CAPITOLO 17°_ VENDETTE PERSONALI E
RICORDI DEL PASSATO
«È impressionante» esclamò Emmett
divertito.
«Questa è la quarta che giocano!» disse
un po’ annoiata Rose.
Alice ed Edward erano seduti l’una di fronte
all’altro in silenzio, separati da un tavolino su cui poggiava una scacchiera.
Io osservavo la partita dalla poltrona con un lieve sorriso sulle labbra: era
un confronto interessante. Edward leggeva nella mente le mosse di Alice e lei
aveva visioni sulle future scelte di
Edward. I pezzi non si muovevano dalle loro originarie caselle e le partite
duravano appena pochi minuti; per ora Alice né aveva vinte due, Edward una.
Jasper era alle spalle della vampira: aveva scommesso con Emmett che lei ne
avrebbe vinte almeno sei su dieci. Esme sul divano leggeva una rivista, ma
prestava attenzione a qualsiasi rumore
arrivasse dal tavolo.
Qualcuno bussò alla porta. Mi alzai
sapendo che forse solo Esme avrebbe fatto altrettanto e mi avviai per aprirla.
«Buongiorno» disse una voce fin troppo
dolce e melodiosa.
Davanti a me c’erano una decina di
vampiri.
Edward chiamai
mentalmente Siamo nei guai. In un
attimo mio figlio mi fu accanto.
«Buongiorno anche a voi» salutò con voce
falsamente cordiale.
Poi arretrammo cauti per farli entrare e
raggiungemmo gli altri. Entrarono circa dieci vampiri, davanti a tutti due che dovevano essere i capi.
«Salve» disse uno dei due, ad intuito il
più giovane «Noi stavano cercando…» poi si bloccò.
Notai che il suo sguardo si era fermato
su Jasper che sussultò.
«Ah ah! Allora sei qui!» disse rivolto
al vampiro biondo che con la sua compagna si era unito alla nostra famiglia da
ormai cinque anni «Mio caro Jasper: sono anni che ti cerco. Forse tu non ti
ricorderai di me… in fondo sono passati decenni, ma…»
«No Zacarias: mi ricordo bene di te. Ora
dimmi: che cosa vuoi?» chiese freddo Jasper.
«Beh… salutarti… vedere come stavi e
poi… questo» e stese in avanti una mano.
Fui spostato indietro, contro il muro ed
un dolore forte mi prese in tutto il corpo; nonostante tutto riuscii a vedere
che ad Esme ed Alice accadeva la stessa cosa.
«Basta! Fermati! Cosa stai facendo?!»
urlò Jasper sconvolto.
Il vampiro rise divertito, poi ci lasciò
cadere. Chiusi gli occhi: era come se il potere di Amy e quello di Jane si
fossero stranamente uniti in quel vampiro. Edward mi era accanto.
«Carlisle?! Carlisle come stai?! Mi
senti?!» urlò spaventato.
Annuii debole cercando con difficoltà di
muovermi.
«Ed Esme? Come… come sta?» riuscii a
chiedere con un filo di voce.
«Bene…» mi rispose mia moglie e vidi che
Emmett l’aiutava ad alzarsi; lo stesso stava facendo Jasper con Alice.
«Perché stai facendo tutto questo?! Cosa
vuoi?!» chiese il biondo urlando.
«E lo domandi? Tu ed il tuo clan avete
sterminato il mio! Sono passati decenni, ma io non dimentico ed ora farò
soffrire loro ed ucciderò te!» minacciò furioso.
«No! Aspetta!» lo implorò Jazz «Loro non
c’entrano nulla! Non hanno mai combattuto una guerra, non sanno nulla! Lasciali
stare: prenditela solo con me!»
Il vampiro che Jasper aveva chiamato
Zacarias scoppiò a ridere ancora una volta.
«Oh, Jasper sei peggiorato… quando ti ho
conosciuto non eri così sentimentale. Comunque non preoccuparti: per oggi mi
sono divertito abbastanza con voi…» ci voltò le spalle «Arrivederci» e si
mosse.
L’altro vampiro, il più anziano, mi
guardava stranamente interessato. C’era qualcosa in lui, qualcosa che sapevo di
conoscere, ma che non ricordavo chiaramente
e che mi metteva una strana inquietudine.
