Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Godric Gryffindor    04/09/2021    0 recensioni
Sei anni dopo la battaglia di Hogwarts, Harry e Ginny, che ormai convivono, decidono di sposarsi. Tutti sono felici e fanno loro molte congratulazioni. Nessuno sa, però, che il mondo magico potrebbe essere di nuovo in pericolo, e che potrebbero andarci di mezzo streghe e maghi innocenti o che sono il culmine della cattiveria. Ognuno è in pericolo, e Harry e Ginny potrebbero essere indecisi sul fatto di voler celebrare ancora il loro matrimonio. Riusciranno a mettere fine al male ancora una volta?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                               capitolo 1

                                                       LA PROPOSTA

 

In un freddo pomeriggio di novembre 2003, in un paese sperduto di Londra, dove il campanile batteva le cinque del pomeriggio, Harry Potter era in salotto, seduto su una poltrona; rivolgeva uno sguardo all’esterno. Il sole splendeva, però non trasmetteva alcun calore: era di un giallo pallido, e dai camini delle case uscivano nuvoloni di fumo grigio. Dagli spifferi delle finestre entrava una brezza gelata, che non aiutava per niente l’atmosfera di tensione di Casa Potter. Per fortuna nel camino ardeva un piacevole fuoco, acceso, con un incantesimo Incendio, qualche ora prima da Ginny. 

Dall’altra parte della casa, in cucina, i piatti erano lavati da una spazzola con setole rigide: si capiva dal brusco rumore che facevano. In forno cuoceva una buonissima torta al cioccolato, che ora Harry guardava con desiderio. 

Sussultò all’arrivo in cucina di una donna con capelli rossi raccolti in una coda e occhi azzurri come il cielo in estate: Ginny era entrata, e portava con sé un profumo di fiori freschi appena raccolti. Harry adorava quell’odore: lo avvolgeva come se la primavera fosse entrata entrata in casa sua. 

“E’ tutto il pomeriggio che sei seduto su quella poltrona. Per giunta nella stessa, identica posizione.” disse Ginny. “Tutto a posto?”

Harry rispose “si”, con un minimo di nervosismo addosso.

Tutto il buon profumo entrato nella stanza scappò all’improvviso: Harry guardava a terra, la testa sostenuta dal braccio destro, appoggiato con il gomito sul bracciolo della poltrona; non riusciva a guardare Ginny negli occhi. Era immerso in un pensiero profondo, e lei lo sapeva, per questo non gli disse nulla fino a tardo pomeriggio, quando gli annunciò che la sera sarebbero venuti a cena Ron e Hermione. Lui, però, si alzò solo quando bussarono alla porta. Mentre sgranchiva le gambe, sentì la voce di Ginny dal piano di sopra: “Harry, per favore, puoi aprire tu? Guarda chi è!”

“Sì cara” rispose Harry, che si avviò alla porta e l'aprì, ignorando del tutto l’ultima frase di Ginny.

Ron e Hermione varcarono la soglia per mano. Un attimo dopo spuntò Ginny, che  li salutò con un caloroso ‘ciao’ di benvenuto: Hermione aveva i capelli raccolti e un bellissimo abito rosa tenda, con una cintura nera appena sopra la vita. Ron, invece, indossava una camicia a quadri color indaco. Entrambi sorridevano con aria serena. 

Quando tutti furono a tavola, la cena fu servita. 

Harry e Ron bisbigliavano tra di loro: il brusio era simile al rumore delle zanzare vicino all’orecchio, e molto fastidioso. A Ginny e Hermione, non restava che parlare di casa, lavoro e, soprattutto, magia.

Al dolce, tutti erano già pieni e soddisfatti, tranne Ron, che si mangiò praticamente metà della torta di sua sorella. La sua sazietà fu annunciata da un profondo rutto e un commento di Hermione: “Sei proprio un maiale, Ronald Weasley!”

