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Autore: Anna3    24/08/2021    0 recensioni
(ambientato in Hakuoki SSL – sweet school life)
Dal testo:
“Come ti senti?”.
“Uno schifo, non vedo l’ora che mi passi questa stupidissima febbre”.
“D’accordo… senti ora dovresti misurarti la temperatura, ce la fai a farlo da solo?”.
Okita si prese qualche secondo per rispondere e parve un po’ indeciso:
“No, voglio che lo faccia Chizuru-chan” le rispose sorridendo.
Chizuru sospirò e gli si avvicinò, scostò la coperta e… notò che era praticamente a petto nudo. Sentì le guance che le prendevano fuoco e per un attimo non riuscì a distogliere lo sguardo dal suo petto muscoloso che si alzava ed abbassava ritmicamente.
“Ti piace quello che vedi, mia infermiera?” le chiese Okita, a cui non era sfuggito il suo rossore “Sai, è poco professionale da parte tua fissare in questo modo un paziente, ma farò finta di non aver visto nulla… diciamo che è il nostro piccolo segreto” disse e le fece l’occhiolino.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chizuru Yukimura, Heisuke Todou, Souji Okita
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimento prima di leggere! Questa storia è ambientata nel videogioco ‘Hakuoki sweet school life’, ma non è necessario conoscerlo per leggerla, anche se consigliata. In ogni caso, per approfondire vi lascio il link del video youtube con la sua route:

https://www.youtube.com/watch?v=sbiqmqO4yc0&list=PLOqwA6t75QdcD3o49ll8tCCYt1nG-flq1

Buona lettura!

 

 

Quando Chizuru si svegliò era una fredda giornata di novembre e, come tutti gli altri giorni, si preparò per andare a scuola, la Hakuo Academy. Erano ormai passati diversi mesi da quando aveva cominciato le superiori, ma non si era mai pentita della propria decisione, per quanto fosse l’unica ragazza tra gli studenti e i professori. Come di consueto, una volta uscita di casa, attese Heisuke, il suo vicino, per andare a scuola insieme, anche se sarebbe più corretto dire che correvano verso la loro meta, dal momento che Heisuke era sempre (o quasi) in ritardo. Anche quel giorno non fece eccezione.
“Oggi non ce la faremo mai ad arrivare per tempo!” disse Heisuke correndo.
“Non essere così pessimista, lo dici ogni mattina” disse Chizuru seguendolo “...e ogni volta riusciamo ad arrivare in qualche modo”.
“Mi piacerebbe dire che hai ragione ma.. Non abbiamo nemmeno incontrato Okita che di solito è in ritardo come noi” fece notare Heisuke e solo in quel momento Chizuru si rese conto che stavano superando la casa del senpai, ma questa volta non c’era nessuno a camminare con calma. Chissà, magari questa era la prova che era riuscito a convincere almeno lui di non arrivare all’ultimo; con Heisuke ci aveva già perso la speranza.
Proprio quando riuscirono a vedere i cancelli della scuola, mancavano ormai pochi secondi al suono della campanella, ma con uno scatto finale riuscirono entrambi a entrare giusti in tempo.
“Yatta! Ce l’abbiamo fatta anche oggi Chizuru!” esclamò esultante Toudou, mentre quest’ultima si appoggiò al muro del cancello per riprendere fiato.
“Sono colpito… questa volta siete riusciti a entrare 5 secondi prima dell’inizio delle lezioni” disse sorpreso Saitou, il presidente del consiglio studentesco, che, come ogni mattina, controllava l’arrivo degli studenti.
“Pare che però ne manchi uno” commentò Kaoru, il vicepresidente.
“Intendi Okita?” chiese allora Heisuke “Pensavo fosse già arrivato...”.
“No e sicuramente per questa mattina non si farà vedere, grazie a Dio” disse Kaoru, chiudendo i cancelli della scuola.
….A quanto pare nemmeno lui aveva imparato ad arrivare per tempo a scuola.
“Bene e ora è giunto il momento di andare” disse Saitou “Toudou, Yukimura, raggiungete le vostre classi, manca poco all’inizio della prima lezione”.
