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Autore: Alchimista    01/09/2009    5 recensioni
«Il mio nome è Carlisle, sono un medico e… un vampiro… Se conosci alcune delle leggende a nostro riguardo saprai che quando qualcuno di noi morde un essere umano possono accadere solo due cose: o l’umano muore, o diventa un vampiro. È più o meno quello che è accaduto a te. Ti ho vista nel bosco, ferita e non sono riuscito e far altro che a non farti morire…»
Genere: Triste, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 17°_ VENDETTE PERSONALI E RICORDI DEL PASSATO

 

«È impressionante» esclamò Emmett divertito.

«Questa è la quarta che giocano!» disse un po’ annoiata Rose.

Alice ed Edward erano seduti l’una di fronte all’altro in silenzio, separati da un tavolino su cui poggiava una scacchiera. Io osservavo la partita dalla poltrona con un lieve sorriso sulle labbra: era un confronto interessante. Edward leggeva nella mente le mosse di Alice e lei aveva visioni sulle future scelte  di Edward. I pezzi non si muovevano dalle loro originarie caselle e le partite duravano appena pochi minuti; per ora Alice né aveva vinte due, Edward una. Jasper era alle spalle della vampira: aveva scommesso con Emmett che lei ne avrebbe vinte almeno sei su dieci. Esme sul divano leggeva una rivista, ma prestava attenzione a qualsiasi  rumore arrivasse dal tavolo.

Qualcuno bussò alla porta. Mi alzai sapendo che forse solo Esme avrebbe fatto altrettanto e mi avviai per aprirla.

«Buongiorno» disse una voce fin troppo dolce e melodiosa.

Davanti a me c’erano una decina di vampiri.

Edward chiamai mentalmente Siamo nei guai. In un attimo mio figlio mi fu accanto.

«Buongiorno anche a voi» salutò con voce falsamente cordiale.

Poi arretrammo cauti per farli entrare e raggiungemmo gli altri. Entrarono circa dieci vampiri, davanti  a tutti due che dovevano essere i capi.

«Salve» disse uno dei due, ad intuito il più giovane «Noi stavano cercando…» poi si bloccò.

Notai che il suo sguardo si era fermato su Jasper che sussultò.

«Ah ah! Allora sei qui!» disse rivolto al vampiro biondo che con la sua compagna si era unito alla nostra famiglia da ormai cinque anni «Mio caro Jasper: sono anni che ti cerco. Forse tu non ti ricorderai di me… in fondo sono passati decenni, ma…»

«No Zacarias: mi ricordo bene di te. Ora dimmi: che cosa vuoi?» chiese freddo Jasper.

«Beh… salutarti… vedere come stavi e poi… questo» e stese in avanti una mano.

Fui spostato indietro, contro il muro ed un dolore forte mi prese in tutto il corpo; nonostante tutto riuscii a vedere che ad Esme ed Alice accadeva la stessa cosa.

«Basta! Fermati! Cosa stai facendo?!» urlò Jasper sconvolto.

Il vampiro rise divertito, poi ci lasciò cadere. Chiusi gli occhi: era come se il potere di Amy e quello di Jane si fossero stranamente uniti in quel vampiro. Edward mi era accanto.

«Carlisle?! Carlisle come stai?! Mi senti?!» urlò spaventato.

Annuii debole cercando con difficoltà di muovermi.

«Ed Esme? Come… come sta?» riuscii a chiedere con un filo di voce.

«Bene…» mi rispose mia moglie e vidi che Emmett l’aiutava ad alzarsi; lo stesso stava facendo Jasper con Alice.

«Perché stai facendo tutto questo?! Cosa vuoi?!» chiese il biondo urlando.

«E lo domandi? Tu ed il tuo clan avete sterminato il mio! Sono passati decenni, ma io non dimentico ed ora farò soffrire loro ed ucciderò te!» minacciò furioso.

«No! Aspetta!» lo implorò Jazz «Loro non c’entrano nulla! Non hanno mai combattuto una guerra, non sanno nulla! Lasciali stare: prenditela solo con me!»

Il vampiro che Jasper aveva chiamato Zacarias scoppiò a ridere ancora una volta.