«Aspetta! Fermati: è inutile rimandare!
Perché non la concludiamo qui la…» si fermò come fosse sbattuto contro qualcosa
di invisibile.
«Non ora Jasper, non ora» disse
Zacarias, poi si voltò a guardare l’altro vampiro che non si era mosso da lì ed
aveva ancora i suoi occhi rossi puntato su di noi «Su avanti Anton: lascialo
andare… ci rivedremo presto» e in un attimo tutti i vampiri furono fuori di
casa.
Alice raggiunse il suo compagno mentre
io strinsi Esme tra le braccia.
«Cosa ti è successo prima?» chiese
Edward al fratello.
«Io…io non ne sono sicuro: era come se
ci fosse un campo di forza, una barriera che mi impediva di muovermi…» spiegò
ancora un po’ frastornato.
«Chi… chi era quel vampiro?» chiese
Rose.
«Si chiama Zacarias. Lui era a capo d un
piccolo gruppo di neonati che aveva creato con la sua compagna, Hanna. Si
fecero lentamente strada tra i clan avversari uccidendone gran parte e perdendo
pochissimi uomini, finché non incontrarono il clan di Maria. All’inizio
sembravano non volerci attaccare e credemmo che fossero solo di passaggio; poi
una notte ci attirarono in un e, non per vantarmi, fu anche grazie al mio
potere se riuscimmo ad individuare i vampiri e ad ucciderne la maggior parte.
Nello scontro morì anche Hanna. Prima di
fuggire Zacarias giurò vendetta, ma lo avevano fatto tutti i clan che avevamo
distrutto e se avessimo voluto dare ascolta ad ogni minaccia…»
«Già… ma questo sembra avere intenzioni
serie…» provò a sdrammatizzare Emmett.
«E cosa mi dici dell’altro? Il più
anziano?» chiesi stranamente interessato.
«Mmh… non l’ho mai visto, credo: un
potere così credo che lo ricorderei…»
«Capisco» commentai sovrappensiero: gli occhi di quel
vampiro erano ancora fissi nella mia mente, inquietanti e pericolosamente
familiari.
«è proprio questo quello che intendevo
con “non voglio crearvi problemi”» sbottò Jasper.
«Ma ormai noi siamo una famiglia e non
ti puoi aspettare che ti lasceremo andare da quelli da solo» risposi io serio
guardandolo negli occhi.
Lui abbassò il capo. Erano passate due
settimane da quando Zacarias aveva lanciato il suo avviso; più volte, sia io
che gli altri componenti della famiglia, ci eravamo accorti che alcuni neonati
del clan e gli stessi Zacarias ed Anton ci seguivano a volte per svariate ore,
a volte solo per alcuni istanti. Le ultime due volte che mi ero accorto di
essere seguito avevo visto proprio Anton a poca distanza da me che mi fissava
con un mezzo sorrisetto compiaciuto ed un aria di superiorità che non poteva
non darmi fastidio.
«Ascolta Jazz: noi usciremo insieme da
questa storia» lo rassicurò premurosa Esme.
Lui sorrise arreso ed annuì.
«Da quanto non vai a caccia?» gli chiesi
«I tuoi occhi sono scuri…»
«Sì… dovrei andare oggi…»
Il volto di Alice si incupì.-
«Non credi sia pericolo? Insomma se ti
trovassero saresti solo contro dieci vampiri…»
«No… non credo che mi attaccheranno
Alice. Zacarias ama lo spettacolo: lui non farà nulla di nascosto. Avete visto
la sua entrata in scena, no? Quando attaccherà lo farà in grande stile»
concluse Jasper analizzando con semplicità la psicologia di quel vampiro.
Alci lo guardò ancora qualche istante,
poi si convinse delle sue parole. Jasper uscì veloce promettendo di tornare tra
massimo un’ora. Ora so quanto fui stupido a sperare che tutto andasse per il
meglio, ma la teoria di Jasper su Zacarias non faceva una piega… Il punto era
che non esisteva solo Zacarias.
Era passata mezz’ora quando Alice ebbe
la visione che tutti inconsciamente aspettavamo.
«L’hanno preso!» esclamò scattando in
piedi, il volto spaventato.