“Certo, andiamo Chizuru” disse Heisuke. Fecero insieme la prima rampa di scale e poi si salutarono, ognuno dirigendosi verso la propria classe.
La mattinata trascorse molto tranquillamente, come se fosse davvero un giorno come un altro; appena entrata in classe Chizuru salutò Ibuki, il suo compagno di classe più fidato e poco dopo entrò Harada, il loro insegnante. Chizuru prese diligentemente i suoi appunti e, prima che potesse accorgersene era già l’ora di pranzo.
Si alzò quindi dal banco e si diresse verso la caffetteria per incontrare come di consueto Heisuke e mangiare insieme a lui. Infatti, non appena vi entrò, vide il suo amico che le faceva cenno di venire verso di lui: aveva preso un tavolo e la stava aspettando, controllando il cellulare. Gli andò incontro:
“Ehy Chizuru! Come è andata oggi?” chiese Heisuke “Io mi stavo annoiando a morte, Hijikata e le sue spiegazioni sono una noia e se ti becca che non stai attento poi è la fine del mondo! Comunque tu cosa mi racconti?”.
“Niente di nuovo, è andato tutto bene” disse Chizuru, prendendo il suo bento “Che è successo con Hijikata? Ti ha scoperto mentre eri poco attento?”.
“In realtà, è stata una delle lezioni di letteratura più tranquille a cui io abbia mai partecipato… presumo perché non c’era Okita che lo interrompeva ogni volta” rispose, aprendo il bento e iniziando a mangiare di gusto.
“In effetti lui stesso ha detto questo ma… esattamente cosa fa Okita durante le lezioni di Hijikata?”.
“Ah lo innervosisce facendo degli scherzetti… per esempio, lanciando aeroplanini di carta oppure dimostrando di non stare attento proprio per farlo infuriare… insomma cose di questo genere” le rispose “ricordo che una volta Hijikata gli ha chiesto di leggere un brano di Soseki e ha iniziato a sbagliare appositamente tutte le parole, anche quelle più elementari e gli venivano fuori delle frasi davvero divertenti… Non ti dico la faccia di Hijikata!” raccontò Heisuke e rise ripensando alla scena. Anche Chizuru sorrise divertita: riusciva a ben immaginare Okita fare una cosa del genere, soprattutto se con Hijikata.
“Sai, in effetti, senza di lui le lezioni di letteratura sono abbastanza noiose… Certo, si vede che Hijikata ama molto la letteratura e stando ad alcune voci ho sentito anche che ha pubblicato un libro di poesie composte da lui”.
“Ah davvero? Non sapevo che a Hijikata piacesse tanto la letteratura!” commentò Chizuru.
“Assolutamente, la adora! Però allo stesso tempo mi fa addormentare con le sue spiegazioni… preferirei di gran lunga avere Harada o Shinpachi!”.
“Sì, in effetti Harada è davvero un buon insegnante… è molto comprensivo”.
“Ecco Hijikata non sa proprio cosa sia la comprensione! Tu pensa che una volta gli ho chiesto di poter andare in bagno e mi ha negato il permesso perché era l’ora subito dopo la pausa pranzo e quindi dovevo andare prima secondo lui! E non è tutto...” disse Heisuke e poi continuò a lamentarsi del suo professore, mentre Chizuru lo ascoltava divertita e finiva il suo pranzo.
“Ah, comunque a proposito di Okita...” disse e subito Chizuru lo ascoltò con attenzione “Hijikata ci ha detto che sua sorella oggi ha chiamato dicendo che oggi non poteva venire perché ha la febbre… deve essere per questo che non lo abbiamo visto stamattina” commentò Heisuke.
“Capisco… Sta molto male?” chiese Chizuru.
“Non credo, penso se lo sia preso qualche giorno fa, quando siamo usciti dal dojo… Dato che pioveva e non aveva l’ombrello gli avevo chiesto se volesse dividerlo con me dal momento che io lo avevo portato con me, ma lui ha soltanto riso, chiedendomi se fosse una avanche e dopo si è incamminato da solo, dicendo che si sarebbe arrangiato”.