«Oh, Jasper sei peggiorato… quando ti ho conosciuto non eri così sentimentale. Comunque non preoccuparti: per oggi mi sono divertito abbastanza con voi…» ci voltò le spalle «Arrivederci» e si mosse.

L’altro vampiro, il più anziano, mi guardava stranamente interessato. C’era qualcosa in lui, qualcosa che sapevo di conoscere, ma che non ricordavo chiaramente e che mi metteva una strana inquietudine.

«Aspetta! Fermati: è inutile rimandare! Perché non la concludiamo qui la…» si fermò come fosse sbattuto contro qualcosa di invisibile.

«Non ora Jasper, non ora» disse Zacarias, poi si voltò a guardare l’altro vampiro che non si era mosso da lì ed aveva ancora i suoi occhi rossi puntato su di noi «Su avanti Anton: lascialo andare… ci rivedremo presto» e in un attimo tutti i vampiri furono fuori di casa.

Alice raggiunse il suo compagno mentre io strinsi Esme tra le braccia.

«Cosa ti è successo prima?» chiese Edward al fratello.

«Io…io non ne sono sicuro: era come se ci fosse un campo di forza, una barriera che mi impediva di muovermi…» spiegò ancora un po’ frastornato.

«Chi… chi era quel vampiro?» chiese Rose.

«Si chiama Zacarias. Lui era a capo d un piccolo gruppo di neonati che aveva creato con la sua compagna, Hanna. Si fecero lentamente strada tra i clan avversari uccidendone gran parte e perdendo pochissimi uomini, finché non incontrarono il clan di Maria. All’inizio sembravano non volerci attaccare e credemmo che fossero solo di passaggio; poi una notte ci attirarono in un e, non per vantarmi, fu anche grazie al mio potere se riuscimmo ad individuare i vampiri e ad ucciderne la maggior parte. Nello  scontro morì anche Hanna. Prima di fuggire Zacarias giurò vendetta, ma lo avevano fatto tutti i clan che avevamo distrutto e se avessimo voluto dare ascolta ad ogni minaccia…»

«Già… ma questo sembra avere intenzioni serie…» provò a sdrammatizzare Emmett.

«E cosa mi dici dell’altro? Il più anziano?» chiesi stranamente interessato.

«Mmh… non l’ho mai visto, credo: un potere così credo che lo ricorderei…»

«Capisco»  commentai sovrappensiero: gli occhi di quel vampiro erano ancora fissi nella mia mente, inquietanti e pericolosamente familiari. 

  

«è proprio questo quello che intendevo con “non voglio crearvi problemi”» sbottò Jasper.

«Ma ormai noi siamo una famiglia e non ti puoi aspettare che ti lasceremo andare da quelli da solo» risposi io serio guardandolo negli occhi.

Lui abbassò il capo. Erano passate due settimane da quando Zacarias aveva lanciato il suo avviso; più volte, sia io che gli altri componenti della famiglia, ci eravamo accorti che alcuni neonati del clan e gli stessi Zacarias ed Anton ci seguivano a volte per svariate ore, a volte solo per alcuni istanti. Le ultime due volte che mi ero accorto di essere seguito avevo visto proprio Anton a poca distanza da me che mi fissava con un mezzo sorrisetto compiaciuto ed un aria di superiorità che non poteva non darmi fastidio.

«Ascolta Jazz: noi usciremo insieme da questa storia» lo rassicurò premurosa Esme.

Lui sorrise arreso ed annuì.

«Da quanto non vai a caccia?» gli chiesi «I tuoi occhi sono scuri…»

«Sì… dovrei andare oggi…»

Il volto di Alice si incupì.-

«Non credi sia pericolo? Insomma se ti trovassero saresti solo contro dieci vampiri…»

«No… non credo che mi attaccheranno Alice. Zacarias ama lo spettacolo: lui non farà nulla di nascosto. Avete visto la sua entrata in scena, no? Quando attaccherà lo farà in grande stile» concluse Jasper analizzando con semplicità la psicologia di quel vampiro.

Alci lo guardò ancora qualche istante, poi si convinse delle sue parole. Jasper uscì veloce promettendo di tornare tra massimo un’ora. Ora so quanto fui stupido a sperare che tutto andasse per il meglio, ma la teoria di Jasper su Zacarias non faceva una piega… Il punto era che non esisteva solo Zacarias.

