Epilogo ·
Sì, proprio “Epilogo”.
Perché a volte, è meglio cominciare dalla fine.
Sirius Black entrò nella sua camera da letto con un’espressione alquanto corrucciata dipinta sul volto. Chiuse la porta alle sue spalle e si voltò per fronteggiare il disordine che regnava sovrano nella stanza. Disordine sul quale galleggiavano gli oggetti più disparati, dal suo letto a baldacchino alle sue pantofole, dal pantalone del suo pigiama a dei calzini – o a qualcosa che in un tempo felice veniva definito “calzini puliti”.
Si passò una mano sulla nuca, riflettendo. Dove diavolo la aveva messa?
Sospirò e si fece coraggio… d’altronde, non era un Grifondoro solo di nome. Bisognava solo essere uomini. Con una faccia da funerale-del-mio-gatto si inginocchiò sullo scendiletto e tirò via tutti i cassetti dal comodino, mettendoseli a portata di mano.
Il primo conteneva dell’intimo pulito –già, pulito. A volte capita-. Dopo aver rovistato senza convinzione tra calzini e canottiere, il giovane Auror lo mise da parte, non prima di aver messo in evidenza i suoi boxer portafortuna, che credeva di aver perso due anni prima mentre invece erano stati tutto il tempo a poltrire nei recessi più oscuri dell’unico posto dove non li aveva cercati.
Il secondo cassetto conteneva una serie di boccette e ampolle di pozioni, tutte rigorosamente al loro posto, con la loro bella etichetta sul collo e il loro tappo a chiuderle ermeticamente. Sirius si chiese se Remus non avesse proprio nulla di meglio da fare che seminare ordine e pulizia per il mondo.
Il terzo cassetto conteneva lettere, e tante, tante foto. Sirius Black amava moltissimo la fotografia; uno dei suoi oggetti più cari era proprio la macchina fotografica che i Malandrini gli avevano regalato per il suo quattordicesimo compleanno, e che era stata testimone di centinaia di scherzi, serate malandrine, partite di Quidditch e flirt.
Sirius si mise in una posizione più comoda e cominciò a scartabellare tra fogli di pergamena e visi di ragazzini che sorridevano con in mano Boccini o bottiglie di Whisky Incendiario.
I foglietti che lui e James si scambiavano durante le ore di lezione, diversi biglietti del Binario 9 e ¾, foto di una delle innumerevoli vittorie dei Grifondoro nella coppa del Quidditch, di alcuni ragazzi Serpeverde con i capelli rosa, di Remus con l’aria un po’ brilla e diverse bottiglie nelle sue mani, di Peter che mangiava caramelle… e poi, come se fosse capitata lì per sbaglio, la foto di una coccinella che passeggiava indisturbata su una mano.
Una mano piccola e delicata, con le unghie curate.
«Andiamo, Sir! È così carina! Fammi fare una foto!»
«Ma dai, Ethel! È solo una coccinella!»
«Portano fortuna, cagnaccio.»
«E quindi? Non ti senti fortunata ad essere qui con me?»
«Ah-ah-ah. No, principe degli specchi.»
«Ehi, pulce, poca ironia. O vuoi che ti dia un’altra dose di solletico?»
«Tremo di paura, Bl- ah! Smettila! Smettila, la farai volare via!»
La coccinella, spaventata dal movimento improvviso della piccola mano, vola via.
«Visto? Sei un’idiota, Black!»
Un broncio degno di una bambina capricciosa si disegna sul volto della ragazza.
Sirius si lasciò andare all’indietro sul tappeto e chiuse gli occhi. Ricordava perfettamente cosa le aveva detto.
«Tornerà, vedrai. Nessuno vorrebbe mai allontanarsi da te.»
Chi avrebbe mai potuto immaginare che invece qualcuno da lei si sarebbe voluto allontanare…