«Dove?» chiesi rapido.
«Stava tornando a casa» spiegò lei
mentre ci stavamo già muovendo guidati dalle sue visioni.
In breve tempo raggiungemmo il posto in
cui era stato bloccato: probabilmente Anton aveva usato uno dei suoi campi di
forza per bloccarlo.
«Sento l’odore di un altro vampiro» ci
avvisò Esme «Sembra quello di Anton…»
Cominciammo a seguire quella flebile, ma
distinta traccia e dopo quasi dieci ore di corsa entrammo in una piccola città.
Ormai era buio e non c’era molta gente per la strada; nonostante questo
cercammo di passare il più inosservati possibile. D’un tratto ci trovammo di
fronte ad una chiesa. Rimasi a guardarla stranamente interessato: anche essa
come Anton mi ricordava qualcosa del passato.
«È bello rivederla, non è così
Carlisle?» mi chiese una voce.
Voltandomi vidi Anton, il solito sorriso
di chi sa tutto e compatisce ignoranza ed ingenuità altri stampato sulle
labbra; accanto a lui un immobile e preoccupato Jasper.
«Jazz!» urlò Alice tentando di
raggiungerlo, ma la bloccai con un braccio: non era il momento per azioni
avventate.
«Di cosa parli?» chiesi ad Anton.
«Ma come: non la riconosci Carlisle?
Eppure hai trascorso tutta la tua vita umana qui…»
Sussultai: possibile che fosse la chiesa
di cui mio padre era pastore?
«Ma ora non perdiamoci in chiacchiere
inutili: seguitemi» e si mosse, Jasper, che fluttuava pochi centimetri da
terra, dietro di lui. Lo seguimmo: non avevamo altra scelta. Camminammo per
alcuni minuti prima di fermarci davanti ad un tombino. Un secondo sussulto scosse
il mio corpo: quello era il tombino da cui era uscito il vampiro che mi aveva
morso, l tombino che aveva dato inizio a tutto. Anton lo aprì e vi fece
scivolare dentro Jazz, poi disse a noi di fare altrettanto ed infine scese lui.
Il covo in cui secoli prima si erano annidati i vampiri a cui mio padre aveva
dato la caccia, i vampiri che avevano distrutto la mia vista, ora si apriva
silenzioso davanti ai miei occhi.
«Benvenuti nella mia… ehm… non credo si
possa definire dimora…» si scusò Zacarias guardandoci come se ci avesse
invitati “a cena”.
«Ma in fondo» continuò «io non avevo
intenzione di accogliervi qui… non è nel mio stile: è stato Anton ad insistere
perché vi portasse qui…» e sembrò guardare il compagno con aria di superiore
rimprovero.
«A te non cambia nulla Zacarias!»
rispose quello duro ed infastidito «In fondo possono morire anche qui, mentre
io avevo bisogno di questo posto» e puntò gli occhi su di me, o, forse, era
solo paranoia.
Poi, senza alcun preavviso, lasciò
andare Jasper che si ricongiunse con noi. Alice lo strinse a se e lui la baciò.
«Scusatemi: sono stato uno stupido» si
scusò poi rivolto a noi.
«Non devi scusarti: non potevi sapere…»
lo consolò Edward.
«No, ma… inconsciamente ci avevo
sperato: speravo di risolvere il tutto prima del vostro arrivo, ma Anton ha
volutamente aspettato che voi raggiungeste la chiesa… Quel vampiro non mi
convince per niente: nasconde qualcosa…»
Sì. Anch’io credevo che ci fosse sotto
qualcosa: sapeva della chiesa e, credo, anche del tombino… e poi continuava a
fissarmi…
Incrociai di nuovo il suo sguardo e
questa volta il suo sorriso era aperto, quasi amichevole, come se mi volesse
dire di non temere nulla. Ma perché? Sembrava conoscermi davvero bene ed io non
avevo idea di come facesse, chi fosse o cosa volesse.
«Quante domande devono sconvolgere la
tua mente» mi disse Anton: dovevo avere un’espressione davvero molto eloquente
«Ma non sforzarti così tanto… figlio mio…»
Le sue ultime parole bloccarono la mia
mente. Figlio mio. Figlio mio. Ecco
perché conosceva il mio nome, la chiesa in cui ero cresciuto ed il tombino…
Lui, lui era il mio… creatore!