Era passata mezz’ora quando Alice ebbe la visione che tutti inconsciamente aspettavamo.

«L’hanno preso!» esclamò scattando in piedi, il volto spaventato.

«Dove?» chiesi rapido.

«Stava tornando a casa» spiegò lei mentre ci stavamo già muovendo guidati dalle sue visioni.

In breve tempo raggiungemmo il posto in cui era stato bloccato: probabilmente Anton aveva usato uno dei suoi campi di forza per bloccarlo.

«Sento l’odore di un altro vampiro» ci avvisò Esme «Sembra quello di Anton…»

Cominciammo a seguire quella flebile, ma distinta traccia e dopo quasi dieci ore di corsa entrammo in una piccola città. Ormai era buio e non c’era molta gente per la strada; nonostante questo cercammo di passare il più inosservati possibile. D’un tratto ci trovammo di fronte ad una chiesa. Rimasi a guardarla stranamente interessato: anche essa come Anton mi ricordava qualcosa del passato.

«È bello rivederla, non è così Carlisle?» mi chiese una voce.

Voltandomi vidi Anton, il solito sorriso di chi sa tutto e compatisce ignoranza ed ingenuità altri stampato sulle labbra; accanto a lui un immobile e preoccupato Jasper.

«Jazz!» urlò Alice tentando di raggiungerlo, ma la bloccai con un braccio: non era il momento per azioni avventate.

«Di cosa parli?» chiesi ad Anton.

«Ma come: non la riconosci Carlisle? Eppure hai trascorso tutta la tua vita umana qui…»

Sussultai: possibile che fosse la chiesa di cui mio padre era pastore?

«Ma ora non perdiamoci in chiacchiere inutili: seguitemi» e si mosse, Jasper, che fluttuava pochi centimetri da terra, dietro di lui. Lo seguimmo: non avevamo altra scelta. Camminammo per alcuni minuti prima di fermarci davanti ad un tombino. Un secondo sussulto scosse il mio corpo: quello era il tombino da cui era uscito il vampiro che mi aveva morso, l tombino che aveva dato inizio a tutto. Anton lo aprì e vi fece scivolare dentro Jazz, poi disse a noi di fare altrettanto ed infine scese lui. Il covo in cui secoli prima si erano annidati i vampiri a cui mio padre aveva dato la caccia, i vampiri che avevano distrutto la mia vista, ora si apriva silenzioso davanti ai miei occhi.

«Benvenuti nella mia… ehm… non credo si possa definire dimora…» si scusò Zacarias guardandoci come se ci avesse invitati “a cena”.

«Ma in fondo» continuò «io non avevo intenzione di accogliervi qui… non è nel mio stile: è stato Anton ad insistere perché vi portasse qui…» e sembrò guardare il compagno con aria di superiore rimprovero.

«A te non cambia nulla Zacarias!» rispose quello duro ed infastidito «In fondo possono morire anche qui, mentre io avevo bisogno di questo posto» e puntò gli occhi su di me, o, forse, era solo paranoia.

Poi, senza alcun preavviso, lasciò andare Jasper che si ricongiunse con noi. Alice lo strinse a se e lui la baciò.

«Scusatemi: sono stato uno stupido» si scusò poi rivolto a noi.

«Non devi scusarti: non potevi sapere…» lo consolò Edward.

«No, ma… inconsciamente ci avevo sperato: speravo di risolvere il tutto prima del vostro arrivo, ma Anton ha volutamente aspettato che voi raggiungeste la chiesa… Quel vampiro non mi convince per niente: nasconde qualcosa…»

Sì. Anch’io credevo che ci fosse sotto qualcosa: sapeva della chiesa e, credo, anche del tombino… e poi continuava a fissarmi…

Incrociai di nuovo il suo sguardo e questa volta il suo sorriso era aperto, quasi amichevole, come se mi volesse dire di non temere nulla. Ma perché? Sembrava conoscermi davvero bene ed io non avevo idea di come facesse, chi fosse o cosa volesse.