“Se ho fame, non ci posso fare nulla. E non chiamarmi così: mi ricordi la mamma!” disse Ron, che ora sembrava più pieno di un Pesce Palla. Tutti risero.  

Quando Ginny alzò la bacchetta per metter tutti i piatti nel lavandino e Hermione la aiutò, Harry e Ron ricominciarono con il loro fastidioso brusio. Questa volta, però, Ginny riuscì a strappare un pezzetto di conversazione, uscito con parole di agitazione dalla bocca di Harry: “..Sì, però non è così facile come credi”

Sembrava stranita: dopotutto Harry era stato tutto il pomeriggio sulla poltrona, con sguardo vacuo, immerso in quello che sembrava un incrocio tra stanchezza e tensione. Perchè ora tanta agitazione?

Dopo un po’ di tempo, Ginny, Harry, Ron e Hermione si alzarono dal tavolo e spostarono il loro chiacchiericcio nel caldo e luminoso salotto. Harry continuava a fissare Ginny: sembrava alquanto teso. Lei invece sembrava non notarlo, per questo, credeva lui, era così contenta e rilassata: lo notava per come sorrideva; gli piace vederla sorridere. Ad un certo punto le chiacchiere furono interrotte dalla musica: Harry passò tra Ron e Hermione per arrivare fino a Ginny. Le tese la mano, e con gran delicatezza lei la prese: era stupita, perchè Harry non si era mai comportato così, ma allo stesso tempo sembrava anche molto felice e ancora rilassata.

La sera, ballando, passò molto in fretta, e Ron e Hermione se ne andarono allo scoccare della mezzanotte. Fu lì che Harry e Ginny rimasero di nuovo soli. Lei sorrise a Harry e portò i lunghi capelli rosso fuoco fuori dal salotto, e si avviò ai piani superiori. Harry si alzò e camminò con passi pesanti fino al suo giubbotto; prese una scatolina rosso intenso, e molto piccola. La aprì, le guardò all’interno e la richiuse,  portandola con sé sulle scale per poi nasconderla nella tasca dei suoi lunghi e ben tenuti jeans blu mare.

Si fermò davanti alla porta di camera sua; si toccò la fronte e si accorse di grondare: il cuore gli batteva a mille, le vene gli pulsavano in ogni minima parte del corpo e gli facevano male tutti i muscoli, anche quelli che non sapeva di avere.

La porta non era chiusa a chiave, ma Harry era già pronto per tendere la bacchetta e dire Alohomora, quando si fermò: sentì un rumore di bustine di plastica; si accostò alla porta: ora c’era un silenzio di tomba. Aveva pensato cosa avrebbe fatto se quello fosse stato un silenzio imbarazzante, e lui fosse lì, davanti a Ginny, senza sapere cosa dire.

Per fortuna si scrollò presto da questi pensieri, e tornò alla realtà: stava per fare la cosa più difficile della sua vita, e rifletté su che cosa avrebbe fatto se fosse stato davvero in quella stanza, davanti a Ginny, senza spiccicare parola, e non avrebbe potuto tornare alla realtà e rassicurarsi che era solo un orrendo pensiero. No, non poteva essere così, ce l’avrebbe fatta. 

Decise che quello era il momento perfetto per agire: molto cautamente abbassò la maniglia della porta di legno e la spinse. Dopo un lungo e rumoroso cigolio, si fermò ad ammirare Ginny, nel letto, che alzò lo sguardo e gli sorrise come, pensò Harry, non aveva mai fatto. Lui sembrava non sudare più, ma non sapeva cosa dire. Per fortuna fu lei ad iniziare la conversazione: “Stavo riguardando alcune vecchie foto di quando eravamo ragazzi” disse, spostando di nuovo lo sguardo sulle foto, che avevano un aspetto vecchio e consumato, ma che profumavano di bellissimi ricordi. Ricordi nel parco, a scuola, a casa della famiglia Weasley. Harry si mise nel letto accanto a lei e si sporse per vederle meglio: ce n’era addirittura una in cui Harry e Ginny si stavano tenendo per mano, e Ron, sullo sfondo, guardava torvo Harry: non gli piaceva vedere certe cose, soprattutto se si trattava di un ragazzo e sua sorella (la cosa non gli era molto di gradimento!), ma, pensò Harry, che Ron fosse stato molto tollerante in certi momenti, e per questo lo ringraziava. Rise. A quanto pare, contagiò anche Ginny, che sembrava aver capito da cosa era tanto divertito. L’atmosfera, però, era tornata come prima, e la risata di Harry era nervosa. Smise di ridere.