«Tu?!» sibilai duro e rabbioso «Tu sei
il responsabile della distruzione della mia vita?!»
«…e della tua felicità» convenne lui
saggio.
Rimasi spiazzato dalle sue parole: non
riuscii a ribattere nulla, le parole mi morirono sulle labbra. Ancora una volta
parlava con una semplicità impressionante e consapevole. Eppure in fondo
sentivo che aveva ragione: se non fossi vissuto così a lungo non avrei mai
conosciuto la mia Esme e nessun’altro
della mia famiglia. Nonostante questo, però, non potevo fare a meno di pensare
a tutte le possibilità che mi erano state strappate così improvvisamente: sarei
vissuto con mio padre, l’avrei visto invecchiare, avrei potuto avere un figlio
ed crescere ed invecchiare in quello che ora era un piccolo villaggio.
«Perché… perché mi hai attaccato?»
Possibile che tra tutte le domande
intelligenti che potessi fargli uscì proprio quella che a mio parere era la più
sciocca ed ingenua?
«Oh, figlio caro… tu eri così giovane ed
invitante… Ma poi qualcuno mi ha colpito ed io ti ho lasciato andare… Credimi
mi è dispiaciuto molto, ma ora, a giudicare dal risultato, forse è stato meglio
non ucciderti…»
Parlava come se fosse uno scultore che
aveva modellato un pezzo di marmo rude a suo piacimento ed ora se ne compiaceva
inorgoglito. Mi faceva rabbia.
«Mi odi, non è così?» chiese.
«Si… credo…» risposi insicuro.
«Ora basta!» urlò Zacarias «Anton smettila
di parlare: io ho ancora un conto in sospeso da saldare» e si fecero avanti su
gruppi di neonati che fino a qualche istante prima erano rimasti nell’ombra
alle spalle di Zacarias.
Dopo un rapido conteggio stabilii che
erano trenta. Trenta vampiri, presumibilmente tutti neonati, contro sette. Non
avevamo alcuna speranza. Zacarias diede l’ordine di morte, chiedendo solo di
lasciare in vita Jasper: sarebbe stato un divertimento solo suo.
«Zacarias, per favore, risparmia anche
mio figlio» gli chiese Anton e l’altro annuì concorde.
Lo scontro ebbe inizio e in poco tempo
ci rendemmo conto che non avremmo avuto scampo. Né Anton, né Zacarias
combattevano ed osservavano la battaglia con superficialità, simili ad
imperatori romani che guardano lo spettacolo dei gladiatori nell’arena.
«Carlisle bisogna fuggire!» mi urlò
Jasper «Dovete andare via!»
«Zitto e combatti! Non c’è modo di
uscire e se anche ci fosse non ti lasceremmo qui! Quante altre volte te lo devo
ripetere?!»
Mi accorsi che ci eravamo rifugiati tutti
in un angolo della sala sotterranea e i trenta vampiri ci stavano venendo
addosso.
Edward chiamai
mentalmente Edward ascolta: quando te lo
dico va via e porta con te gli altri.
Mi guardò senza capire le mie
parole.
Credo
di potercela fare, ma ho paura di colpire qualcuno di voi.
Lo sentii sussultare.
«No!» mi urlò mandando in fumo la
segretezza del mio piano «Non ti azzardare neanche a pensarlo!»
Beh…
tecnicamente ci ho già pensato. Ora devi aiutarmi a realizzarlo.
«Ma è passato del tempo… e se non fosse
sufficiente?»
Fidati:
so quello che faccio e sono sicuro di potercela fare, ma non devo avere
ostacoli
spiegai con calma.
Edward mi fissò spaventato ed io non
distolsi lo sguardo, fermo; così dopo un po’ abbassò il suo dandomi campo
libero. Ad un tratto Esme mi sfiorò il braccio.
«Sei sicuro di quello che stai per
fare?» chiese lievemente preoccupata.
Sorrisi: aveva capito tutto all’istante,
come al solito. Annuii e la baciai veloce.
