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Autore: dubhefly    01/09/2009    2 recensioni
"Se ti chiedessero “sei felice?” risponderesti con cipiglio sicuro, “ma certo, non mi manca niente.”
Ma poi forse capiresti che stai solo mentendo a te stesso."

Ispirata a Canzone Per L'Estate, di Fabrizio De André.
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COM’E’ CHE NON RIESCI PIU’ A VOLARE

 

 

 
Tutto tace attorno all'uomo. Si ode solo il suo respiro, che va, nell'albeggiare dell'ennesimo giorno estivo.

 

 Comincia un nuovo giorno. Un altro giorno da scontare, un altro giorno uguale a tutti gli altri.

Alzati, esci di casa, porta fuori il cane, vai a comprare il giornale, torna a casa, bacia tua moglie e tuo figlio, riesci di casa, dirigiti in ufficio ad ascoltare i soliti clienti insoddisfatti, esci dall’ufficio alle sei e vai a bere un bicchierino al bar di Jò con i colleghi, torna a casa, cena, un po’ di tv e poi vai a dormire. Routine, solita noiosa routine.

 Sono vent’anni che vai avanti così, nessun cambiamento, nessuna botta a scuotere questa monotonia. Per quanto ancora sarà così? Hai quarantacinque anni, quindi alla pensione ne manca ancora di tempo. Pazienza, devi avere pazienza. In fondo, di cosa ti lamenti? Hai una casa, un posto fisso, i soldi non ti mancano, hai un cane fedele, una moglie splendida e un figlioletto adorabile. Eppure… eppure qualcosa ti manca. Se ti chiedessero “sei felice?” risponderesti con cipiglio sicuro, “ma certo, non mi manca niente.” Ma poi forse capiresti che stai solo mentendo a te stesso. Pensi sia solo una sciocca sensazione, la eludi, fai finta che non esista, eppure non puoi non accorgertene. Il vuoto. A volte ti senti soffocare, tanto sei oppresso da tutto il vuoto che hai dentro.

 Ci sono momenti in cui ripensi a quando eri giovane, ai tuoi sogni, alle tue aspettative e dopo qualche bicchierino di troppo ci ridi su, raccontandole a chi ti ascolta. Volevi cambiare il mondo, volevi essere un eroe, qualcuno che poi sarebbe stato ricordato. Ora disprezzi tutto ciò: erano solo idee sciocche, infantilismi. Sciocchi infantilismi, sì. L’importante è convincersene. Però a volte hai dei rimpianti, cerchi di scacciarli ma loro rimangono, inossidabili, ben ancorati alle pareti del tuo cervello. E allora ti viene da piangere, ma un uomo adulto non piange per dei ricordi, l’occhio lacrima perché ci sarà un moscerino che vi è entrato. L’ennesima scusa rivolta a te stesso, l’ennesima giustificazione per un qualcosa che non riesci ad accettare.

 Sei infelice.

 La tua famiglia ti ama, ma non lo capisce. E non lo capisci nemmeno tu, o forse non vuoi capirlo. Preferisci andare avanti per la tua strada stretta e diritta, giorno dopo giorno, fingendo che tutto vada bene. Del resto è da venti anni che fai così, ormai ci sei abituato, svoltare ora sarebbe solo un rischio.

A volte ti chiedi se sia tutto qui, ma poi inevitabilmente decidi di non ti risponderti. Appoggi la testa sul cuscino e ti addormenti.

 A volte però, mentre chiudi lo sportello dell’auto accingendoti ad entrare in casa, ti fermi un attimo, alzi gli occhi e guardi il cielo che s’abbruna.

Ed è in quei momenti che ti chiedi,
com’è che non riesci più a volare.

  
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