“Ecco, Ginny, mi chiedevo se, per caso..” cominciò Harry, che si sentì fiero di aver pronunciato quelle parole, dal momento che non aveva detto altro da quando era entrato nella stanza. Sembrava tornato ragazzo, quando non riusciva a proferir parola davanti a Cho, ad esempio. Credeva di avere le orecchie rosse quanto i capelli di Ginny; non era un buon segno. Si alzò dal letto comodo a fatica, dal momento che aveva pensato di rimandare il tutto al giorno dopo, dato che si stava divertendo un mondo. Tornò poi accanto alla porta, vicino ai piedi del letto. Si inginocchiò. Ginny, che non lo vedeva, fu costretta ad alzarsi dal letto e ad andargli vicino; erano uno di fronte all’altra. Lei aveva uno sguardo interrogativo. La scena era decisamente imbarazzante. Per farla terminare al più presto, Harry mise la mano nella tasca dei jeans e prese la scatoletta rossa. La aprì: all’interno c’era un bellissimo anello con tre diamanti incastonati nel sottile cerchio d’argento. Ginny continuava ad aprire e chiudere la bocca, come volesse dire qualcosa ma non trovasse le parole; Harry era ancora inginocchiato e impietrito. Quando aprì finalmente la bocca, Ginny smise di boccheggiare come un pesce rosso e aspettò le sue parole. A questo punto, Harry buttò tutto d’un fiato la fatidica frase: 

“Ecco, mi chiedevo.. Ginny mi vuoi sposare?”

Lei ancora non parlava, così quando Harry si alzò, si limitò a dargli un bacio sulla guancia e poi ad abbracciarlo. Prima di staccarsi dall’abbraccio, Ginny sussurrò all’orecchio di Harry con dolcezza: “Sì, lo voglio”.

Lui non sapeva cosa dire, così balbettò un “Grandioso!”, e in silenzio si rimisero sotto le coperte. La situazione era ancora imbarazzante, per questo nel letto si davano le spalle. Si girarono l’uno verso l’altra solo per augurarsi la buonanotte, dopodichè ritornarono nella stessa posizione. Se, però, ognuno avesse visto la faccia dell’altro, Ginny avrebbe visto Harry esultare silenziosamente, mentre lui solo un gran sorriso radioso. Solo ora Ginny capì: il comportamento di Harry era dovuto soltanto all’agitazione di quello che era appena successo. 

Quando le tenebre varcarono la soglia della camera da letto, la tensione venne sostituita dalla quiete, che ora invadeva tutta la casa.

Il giorno dopo sembrava tornato tutto alla normalità: Harry ricevette il solito bacio sulla testa come ringraziamento per avere preparato la colazione a Ginny. Inoltre passò tutto il mattino all’aperto, per farsi una bella passeggiata e schiarirsi le idee: aveva chiesto a Ginny di sposarlo, lei aveva accettato e ora doveva mandare gufi dappertutto per spedire gli inviti per il matrimonio. ‘Una cosa da niente’ pensò, mentre un gran sorriso prendeva forma sulla sua faccia e i suoi occhi si indirizzavano alla finestra, dove osservava Ginny immersa in una lunga lettura. Era tornato a casa.