Allontana
tutti
raccomandai a mio figlio, poi chiusi gli occhi e provai a riagganciare il
vecchio odio che mi aveva turbato per anni e da cui ero uscito da poco. Lo
sentii invadere il mio corpo, ma questa volta il mostro non prese il sopravvento: era più debole. Sentii la sua
forza scorrere nel mio corpo, ma il mio cervello riusciva a mantenere una
strana, fredda e pericolosamente flebile calma.
«Cosa… che cosa sta succedendo
Carlisle?!» chiese Jasper prendendomi per un braccio «Le tue emozioni… sento
rabbia, ma senza alcun motivo… è tutto così strano…»
«Non preoccuparti, figlio mio: andrà
tutto bene. Ah, Alice: se il mio futuro dovesse scomparire…»
La vampira sussultò.
«È già scomparso» mi informò.
«Non temere: Quando tutto questo sarà
finito spiegherò a te e a Jasper ogni cosa» li rassicurai.
Mi voltai verso i neonati e ringhiai
verso di loro con più minaccia di quella che credevo. Sentii Zacarias ridere
della mia resistenza, insuperbito da quella che credeva una posizione di
favore. Sorrisi quasi maligno ed in poco ed in poco tempo già bruciavano alcuni
roghi sui quali si consumavano i resti di alcuni neonati. Non mi ero accorto
che la mia famiglia era riuscita a scappare né che avevo bloccato quelli dei
neonati che avevano tentato di attaccarli.
In breve l’espressione di acariasi
cambiò e quando, svariate ore dopo, di fronte a me c’erano solo due neonati,
sul suo viso c’erano rabbia, frustrazione ed inevitabile paura; niente a che
vedere con il volto di Anton divertito e forse orgoglioso dell’operato di “suo
figlio”.
Poco dopo ero di fronte a Zacarias.
«Se lascerai ora questo posto e non
infastidirai più la mia famiglia ti risparmierò la vita» dissi con voce e tono
non mio. Il vampiro mi guardò con aria di sfida.
«Non sono un codardo!» urlò offeso e si
chinò in avanti pronto allo scontro.
«E neanche saggio…» sussurrai, poi lo
scontro ebbe inizio.
La mia velocità sarebbe dovuta essere
tale da non permettere a Zacarias di prendermi facilmente nella sua morsa di
dolore; ma quando sentii sbattermi contro il muro seppi che ero stato troppo
lento. Mi sentivo davvero male, quasi da non riuscire più a ragionare e seppi
che l’unico modo per liberarsi era perdere volontariamente il controllo quel
tanto che bastava per non provare emozioni ed essere libero. Il mostro ruggì rianimato da quel
pensiero e senza neanche accorgermene fui libero. Sapevo che dovevo agire e che
forse quella era l’unica opportunità: sentivo la forza e la velocità scemare.
Dopo qualche minuto di inseguimento gli fui finalmente addosso e in un attimo
era solo un ammasso di pezzi di carne che bruciavano su un falò improvvisato.
Sospirai mentre anche le ultime forze mi
abbandonavano e crollai a terra. Credevo che, così come la rabbia, anche il
dolore sarebbe stato meno intenso, ma mi sbagliavo.
Cominciai a sentirmi male, tanto male da
annebbiare i sensi e quasi anestetizzarmi. Non mi accorsi che Anton mi aveva
preso sulle spalle finché non avvertii uno spostamento d’aria, forse dovuto al
fatto che il vampiro si stava muovendo.
«Carlisle… senti…? Cosa… succedendo…?
Carlisle?!»
Non capivo molto di quello che stava
dicendo, né di ciò che mi accadeva intorno: il dolore era così forte da non
permettermi di capire altro. Poi sentii qualcosa di morbido tosso la mia pelle
e qualcuno mi sfiorò dolce il viso.
«Carlisle...? Riesci… sentirmi…?» mi
chiese la voce di una donna, probabilmente Esme.
Scossi la testa, o, almeno, era quello
che tentai di fare perché non avvertivo più neanche le mie azioni.
I giorni passarono e fu come una
seconda, lenta trasformazione, senza le fiamme ma con molto più dolore. Poi
pian piano il dolore si attenuò e a più o meno tre mesi di distanza dallo
scontro con i neonati era tutto passato.
«Cos’è successo?» chiesi ricordando
pochissimo di tutto quel tempo.
