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Autore: Thilwen    20/05/2005    12 recensioni
“Lui è sempre stato lontano, con i suoi capelli colore dell’oro scostati dal ghiaccio dei suoi occhi. Lui, algido nella sua composta crudeltà, distante ed onnipresente. Lui ed il suo veleno, le ferite delle sue frasi. Per quattro lunghi anni un’ombra oscura contro il piatto andamento della mia vita. Poi quest’ombra si è dilungata su di me. E mi ha ingoiata nella sua oscurità.”
Genere: Malinconico, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:  I diritti di Harry Potter & co. appartengono e JKRowling ed a chiunque altro li detiene. Per mia somma disgrazia nulla di tutto questo mi appartiene e nel mio cervello abbietto non passa neanche lontanamente l’idea di violare un qualche copyright.  Non scrivo a scopo lucro (per carità), il mio è solo un modo subdolo e malevolo per rifilare altrui le mie seghe mentali. Che tutto ciò non sia proprio morale non fa parte della violazione dei copyright.    

Beta-reader: Alfio e mise_keith.

Note: Questa fanfiction è uno spin-off de “Le Stagioni del Dubbio”, ma non è strettamente necessario aver letto la mia precedente fanfiction per leggere questa one-shot. È ambientata  in seno al capitolo XI L'acuminato ago del dolore, e il dialogo fra i due ragazzi, che è stato trasposto parola per parola, è stato riportato in corsivo. Ho voluto scrivere questa one-shot un po’inseguendo un’ispirazione momentanea, un po’ per rendere  l’idea di Ginny Weasley che, poiché è stata vista esclusivamente dal punto di vista di Draco, poteva sembrare un personaggio piatto e, soprattutto, certe sue scelte, decisioni, sembrano inspiegabili: quando anche nell’animo della ragazza c’è stato un cambiamento di rotta? Perché Ginny si getta fra le braccia di Draco? Chi è la Ginny Weasley delle Stagioni del Dubbio? Anche lei meritava il suo spazio. La poesia all’interno del racconto, che indubbiamente non è fra le migliori, è mia.

Note per chi non  ha letto  Le Stagioni del Dubbio”: Come ho già detto non è necessario averla letta, basti solo sapere che, in seguito alla cattura di Lucius, in casa Malfoy e nell’animo del giovane Draco ci sono stati dei cambiamenti; il ragazzo  sente dentro di sé una forma di rifiuto nei confronti degli insegnamenti paterni, accentuato dalla crisi depressiva della madre. Giunto ad Hogwarts, per  un fortuito scherzo del destino, piomba nella sua vita Ginny Weasley, per la quale inizia a sentire un morboso desiderio d’amore.  I due iniziano ad instaurare un rapporto “amichevole”, se così possono essere definite alcune chiacchierate sibilline. Prima della partenza per le vacanze natalizie accade una tragedia: Narcissa, in preda ad una crisi più grave, si suicida (o così sembra).  Questa one-shot è ambientata dal punto di vista di Ginny ritornata dalle vacanze.

Ringraziamenti e dediche: a tutti coloro che hanno letto, commentato, amato Le Stagioni del Dubbio ed ad Alfio e Chiara che quotidianamente e pazientemente sopportano le mie fisime ed i miei capricci, accettando il mio essere me stessa.

******

 

Everything is Wrong

di Thilwen

 

 Il piombo e l’argento della notte

La frescura arida delle tue parole

Il nulla eterno dove giace il mio amore.

 

Giochi:

giochi con i miei capelli

inanellandoli fra le tue mani,

giochi con i tuoi sguardi

mentre il cuore smarrisce un battito,

giochi con la mia anima

che giace nascosta in te.

 

I  miei passi cadono soffici sulla neve. Cammino senza sapere dove vado, dove arrivo.

Eppure, in fondo al mio cuore, conosco la mia meta.

So che lui e lì. So che io devo andare da lui.

Basta questo, niente di più.

