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Autore: domaris    01/09/2009    8 recensioni
Sommario: L'esilio in mare di Tony è finito e lui vuole riprendere da dove ha lasciato quattro mesi prima.
TIVA - SPOILER: 6x02 - Agent Afloat
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nota: Ho scritto questa storia in seguito ad una sfida, l'inizio è fortemente basato su uno specifico dialogo di Judgment Day e spero non sarà troppo noioso da leggere. Se qualcosa vi sembra diverso è perché ho preferito basarmi sui dialoghi originali piuttosto che sugli adattamenti italiani.

Inevitabile

Quattro mesi prima

Se fosse stato dell'umore giusto DiNozzo avrebbe riso del posto scelto da Ducky per nascondere i liquori, ma in quel momento era solo grato che l'anziano patologo avesse l'abitudine di tenere una bottiglia del miglior malto scozzese in giro per il suo dominio. Trovò i bicchieri nel cassetto, ne prese uno e vi versò una generosa dose di liquore che bevve in un fiato. Deciso a mettersi comodo spostò la poltroncina contro al muro e uno sgabello alla giusta distanza per appoggiarci i piedi. Si versò nuovamente da bere e spense la luce, sorseggiando lentamente in attesa che qualcuno lo trovasse.
Non sapeva quanto tempo fosse passato o quanto avesse bevuto, ma non era sorpreso quando Ziva entrò in sala autopsie.
- Strano che tu ci abbia messo tanto, - disse accendendo la luce.
E aggiunse: - Che il cielo benedica Ducky, - indicando il bicchiere che aveva in mano.
- Non hai sentito niente di quanto ti ho detto, - constatò lei, scuotendo leggermente la testa.
- Sono trascorsi solo tre anni. Imparo lentamente, - rispose lui con un sorriso ironico.
- E guarisci lentamente, - commentò Ziva sedendosi sull'angolo della scrivania.
- Stai piangendo sul latte versato, - gli fece notare.
In un'altra occasione gli sarebbe venuto da ridere per il fatto che una volta tanto non aveva sbagliato un modo di dire.
- Non è il latte che ho versato, - rispose amaramente.
- Non devi farlo Tony, - lo avvisò preoccupata.
- Non fare cosa? Fallire la mia missione di scorta o il mio incarico sotto copertura? - Era da tempo che non ne faceva una giusta e lo sapeva.
- Sembra che tu ti stia scusando, - replicò Ziva.
Tony non rispose ma aprì il cassetto e ne tirò fuori un secondo bicchiere, tendendole la bottiglia e guardandola fisso negli occhi. Non aveva bisogno di prediche e se non era disposta a bere con lui, poteva anche tornarsene da dove era venuta.
Ziva capì e gli tolse di mano la bottiglia, versandosi da bere.
Fu Tony a spezzare il silenzio, dando voce ai propri pensieri.
- E' morta sola.
- Siamo tutti soli, - fu la semplice risposta di Ziva.
- Già, grazie tante, - replicò lui con amara ironia e poi spiegò:
- Intendevo che non si è mai sposata, non ha mai avuto figli, non l'ho mai nemmeno sentita parlarne.
Ziva non sapeva cosa dire e dopo qualche secondo fu nuovamente Tony a parlare.
- Parigi. Dev'essere successo lì, - disse riferendosi alla storia tra Jenny e Gibbs.
Ziva annuì. - Loro due da soli in un altro mondo.
- Mettere la vita nelle mani dell'altro ogni giorno, - continuò Tony guardando la donna davanti a sé.
- Per non parlare delle lunghe notti, - aggiunse Ziva, completando i pensieri del collega.
- Era inevitabile, - concluse Tony continuando a fissarla. Non stava pensando soltanto al direttore e al loro capo.
- Niente è inevitabile, - rispose lei con fermezza voltandosi a guardarlo.
Ma questa volta Tony non era disposto ad accettarlo. Si alzò, posando il bicchiere e avanzò fino a trovarsi davanti a lei.
- E allora dimmi perché non posso smettere di voler stare solo con te, al punto di aver ignorato ogni indizio e avere la morte di Jenny sulla coscienza, - esclamò arrabbiato, pur senza alzare la voce.
Ziva spalancò gli occhi, sorpresa.
- Tony... - voleva fermarlo in qualche modo ma le parole le morirono in bocca quando lui posò le mani sulle sue spalle e la baciò con determinazione.
Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, sapeva che Ziva avrebbe continuato a negare il profondo legame che li univa, ma dopo tutto quello che era accaduto voleva almeno questo momento, un assaggio di quello che avrebbe potuto esserci se non fossero stati entrambi così ostinati. Memorizzò la sensazione di averla tra le braccia, la morbidezza delle sue labbra contro le proprie, il profumo dei suoi capelli, la riluttanza con cui si staccò da lui, certo che avrebbe dovuto bastargli per molto tempo.
Prima che uno dei due potesse parlare vennero richiamati da Vance e poi non ci fu più tempo per dirsi nulla.