“Già, posso immaginarlo a dire una cosa del genere” sorrise Chizuru.
“Beh in ogni caso gli sta bene! Lo avevo avvertito che si sarebbe preso un malanno, ma ha voluto fare di testa sua e ha detto che se anche si fosse preso qualcosa, di certo tu saresti...” disse Heisuke, ma si interruppe a metà frase senza concluderla “Beh, in ogni caso se l’è cercata e ora indovina a chi tocca sgobbare e portargli i compiti di oggi? Al sottoscritto ovviamente! Dovessi vedere il plico di fogli che ci ha dato oggi Hijikata! E tutto questo perché nessun libro di testo lo aggrada..!” disse, continuando a lamentarsi di ciò che doveva fare.
“Potrei aiutarti… dico a portare i compiti di Okita” disse timidamente Chizuru “Voglio dire in fondo siamo di passaggio per cui...”
“Davvero Chizuru?” chiese Heisuke entusiasto “Sei un angelo!” disse, inchinandosi come fosse davanti a una divinità “Allora conto su di te!”. Chizuru annuì e poco dopo suonò la campanella che annunciò la fine della pausa pranzo.
Chizuru tornò in aula e tirò fuori il blocco degli appunti che era solita usare, mentre conversava del più e del meno con Ibuki e insieme attendevano l’arrivo del professore; non si accorse però che le era appena arrivato un messaggio nel cellulare.



Qualche ora dopo, quando anche le lezioni pomeridiane erano finite, si preparò per uscire e andare da Heisuke, ma prima ancora che potesse mettere i libri dentro alla cartella sentì una voce ben famigliare che la chiamava:
“Chizuru!” disse Heisuke “Aiutami, ho bisogno di te!” la supplicò.
“Heisuke!” lo raggiunse Chizuru “Che cosa è successo?”.
“Kondou-san ha fissato un allenamento straordinario di kendo e ci ha detto che finiremo probabilmente verso le undici di sera e forse mangeremo insieme a lui, per cui proprio non riesco ad andare da Okita, quindi ci puoi pensare tu?” le chiese e prima ancora che lei potesse rispondere le consegnò in mano un plico di fogli “Tanto saresti venuta lo stesso con me, per cui non dovrebbe essere un problema no? Grazie mille!” disse e sparì prima ancora che lei potesse accettare.
“Aspetta Heisuke…!” provò a dirgli, ma il ragazzo se ne era già andato.
Chizuru sospirò e fissò i fogli che aveva in mano: non aveva altre alternative e le seccava lasciare Okita senza gli appunti della lezione, per cui si rassegnò e, dopo aver preso la cartella, si diresse verso la casa del suo senpai. Dopo aver salutato Ibuki e Saito all’uscita della scuola, camminò in direzione di casa sua, facendo attenzione a non perdere nessun foglio di quelli che gli aveva consegnato Heisuke. Quando però era quasi arrivata, notò che poco prima, in una strada secondaria, c’era un konbini e le venne in mente che, oltre a portargli i compiti, avrebbe anche potuto portargli delle medicine per abbassare la febbre. Dopotutto, sapeva che si sarebbe potuto ammalare non accettando l’ombrello di Heisuke, per cui non le era difficile immaginare che non si sarebbe preso cura di sé una volta ammalato. Infine, se anche fossero completamente inutili, poteva benissimo riutilizzarle la volta dopo. Alla fine si decise, entrò nel konbini e prese delle medicina; poi uscì, soddisfatta del suo acquisto, e si incamminò nuovamente per arrivare a casa di Okita.
Non appena fu però davanti al cancello e stava per suonare al campanello, la porta si aprì da sola, o meglio, venne aperta da un’altra persona dall’altra parte: era Okita. Era visibilmente ammalato: ansimava per lo sforzo e aveva il viso arrossato, la divisa sgualcita e gli occhi lucidi, eppure pareva ben determinato a uscire e Chizuru aveva come la sensazione di sapere che cosa volesse fare.
“Chizuru-chan!” esclamò lui sorpreso “Che cosa ci fai qui?”.