«Quante domande devono sconvolgere la tua mente» mi disse Anton: dovevo avere un’espressione davvero molto eloquente «Ma non sforzarti così tanto… figlio mio…»

Le sue ultime parole bloccarono la mia mente. Figlio mio. Figlio mio. Ecco perché conosceva il mio nome, la chiesa in cui ero cresciuto ed il tombino… Lui, lui era il mio… creatore!

«Tu?!» sibilai duro e rabbioso «Tu sei il responsabile della distruzione della mia vita?!»

«…e della tua felicità» convenne lui saggio.

Rimasi spiazzato dalle sue parole: non riuscii a ribattere nulla, le parole mi morirono sulle labbra. Ancora una volta parlava con una semplicità impressionante e consapevole. Eppure in fondo sentivo che aveva ragione: se non fossi vissuto così a lungo non avrei mai conosciuto la mia Esme e nessun’altro della mia famiglia. Nonostante questo, però, non potevo fare a meno di pensare a tutte le possibilità che mi erano state strappate così improvvisamente: sarei vissuto con mio padre, l’avrei visto invecchiare, avrei potuto avere un figlio ed crescere ed invecchiare in quello che ora era un piccolo villaggio.

«Perché… perché mi hai attaccato?»

Possibile che tra tutte le domande intelligenti che potessi fargli uscì proprio quella che a mio parere era la più sciocca ed ingenua?

«Oh, figlio caro… tu eri così giovane ed invitante… Ma poi qualcuno mi ha colpito ed io ti ho lasciato andare… Credimi mi è dispiaciuto molto, ma ora, a giudicare dal risultato, forse è stato meglio non ucciderti…»

Parlava come se fosse uno scultore che aveva modellato un pezzo di marmo rude a suo piacimento ed ora se ne compiaceva inorgoglito. Mi faceva rabbia.

«Mi odi, non è così?» chiese.

«Si… credo…» risposi insicuro.

«Ora basta!» urlò Zacarias «Anton smettila di parlare: io ho ancora un conto in sospeso da saldare» e si fecero avanti su gruppi di neonati che fino a qualche istante prima erano rimasti nell’ombra alle spalle di Zacarias.

Dopo un rapido conteggio stabilii che erano trenta. Trenta vampiri, presumibilmente tutti neonati, contro sette. Non avevamo alcuna speranza. Zacarias diede l’ordine di morte, chiedendo solo di lasciare in vita Jasper: sarebbe stato un divertimento solo suo.

«Zacarias, per favore, risparmia anche mio figlio» gli chiese Anton e l’altro annuì concorde.

Lo scontro ebbe inizio e in poco tempo ci rendemmo conto che non avremmo avuto scampo. Né Anton, né Zacarias combattevano ed osservavano la battaglia con superficialità, simili ad imperatori romani che guardano lo spettacolo dei gladiatori nell’arena.

«Carlisle bisogna fuggire!» mi urlò Jasper «Dovete andare via!»

«Zitto e combatti! Non c’è modo di uscire e se anche ci fosse non ti lasceremmo qui! Quante altre volte te lo devo ripetere?!»

Mi accorsi che ci eravamo rifugiati tutti in un angolo della sala sotterranea e i trenta vampiri ci stavano venendo addosso.

Edward chiamai mentalmente Edward ascolta: quando te lo dico va via e porta con te gli altri.

Mi guardò senza capire le mie parole. 

Credo di potercela fare, ma ho paura di colpire qualcuno di voi.

Lo sentii sussultare.

«No!» mi urlò mandando in fumo la segretezza del mio piano «Non ti azzardare neanche a pensarlo!»

Beh… tecnicamente ci ho già pensato. Ora devi aiutarmi a realizzarlo.

«Ma è passato del tempo… e se non fosse sufficiente?»

Fidati: so quello che faccio e sono sicuro di potercela fare, ma non devo avere ostacoli spiegai con calma.

Edward mi fissò spaventato ed io non distolsi lo sguardo, fermo; così dopo un po’ abbassò il suo dandomi campo libero. Ad un tratto Esme mi sfiorò il braccio.

«Sei sicuro di quello che stai per fare?» chiese lievemente preoccupata.

Sorrisi: aveva capito tutto all’istante, come al solito. Annuii e la baciai veloce.