* * * * *

Per quattro mesi non aveva fatto altro che ripensarci e aspettare che Gibbs trovasse il modo di riportarlo a casa ed ora, sdraiato sul divano in un appartamento con le finestre spalancate per disperdere lo stagnante odore di chiuso, ancora non sapeva decidersi a fare qualcosa. Svogliatamente accese la tv e fece un giro dei canali, senza trovare nulla che attirasse la sua attenzione. Prese il telefono e indugiò con il dito sul tasto che avrebbe fatto partire una chiamata al numero di Ziva ma ci ripensò e si alzò, diretto verso il frigorifero. La vista dei ripiani vuoti gli ricordò che dall'ufficio era venuto direttamente a casa e sospirando si avviò alla porta con l'intenzione di recarsi nel più vicino supermercato con orario notturno. Poteva fare a meno di mangiare ma la mancanza di alcolici non era tollerabile. Stava per richiudere la porta quando d'impulso tornò indietro e raccolse le chiavi della macchina, dicendosi che voleva solo controllare che partisse senza problemi dopo essere rimasta ferma così a lungo.
Mezzora dopo, parcheggiato sotto le finestre del nuovo appartamento di Ziva, non aveva più scuse da raccontarsi. Doveva sapere se il sospetto che aveva avuto sulla Seahawk era fondato o se al contrario c'era ancora speranza per lui.
Era molto tardi quando bussò alla porta, ma aveva visto le luci accese e non aveva dubbi di trovarla ancora sveglia.
Ziva fu sorpresa di vederlo ma lo mascherò con una smorfia di irritazione anche se non abbastanza velocemente da sfuggire allo sguardo attento di Tony.
- Che ci fai qui, DiNozzo? - gli chiese scontrosamente pur scostandosi per lasciarlo entrare.
- Abbiamo lasciato una discussione in sospeso, - le disse con tono serio chiudendosi la porta alle spalle.
Ziva lo guardò attentamente, disturbata dal fatto che non sapeva a cosa si riferisse.
Tony cominciò ad avanzare verso di lei, una luce maliziosa negli occhi e la donna finalmente capì.
- Non complicare le cose, - gli disse duramente mentre alzava una mano stretta a pugno e gliela posava sul petto con l'intenzione di tenerlo a distanza.
Lui abbassò lo sguardo, poi tornò a fissarla negli occhi, un sorriso allusivo sulle labbra che si accentuò quando la mano sul suo petto si rilassò e si aprì, trasformando il gesto di rifiuto in un seducente invito a ridurre le distanze fino ad azzerarle.
Il bacio che aveva rivissuto tante volte nei suoi ricordi non era niente in confronto all'urgenza con cui le bocche si unirono e alla passione che divampò mentre i loro corpi aderivano l'uno all'altro e le mani lottavano contro i vestiti per giungere vittoriose a toccare calda pelle nuda sotto le rispettive maglie. Solo la sensazione che i polmoni stessero per esplodergli nel petto lo convinse a staccarsi da lei e ad appoggiarsi al muro, gli occhi chiusi e il respiro corto, ignaro dello sguardo tenero che lei gli rivolse.
Quando riaprì gli occhi Ziva si era ricomposta abbastanza da aver recuperato un'aria ostile.
- Questo non cambia niente, - gli disse decisa.
Tony sospirò, consapevole della difficoltà della sua missione. Un lieve sorriso gli increspò le labbra allarmandola, ma prima che Ziva potesse reagire l'aveva attirata per un braccio ed ora si trovava intrappolata tra lui e il muro. Entrambi sapevano che avrebbe potuto liberarsi in un attimo e quando non lo fece Tony capì che questa volta in lei la tentazione di cedere era più forte di tutte le ragioni per non farlo.