La notte sta stingendo il cielo di blu. Questo cielo grigio e bianco, questo cielo che riflette il candido dolore della vita.

Mi stringo nel mio ruvido mantello.  Il mio fiato si condensa.

Ho freddo, ho paura.

Ho nell’anima una rivoluzione, una guerra, un contrasto fra il bene ed il male,  fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, fra me e lui.

Fra quello che provo e quello che non devo provare.

Perché è successo tutto questo?

Neanche lo ricordo. Lui è sempre stato lontano, con i suoi capelli colore dell’oro scostati dal ghiaccio dei suoi occhi. Lui, algido nella sua composta crudeltà, distante ed onnipresente. Lui ed il suo veleno, le ferite delle sue frasi. Per quattro lunghi anni un’ombra oscura contro il piatto andamento della mia vita. Poi quest’ombra si è dilungata su di me.

E mi ha ingoiata nella sua oscurità.

*

-Accidenti, sapete che cosa è successo?- il tono di Harry era quello di chi tenta di frenare l’ironia, di nascondere un’insana goduria.

La Sala di ritrovo dei Grifondoro era immersa nel caos dei saluti prima della partenza per le vacanze natalizie. Io trascinavo la mia valigia.

Mio fratello, il pelo rosso scomposto sulla testa, l’espressione incredula, aveva seguito l’amico dal ritratto della Signora Grassa.

-Cosa?- aveva chiesto Hermione che li aspettava fra le braccia di una poltrona, alzando gli occhi dal libro che aveva in grembo.

Si erano seduti, guardandosi in volto. Harry aveva ripreso parola: –Sapete perché prima Malfoy è stato chiamato così urgentemente dal Preside?-

Un’emozione strana, inusuale, spiacevole. Mi ero avvicinata alla poltrona, temendo e bramando che continuasse.

Il nostro silenzio lo aveva spinto a proseguire – Sembra che sua madre si sia suicidata. A quanto pare, dopo l’arresto del marito, era uscita fuori di senno… Ginny tutto bene?-

Una miscela caustica di sensazioni scorreva nel mio sangue giungendo dal cuore ai polmoni ed asfissiandomi come un’emanazione velenosa. Inspiegabile, inconsistente.

Dolorosa.

Era qualcosa che non era pena, eppure lo sembrava. Era qualcosa d’invisibile e letale.

-Ginny?-

Dietro le lenti rotonde le iridi verdi di Harry nascondevano una forma di tacita soddisfazione. Perché colui che odiava stava soffrendo, al suo stesso modo.

È stato in quel momento che il mio spirito ha iniziato ad essergli avverso?

-Tutto OK.-

La bugia strideva nella mia voce come una nota stonata.

*

La sabbia baciata dal pallido sole

La nebbia dorata dei miei sospiri

Il placido avanzare di nuovi arrivi.

 

Sorridi:

sorridi a me regalandomi

un tiepido brivido,

sorridi a lei lasciando

che la gelosia mi soffochi,

sorridi al mondo con l’ipocrisia

che la tua indole bugiarda ti permette.

 

Gli ultimi raggi di sole sbiadiscono in un rosso smorto oltre i monti di Hogwarts. Il candore della neve sta diventando grigio, sporco come la mia anima errante.

Il parco è vasto, immenso, ed io continuo a camminare senza esitazione, ispirata da una certezza innata.

Ho passato le vacanze Natalizie con Draco nascosto fra le  pieghe del mio essere. Spiravo il suo nome fra i miei sospiri, lo sentivo premermi contro il cuore con violenza. Onnipresente fra i miei pensieri. Fastidiosamente dentro di me, sfiorata dalla sua sofferenza impenetrabile.

Tormentava la lunga cadenza delle mie giornate recando loro il sapore di un afrodisiaco veleno.

La notte, nel buio della mia camera, il ghiaccio dei suoi occhi mi scrutava l’anima. La sua voce accarezzava lenta la seta della mia pelle rendendomi pazza di una voglia sconosciuta. Mi mordevo le labbra e, fra il dolore e la perdizione, sentivo le lacrime raccogliersi fra le mie ciglia.

