Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: JackPortiero    01/10/2021    1 recensioni
By JackPortiero, l'autore della teoria Tobi=Hinata. Che dire... non sono mai riuscito a raccontare come Naruto sia stato ucciso dal Villaggio della Foglia nella prima linea temporale, a 13 anni non dico come, se volete leggere la mia storia, il tutto è stato così crudele da spingere Hinata ad affidarsi a Madara, e diventare Rikudou. Tobi, per me é ancora AU-Hinata+Obito, entrambi ma sono convinto che Obito l'abbia coperta fingendosi solo lui Tobi, perché AU-Hinata dovrebbe mostrarsi con Sigillo Crociato in fronte, e non vuole ancora raccontare gli orrori di quel giorno, il giorno descritto in questa Fan-Fiction.
All'inizio della Fic, c'é il background della stessa, da leggere al volo solo una volta. La differenza tra le linee temporali, è la presenza di Minato. Minato... è vivo qui e divide Naruto e Hinata PRIMA dell'incontro di Naruto vs Neji. Ha una visione out-datata di ciò che dovrebbe essere un Jinchuuriki, e non solo non ha permesso a Hinata di dire a Naruto quanto "fosse forte", ma la conduce da Hiashi perché quest'ultimo scelga la casata cadetta, tra Hinata e Hanabi... Hinata, ha ricevuto così il Sigillo Crociato per ordine del Quarto, Minato Namikaze...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuma Sarutobi, Danzo Shimura, Hinata Hyuuga, Madara Uchiha, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le lacrime di Madara BACKGROUND: in questa linea temporale, Naruto fu orfano solo di madre, poiché il giorno della sua nascita, nel far fronte al disastro della Volpe, gli anziani del Consiglio della Foglia indussero il Quarto Hokage, Minato Namikaze, a non sacrificarsi inutilmente insieme alla propria moglie Kushina, perché il Villaggio aveva ancora bisogno di lui come kage e non v'era alcun "reale motivo", per morire insieme alla propria consorte, dal momento che lei risultava essere sufficiente a contenere e sigillare il Kyuubi.
La donna, fu così sacrificata senza un degno commiato, da perfetto strumento, svuotata definitivamente dei propri sentimenti. Minato aveva però capito, che Kushina era morta sola dissimulando la propria disperazione, e dal quel giorno il Quarto cambiò drasticamente, dedicandosi al ruolo di "kage" al cui altare era stata immolata Kushina, e non rivelando a Naruto di essere suo padre, lasciandolo così crescere solo, come se egli non esistesse.


IL GIORNO DELLA FINALE: crescendo Naruto come orfano privo di genitori, nella vita del protagonista gli eventi si svolgono analogamente al Manga fino a poco prima dell'incontro di finale chunin tra Naruto e Neji. Quel giorno, però, Hinata non poté incoraggiare Naruto dicendogli quanto secondo lei fosse forte, poiché Minato Namikaze, l'Hokage in carica, intervenne per la prima volta in quel momento nella vita di suo figlio, per dividere la Hyuga dall'Uzumaki. Naruto, a dire del Quarto, per non cadere mai nella disperazione come fu per Kushina, doveva crescere come Gaara del deserto, un jinchuuriki privo di legami, mentre per quanto riguardava Hinata era stata imposta a Hiashi Hyuga una scelta definitiva tra lei e Hanabi, poiché gli anziani del Consiglio di Konoha, spinti da Danzo, non vedevano di buon occhio che non ci fosse più una casata cadetta limitata nella propria abilità innata, e dunque libertà d'azione. Una possibile ascesa degli Hyuga senza più redini, venne qui vista come una minaccia al pari del clan Uchiha, e un rifiuto da parte di Hiashi, che era segretamente intenzionato ad abolire la divisione tra casate, sarebbe stato considerato alla stregua di un colpo di stato, e avrebbe comportato una probabile guerra civile. Hinata, condotta al proprio genitore da Minato stesso in persona il quale sottoscrisse la decisione del Consiglio di ripristinare le casate, si sacrifica volontariamente come cadetta al posto di Hanabi ricevendo il Sigillo Crociato, affinché il clan Hyuga non venga mobilitato in sua difesa dal padre, e la propria sorella minore non debba mai conoscere l'eventualità di una guerra civile, o il destino di una vita da uccello in gabbia.

