stupita che qualcuno le abbia rivolto la parola di punto in bianco.  «Oh, grazie… Kudo.»
 Lei si chiama Shiho, Shiho Miyano.
 Per tutto il suo primo anno ad Hogwarts, Shinichi di lei sa solo questo. Non hanno altri contatti – poi arriva l’estate.
 
*
 
 A villa Kudo si susseguono tre mesi di pace.
 Altrove, non proprio.
 
*
 
 «Quel posto è occupato?»
 «No.»
 Se Shinichi credesse nel destino, questo sarebbe un segno evidente delle sue macchinazioni. Ma per lui esiste solo il caso, avvenimenti che, per quanto fortuiti, non hanno niente a scatenarli. Un ragionamento complesso, per un dodicenne che si ritrova nella stessa cabina della ragazza che tanto lo incuriosisce.
 Forse, pensa, quest’anno la curiosità può spingersi un po’ più in là.
 «Sei la ragazza di Corvonero, giusto? Miyano.»
 Si sente come un detective che accetta d’intraprendere il caso più complesso della sua vita.
 
*
 
 Shinichi non sa se definire Shiho amica e i motivi sono tanti.
Nella sua vita gli amici sono sempre arrivati, non ha mai dovuto cercarli, non ha mai dovuto riflettere su cosa sia o meno l’amicizia e cosa essa comporti in termini di sacrifici e benefici. Forse sta semplicemente crescendo, o forse già si rende conto di starsi tuffando in un mare ben più grande e tortuoso di quanto non si aspetti.
 
Fatti tanti amici, Shiho, le ha sempre raccomandato Akemi. Hogwarts sarà la tua occasione per evadere almeno un po’ da tutto questo.
 Akemi le manca come l’aria che si respira, anche solo pensare a lei fa male, ma ha deciso che non onorerà la sua promessa.
Amici vuol dire problemi, vuol dire legami, vuol dire persone che soffriranno ingiustamente –  eppure.
 
Il secondo anno ad Hogwarts,
Shinichi si concede una curiosità,
Shiho si concede una libertà.
 
*
 
 «Sei bravissima in Pozioni.»
 «Me la cavo.»
 (È la sua materia preferita.)
 
*
 
 «Vuoi entrare nella squadra di Serpeverde?
 Da quando ti piace il Quidditch?»
 «È per tenermi in allenamento.»
 (Ce la farà a entrare, Shiho n’è certa.)
 
*
 
 «Serpeverde vs Grifondoro: chi tifi domani?»
 «Grifondoro.»
 «Ah-ha
 (Tiferà per lui, non per Serpeverde.)
 
*
 
 «Cura delle Creature Magiche e Aritmanzia? Niente Divinazione?»
 Shiho arriccia il naso come di fronte a un piatto maleodorante. «È la materia più stupida che abbia mai sentito.»
 Shinichi scrolla le spalle – l’ha scelta apposta.
 Probabilmente Shiho lo sa e lo sta giudicando in silenzio. Ha sempre pensato che Shinichi sia l’esempio lampante di “intelligente ma non si applica”. Ha un cervello che potrebbe portarlo ovunque, ma è l’interesse che lo frena: se per lui una qualsiasi cosa è noiosa, sia essa una materia o addirittura una persona, Shinichi considera inutile investire del tempo nell’approfondire le sue conoscenze in merito.
 
*
 
 «Come faccio a trovare una ragazza da invitare al Ballo del Ceppo?»
 «Valle a sbattere addosso nei corridoi e vedi se funziona.»
 (A volte Shiho è proprio insopportabile.)
 