Percepivo la sua sofferenza come se una parte di lui si fosse nascosta dentro di me e, nel frattempo, rabbrividivo inseguendo un desiderio insano.

M’immaginavo a fare l’amore con lui, vergognandomi dei miei pensieri. Immaginavo di sentire il sapore della sua pelle d’avorio sulle mie labbra, il tocco delle sue dita affusolate contro i miei seni.  Raccoglievo i suoi baci nei miei sogni, incastonandoli come perle nella collana dei desideri.

E mai, mai, per nessun ragazzo avevo pensato queste cose. Mi sono rifiutata, richiusa in una pudica veste di vergine, ostentando una virtù inesistente.

E cos’è la virtù, rifiutare se stessi, aborrire l’amore?

Mi aprirei a Draco senza vergogna, anche se avessi la certezza che tutto questo fosse sbagliato. Ma chi decide cosa è giusto fare e cosa no? Mia madre, con i suoi insegnamenti bigotti? La gente della quale sono circondata che,  incurvata dal peso dei suoi difetti, punta il dito contro gli altri? I miei amici, incapaci di comprendere il perché dei moti rivoluzionari dell’anima?

Le lunghe notti natalizie passate a sopprimere nel mio grembo la voglia di lui mi hanno fatto capire che è inutile violentare se stessi.

Spaventata da me ho capito di volere Draco, da molto più tempo di quanto non me ne fossi accorta. Forse da quando il mio sguardo indifferente veleggiava la sua persona, o il suo nome destava la mia attenzione. Da quando come un’ombra attraversava evanescente i miei pensieri.

È un errore, una perversione, il desiderio di una ragazzina capricciosa, un acerbo frutto d’amore: non importa. Andrò contro il mondo, contro la mia famiglia, contro i miei amici, contro tutti coloro che dicono di volermi bene, ma non ucciderò questo sentimento, non lo tramortirò fingendo che non esiste.

Farò ciò che sento di fare, non quello che è giusto fare.

 

L’oro casto dei nostri giorni

L’umore lascivo dei miei ricordi

La lingua straniera dei tuoi sentimenti.

 

Taci:

taci raccontandomi la tua vita

con i lunghi sospiri della sofferenza,

taci sussurrando alla mia anima

dolci parole senza ricordi,

taci piangendo amaramente

l’estenuante silenzio di un addio.

 

Le ombre si allungano fosche, la neve ovatta il rumore dei miei passi.

Da lontano vedo lo scintillio di una bacchetta. Scorgo una sigaretta accesa apparire e scomparire dietro un albero.

Freno i miei passi e mi avvicino piano, temendo per mille motivi diversi.

Ho paura di me.

Ho paura di lui.

Ho paura di noi.

A tutto questo non ho pensato, correndo giù dal dormitorio appena arrivata ad Hogwarts.

È stato il mio primo pensiero. Stavo distendendo la divisa sul letto quando il mio sguardo è caduto sugli alti fusti del parco.

Avevo ancora quel tessuto logorato dall’uso fra le dita quando il mio cuore, in contrasto con la mia mente, ha preso la sua decisione.

Cercarlo, solo per vederlo. Sapere come sta.

Fargli capire che io sono con lui.

Adesso, mentre la sua presenza si condensa nel mio mondo,  ho paura d’aver frainteso tutto. D’esser corsa sulla cresta di un’onda inesistente.

Perchè se per me Draco Malfoy ha preso forma, colore, spazio, forse io resto solo la piccola, insulsa Ginny Weasley. Forse è stato tutto un’illusione. Le sue parole, quelle che hanno colpito trasversalmente il mio essere inchiodandolo ad un sentimento perverso, possono essere state dette in momenti di debolezza. Forse quelle sensazioni impalpabili che ho percepito durante le nostre discussioni sono frutto della mia fantasia.