IL GIORNO DELLA FINE: nel frattempo, però, un Naruto privato del giusto incoraggiamento da parte di Hinata per via dell'intervento di suo padre il Quarto, non avendo alcun sentimento positivo a sostenerlo nella prova e nella parola data, viene sconfitto in breve e miseramente da Neji, dimostrando in tal modo che non sarebbe mai potuto diventare Hokage. Tra gli spalti, all'arena, scoppia immediata una fragorosa risata, dato che tutti si aspettavano questo comico esito. Egli, l'Uzumaki, si era confermato lo zimbello incapace del Villaggio, odiato da tutti. Il genio del clan Hyuga, non del tutto soddisfatto, infierisce ulteriormente sul biondino dandogli del Fallito, e comunicandogli il concomitante fallimento della persona sul cui sangue l'Uzumaki aveva giurato, Hinata, a detta del cugino marchiata indelebilmente come Bunke, seppur primogenita, per la sua totale incapacità. Anche lei, era stata segnata, marchiata per sempre, Naruto non avrebbe potuto mai più riscattarla...

In preda ai sentimenti più devastanti, e nel bel mezzo di uno stadio che persisteva nel ridere beffardamente di lui, Naruto perde ogni speranza e quindi il controllo del cercoterio dentro di sé, liberando direttamente le NOVE CODE del Kyuubi, e causando un disastro di proporzioni immani, nemmeno paragonabile a quello di tredici anni prima.








LE LACRIME DI MADARA




Tu hai confuso il mezzo con il fine... Hashirama.
Un giorno... la tua Volontà si trasformerà in Oscurità, e avvolgerà l'intero Villaggio.



*****




Non c'era possibile via d'uscita, sembravano tutti impazziti nel voler vedere morto Naruto. L'Uzumaki... liberò le nove code del Kyuubi durante la finale di selezione dei chunin, quando nella vera realtà, mai rivelata, uscì sconfitto per mano di Neji dopo appena una manciata di secondi, con gli spettatori, l'intero stadio, che lo ridicolizzò con disprezzo, in una risata maligna che pareva non finire mai. Nel preciso istante in cui il vincitore dello scontro, il cugino irredento di Hinata, comunicò al Fallito per antonomasia che a lei, la ragazza che aveva giurato col sangue di riscattare, e che forse già amava, era ormai stato applicato in fronte il Sigillo Crociato degli Hyuga, per ordinanza e supervisione del Quarto Hokage, il vedovo Minato Namikaze.

Naruto, figlio mai riconosciuto dal padre e odiato finanche nell'aldilà da sua madre, perse il controllo dentro di sé quando nel liberare il sigillo a Kurama, trovò invece proprio Kushina a rivelargli che l'Hokage era suo padre, che né lui né lei lo avevano MAI amato, e che aspettava da tempo questo giorno perché lui fallisse come jinchuuriki e diventasse la sua Vendetta contro Minato e il Villaggio della Foglia.

Dunque, il Quarto era suo padre? Un Demone pieno d'odio sua madre? Questi, gelidi e assenteisti, i suoi genitori!?

Tutti, in quello stadio, ridevano. Aveva perso, era un Fallito. La madre lo odiava. E, per ordine del padre, Hinata era stata marchiata per sempre. Anche lei dunque... Tutti ridevano. NOVE CODE...

L'esplosione, fu tremenda. Neji cadde sul colpo, e con lui la quasi totalità del pubblico inerme. Così il Quarto Hokage, nel tentativo di fermare la Volpe. Invano. Liberatasi, almeno la metà degli abitanti della Foglia e degli shinobi, morì in breve tempo come fu anni prima in seguito alla devastazione, prima che il Bijuu fosse estratto una volta per tutte da Naruto, ridotto dunque in fin di vita in conseguenza a questo. Ma nonostante il biondino non risultasse più il cercoterio e non rappresentasse più una minaccia, solo un capro espiatorio, ora, poteva placare la sete di sangue di una folla inferocita. Naruto Uzumaki, il Kyuubi, doveva soccombere in maniera esemplare per la stabilità e la sopravvivenza di un Villaggio ormai in perdizione. Questa, era la disposizione immediata del nuovo regime di Danzo, appena asceso al potere. La Volontà del Fuoco di sacrificare bambini e jinchuuriki ardeva più che mai, era all'apice. L'Eredità di Hashirama si stava manifestando per quello che era, l'INFERNO.