Allontana tutti raccomandai a mio figlio, poi chiusi gli occhi e provai a riagganciare il vecchio odio che mi aveva turbato per anni e da cui ero uscito da poco. Lo sentii invadere il mio corpo, ma questa volta il mostro non prese il sopravvento: era più debole. Sentii la sua forza scorrere nel mio corpo, ma il mio cervello riusciva a mantenere una strana, fredda e pericolosamente flebile calma.

«Cosa… che cosa sta succedendo Carlisle?!» chiese Jasper prendendomi per un braccio «Le tue emozioni… sento rabbia, ma senza alcun motivo… è tutto così strano…»

«Non preoccuparti, figlio mio: andrà tutto bene. Ah, Alice: se il mio futuro dovesse scomparire…»

La vampira sussultò.

«È già scomparso» mi informò.

«Non temere: Quando tutto questo sarà finito spiegherò a te e a Jasper ogni cosa» li rassicurai.

Mi voltai verso i neonati e ringhiai verso di loro con più minaccia di quella che credevo. Sentii Zacarias ridere della mia resistenza, insuperbito da quella che credeva una posizione di favore. Sorrisi quasi maligno ed in poco ed in poco tempo già bruciavano alcuni roghi sui quali si consumavano i resti di alcuni neonati. Non mi ero accorto che la mia famiglia era riuscita a scappare né che avevo bloccato quelli dei neonati che avevano tentato di attaccarli.

In breve l’espressione di acariasi cambiò e quando, svariate ore dopo, di fronte a me c’erano solo due neonati, sul suo viso c’erano rabbia, frustrazione ed inevitabile paura; niente a che vedere con il volto di Anton divertito e forse orgoglioso dell’operato di “suo figlio”.

Poco dopo ero di fronte a Zacarias.

«Se lascerai ora questo posto e non infastidirai più la mia famiglia ti risparmierò la vita» dissi con voce e tono non mio. Il vampiro mi guardò con aria di sfida.

«Non sono un codardo!» urlò offeso e si chinò in avanti pronto allo scontro.

«E neanche saggio…» sussurrai, poi lo scontro ebbe inizio.

La mia velocità sarebbe dovuta essere tale da non permettere a Zacarias di prendermi facilmente nella sua morsa di dolore; ma quando sentii sbattermi contro il muro seppi che ero stato troppo lento. Mi sentivo davvero male, quasi da non riuscire più a ragionare e seppi che l’unico modo per liberarsi era perdere volontariamente il controllo quel tanto che bastava per non provare emozioni ed essere libero. Il mostro ruggì rianimato da quel pensiero e senza neanche accorgermene fui libero. Sapevo che dovevo agire e che forse quella era l’unica opportunità: sentivo la forza e la velocità scemare. Dopo qualche minuto di inseguimento gli fui finalmente addosso e in un attimo era solo un ammasso di pezzi di carne che bruciavano su un falò improvvisato.

Sospirai mentre anche le ultime forze mi abbandonavano e crollai a terra. Credevo che, così come la rabbia, anche il dolore sarebbe stato meno intenso, ma mi sbagliavo.

Cominciai a sentirmi male, tanto male da annebbiare i sensi e quasi anestetizzarmi. Non mi accorsi che Anton mi aveva preso sulle spalle finché non avvertii uno spostamento d’aria, forse dovuto al fatto che il vampiro si stava muovendo.

«Carlisle… senti…? Cosa… succedendo…? Carlisle?!»

Non capivo molto di quello che stava dicendo, né di ciò che mi accadeva intorno: il dolore era così forte da non permettermi di capire altro. Poi sentii qualcosa di morbido tosso la mia pelle e qualcuno mi sfiorò dolce il viso.

«Carlisle...? Riesci… sentirmi…?» mi chiese la voce di una donna, probabilmente Esme.

Scossi la testa, o, almeno, era quello che tentai di fare perché non avvertivo più neanche le mie azioni.

 

I giorni passarono e fu come una seconda, lenta trasformazione, senza le fiamme ma con molto più dolore. Poi pian piano il dolore si attenuò e a più o meno tre mesi di distanza dallo scontro con i neonati era tutto passato.

«Cos’è successo?» chiesi ricordando pochissimo di tutto quel tempo.