Forse lui sta troppo male per curarsi anche di questa ragazzina alle prese con la sua indole ribelle.

Ormai sono a pochi metri dall’albero. Vedo la sua mano, le dita affusolate reggere la sigaretta, il fumo inalato dalla sua bocca, la sua spalla coperta.

Mi fermo, chino il capo.

-Non voglio la tua pietà, Weasley- la sua voce è una lastra di vetro che si spezza con un colpo secco.

Dentro di me sento mozzarsi un respiro. Come se fossi stata fisicamente colpita dalle sue parole getto un passo indietro. Io- la mia voce risuona rauca, spaventata. M’interrompo, devo riprendere il controllo di me,  non devo sembrare una bambina stupida. - non sono venuta per…ti ho visto solo qui ed ho pensato di farti un po’ di compagnia. Mi dispiace, vado via.-

-Resta.- è solo una preghiera soffiata in un vento di gelo, ma mi blocca prima che possa muovermi.

La sua testa si volta. Sento appena la lama dei suoi occhi traforarmi da parte a parte, poi, quasi con astiosa fretta, si rivolta.

Il suo tono, il suo comportamento, mi fanno capire che sta soffrendo come un animale. La sua supplica ha allagato il mio cuore di sollievo e dolore. Vorrei consolargli quest’anima ferita, estirpare il suo spasimo come il veleno dal serpente. Mi avvicino lenta, appressandomi alla corteccia dell’albero.

Devo dirgli qualcosa. Voglio e devo farlo.  Apro la bocca nel tentativo di dare forma al subbuglio che mi stringe lo stomaco. Non riesco a dire nulla. La richiudo stupidamente.

-Non c’è bisogno- la sua voce è grezza, scocciata, mi sento una stupida – non voglio sentire ulteriori “mi dispiace” e “ti sono vicino”. Ne ho sentiti abbastanza. E mi sono stufato.-

Quasi con una forma di logorante necessita dà un tiro dalla sigaretta. Ed io, alzandomi appena la sciarpa sulla bocca, dico la cretinata più insulsa che avrei mai potuto pensare.

-Ti fa male fumare.-         

Mi regala una risata cruda, dolorosa – In questo momento c’è qualcosa che mi fa più male del fumo.-

Fa male sentire il suo tormento. Vorrei strapparlo da quest’inferno e regalargli un briciolo di felicità, vorrei caricarmi della sua angoscia pur nella consapevolezza di restarne schiacciata.

Vorrei fare qualcosa, qualunque cosa. Non voglio che si distrugga.

 

L’azzurro tenue della primavera

la vela bianca della frontiera

il dardo tossico nella ferita.

 

Tu:

Sei tutto ciò che ho sempre odiato,

la perfezione che ho ripudiato,

la corruzione che non ho capito,

la bellezza che non ho posseduto,

l’animo fragile di troppa forza,

il destino acerbo senza scorza.

 

Giocherello con il mio mantello, indecisa sul da farsi. Poi afferro a piene mani il coraggio. Mi siedo al suo fianco  poggiando le spalle contro una parte dell’albero.

Sento i suoi occhi scrutarmi con sfacciataggine e forse un po’ di stupore. Sono incapace di voltarmi ed affrontarli con i miei. Non so come reagirei.

 -Non c’è bisogno che fai la faccia triste per farmi compagnia- sento la puzza del suo fumo solleticarmi la guancia e recarmi una forma di eccitazione pericolosa.

-Non lo faccio per farti compagnia- la mia voce suona candida, spontanea. Sincera.

Devo smetterla di fare la ragazzina timida. Non sono venuta qui per sostenermi al tronco di un albero ed inalare fumo passivo.

Egli sembra immerso nei suoi pensieri angoscianti.

Io prendo un bel respiro, lasciando che le mie labbra spifferino le parole che il mio cuore crede siano le più giuste:

-Ti ho pensato molto durante queste vacanze, Draco – mi accorgo di sussurrare il suo nome – l’ho saputo dopo poco…-

-Ne sono lusingato- l’acidità della sua voce tronca ogni mio proposito – è bello sapere che mi pensi perché sono un disgraziato.-

La sua crudeltà gratuità mi fa male quanto il suo aspetto sbattuto. Sento un pericoloso nodo stringersi alla mia gola.

