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Autore: elenabastet    21/09/2021    2 recensioni
Tutte le volte che André ha usato o non ha usato la forza con Oscar
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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FORZA

 

Rating: toni non per i più piccoli.

Fandom: Lady Oscar.

Note: Tutte le volte che André ha usato la sua forza per e con Oscar.

 

 

L’aveva amata ancora prima di saperlo, e aveva sempre saputo che lei era una ragazza e lui no. Dio e la natura gli avevano dato più forza fisica, ma lui sapeva che doveva metterla da parte con lei, perché Oscar doveva essere il figlio maschio di un padre capriccioso e non poteva confonderla. Non le avrebbe mai fatto del male approfittando della forza superiore, e per anni aveva accettato di accudirla e allenarla, prendendosi anche le botte e soffrendo ogni volta che lei veniva punita dal padre perché lei non era mai abbastanza per lui, quando per André invece era tutto.

Con la spada lei era molto più in gamba di lui, a mani nude no, ma lui non ne aveva approfittato e si era preso spesso le botte, come quella volta in cui avrebbe dovuto convincerla a diventare la guardia personale della principessa austriaca. Si era difeso come pro forma, capendo la sua frustrazione, e accettando ogni pugno che lei gli aveva dato, per convincerla a seguire il suo cuore e non le imposizioni. Le aveva urlato Fermati e diventa una donna! anche se quello avrebbe considerato perderla, ma lei aveva seguito il suo destino scelto da altri e non l’aveva ascoltata.

Oscar, la sua Oscar, aveva dovuto poi scegliere di sua madre chi dovesse diventare la dama di compagnia, se la principessa Maria Antonietta o la contessa Du Barry. Lui le aveva fatto scaricare la tensione accumulata in un duello, cercando anche di sopraffarla, e poi accettando che lei si sfogasse, come sempre. Lei era la sua forza, e per lei era disposto a sacrificare tutto, a stare in un angolo, purché lei stesse meglio.

La sua forza era stata utile per tirare fuori Oscar, Girodelle e se stesso da quella casa dei bassifondi in cui avevano rischiato di morire tutti bruciati, se l’erano vista brutta, ma si erano salvati.

Aveva odiato se stesso per come aveva fermato Oscar, stringendola e impedendole di muoversi, quando avrebbe voluto aggredire quell’ignobile duca di Germaine che sotto gli occhi di decine di persone aveva ucciso il piccolo Pierre, un bambino nato dalla parte sbagliata della società. Ma doveva farlo, il suo cuore si spezzava ogni volta che lei si dibatteva, del resto lui aveva giurato di proteggerla e salvarla, da sempre e per sempre, e se l’avesse lasciata fare avrebbe rischiato di morire, la sua vita senza Oscar non aveva senso.

La sua forza era stata utile di nuovo quella volta che aveva spinto Oscar giù dalle scale per farle schivare il lampadario che stava per colpirla, o quando li avevano attirati in quella radura per ammazzarli, poco dopo, con dietro sempre lo zampino di quell’ignobile Polignac.

Aveva visto Oscar innamorarsi di Fersen, un’infatuazione impossibile ma potente, e aveva accettato di nuovo di servire a farla sfogare, mettendo da parte la sua forza fisica ma anche il suo amore e il suo desiderio, e dicendole solo quella frase Ci sono persone che amano qualcuno per tutta la vita senza che questi lo sappia e vedendola arrabbiarsi. Magari aveva capito o magari no.

La sua forza gli era servita a difendere Oscar durante la rissa in quell’ignobile bettola, dopo che l’aveva vista autodistruggersi con l’alcool sotto i suoi occhi perché preoccupata per Fersen finito chissà dove, in mezzo ai pellirossa e ai coloni americani. Sempre le sue braccia forti l’avevano poi portata a casa di peso, ammirando la sua bellezza e la sua cocciutaggine e ringraziando Dio che nessuno si fosse accorto che era una donna.

