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Autore: Florelle    01/09/2009    2 recensioni
Nessuno li salvi
dall'apocalisse che si sono scelti.
Genere: Sovrannaturale, Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Animula vagula blandula
Hospes comesquesque corporis


Le persone sono come l’autunno piovoso per le strade. Si lasciano seccare a poco a poco dagli eventi, diventano alberi nudi, in letargo, apparentemente in difesi. Perdono le foglie e sanguinano gocce cadute direttamente dal cielo.
Il vento le frusta, scuote loro i rami, spezza i rigogli più fragili.

Martina cammina per la strada polverosa, strascicando le scarpe di tela intrise di fango e melma cittadina.
Il suo passo è sintetico ed irreale, un giocattolo a molla che sta esaurendo la sua carica manuale.
“Cos’è successo alla tua anima?” le domanda un raggio di sole, spuntando beffardo tra le nuvole.
“Non credo di averne mai posseduta una.” Borbotta tra sè, quasi senza ascoltare la voce che le parla.
“Non è possibile, tutti ne hanno una.” Insiste ancora il raggio di sole, sfiorandole delicatamente il viso ingrigito.
“Da quanto non capiti in questo paese dimenticato dalla primavera?” le risponde lei, in tono beffardo. I suoi occhi sono affaticati da quel bagliore dimenticato.
Il raggio non sa rispondere. Che cosa sono per lui le settimane ed i secoli ed il tempo stesso?
Non conosce altro tempo che l’infinito.
“Se hai tempo da perdere, stammi ad ascoltare. Sempre che ti interessi la mia voce.” Si fa piccola, guarda le mani nude e piene d tagli. “Qui non splende mai il sole, il giorno prima e il giorno dopo non esistono. Siamo tutti lattine riciclabili senza contemnuto.”
“Non esiste l’allegria in questo paese? Forse il Sole vi ha trascurati per troppo tempo.”
“In realtà siamo noi che non vogliamo saperne di lui. Che ce ne facciamo delle sue allegre canzoni stonate quando abbiamo la perfezione delle lampadine? Anzi, mi meraviglio di come tu abbia fatto ad entrare.”
“Perchè?” non capisce il raggio di sole, non sospetta..non accetta.
“Tutto intorno ci sono degli schermi, fatti a posta perchè il sole non entri. Può bussare o sfondare la porta, ma noi non lo faremo passare comunque. E’ vecchio, è inutile. Imprevedibile ed imperfetto.”
Il raggio sembrò tremolare come la fiamma di una candela, ma poi brillò più sfolgorante di prima: sorrideva.
“Mi stai prendendo in giro. Come fanno le piante a crescere? Come vivono uomini ed animali?”
“Tutto ciò che vedi è artificiale, come un enorme programma televisivo. Monotono e perfetto: non richiede alcuno sforzo. Tutto è prevedibile, tutto è facile.” Risponde lei, sentendosi gravida di quelle parole e provando un certo fastidio a pensare di dover rompere uno schema, di uscire fuori da un copione usato troppo volte. “E non vi annoiate mai?” chiese incredulo.
“Solo della noia che confina nella sicurezza.” Risposero i denti di lei in un brillio sinistro. Con un movimento repentino, alzò il maglione e se lo mise sulla faccia a mo’ di cappuccio.
Il raggio rimase perplesso da quella strana usanza e continuò a parlare, senza ottenere più risposta.
Capì che lei gli stava negando in quel modo persino il diritto di esistere.
Sconfortato il raggio si rifugiò tra le nuvole e tornò dai suoi fratelli, giurando che in quel mondo non sarebbe tornato mai più.

“Nessuno li salvi
dall’apocalisse che si sono scelti.
Nessuno li odi o li ami,
perchè ormai non esistono.”
   
 
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