"Oh no!... sono arrivata tardi!..." -  accorse, finalmente, una disperata Hinata, spintonata dalla indiavolata moltitudine di persone. Tutto, era stato già predisposto. Ma nella ressa, in quell'amalgama di immoralità, la ragazza non riusciva a vedere, a scorgere dove e come doveva essere condannato Naruto. A soli 13 anni, era ancora troppo bassa. Eppure Naruto, a 13 anni, meritava di morire CROCIFISSO.

Non poteva attivare il byakugan, la corvina. La sua fronte spaziosa era stata marchiata da poco, il dolore lancinante alla testa era troppo forte. Ma la folla era in trance nell'inneggiare all'uccisione, e così nonostante tutto la Hyuga riuscì a sgusciare carponi e farsi largo in mezzo alla selva di gambe, fino a quella alta e maledetta recinzione, che divideva i civili dal patibolo, situato in mezzo al largo spiazzo pieno zeppo di Anbu che era stato allestito per l'occasione. Naruto era lì, al centro della mattanza, alla stregua di un tenero agnello sacrificale. Già posto adagiato su di una croce, non era stato inchiodato ai due legni trasversi, questo no, ma soltanto legato ad essi in virtù del peso leggero. Tuttavia, presentava lividi in tutto il corpo, le braccia e una metà destra del viso orribilmente schiacciate e tumefatte, la vista irrimediabilmente perduta ad un occhio, nero pece e rigonfio. Egli, seppur privo di colpe, era stato vessato e brutalizzato in precedenza, per un maggiore e perverso soddisfacimento degli astanti, prima di essere condotto per essere giustiziato.

Fu così, in queste atroci condizioni, che l'Innocente fu innalzato in verticale di fronte a Hinata. Per il crudele cinismo del Destino, era arrivata giusto in tempo per vedere questo.

L'immacolata bambina sbiancò, non era mai stata così pallida. Si aggrappò con le mani tremanti al reticolato divisorio in fil di ferro che lasciava intravedere tutto, mentre i suoi occhi candidi e le soffici labbra, si contorcevano per le lacrime e il lamento interiore. Avrebbe voluto gridare il nome del suo amore, gridare a Dio di salvarlo, ma le si bloccò la voce in un terribile groppo alla gola. L'angoscia e l'orrore di un esito ormai scritto.
Madara Uchiha, era anche lui lì, costretto ad assistere a questa ignominia. Dove era, volete sapere? Egli, viveva dentro di lei, era sfuggito l'ennesima volta alla morte scoprendosi redivivo nel corpo di Hinata, nientemeno che la figlia di una Senju* (*teoria dell'autore), il clan che odiava, per una sorta di maledizione e strana beffa del fato. Tramò per lungo tempo, o almeno così credeva. Hinata sapeva, di avere il terribile Madara dentro di sé, che gliela giurava per le sue origini e si prendeva gioco di lei, torturandola per la perdita della madre così come per il resto, psicologicamente, ogni giorno della sua vita.

Ma non oggi. Qualcosa, dentro di lui, stava cambiando. Era già cambiato. Il Dolore di quella giovane e incolpevole ragazzina, che egli aveva visto crescere e fiorire, era incalcolabile, fuori da ogni umana logica. Cos'era veramente Hinata, per Madara?

Un gesto, definitivo. Il nuovo Hokage, Danzo Shimura, si avvicinò al giovane biondo martirizzato, alzando finalmente il braccio. E la folla si zittì. Era in attesa e maligna estasi. Lui, Danzo, aveva approfittato della crisi della Volpe per attuare il colpo di stato. Gli uomini della Radice, infatti, uscirono in quel giorno allo scoperto, nel momento più critico, un'azione studiata e riprovata per anni, uccidendo i fratelli shinobi della Foglia mentre cercavano di domare il Novecode scatenato da Naruto. E sarebbe stato possibile, limitando fortemente i danni, se i ninja così concentrati non fossero stati, quasi tutti, presi alle spalle dagli uomini di Danzo. Il golpe, era riuscito in poco meno di un'ora, senza che risultasse alcun testimone. La versione ufficiale, sarebbe stata: "Tutti i morti a causa del Kyuubi, solo la Radice in grado di fermare la distruzione di Konoha". Ma la verità, è che
 Danzo lasciò sfogare il Demone Volpe per un po', finché lo valutò opportuno, e metà del Villaggio fu così sacrificata per la sua personale ascesa ad Hokage, a quel punto a furor di popolo. Dal momento che la prima cosa che promise Danzo ai dannati superstiti, in un autentico sfoggio di plagio populistico, fu la sentenza di condanna a morte a carico dell'unico colpevole, il Demone Kyuubi, Naruto Uzumaki.