-Sei cattivo-  le mie parole profumano di lacrime trattenute.

Sto soffrendo, posso darti solo cattiveria. Non so cosa tu sia venuta a cercare questa sera da me, Ginny Weasley, ma questa è l’unica cosa che sono capace di darti- il suo tono perde l’asprezza iniziale, come se fosse minato dai sensi di colpa.

Sorrido appena alle sue parole, ripensando all’arrovellamento dei miei pensieri – Non sono venuta a cercare nulla da te. Volevo solo trovare te, vedere come stavi.-

-Come credevi potessi stare?- chiede con un’ironia acre

-Esattamente come stai- rispondo prontamente, senza doverci pensare troppo su.

Restiamo in silenzio, mentre lui aspira il fumo della sigaretta con dannazione. Infine la finisce e la butta via.

Io mi ritrovo nell’imbarazzo a tacere.

-Grazie.- soffia d’improvviso con voce rauca facendomi balzare il cuore in gola.

-Per cosa?- mi volto. Per la prima volta i nostri occhi si fronteggiano. Oltre il velo grigio dei suoi leggo una forma di dolore corrosivo. Vorrei curarli quegl’occhi e portarli a splendere come pezzi di cristallo istoriati nella neve.

Le sue dita attraversano nervosamente i fili d’oro dei capelli. – Per avermi cercato.  La tua compagnia mi ha fatto sentire un po’ meglio.- non cambia nulla in quello sguardo, resta imperturbabile, ma, d’improvviso, le sue iridi sembrano tremare.

Vorrei non illudermi al significato delle sue parole. Vorrei non farmi male, vorrei non sentirmi confusa dalla sua gelida acidità mista a quest’insolita dolcezza – Io davvero non ti capisco a volte, Malfoy.- mi sfugge dalle labbra.

-Sinceramente, Weasley- concorda confondendo con il sarcasmo l’impaccio – non mi capisco neanche io.-

Scuoto la testa meccanicamente, mentre dentro di me una timida fiammella di gioia s’accende.

-Ti sei divertita con Potter?-non capisco se la sua è gelosia o fissazione. Oppure non ha poi tanta fantasia e si ritrova a battere sempre sullo stesso punto.

Sbuffo teatralmente Cosa dovevo fare con Harry, sentiamo?-

Credo che Draco non sappia che ultimamente ho tentato di allontanarlo dalla mia vita, che la sua presenza mi è fastidiosamente soffocante.

-Perdere la verginità sarebbe stata un’idea- Sembra provare una sorta di sadico piacere nel vedermi arrossire.

-Non un’idea mia- finisco per pensare che, tutto sommato, considerati gli ultimi suoi comportamenti, ad Harry non sarebbe dispiaciuto per niente.

-Ho capito, vuoi farti seriamente santificare- sospira pesantemente, prendendomi in giro volgarmente.

-No, semplicemente non voglio andare a letto con Harry Potter- tento di mettere nel mio tono tutta la fermezza di cui sono capace.

-È una scelta che non posso biasimare- annuisce con approvazione- ma non eri tu a sbavare per lo Sfregiato?-

-No- ancora quella storia, è un marchio che mi porterò dietro per tutta la vita? – era una bambina che aveva il mio nome e le mie sembianze.-

-Capisco- conclude quasi assorto nei suoi pensieri. – A Potter per sfiga non lo batte nessuno. Beh, Weasley, troverai qualcun altro, non temere, la tua virtù non è salva ancora a lungo.-

“Saresti tu?” mi accorgo che il  mio cuore batte violentemente. Questa discussione sta degenerando e, seguendo questo filo pericoloso, mi ritrovo, senza vergogna, a chiedere: - Adesso dimmi un po’ Malfoy, stai tentando di sedurmi?-

La sua risata arriva troppo veloce e secca per non essere quella di chi dissimula imbarazzo.