*
 
 «Sherlock Holmes? Mai sentito.»
 «È un personaggio di fantasia dei Babbani. Mio padre adora la roba che ha a che fare con loro, dice che sono interessanti e pieni di sorprese.»
 «Non farti sentire dai Serpeverde.»
 Shiho si rende conto troppo tardi dello sbaglio commesso. Shinichi si blocca sul posto come congelato nel tempo.
 «È una cosa così brutta?»
 Il tono non sembra quello di un ragazzino di dodici anni; non dovrebbe appartenergli.
 Shiho scuote il capo. «No. Ma non sono io a decidere cosa piace o meno ai Serpeverde… o a persone che la pensano come loro, in ogni caso.»
 «Ti stupisce che un Serpeverde la pensi diversamente?»
 «Di te, la cosa che mi stupisce di meno è che tu sia un Serpeverde.»
Sono parole che lo fanno dubitare di sé, di Shiho, che gli riempiono la testa di mille domande e lo fanno vacillare come mai prima d’ora. 
Shiho pensa che lui abbia il male dei Serpeverde?
 
*
 
 Sono dubbi e domande che gli rimangono dentro ancora per un po’, quasi come se stesse cercando di dimenticarsi della loro esistenza; dubbi e domande che, però, trovano risposte.
Pensi ci sia una ragione per cui sono finito a Serpeverde?
 Shiho ci mette un po’ prima di rispondere.
 «Sei un Serpeverde nato, non ho mai conosciuto qualcuno di più ambizioso e determinato di te. È una bella cosa, anche se spesso ti rende antipatico e borioso. Tutto il resto, per me, non ha importanza.»
 Il preconcetto che ogni anima sporca sia destinata a Serpeverde è, per l’appunto, solo un preconcetto. Se davvero Serpeverde è la Casa dei cattivi, perché lei è finita a Corvonero?
 
*
 
 Durante il loro quinto anno capita che si allontanino.
 All’inizio sembra quasi naturale, come se semplicemente fossero troppo impegnati da potersi dedicare lo stesso tempo di sempre, ma presto la scusa che sia una fase passeggera non è più abbastanza e Shinichi comprende che è un distanziamento forzato.
 Sembra ferire più lui che lei, almeno all’apparenza.
 (È l’unico modo che Shiho trova per evitare che venga coinvolto.)
 
*
 
 Il mondo magico sta cambiando, le maschere stanno cadendo e il male non si cela più così bene.
 Shinichi ha ignorato troppe cose e le ha ignorate troppo a lungo.
 Shiho non ha mai avuto amici all’infuori di lui nonostante sia una ragazza sveglia e anche simpatica se solo si sa come prenderla. Non gli ha mai parlato della sua casa natale, della sua famiglia – non gli ha mai parlato di niente che esista o accada all’infuori di Hogwarts, come la sua vita oltre le mura del Castello non sia nemmeno vita.
 Ora Shinichi sa perché.
 Se la sua famiglia fosse stata uccisa dai Mangiamorte, e se poi quelle persone l’avessero cresciuto, anche lui avrebbe odiato parlarne, anche lui si sarebbe sentito parte di un’esistenza che non gli appartiene davvero.
 
*
 
 Il sesto anno è il peggiore: ricorda il primo, con la differenza che all’epoca la distanza non era forzata ma dovuta dalla mancanza di conoscenza.
 Frequentano alcune lezioni assieme, mangiano ogni giorno nella stessa stanza, gli capita d’incrociarsi nei corridoi – tutto sembra uguale, ma niente lo è davvero. Là fuori una guerra sta per scatenarsi e si trovano schierati in due fazioni opposte.
 Lei la sua fazione non l’ha scelta.
 
*
 
 Shinichi non ha mai creduto nel destino e non ci crede tutt’ora. Ci tiene a ringraziarlo, però, per avergli concesso due volte la stessa opportunità.
 «Quel posto è occupato?»
 La vede sgranare gli occhi e girarsi di scatto, come se non si fidasse del suo stesso udito.
 Il tempo in cui rimangono a fissarsi pare un’eternità. Shiho soppesa la sua risposta – sì o no, sì o no, sì o no? – come se da essa dipendesse tutto quello che saranno dopo (e in effetti è così).
 «No.»
 
(Il settimo anno deciderà tutto ed è ancora da scoprire.)
   
 
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