Tutto il pomeriggio, come previsto, lo passò con Ginny per decidere chi invitare o meno al loro matrimonio. Harry sentì un vuoto quando lei aprì ‘quella boccaccia’, pensò, per dire Draco Malfoy. Non era per niente la persona che voleva invitare, ma…

“Avete fatto pace, ricordi?” disse Ginny

“Si, ma non mi sta proprio simpatico” rispose Harry, “Ma se ci tieni, va bene” concluse, scorgendo lo sguardo fulminante di  lei.

 

La sera furono invitati a cena a casa Weasley. Ginny aveva insistito per dare la notizia di persona ai suoi genitori, e Harry non poteva biasimarla, pur avendola avvisata della reazione che avrebbe potuto avere sua madre.

Per il viaggio non potevano certo usare le tipiche macchine babbane, così viaggiarono su un Thestral. 

“Per fortuna ora li vedi Gin, i Thestral!” 

“Zitto! Sono fortunata a non aver mai visto nessuno morire!” disse Ginny in tono provocatorio. “Bè, fino a dieci anni fa” finì, guardando Harry che rideva.

“Andiamo, o tua madre ci darà una bella strigliata!”

“Dai, non dire così”

Salirono e il grande animale spigoloso spiegò le ali e si alzò in quello che ora era un bellissimo tramonto color rosa e arancione. Purtroppo però, il viaggio fu molto freddo, per la gran quantità di neve che annunciava già l’arrivo del Natale. Passarono su montagne, laghi, fiumi e quella che assomigliava alla grande e paurosa Foresta Proibita. Quando passarono sopra a quest’ultima, Harry e Ginny si guardarono e si sorrisero a vicenda: il ricordo di Hogwarts era molto più intenso di quanto credessero; ancora, passati sei anni, non si erano scordati di ciò che avevano vissuto e avevano perso. Il ricordo, però, aveva inondato i pensieri di Ginny, che appoggiò la testa sulla schiena di Harry; lui sorrise. Probabilmente, anche passati gli anni, Fred, Tonks e Lupin, ancora le trafiggevano il cuore; probabilmente, pensò Harry, la ferita non le guarirà mai più, come mai non guarirà nemmeno a lui. Ma quello che faceva stare Ginny così male era andare incontro a quei brutti ricordi: tornavano a casa di suo fratello. 

I pensieri per fortuna si allontanarono insieme alla foresta che, man mano, si rimpiccioliva sempre di più. 

Quando arrivarono, la riconobbero subito: non era cambiata affatto, e di questo si rincuoravano. Erano tornati a quella che, per molti anni, Harry aveva considerato il suo ‘rifugio’: la Tana.

Quando entrarono, li accolse l’inconfondibile voce di Molly Weasley, che li avvolse in una sensazione di casa: il camino acceso, le urla di George che faceva i dispetti a Percy, tutto era come ricordavano. Bill e Fleur erano arrivati qualche giorno prima, mentre Charlie, Percy e George, erano da un po’ a casa aspettando già il Natale in famiglia. Purtroppo, però, per togliersi il peso, Ginny voleva subito dire tutto del matrimonio a sua madre, e dovette mettere da parte quelle belle sensazioni. La prese da parte. Harry, si occupò di dare la notizia al signor Weasley:

“Signor Weasley, Ginny e io abbiamo deciso di sposarci, e avevamo piacere di vedervi al nostro matrimonio” cominciò Harry.

“Magnifico! Vado subito a dirlo a Molly, così ci organizziamo e..”

“No, se ne sta occupando Ginny” ribatté Harry. “Sa, l’ha voluta prendere da parte per le sue… ehm.. reazioni esagerate, capisce?”

“Si, certo. Capisco.”

 Sembrava sapere a cosa si riferiva Harry.

Quando Ginny e Molly tornarono e si sedettero a tavola, Ginny rivolse uno sguardo supplichevole a Harry, prima di avvicinarsi a lui e sussurrargli: “Avevi ragione tu. Dovevamo mandargli un gufo. E’ esasperante!” finì lei, prima di cominciare a parlare con Fleur, che le stava decisamente più simpatica da quando aveva sposato Bill. 

