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Autore: elenabastet    16/08/2021    1 recensioni
Un cross over tra Lady Oscar e Buffy, con tra le righe un omaggio all'episodio Monday di The X-Files.
Chi può salvare Oscar e André dal loro destino già compiuto e ineluttabile? Forse una strega, la più potente di sempre.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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DESTINI NEL TEMPO

 

Rating: toni adulti, ma la trama c’è

Fandom: Lady Oscar / Buffy.

Note: Un cross over tra Oscar e Buffy, con un riferimento all’episodio Monday di The X-Files. Solo la magia di una strega potente può forse salvare i nostri eroi dal loro tragico destino. Ma questa strega accetterà di aiutarli?

 

 

Prologo

L’estate della Bretagna era fresca, ma le giornate erano lunghe e il sole brillava fino a tardi, e il sapore del mare arrivava fino nell’entroterra e nelle sue foreste, che nascondevano antichi simboli di culti perduti ma che ancora attiravano accoliti, malgrado la persecuzione per secoli dell’Inquisizione.

Augustin era venuto in Bretagna con i suoi genitori per conoscere l’antico feudo di loro proprietà, un castello così diverso da quello che avevano a Versailles, antico, buio, magico, ma a lui piaceva molto, gli ricordava le storie sui cavalieri di Re Artù che lo avevano appassionato grazie al suo precettore.

In particolare, Augustin amava le armature che c’erano nel torrione, sognava un giorno di indossarle, anche se suo padre gli aveva detto che non si usavano più.

Ma oltre che nel castello, Augustin adorava scorrazzare in mezzo a quella natura primordiale, selvaggia, piena di mistero. Quel giorno, si addentrò nella foresta che sorgeva a poche leghe dal maniero, sotto gli alberi, sentendo l’eco delle saghe degli antichi eroi ma anche delle leggende sulle fate che gli raccontava quella giovane donna del posto che sarebbe venuta via con loro per entrare a casa sua a Versailles, Marie si chiamava, Marie Grandier.

Ad un tratto sentì delle urla:

“Dai, ammazza questo mostro”.

Poco più in là c’era un fiume che scorreva sul , e due ragazzi più grandi di lui si stavano accanendo contro un serpente, nero e lucente, una creatura spaventosa ma nello stesso tempo magnifica.

Augustin sentì che doveva salvarlo. Lui amava gli animali, i cavalli, i cani e il bellissimo gatto di sua madre, per lui erano creature viventi che meritavano rispetto. Quel serpente non era un mostro, era dentro la natura, la sua casa, e quei due ragazzi volevano fargli del male per antichi retaggi senza senso. Lo diceva anche suo padre: Basta con queste assurde superstizioni! Siamo nel Secolo dei Lumi, nessuno deve più essere perseguitato per ignoranza.

“Lasciatelo in pace”, disse Augustin, tirando una pietra ai due balordi e colpendone uno.

“Ma guarda, guarda, un bambinetto idiota che vuole guai. Giusto, prendiamocela con lui, è più divertente, si vede che sei un damerino di città”.

I due accerchiarono Augustin e iniziarono a spintonarlo. Augustin cadde per terra, cercò di difendersi, tirò di nuovo delle pietre, ma quei ragazzi erano più grandi e forti di lui e lo bloccarono a terra, iniziando a prenderlo a calci.

Di colpo, un soffio di vento percorse la radura vicino al fiume, facendo gelare il sangue nelle vene agli assalitori. Il serpente si alzò dall’acqua, diventando enorme, tirando fuori zanne affilate, e puntò i due.

“Hai visto che era un mostro, idiota?”, disse uno dei ragazzi, cercando di scappare, inciampandosi e finendo contro una pietra.

Augustin era impietrito: cosa aveva scatenato? Il serpente diede un colpo di coda contro i due, facendoli rotolare per terra e puntandoli con i denti.

I due assalitori si alzarono in fretta, malconci e terrorizzati, e provarono a scappare, correndo a rotta di collo il più lontano possibile da lì, inciampandosi e rialzandosi.

Augustin non riusciva a muoversi, era comunque terrorizzato e temeva a questo punto per la sua vita. Ma quando sbatté gli occhi e al posto del serpente mostruoso vide che c’era qualcun altro.

Era la donna più bella che avesse mai visto: quella creatura sembrava una fata delle antiche leggende, con i capelli color dell’ebano, gli occhi verdi, l’abito color porpora che la avvolgeva tutta come una seconda pelle. Più avanti negli anni la avrebbe ricordata come splendida e temibile, ma anche sensuale come nessun altra donna su cui avesse mai posato gli occhi, un aspetto a cui da bambino non aveva fatto caso.

“Mi hai salvato, giovane signore nobile. Il mio nome è Melusina, e sono la fata di questi boschi. Ti sarò grata per sempre”.