- Cosa ti trattiene, occhioni belli? - le chiese in un sussurro.
- Non funzionerebbe tra noi, - rispose lei, convinta.
Lui la scrutò attentamente, notando le mani strette a pugno lungo i fianchi e lo sguardo puntato verso un punto qualsiasi della stanza. Dolcemente le prese il mento tra le dita e la costrinse a guardarlo.
- Non puoi saperlo, non senza provarci. So che lo vuoi anche tu, perché hai così tanta paura di rischiare?
Ziva chiuse gli occhi, era troppo difficile ragionare quando tutto quello che avrebbe voluto era affogare in quegli occhi chiari.
- Tony, per te è sempre tutto semplice, ma non è così, non nella realtà, - disse nella speranza di irritarlo.
Lui si irrigidì per un attimo ma sapeva che lo stava facendo di proposito per fargli cambiare idea e non intendeva cedere.
- Dimmi perché, - le chiese con tale dolcezza da disarmarla.
La donna riaprì gli occhi e per un attimo non fu capace di respirare. Lentamente alzò una mano fino a posargliela sulla guancia. Contro ogni logica aveva finito con l'innamorarsi di quest'uomo immaturo, irritante, superficiale, per poi rendersi conto che Tony non era nulla di tutto questo, nonostante nascondesse fin troppo bene le sue qualità.
- Non abbiamo niente in comune, tranne una buona intesa sul lavoro. E' sciocco anche stare a parlarne, - concluse con convinzione.
Lui scosse la testa, ci voleva ben altro a persuaderlo.
- Cosa non mi stai dicendo? Sulla nave hai reagito stranamente quando ti ho chiesto se avevi qualcuno in Israele. E' questo il motivo?
- No! Non ho mai detto questo, - obiettò istintivamente.
Lui la scrutò attentamente.
- E nemmeno lo hai negato, - constatò lui.
Lei inspirò profondamente, lasciando ricadere la mano.
- Non capiresti.
- Provaci lo stesso, - le chiese.
- Michael è un amico di famiglia, - spiegò riluttante.
- Immagino sia anche un agente del Mossad e l'uomo scelto da tuo padre, - disse lui avvertendo una intensa fitta di gelosia quando lei rispose con un semplice cenno affermativo del capo.
- Ma lo ami? - domandò cercando di mascherare il tormento che gli dava il solo pensiero di perderla senza averla mai avuta.
- Ha importanza? - gli ritorse contro, seccamente.
Lo sguardo dell'uomo si addolcì e un tenue sorriso gli illuminò il volto.
- Per me ne ha molta. E dovrebbe averne anche per te.
- Tu non capisci l'importanza di obbedire agli ordini dei propri superiori, - dichiarò lei amaramente.
Questo lo fece arrabbiare più di quanto non si sarebbe aspettata. Le afferrò le spalle con forza, costringendola a prestargli attenzione.
- Ti sbagli, so più del necessario sulle conseguenze di eseguire ordini stupidi che finiscono con il ferire degli innocenti. Non farò mai più questo errore, Ziva. E non starò a guardare se qualcuno che amo correrà questo rischio, - concluse fissandola negli occhi.
Questa volta lei non seppe mascherare la sorpresa. Era stata testimone diretta di quanto a lungo aveva sofferto per le conseguenze della missione sotto copertura affidatagli da Jenny, eppure non si era aspettata una presa di posizione così decisa da parte sua.