"Ascoltate!" - proclamò ad alta voce l'attentatore alla pace e attuale dittatore di Konoha - "La Volpe a Nove Code stava conducendo fin dall'inizio attività terroristiche contro il Villaggio della Foglia, turbando l'ordine di questo paese. Come punizione per questi crimini, chiunque abbia tramato con lei sarà giustiziato in nome della Volontà del Fuoco!"
Vi fu un boato assordante, l'acclamazione unanime. Tutti bramavano di veder perire al più presto il Ragazzo della Profezia a cui in principio fu negata l'intera esistenza: "A MORTE LA VOLPE!! A MORTE!!!"
"Tutto questo, è successo per i metodi troppo blandi tramandati dal Terzo Hokage. Ma con me, d'ora in avanti, cose del genere non accadranno mai più!" - terminò il suo discorso l'ipocrita feccia voluta dal popolo dissennato, feccia esso stesso modellato dall'usurpatore a propria immagine.

Ogni preambolo, era così terminato. Danzo guardò infine per un istante un disorientato, ma ancora cosciente, Naruto. Lo Shimura sapeva, che in egli non vi era alcuna colpa, e non intendeva sporcarsi le mani con lui. Chiamò dunque a sé un suo giovane pupillo nella Radice, per metterlo alla prova. Un adolescente Sai, del tutto arido e privo di emozioni, si vide consegnare dal dis-onorevole Hokage, una affilata spada ornamentale. Con estrema indifferenza, il cereo giovane la impugnò, dopo un ossequioso inchino. Sarebbe stato lui, Sai, ad affondare il colpo di grazia a Naruto. Quel ragazzino biondo così suppliziato, non rappresentava nulla, in questa temporalità. Non lo conosceva, non provava alcun genere di sentimento, per la sua sorte. Era solo un ordine.

Finalmente, la cadetta Hinata riuscì a far uso dell'arte oculare per qualche secondo, in un immane sforzo su se stessa. Ma che avrebbe potuto fare?... Non attivò di certo il byakugan per prepararsi a una battaglia, dal momento non vi era nessuna possibilità. Invero... era tutto talmente straziante e assurdo, che nell'angoscia la piccola volle constatare per l'ultima volta la crudele realtà, sondando da ninja sensitivo, qual era, se nel chakra di qualcuno fosse rimasta una parvenza di umanità, nella flebile speranza che una persona senza istinti omicidi, un'anima con ancora dei sentimenti, potesse aiutarli, lei e Naruto, anche solo volgendo uno sguardo di pietà su di loro. Giacché la corvina, era pervenuta ad un unico esito possibile. Dal momento che anche lei era il Kyuubi, lo YIN
* (*teoria dell'autore), sarebbe morta insieme a Naruto. Al suo fianco. Come, non importava. Non l'avrebbe lasciato solo.

"Naruto... non puoi sopportare il peso di questo odio da solo. Io sono Kurama, è colpa mia. Oggi prenderò quest'odio su di me e moriremo insieme, non saremo più Volpe o Jinchuuriki, sarai libero da questo fardello e potrò chiederti perdono nell'aldilà..."

Quello che però vide la Hyuga nella sua globalità, nel chakra di ognuno, prima di consegnarsi alla gogna in un gesto kamikaze, fu agghiacciante.
Tutti, di qualsiasi età, donne, vecchi, e persino bambini, odiavano Naruto di un odio tramandato, ormai radicato, demoniaco e imperituro. Una massa indistinta e informe, lobotomizzata, non più esseri umani, ma mostri incolori.
Hinata... poté intravedere Sakura in mezzo alla schiera di cani rognosi, mentre provava a trafiggere con lo sguardo Naruto. La Haruno digrignava i denti, con rabbia e disgusto. Aveva il chakra più ostile in assoluto. Ripugnando il messo in croce con tutta se stessa, di un'acredine insuperabile, avrebbe voluto ucciderlo di persona, se solo avesse potuto, giacché i di lei genitori erano morti da un paio d'ore a causa dell'Ennacoda. Uzumaki Naruto... non era mai stato suo compagno nel Team-7, ma il ragazzo della Volpe, un impostore, un mostro assassino.