“Io… sono venuta a portarti i compiti perché mi hanno detto che hai la febbre”.
Okita la guardò e le rispose facendo il suo solito sorrisetto:
“D’accordo che sono malato, però sono abbastanza sicuro di non essere in classe con te… Dimmi una cosa: cosa ti ha offerto in cambio Heisuke per farti portare i compiti al posto suo?”.
“Purtroppo non è potuto venire perché aveva una lezione di kendo con Kondou-san, quindi visto che mi ero offerta di accompagnarlo”.
“Ah ecco a riguardo… ho visto adesso il messaggio per cui stavo per andare ad allenarmi anche io” le sorrise Okita “Non posso di certo perdermi la lezione con lui!”.
“Come? Ma Okita non mi sembri stare molto bene...”.
“Pff! Non preoccuparti per me, sto benissimo!” disse guardandola determinato “E per quanto riguarda i compiti, lasciali pure sopra il tavolo e poi puoi chiudere tutto e andare via” le spiegò indicandole l’ingresso “Grazie mille, ma ora devo andare” disse e fece per uscire.
“Okita-san...” disse Chizuru, ma lui non parve averla sentita e fece per andare avanti. Mosse due passi incerti verso la strada, ma ogni movimento pareva costagli una fatica immensa, sebbene si sforzasse di non dimostrarlo. Mosse altri due passi, ma arrivato al terzo crollò per terra.
“Okita-san!” lo chiamò preoccupata Chizuru e lo raggiunse, cercando di rialzarlo. Gli toccò la fronte e non le servì di certo un termometro per capire che aveva ancora la febbre ed era molto alta.
“Ma tu scotti...”.
Okita si liberò subito dalla sua presa:
“Non mi toccare! Ti ho detto che adesso devo andare ad allenarmi, spostati o non rispondo delle mie azioni” le disse, fulminandola con lo sguardo. Sarebbe stato quasi spaventoso a sentire le sue parole, se non fosse che lo vedeva tremare come un pulcino infreddolito.
“Okita-san...”.
“Io devo andare lo capisci? Kondou-san mi sta aspettando… non posso saltare le lezioni di kendo” mormorò, parlando più a se stesso che non a Chizuru “ahh e ora ho anche così caldo...” disse togliendosi la sciarpa.
“Okita-san, ascoltami… non puoi andare in queste condizioni, non riusciresti a tenere in mano la spada per allenarti” disse Chizuru gurdandolo negli occhi.
“Mi sottovaluti troppo Chizuru, sono perfettamente in grado di farlo… o per lo meno ci posso provare!” la guardò serio Okita.
“Sai benissimo anche tu che non è così e finiresti solo di essere di ostacolo a Kondou-san” gli spiegò Chizuru paziente.
“Dici che… davvero sarei di ostacolo a Kondou-san?” le chiese con un filo di voce e lo sguardo spaventato come quello di un bambino.
“Sì, e poi lo metteresti anche a rischio, perché potrebbe ammalarsi anche lui e tu non vuoi che lui stia male vero?”.
“...No, non voglio”.
“Bene, allora adesso torniamo dentro… ti ho portato delle medicine così domani starai bene e potrai allenarti di nuovo insieme a lui, ci stai?”.
Okita la scrutò molto attentamente, come per cercare di valutare se lei fosse una sua amica o nemica in quel momento, ma poi parve arrendersi.
“D’accordo, Chizuru-chan” disse e insieme entrarono in casa “ma lo faccio solo per Kondou-san!” le precisò, quasi come le stesse facendo un favore ad ascoltarla.
I due entrarono e Chizuru fece gli onori della casa, ma Okita, quasi intuendo la sua domanda le disse:
“Non preoccuparti, vivo con mia sorella maggiore, ma al momento è uscita e credo che non tornerà prima di domani mattina, perché è con il suo ragazzo quindi siamo da soli… Beh forse per una ragazza questo è ancora più preoccupante dal momento che sei sola con un cattivo ragazzo come me” ghignò Okita.