La signora Weasley continuò a parlare del matrimonio per tutta la cena. Ma prima di abbandonare ogni speranza che smettesse di parlare, Harry chiese a Bill:

“Era agitata così anche quando vi siete sposati voi?”

“All’inizio no. Non credeva che Fleur fosse quella giusta per me, ma poi cominciò. Francamente, però,  non l’avevo mai vista così fuori di sé” confessò Bill. “Di solito non è così…”

“...espansiva” completò Harry

“Già!” concluse Bill, in tono di scuse.

Tornò in superficie la voce della signora Weasley: “Organizzeremo una grande festa, vedrete!”

Le speranze di Harry erano terminate. Dopo la conversazione con Bill le aveva perse tutte: una a una. All’improvviso Harry sentì una cosa sfiorargli la mano: Ginny stava allungando la sua verso quella di Harry. La strinse con delicatezza e gli rivolse uno sguardo di scuse e comprensione insieme, prima di lasciargliela andare. Harry rifletté: la signora Weasley gli era sempre stata simpatica, e lo era ancora. Alcune volte, però, gli faceva andare davvero il cervello in TILT. Tuttavia si era sempre comportata da madre con Harry, e glielo doveva a vita. 

Dopo la lunga riflessione e le quattordicesime congratulazioni, Harry e Ginny si alzarono, rimisero le sedie sotto il tavolo e si avviarono verso il salotto: Ginny probabilmente voleva rivolgere a Harry le sue più sentite scuse per averlo portato in una situazione di esaurimento totale, e così fu. Inoltre non finì qui: Ginny gli porse le scuse anche per aver detto che sua madre sarebbe stata tranquilla, e per giunta che si sarebbe controllata. Harry sapeva che non l’aveva fatto apposta, anche perchè sembrava più esasperata e stanca di lui. Nonostante questo, Harry continuava a guardare dietro la parete, e nella sua testa stava pensando: ‘Bè, per fortuna la signora Weasley non ha il dono di capitare nel posto sbagliato al momento sbagliato come Ron’. Tra parentesi: non gli avrebbe mai perdonato il suo ‘dono’ in certi momenti! Lì, non riuscì a trattenersi e iniziò a ridere. In quel momento non era l’unico che rideva: anche Ginny stava facendo abbastanza rumore. 

“Stavi pensando a Ron?” cominciò.

“Si! Ma come lo sai?”

“Guarda che c’ero anch’io quella volta il mattino del matrimonio di Fleur, quando lui è entrato in camera mia e decisamente non doveva!”

Risero ancora più forte, finchè decisero di ricomporsi e tornare in cucina per annunciare che sarebbero andati a casa, dato che erano molto stanchi.

Dopo i saluti e le quindicesime congratulazioni da parte di Molly Weasley, Harry e Ginny tornarono a casa sfiniti: il ritorno fu decisamente meno piacevole dell’andata, dato che il cielo era completamente scuro e faceva un sacco di freddo. 

Arrivati, il sorriso di Ginny era completamente scomparso; nemmeno una traccia. Harry, invece,  sembrava sudare anche con -2 gradi fuori da casa. 

Per fortuna tutto fu dimenticato con l’arrivo della benvoluta notte, che portò a tutti pace e tranquillità. Ma sebbene ci provasse, Harry proprio non riusciva a dormire: si continuava a girare nel letto e sembrava disturbato. Proprio quando era deciso ad addormentarsi e dimenticare ogni cosa, Ginny gli chiese:

“Ehi, stai bene? Lumos.”

“Sì” rispose Harry indifferente. Ginny lo guardò con uno sguardo del tipo ‘non fare il furbo con me, ti conosco da anni’ e si sedette sul letto mentre lo guardava.