“Ho dovuto aiutarvi, signora”, rispose Augustin, con la voce che tremava, perché sapeva cosa le fate potevano fare ai mortali se offese. A questo punto era chiaro che esistevano.

“Sei un giovane uomo coraggioso e nobile, spero per te che non cambi mai. Ora io sono in debito con te, posso esaudire ogni tuo desiderio. Non c’è niente che tu voglia?”

Augustin si sentì in imbarazzo: la sua vita era felice, lo studio, il gioco, i suoi cavalli, i cani, i suoi genitori, i fratelli e le sorelle. Cosa poteva chiedere a quella bellissima e temibile fata, uscita fuori dalle antiche leggende? Non aveva idea, si sentiva felice così come era, ma non voleva offendere la fata.

“Mia signora, non saprei cosa chiedervi, non voglio che vi offendiate”.

“Certo che non mi offendo. Ti sono allora debitrice. Se un giorno, tra tanti anni anche, che per me saranno un battito di ciglia, vorrai chiedermi qualcosa, io sarò qui, e ricordati che capiterà, perché quando gli esseri umani invecchiano aumentano i desideri e le richieste, è nella vostra natura. Per ora arrivederci, mio salvatore”.

La fata ridiventò serpente e si inabissò nel fiume. Augustin si riscosse e si diresse verso casa, pensando alle sue parole. Un giorno forse la avrebbe rivista, lei aveva un debito con lui, ma per tanto tempo non ci pensò, e Melusina rimase nei suoi sogni, di bambino o poi di adolescente...

 

Un battito di ciglia… erano passati anni, decenni, e Melusina lo sapeva, nel fondo dei boschi dove continuava a vivere da sempre e per sempre. Prima o poi gli esseri umani tornavano sempre a chiederle qualcosa.

Una voce la stava chiamando, una voce roca, di un uomo anziano:

“Melusina, Melusina, aiutami!”

Possibile che fosse quel bambino? Forse era giunto il momento di saldare il suo debito, lo sapeva che sarebbe successo. Uscì dal fondo del fiume, come serpente e come donna e si palesò sulla riva.

C’era un vecchio, curvo e disperato, così diverso da quel bambino che in quel giorno, lontano per lui ma vicino ancora per lei, l’aveva salvata.

Ma i suoi occhi non mentivano, erano quelli del suo piccolo salvatore, diventato adulto e poi vecchio, senza dimenticarla. Occhi pieni di dolore e di rimorso per un qualcosa, occhi non più limpidi e coraggiosi come quelli di quel giorno in cui aveva affrontato quei due ragazzi. Occhi che avevano sbagliato e che ora erano in preda alla disperazione.

“Augustin, come sei cambiato… ti sei ricordato di me, hai ragione, ho un debito con te”.

“Melusina, riporta in vita mia figlia e il suo amato, sono morti per colpa mia, io voglio che vivano, non dovevano morire così, io li avevo maledetti e ora non ci sono più...”

Melusina lo guardò dall’alto del suo tempo eterno: raramente aveva visto una persona così disperata e piena di pentimento, doveva essere proprio un grande dolore quello che stava affrontando, un dolore purtroppo nato anche a casa sua, ma succedeva sempre così, crescendo gli esseri umani si dimenticavano i bambini puri e meravigliosi che erano stati e facevano sempre dei disastri, o quasi sempre.

“La mia Oscar è morta a causa mia insieme al suo amato André, sono caduti in battaglia lottando per i loro ideali. Loro erano innocenti di tutto, due eroi, e non doveva finire così, io ho sbagliato con tutti e due, fin dall’inizio, prendi la mia vita, prendi cosa vuoi, ma riportali in vita”.

Melusina strinse le mani a quello che per lei era ancora il bambino che in quel giorno l’aveva salvata e vide ogni cosa della sua vita trascorsa così lontana dalla foresta, il dolore, gli sbagli, il pentimento, sua figlia, la sua follia. No, non era semplice quello che lui le chiedeva, e lei poteva solo chiamare qualcuno che lo facesse. C’era da cambiare un passato ormai appena concluso, un punto fermo nel tempo implacabile, dietro cui erano spariti i due, un qualcosa che lei non aveva mai potuto fare. Ma qualcuno avrebbe potuto farlo al suo posto.

“Farò il possibile per far tornare tua figlia e il suo amore dalla morte, te lo devo. Augustin, ora riposa, sai cosa mi chiedi?”.

“Fai rivivere mia figlia, riportala qui, non ti chiedo altro, a qualsiasi costo, mia figlia e il suo amore devono vivere e non morire!”

“E questo farò, con l’aiuto di qualcuno che devo evocare oltre questo tempo e questo luogo, in un altro mondo, se la troverò.”

 

I personaggi di Buffy arrivano nel prossimo capitolo

 

  
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