MA dove erano Sasuke e il maestro Kakashi!?... L'addolorata Hyuga dal marchio indelebile, cercava loro su tutti, senza poterli però rintracciare. Entrambi, il reduce Uchiha e il Copia-Ninja, gli unici che avrebbero provato in qualche modo a soccorrere Naruto, non erano al villaggio. Tutto si era svolto così in fretta, che entrambi loro si credevano soltanto in ritardo per l'incontro d'esame chunin tra Sasuke e Gaara. Tremendamente... in ritardo.

Alla fine, Hinata si avvide di qualcuno che non odiava Naruto, un'eccezione che tuttavia confermava l'infernale regola. Era la goccia, sarebbe stato meglio mai avvedersene.
Si trattava di Asuma Sarutobi, che si fumava tranquillo una sigaretta come se nulla dell'imminente apocalisse lo riguardasse, e riflettendo borioso sui massimi sistemi. Nonostante egli avesse da poco perduto il team-10 nella catastrofe, o forse proprio per questo, si era persuaso in via definitiva che suo padre, il Terzo Hogake, avesse in effetti sbagliato su tutta la linea, poiché un ninja è solo uno strumento senza legami al servizio di un villaggio. E dunque, se le cose erano giunte a questo punto, al limite del collasso, era solo perché Hiruzen, un kage, aveva fallito nei suoi doveri, familiarizzando, ammorbidendo le nuove generazioni e provando persino a tutelare l'esistenza di un pedone sacrificabile, il jinchuuriki, quando è invece l'Hokage il RE da proteggere a protezione stessa del Villaggio, e le regole "by-book" tramandate dai fondatori, l'unica prassi normativa in tal senso, in un mondo dove shinobi è sinonimo di sacrificio, ed esiste solo una missione su tutte le altre: preservare la Volontà del Fuoco, l'unico stato di cose possibile in uno scenario di perenne guerra, a qualunque costo.
Will of Fire... doveva perdurare e alimentarsi per poter risplendere in futuro. Naruto... era il sacrificio propiziatorio e necessario per la sopravvivenza e la rinascita del Villaggio della Foglia.

La principessa maledetta degli Hyuga, iniziò con questo schiaffo morale a leggere nella mente delle persone come Kaguya Ootsutsuki, superando i limiti dell'umana consapevolezza e sporgendosi senza possibilità di ritorno verso una specie di lacerante onniscienza divina, il vero dolore di Rikudou che Nagato mai a fondo conobbe, mentre veniva
trafitta al misero cuore come da una spietata katana, per via delle sentenze di Asuma. Era tutto chiaro. Naruto, come ogni jinchuuriki, era solo un reietto dalla nascita che poteva solo fungere da reietto nella morte, per il sussistere di uno stato di cose circolare, un infinito e perverso circolo scelto in piena coscienza da Hashirama Senju per il coronamento del suo personale sogno, il sistema dei Villaggi e Bijuu da sigillare in perfette cavie, una spirale consumatrice che non potrà in alcun modo essere spezzata.
Avendo dunque affinato in questi frangenti di inumana follia ed estrema necessità le sue capacità percettive, la corvina dalla coscienza rivoluzionaria fu in grado di cogliere i pensieri di quest'uomo, l'ex-sensei Sarutobi, il quale, per non essere stato in grado di proteggere i suoi allievi, aveva scelto di non essere più una persona, asservendosi completamente all'ideale distorto di Hashirama, l'ipocrita e ambizioso fratricida.

"Morire nell'oscurità... da sempre questa è la vera forma di un ninja." - elucubrava di preciso Asuma figlio del Terzo, quasi compiaciuto nel guardare da un'altura sicura una nave che affonda nella tempesta - "E' grazie al tuo sacrificio, Uzumaki, che riusciremo a mantenere la pace. Anche se non credo tu riesca a capire, dato che non hai mai compreso la Volontà del Fuoco." - sancì il fumatore incallito - "In ogni caso, dato che non hai alcuna colpa e ti è stato fatto tutto questo, in fondo sei diventato anche tu... un ninja di Konoha."
"Non hai... alcuna colpa!?..." - si raggelò Hinata - "Voi sapete che Naruto non ha alcuna colpa e ci ragionate sopra con fierezza!?" - rabbuiò tutta, tremante.
"Sei solo una vittima da odiare e dimenticare..." - confermò lucidamente, ma senza ritenerlo un reato da aborrire, Asuma - "Ma la tua morte, non sarà vana. Altre giovani foglie cresceranno. Danzo è il grande Innovatore della Luce e tu sei il grande Sacrificio che morendo innocente nell'ombra, cambierà per sempre il mondo degli shinobi." - terminò di filosofeggiare Sarutobi, con fredda e distaccata analisi, gettando a terra la sigaretta ormai consumata e calpestandola superbamente, quasi quel mozzicone bruciato fosse Naruto e il suo capolinea.