Non risponde. Non dice né sì, né no, ma fa finta di nulla, come chi non vuole  mentire, ma non ha il coraggio di dire la verità.

Restiamo nuovamente in silenzio, timorosi del futuro.

Timorosi di noi.

Sento dentro di me una confusione terrorizzante che preme per uscir fuori.

Io, Draco, il nulla.

Noi, due ragazzi sperduti nel mondo.

 

Il buio fitto della confusione

Il miele stordito dall’acre sapore

Flebile speme di rivoluzione.

 

Io:

piccola ombra senza un nome,

fantasma che ha smarrito la ragione,

nuvola rossa di rabbia e paura

cucciolo debole nel suo lamento,

anima dal paradiso cacciata

eterna dannata di questa contrada.

 

-Cosa farai adesso?- mi ritrovo a domandare col tono di chi vuole sapere di più di quello che ha chiesto.

Temporeggia, disarmato, mentre nel suo sguardo brillano una molteplicità di risposte.

Alza le spalle.

-Vivrò, tirerò avanti, ci proverò. Devo trovare uno scopo per vivere, una ragione per lottare- scuote il capo- Non mi resta nulla. Solo un padre in carcere ed un tutore che mi porterà più guai che altro- credo si riferisca a Piton.

Mordicchio le mie labbra, indecisa se parlare –Si trova sempre una ragione per vivere- il mio è appena un sussurro.

Il suo sguardo va  oltre la vista e la comprensione. -Chi me la darà?-

“Io” urla il mio silenzio.

“Io” urla il  mio sguardo.

“Io” urla la tempesta nella mia anima.

Ma non riesco a dirlo. Sospiro appena, adocchiando il cielo ormai buio. Mi scuoto.

-È tardi- constato malinconica.

-Lo so- annuisce rabbuiandosi.

Si volta nuovamente verso di me.

Lo sento, lo percepisco. Percepisco la mia essenza dispersa nel cristallo liquido del suo sguardo, come ho sentito amara la sua in me.

La sua espressione è di dolorosa certezza, d’angoscia, di paura.

Di solitudine.

Perché mi rendo conto solo adesso che Draco è solo al mondo, privo del calore umano, privo dell’affetto.

Quasi privo di se stesso.

Il sangue si rimescola nelle mie vene. La mia mente mi dice di girarmi, di scappare via.

Ma io ho già deciso a chi dare ascolto.

Il volto di Draco mi chiede di non abbandonarlo.

Inseguendo una sensazione anomala, un istinto irrefrenabile, un desiderio inafferrabile, una richiesta muta, mi chino su di lui.

Sento la mia bocca appena dischiusa assaggiare il suo labbro inferiore, morbido, caldo, incerto.

Poi, di botto,  mi rendo conto di quello che sto facendo. Mi stacco subito, spaventata, mi rialzo veloce senza guardarlo negli occhi e corro via, con tutta la forza che il tumulto della mia anima mi permette.

Corro con il fiato fra i denti, senza pensare, mentre il cuore vola dalla mia gabbia toracica.

Quando infine, travolgendo Hermione, raggiungo la mia camera, soffoco un urlo contro uno dei cuscini del mio letto.

È tutto sbagliato.

Tutto dannatamente sbagliato.

Eppure, mentre delle lacrime d’angoscia mista a gioia scivolano silenziose lungo il mio mento,  m’accorgo che non me ne frega niente.

 

L’aspra risata dei perdenti,

la risacca dalla bianca spuma

il riverbero sbiadito dell’aurora.

 

Noi:

l’errore perfetto, il totale idillio,

fragranza stordita da un effluvio mortale,

amena emozione dispersa in un fiato,

totale emulsione di un sentimento,

consolazione nata dalla quotidianità,

amore imperituro senza pietà.

 

Everything is Wrong……Thilwen

 

  
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