Quando l’aveva trascinata svenuta, leggera come una piuma, fuori dal convento abbandonato dove Jeanne de La Motte e il marito Nicholas l’avevano quasi uccisa, si era illuso che le cose potessero cambiare. Era l’ennesima avventura che vivevano, l’ennesimo salvataggio, e tenerla tra le braccia era per lui ogni volta una conquista. Tenerla tra le braccia come un uomo tiene la donna amata era un sogno che per un attimo aveva creduto possibile.

Purtroppo le cose erano precipitate con l’occhio perso in duello, sempre per salvare lei, e il ritorno di Fersen quando ormai lui sperava che non si sarebbe più fatto vedere, pronto a distruggerla dentro con la sua freddezza.

E la sua forza era diventata un’arma, un’arma per farle sentire che non poteva continuare a essere quello che non era, un uomo per farle capire che non era fatta di ghiaccio ma di carne e sangue, come lui, che era da desiderare e amare anche carnalmente e non solo sempre come in un sogno o come un’eterna amica platonica. La sua forza era stata un’arma per piegarla, perché non ce la faceva più a tenersi tutto dentro e voleva farle capire cosa vuol dire essere desiderata da un uomo, una cosa che lei meritava più di ogni donna, e non struggersi verso qualcuno che non la considerava. Non ce la faceva più ad essere colpito e a non reagire, e quando lei l’aveva aggredito fisicamente per quella frase sulle rose e i lillà, lui si era scanetato come un temporale violento, non pensando che la stava ferendo anche lui, che dopo il male nell’animo fatto da quell’altro, lui le avrebbe fatto del male fisico con la sua forza.

Quello non poteva essere amore, quel bacio, quell’abbraccio, quel soffocarla, quel toglierle i vestiti e l’aveva capito subito, dopo un momento di follia per cui non sarebbero bastate mille vite per espiarlo, di fronte alle sue lacrime e alla sua paura. Le aveva fatto male dentro, e più dell’altro, oltre che fuori, violando la sua bocca e il suo corpo.

Per cui, per mesi aveva tenuto la sua forza dentro, dopo averle fatto sapere cosa provava, continuando a proteggerla, perché lei non poteva strapparlo via dalla sua vita, ma in silenzio e a capo chino.

La sua forza gli era ancora servita, per salvarla da suo padre, quando voleva ucciderla, peccato che la vista l’avesse tradito e a momenti moriva anche lui, ma aveva pregato prima, perché assistere alla sua morte sarebbe stato un dolore assoluto, il peggiore.

Ma poi Oscar gli aveva chiesto di stare con lei e a quel punto si era dichiarata. E la forza di lui era diventata amore, affetto, desiderio, dolcezza, piacere da darle, e si erano amati finalmente completamente, come le anime gemelle che erano dalla notte dei tempi. Si erano dati l’uno all’altra, capendo finalmente la verità su cosa li legava da sempre e sul fatto che erano destinati a stare insieme e ad amarsi. Le sue braccia, le sue mani, la sua bocca, il suo corpo, l’avevano adorata e amata, fatta sentire protetta e desiderata, le avevano fatto provare sensazioni nuove che avevano riempito i cuori di entrambi di felicità.

La forza per proteggerla, la forza per amarla, la forza per starle accanto alla fine non erano bastate di fronte a quella pallottola… quando tutto era diventato buio e lui aveva trovato quella simpatica vecchietta, un po’ simile a sua nonna che gli aveva detto:

“Sai, André, a volte noi angeli camminiamo sulla Terra e proteggiamo chi amiamo”, lui si era ribellato.

“Io voglio stare con Oscar, io voglio proteggerla, lei ha bisogno di me e io di lei.”.

“Ma sta per arrivare e stavolta starà per sempre con te”.

E André usò ancora la sua forza per portarla su con sé, stringendola e sapendo che stavolta erano davvero uniti per l’eternità.

  
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