“No. Sembrava un brutto sogno. Sembrava il nostro futuro matrimonio. Ho visto facce spaventate che guardavano verso l’alto, ma niente di che. Stai tranquilla.”

“Va bè, se lo dici tu..” lo baciò e si rimise nel letto girata di spalle a Harry. Lui non ce la faceva a dormire, così per affievolire ancora la tensione abbracciò Ginny e le sussurrò all’orecchio: 

“Andrà tutto bene, vedrai”

“Già. Buonanotte”

“Buonanotte”

Non riuscirono a stabilire con precisione per quanto quella notte rimasero abbracciati, ma di sicuro la mattina dopo, che sembrava assolutamente normale, Harry si svegliò e non trovò più Ginny. Probabilmente era già scesa per la colazione, e così fu: aveva apparecchiato la tavola per due e aveva preparato una buonissima colazione.

“E’ perfetto” si complimentò Harry

“Grazie” 

E si sedettero a mangiare.

“Perdonerai mia madre, vero Harry?”

“Certo. L’ho già fatto. Mi ha sempre trattato come un suo figlio, e mi ha dato un luogo degno di essere chiamato casa. Era pronta a darmi una dimora fissa, anche se io avrei dovuto tornare dai Dursley. E’ una madre, una suocera e probabilmente potrebbe essere anche una nonna fantastica”.

“Forse un giorno diventerà anche quello”

“Lo spero tanto”

Entrambi guardarono la pancia di Ginny. Probabilmente sarebbe stato molto strano vederla più grossa.

La colazione passò in fretta. Ginny non aveva ragione, sul fatto di aver portato Harry dai suoi genitori, ma su un’altra cosa aveva avuto la meglio: alla fine, dopo un lunga discussione, Ginny e Harry decisero di mandare a Draco e Astoria l’invito per il loro matrimonio.

Furono stupiti nel ricevere la risposta solo tre giorni dopo la spedizione del gufo. Questa citava:

“Cari Harry Potter e Ginny Weasley, 

Io e Astoria siamo molto contenti di aver ricevuto l’invito e di poter partecipare al vostro matrimonio. Scusate l’anticipo, ma il vostro gufo è stato velocissimo a mandare l’invito, e noi abbiamo provveduto per farlo partire immediatamente.

Inoltre ringraziamo voi per averci mandato l’invito e vi porgiamo le nostre più serene e felici congratulazioni.

                                                                                                                                     

 Con affetto,

 Draco e Astoria 

 

P.s. Astoria non voleva che lo scrivessi, ma io l’ho fatto lo stesso. Sono sicuro che è stata Ginny a convincerti di mandarci l’invito. Dopo tutti questi anni ti conosco, Harry Potter.”

 

Ginny rise. 

“Guarda che non è per niente divertente” 

“Ah no? Però ha ragione”

“Su cosa?!”

“Sul fatto che sono stata io a convincerti a mandare l’invito a lui e a sua moglie Astoria”

“Bè, sai che in questi momenti mi ricordi Ron?” rise Harry “Ah, e non è un complimento, anche se lui è il mio migliore amico.”

“Tu sai, invece, che non mi piace assomigliare a lui, anche se è un complimento!” rispose Ginny, che era tornata di nuovo serissima, al nominare di suo fratello. Harry la usava come tecnica per darle tanto fastidio. 

Lei stava al gioco, anche se non potè fare a meno di rivolgere a Harry un profondo sguardo di disgusto.

“Già, l’ho notato!” concluse Harry, che riuscì a strappare un piccolo sorrisetto anche a Ginny.

I due si battibeccarono ancora un po’, prima di decidere che una bella e lunga passeggiata nel piccolo paese li avrebbe riuniti ancora una volta.

 

Grazie all’idea del bel freddo che faceva, Harry e Ginny si presero per mano, passeggiando tranquilli tra i bei negozi di magia. Tra tutti i paesi ne avevano scelto uno di maghi. Un villaggio magico. 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Godric Gryffindor