“Se anche fosse non hai la forza nemmeno di toccarmi, quindi ora cattivo ragazzo fila a letto” gli ordinò Chizuru.
“Sissignore” le disse sorridendo e salutandola come un ufficiale dell’esercito “E comunque anche da malato sono più forte io”. Beh, per lo meno aveva ancora la forza di ironizzare sulla situazione.
Mentre Okita si metteva a letto, Chizuru appoggiò gli appunti per Okita sopra il tavolo come le aveva detto prima e poi gli prese le medicine: prese i cerotti rinfrescanti per la febbre, le medicine da prendere per via orale e delle bibite dissetanti contro la febbre. Trovò anche un termometro e un bicchiere e con quelli si diresse in camera di Okita.
Bussò alla porta e attese che lui le dicesse di poter entrare. Il permesso non tardò ad arrivare e lei si mise a debita distanza con tutto ciò che aveva portato.
Okita la guardò sorridendo:
“Ma che deliziosa infermiera mi ritrovo oggi” commentò, facendole l’occhiolino.
In tutta risposta, Chizuru lo ignorò e gli chiese:
“Come ti senti?”.
“Uno schifo, non vedo l’ora che mi passi questa stupidissima febbre”.
“D’accordo… senti ora dovresti misurarti la temperatura, ce la fai a farlo da solo?”.
Okita si prese qualche secondo per rispondere e parve un po’ indeciso:
“No, voglio che lo faccia Chizuru-chan” le rispose sorridendo.
Chizuru sospirò e gli si avvicinò, scostò la coperta e… notò che era praticamente a petto nudo. Sentì le guance che le prendevano fuoco e per un attimo non riuscì a distogliere lo sguardo dal suo petto muscoloso che si alzava ed abbassava ritmicamente.
“Ti piace quello che vedi mia infermiera?” le chiese Okita, a cui non era sfuggito il suo rossore “Sai, è poco professionale da parte tua fissare in questo modo un paziente, ma farò finta di non aver visto nulla… diciamo che è il nostro piccolo segreto” disse e le fece l’occhiolino.
“Sei veramente… impossibile Okita-san!” sospirò Chizuru mettendogli velocemente il termometro sotto l’ascella, mentre il suo senpai rideva come un matto.
Continuando a ignorare le sue battutine, Chizuru applicò le rispettive medicine su Okita e quando ebbe finito il termometro squillò: segnava 39.5°
“Accidenti è veramente alta” commentò Souji mentre sudava fredddo sul suo letto “Ma sono sicuro che con le cure della mia Chizuru-chan presto starò molto meglio”.
Chizuru ignorò il commento e sistemò il termometro sul comodino vicino al letto, dopodichè prese il bicchiere che aveva portato con le bevande e ne versò un po’ del contenuto.
“Bevi un po’” disse Chizuru porgendogli il bicchiere. Souji lo prese e lo annusò. Fece una faccia schifata e lo allontanò da sè:
“Non è avvelenato vero?” chiese e Chizuru rise scuotendo la testa.
“Sai il fatto che tu abbia riso non è molto rassicurante… non è che tutto questo fingerti preoccupata per me sia un modo subdolo per attentare alla mia vita?” chiese e per un attimo la serietà del suo sguardo fece dubitare Chizuru del fatto che stesse scherzando.
Per un attimo restarono fermi a fissarsi; poi Souji sorrise e disse:
“Scherzo” e bevve con convinzione “Non è nemmeno tanto male” commentò e poggiò il bicchiere.
“Che altro devo fare mia cara infermiera per farmi guarire bene?”.
“Idratarti, fare una sana dormita e prendere la medicina per via orale… ma per quella, è necessario che tu mangi qualcosa...”.
Al sentire la parola mangiare, Souji fece una faccia disgustata:
“Non ho fame”.
“Ma devi mangiare, così guarisci e domani sei libero di andare a scuola”.
Souji la guardò accusatorio:
“Perfida ricattatrice!”.
“Qualche preferenza sul cibo?”.
“...porridge” sussurrò Souji.
Chizuru sorrise:
“Vado subito a preparartelo allora! Tu intanto riposati”.