Sapeva di dover dire qualcosa per allontanarlo da sé, per convincerlo che non c'era nulla di reale tra loro, ma aveva la mente annebbiata da dubbi che non avrebbero dovuto nemmeno sfiorarla e dalla vicinanza di quest'uomo capace di abbattere con un sorriso le barriere che si era costruita attorno grazie a lunghi anni di addestramento.
Tony allentò la presa.
- Lo sai vero? Puoi scegliere quello che vuoi fare adesso che sei in America.
Ziva scosse la testa, lui non poteva capire gli obblighi che aveva verso suo padre e il Mossad.
Lo sguardo dell'uomo si incupì, questa era la cosa più difficile, farle capire che se davvero lo voleva poteva essere libera.
- Non sei sola, Ziva. Hai smesso di esserlo il giorno in cui il capo ha accettato di prenderti nella sua squadra. Se ci saranno problemi li affronteremo insieme. Tu ed io. E poi Gibbs e il resto della squadra. Già li vedo pronti all'azione: il capo con il suo caffè corrosivo, McGee con il computer, Abby con il suo esercito di apparecchiature da laboratorio e Ducky con la sua parlantina incessante. Non avrà scampo nessuno, - concluse elargendole una di quelle sue espressioni da monello che le facevano tremare le gambe, riuscendo a strapparle un sorriso.
- Sei uno sciocco, - osservò con un tono che era un misto di irritazione e affetto.
- E' per questo che mi ami, - rispose lui impulsivamente.
Il respiro gli morì in gola, mentre scrutava dentro gli occhi scuri e fieri di lei, in attesa.
Ziva deglutì, consapevole che la sua risposta, qualunque fosse stata, avrebbe cambiato tutto. Non ci sarebbero state seconde opportunità per lei. Poteva accettare l'amore di Tony e l'affetto delle persone che aveva imparato a considerare una seconda famiglia, oppure restare fedele al Mossad e a suo padre, mentendo ed isolandosi fino a quando non sarebbe stata scoperta e rispedita al mittente, perdendo la fiducia di tutti quelli a cui teneva. La sua mente si riempì di immagini. L'accoglienza fredda e professionale di suo padre, avvenuta quattro mesi prima, quella di Gibbs che l'aveva stretta tra le braccia in un caloroso bentornata e Tony che la faceva arrabbiare, ridere e sentire amata come nessun altro sarebbe mai stato capace di fare.
Riaprì gli occhi, rendendosi conto solo in quel momento di averli avuti chiusi, e incontrò lo sguardo di Tony. Man mano che i secondi passavano le insicurezze dell'uomo avevano avuto il sopravvento ed ora la guardava con una tristezza negli occhi che le faceva male al cuore. Un sorriso malizioso spuntò sul volto di Ziva mentre gli prendeva il viso tra le mani e lo guidava verso di sé in modo che le loro labbra si sfiorassero.
Il sì appena sussurrato si perse nel bacio appassionato con cui gli dimostrò tutto quello che provava per lui e dubbi e timori scomparvero nell'abbraccio che seguì.
Ore dopo si sarebbero chiesti com'erano arrivati a letto, dov'erano i loro vestiti e come avrebbero reagito i loro amici quando avessero saputo di loro, ma in quel momento l'unica cosa importante era il loro amore e la certezza che insieme avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa il destino avesse avuto in serbo per loro.

* Fine *

Disclaimer: NCIS è di proprietà di CBS Paramount Network Television, Belisarius Productions e THINK Film (scene girate a Washington DC). I personaggi originali e la trama sono di proprietà dell'autore. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro.

   
 
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