«Quando hai cominciato a combattere, noi
siamo fuggiti via, come ci avevi detto» mi spiegò Edward «Siamo tornati a casa
e ti abbiamo aspettato. Ore più tardi abbiamo visto Anton che ti portava sulle
sue spalle; ha detto che stavi male, che avevi ucciso tutti. Poi è
semplicemente andato via» concluse.
«Ora per fortuna è tornato tutto a
posto, il tuo futuro intendo» sorrise Alice.
«E le tue emozioni» concluse Jasper.
«Credevo che con la rabbia sarebbe
diminuito anche il dolore, invece è stato il contrario: questa volta ho davvero
creduto di non farcela, il dolore mi stava facendo impazzire» spiegai e mi
accorsi di aver ancora paura di quello che avevo passato.
Esme mi strinse a se e mi baciò per
calmarmi.
«Ed ora?» mi chiese preoccupata Rose
«Cosa succederà?»
«Già una volta ho provato a dimenticare
ed in parte ci sono riuscito… credo che proverò di nuovo a farlo… questa volta
sperando che non ci sia più bisogno di usare quel maledetto potere»
Guardai Alice e Jasper.
«Grazie» disse lui ed io scossi la
testa.
«Non provare mai più a ringraziarmi
Jazz» lo minacciai io «O aspetterò ancora un po’ a dimenticare!»
Tutti scoppiarono a ridere compreso il
biondo.
Quella fu l’ultima “avventura” che ci
coinvolse, almeno per un po’.
La nostra pace durò più o meno
cinquant’anni, ma il destino era pronto a farci vivere nuove esperienze
positive e negative.
Tutto
ebbe inizio il 19 gennaio di un anno molto piovoso in una piccola cittadina dal
cielo sempre grigio…
***
Lo spazio dell’autrice
Credo che sto per sentirmi male! Questo
è l’ultimo capitolo prima di un breve Epilogo! Oddio ed io cosa faccio ora????
Ok ok mi calmo… Che ve ne pare di questo 17° capitolo (accidenti ho rotto le
scatole così a lungo?) piaciuti gli ultimi colpi di scena? Certo che gliene ho
fatte passare davvero di tutti i colori eh? Hihihi…
Ringrazio:
Luna95 purtroppo anche questa storia doveva avere
una fine… per quanto mi dispiaccia ç_ç. Felice che la descrizione delle storia
di Jazz non ti abbia annoiato… ho sempre timore del contrario… Che ne dici di
questo capitolo?
Rikk992 Si anch’io adoro Jazz ed Alice: con
poche parole riescono a trasmettersi amore ed un legame pazzesco! *__* Mi dispiace
per i tuoi problemi al pc… Felicissima che ti piaccia Jazz anche perché, con me,
sei una delle poche… Cmq che te ne pare di questo capitolo?
Tede Ho pensato che, nonostante sia una persona
sempre allegra, anche Alice avrebbe avuto momenti bui senza il suo Jazz… ma
alla fine non possono stare l’una senza l’altro. Grazie x i tuoi complimenti.
Che te ne pare di questo??
Uchiha_chan Ho pensato che nonostante Jazz fosse
sempre così distaccato anche lui come tutti abbia dei sentimenti e che, se in
gioco c’è la felicità della sua Alice, anche lui riesca a sciogliersi… Ho
ritenuto un po’ superfluo raccontare ciò che è accaduto dall’arrivo di Bella
visto che ci sono bel 4 libri che lo testimoniano… ma ho riservato una
sorpresina nell’epilogo... Che ti pare di questo capitolo?
Bad_Mikey
Hihihi ho messo molta fantasia in questo
capitolo eh? Che te ne pare? Purtroppo siamo alla fine… ma è stato davvero
bello! Grazie del tuo incoraggiamento. Ti adoro!
Sweet_cullen per aver messo la storia tra le
preferite
Selvy96 per aver messo la storia tra le seguite
Come ho già detto prima questa storia
non è ancora del tutto conclusa perché ci sarà un breve EPILOGO a chiusura
della ff. In realtà non era previsto… ma mi è venuto all’improvviso e ho
pensato che potesse essere carino metterlo! Quindi vi aspetto ancora e mi raccomando
leggete e recensite!
La vostre carissima Alchimista.