Incapace anche solo di protestare, Souji annuì e in quel momento Chizuru si accorse di quanta fatica stava facendo per riuscire ad essere allegro come gli altri giorni. Per un attimo, volle quasi avvicinarsi e accarezzarlo per rassicurarlo che andava tutto bene, che poteva anche ammetterlo di essere sfinito, ma sapeva già che risposta avrebbe ottenuto. Andò in cucina e lo lasciò in pace. Le ci volle un po’ di tempo per la preparazione del porridge, ma fortunatamente trovò subito gli ingredienti che le servivano e, quando ebbe un attimo libero, scrisse a suo padre che era da un amico e che sarebbe tornata più tardi del previsto. Erano quasi le sette di sera e questo voleva dire che avrebbe dovuto cenare lì, ma non se la sentiva di usare il cibo di Okita, per cui uscì un momentino per tornare al konbini e prendersi due onigiri al volo. Una volta a casa, li mangiò contemplando l’arredamento della casa di Okita, molto moderno ma anche orientaleggiante: sembrava un po’ come la casa di un samurai del XXI secolo, soprattuto con le spade messe in esposizione nel soggiorno. Terminato di mangiare, finì di preparare il porridge e lo portò da Okita, che sembrava non essersi mosso da quella posizione, ma i cui capelli scompigliati tradivano il fatto che si fosse fatto un pisolino.

“Ecco qua” gli porse la ciotola e un cucchiaio e Okita iniziò a mangiare.
“Sai, credo questa sia la prima volte che una persona si prenda cura di me in questo modo” disse Souji guardando la ciotola da cui stava mangiando “non ho ricordi dei miei genitori e non è che mia sorella si curi tanto di me ora che praticamente convive quasi con il suo ragazzo, anche se ufficialmente abita qui con me”.
“Non ho fatto niente di così strano, mi sono semplicemente presa cura di un mio… amico che stava male”.
Souji la guardò molto attentamente e nonostante gli occhi febbricitanti la scrutò a lungo e poi chiese:
“Amico?”.
Chizuru distolse lo sguardo da lui e arrossì:
“Sì, amico...”
“Allora faresti lo stesso anche per… non so, Heisuke?” chiese Souji.
“Non credo ne abbia bisogno dal momento che i suoi genitori sono sempre presenti….”
“Ok poni che non ci siano… Lo faresti?”.
“Beh...” Chizuru non sapeva bene che cosa rispondere “Sì, credo lo farei anche per lui in caso di bisogno” rispose, ma non era del tutto convinta che questa fosse la verità.
Souji parve per un attimo deluso da questa risposta, ma non lo diede a vedere e sorrise:
“Naturalmente… Comunque questo porridge è veramente delizioso”.
“Grazie” rispose Chizuru, mentre Okita appoggiava la ciotola con il cucchiaio sul comodino “E ora prendi questa e poi finalmente sei libero di dormire”.
“Ah comunque, prima sei uscita?” chiese Souji, mentre prendeva la medicina “Mi sembra di aver sentito la porta che si apriva”.
“Ah sì, sono andata al konbini qui vicino per prendermi qualcosa da mangiare per non disturbare”.
“Potevi servirti dal frigo, non sarebbe stato un disturbo” disse.
“Mi dispiace, pensavo che...”
“Non c’è bisogno che ti scusi, Chizuru-chan” sorrise Souji “stavo solo pensando che sei una… persona strana… i tuoi amici devono essere davvero molto fortunati”.
“Anche tu sei un mio amico Okita-san”.
“Già… Adesso mi sento un po’ stanco Chizuru-chan… Grazie mille per le tue cure e per i compiti, ma credo di potercela fare da solo da qui in avanti”.
“D’accordo, nel frattempo lavo i piatti” annuì Chizuru e fece per alzarsi, ma poi si fermò e guradò verso il letto “Okita-san, perché pensi sempre che sia un male affidarsi agli altri?” gli chiese allora Chizuru, non riuscendo a trattenere la curiosità.
“Wow mi poni questa domanda proprio quando sono debole ah? Sei proprio furba...” disse Okita e chiuse gli occhi stanchi “In realtà… non lo so”.