«Quando hai cominciato a combattere, noi siamo fuggiti via, come ci avevi detto» mi spiegò Edward «Siamo tornati a casa e ti abbiamo aspettato. Ore più tardi abbiamo visto Anton che ti portava sulle sue spalle; ha detto che stavi male, che avevi ucciso tutti. Poi è semplicemente andato via» concluse.

«Ora per fortuna è tornato tutto a posto, il tuo futuro intendo» sorrise Alice.

«E le tue emozioni» concluse Jasper.

«Credevo che con la rabbia sarebbe diminuito anche il dolore, invece è stato il contrario: questa volta ho davvero creduto di non farcela, il dolore mi stava facendo impazzire» spiegai e mi accorsi di aver ancora paura di quello che avevo passato.

Esme mi strinse a se e mi baciò per calmarmi.

«Ed ora?» mi chiese preoccupata Rose «Cosa succederà?»

«Già una volta ho provato a dimenticare ed in parte ci sono riuscito… credo che proverò di nuovo a farlo… questa volta sperando che non ci sia più bisogno di usare quel maledetto potere»

Guardai Alice e Jasper.

«Grazie» disse lui ed io scossi la testa.

«Non provare mai più a ringraziarmi Jazz» lo minacciai io «O aspetterò ancora un po’ a dimenticare!»

Tutti scoppiarono a ridere compreso il biondo.

Quella fu l’ultima “avventura” che ci coinvolse, almeno per un po’.

La nostra pace durò più o meno cinquant’anni, ma il destino era pronto a farci vivere nuove esperienze positive e negative.

Tutto ebbe inizio il 19 gennaio di un anno molto piovoso in una piccola cittadina dal cielo sempre grigio…

 

 

 

 

 

                                                                                                                                      ***

Lo spazio dell’autrice

 

Credo che sto per sentirmi male! Questo è l’ultimo capitolo prima di un breve Epilogo! Oddio ed io cosa faccio ora???? Ok ok mi calmo… Che ve ne pare di questo 17° capitolo (accidenti ho rotto le scatole così a lungo?) piaciuti gli ultimi colpi di scena? Certo che gliene ho fatte passare davvero di tutti i colori eh? Hihihi…

 

Ringrazio:

Luna95  purtroppo anche questa storia doveva avere una fine… per quanto mi dispiaccia ç_ç. Felice che la descrizione delle storia di Jazz non ti abbia annoiato… ho sempre timore del contrario… Che ne dici di questo capitolo?

Rikk992  Si anch’io adoro Jazz ed Alice: con poche parole riescono a trasmettersi amore ed un legame pazzesco! *__* Mi dispiace per i tuoi problemi al pc… Felicissima che ti piaccia Jazz anche perché, con me, sei una delle poche… Cmq che te ne pare di questo capitolo?

Tede  Ho pensato che, nonostante sia una persona sempre allegra, anche Alice avrebbe avuto momenti bui senza il suo Jazz… ma alla fine non possono stare l’una senza l’altro. Grazie x i tuoi complimenti. Che te ne pare di questo??

Uchiha_chan  Ho pensato che nonostante Jazz fosse sempre così distaccato anche lui come tutti abbia dei sentimenti e che, se in gioco c’è la felicità della sua Alice, anche lui riesca a sciogliersi… Ho ritenuto un po’ superfluo raccontare ciò che è accaduto dall’arrivo di Bella visto che ci sono bel 4 libri che lo testimoniano… ma ho riservato una sorpresina nell’epilogo... Che ti pare di questo capitolo?

Bad_Mikey  Hihihi ho messo molta fantasia in questo capitolo eh? Che te ne pare? Purtroppo siamo alla fine… ma è stato davvero bello! Grazie del tuo incoraggiamento. Ti adoro!

Sweet_cullen  per aver messo la storia tra le preferite

Selvy96  per aver messo la storia tra le seguite

 

Come ho già detto prima questa storia non è ancora del tutto conclusa perché ci sarà un breve EPILOGO a chiusura della ff. In realtà non era previsto… ma mi è venuto all’improvviso e ho pensato che potesse essere carino metterlo! Quindi vi aspetto ancora e mi raccomando leggete e recensite!

La vostre carissima Alchimista.

 

 

 

   
 
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