Chizuru fissò Souji, che si era appena addormentato, e non potè fare a meno di chiedersi se davvero la risposta che gli avesse dato era onesta o invece, proprio come lei prima, aveva mentito. Scosse la testa, come a volersi togliere dalla mente i pensieri appena fatti e, stando attenta a non svegliarlo, portò via la ciotola e si mise a lavarla in cucina.
Una volta sistemato tutto, rispose al messaggio di Heisuke in cui le chiedeva come fosse andata con il compagno di classe e guardò che ore erano: le nove di sera. Era arrivato il momento di andare a casa, però non se la sentiva di andare a casa senza prima aver salutato Souji.
Entrò quindi nuovamente nella sua stanza, gli cambiò i cerotti e gli versò dell’acqua sul bicchiere, lasciando anche la bottiglia lì vicino in caso di bisogno. Aveva finito il suo dovere. Ora era il momento di andare a casa. Eppure, per qualche ragione, non riusciva a muovere un passo e continuava a fissare Okita mentre dormiva: era uno spettacolo. La luce lunare da fuori lo illuminava e Chizuru si scoprì a pensare che il senpai era davvero affascinante, anche da malato. I capelli ricadevano sparsi sul cuscino e la coperta era stata spostata leggermente rivelando il suo fisico, mentre le mani giacevano abbandonate sopra il lenzuolo. Improvvisamente, Souji aggrottò le sopracciglia, il suo viso assunse un’espressione sofferente e delle minuscole goccioline di sudore gli si formavano sulla fronte come dei piccoli cristalli. Chizuru, prima ancora di capire esattamente cosa stesse facendo, allungò la mano per tranquillizzarlo, accarezzandolo delicatamente sul volto. Si ripetè che lo stava facendo per un amico, ma a quel punto nemmeno lei credeva più alle sue bugie. Tuttavia, non si aspettava una sua reazione: Okita afferrò saldamente, lo strinse come un peluches e si girò da un fianco. Chizuru si ritrovò il viso di Souji a neanche dieci centrimetri dal suo volto e arrossì. Stava quasi per far svegliare Okira quando sentì una voce flebile sussurrare:
“Non… andare”.
Chizuru sorrise e realizzò che non poteva andarsene. In fondo, lo faceva anche perché se Souji nella notte si fosse sentito male lei se ne sarebbe accorta, avendo il sonno leggero, e lo avrebbe aiutato. Prese il cellullare con l’altra mano e scrisse a suo padre che sarebbe stata a dormire da Sen e poi avvisò anche l’amica, nel caso in cui Kodo avesse avuto la balzana idea di chiamare anche la sua amica per controllare.
Poi spense tutto e si addormenò in un angolo accanto a Souji, che per fortuna aveva preso un letto a una piazza e mezza, addormentandosi dopo pochi minuti. Mentre Chizuru dormiva, un paio di occhi verde smeraldo si aprirono e fissarono la ragazza accanto a lui. Attento a non svegliarla con il suo respiro e il suo calore, Souji sfiorò velocemente le labbra sulle sue in un leggero bacio. Se questo però lo avesse fatto un altro ragazzo, Okita ne era certo: lo avrebbe ucciso.


Il giorno dopo, la febbre di Souji era scesa… che fosse stata Chizuru la sua medicina?

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:
Ok, questa è ufficialmente la prima fanfic che scrivo su questo fandom e non so esattamente come sia venuta, ma spero che vi sia piaciuta! Sono soddisfatta di essere finalmente riuscita a scrivere qualcosa su un personaggio così bello come Okita Souji, anche se ammetto che la ragione principale per cui ho scritto questa one-shot è che non c’era nessuna scena simile nel gioco e volevo inserirla. Mi mancava un po’ la nostra spada della Shinsengumi malaticcia XD (se Okita leggesse questa storia probabilmente mi ucciderebbe quindi se volete salvarmi recensite!).
Fatemi sapere se vi è piaciuto e ricordatevi che Sannan-san vi osserva!
 

Anna3

   
 
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