Come la breve vita di una sigaretta... non fa altro che alimentare il vizio del fumatore, la breve vita di Naruto non avrebbe fatto altro che alimentare il Circolo Vizioso. Will of Fire. Fino al prossimo, più grande, sacrificio.
Non sarebbe cambiato mai nulla, in realtà, in una Volontà che getta nel Fuoco e arde solo per se stessa. Hinata guardò quella sigaretta. Poi il fumatore dal sorriso beffardo. Provò una grande rabbia. Per la prima volta Hinata provò rabbia nei confronti di qualcuno, un omertoso che astenendosi da ogni azione, comprendeva perfettamente che Naruto era una vittima.

Così, poco prima che Sai con la spada squarciasse lo stomaco dell'Uzumaki per spargerne le interiora, la Hyuga, stringendo i pugni al petto, lanciò un folle urlò, interminabile, ben udibile da tutti. Per un attimo fu il panico, tra la massa dei vigliacchi.
In verità, Hinata aveva trovato semplicemente il modo di consegnarsi. Balzò allora in aria abbastanza da rendersi visibile da chiunque, mostrando il chakra della Volpe dentro di sé e superando la folla verso il suo obiettivo, che era il Sarutobi. Nell'atterrare con iniziale eleganza, trovò un varco per scagliarsi verso di lui, che si era ben accorto di lei e la attendeva. Ma a pochi metri, senza che potesse in alcun modo rappresentare una minaccia per un Jonin, la fanciulla sentì contorcersi il sanguinante cuore che la tradiva, le conseguenze ancora sensibili del suo incontro d'esame chunin con il defunto fratello Neji. Inciampò da sola
, malamente. Sarebbe caduta rovinosa a terra, palesandosi come sventurata e inoffensiva. Invece era Asuma, che fulmineo non le concedeva alcun beneplacito, che la costringeva in piedi a peso morto avendole sferrato un tremendo pugno in pieno ventre.

"Cosa volevi fare, jinchuuriki!? Hai rivelato un segreto militare della Foglia e minacciato l'ordine pubblico..." - proferì senza pietà lo shinobi, credendo di avere messo la rivoltosa a dormire - "Facendo questo contro le regole, ti sei esposta a infamia, sei diventata un nukenin..." - la etichettò senza rimedio.
La ragazza, che era orgogliosa di essere una Forza Portante, nonostante avesse oramai più di un organo interno devastato strinse i denti, con l'aiuto di Kurama.
"Sei tu... l'infame traditore..." - alzò lo sguardo Hinata, fissando Asuma dritto nei occhi, e rinfacciandogli poi una regola - "Chi come te vede con chiarezza la vittima, e non l'aiuta, è un INFAME." - calcò la parola, seppur con un fil di voce.
Doveva valere, forse, anche per la maestra Kurenai, che si manteneva a distanza di sicurezza dall'ormai ex-allieva, per paura di venire coinvolta. Il terrore di venire barbaramente torturata e uccisa da una folla sanguinaria, certo, sorpassava di gran lunga il timore di cadere in un fugace attimo sul campo di battaglia.
La Hyuga, che al contrario era appena divenuta il centro della scena ed era ora destinata alla morte e alla maledizione insieme a Naruto, poté scorgere nella calca il suo sensei nel Team-8, per un attimo. Non rimproverava, alla sua maestra, il fatto che non sarebbe mai intervenuta. Dal fugace scambio di occhi ebbe solo conferma, con infinita mestizia, che Kiba e Shino erano morti. Il vuoto nel cuore di Hinata si stava facendo incolmabile.

"Torune, Fuu, portatela qui!" - comandò dinnanzi a tutti e con la massima intransigenza Danzo, già possessore dello sharingan di Shisui e trafugatore di altri sharingan - "Anche lei è la Volpe, nemica della pace, e come è vero che tutti lo hanno visto, verrà decapitata personalmente da me seduta stante!" - proclamò nel ristabilire l'ordine, e approfittando di una insperabile ma sempre opzionata occasione per far suo anche il byakugan.
Lo Shimura infatti non credeva, al fatto che il Sigillo Crociato posto sulla fronte di Hinata fosse autentico come gli altri nella storia del clan Hyuga, ma reputava potesse essere un nuovo marchio privo di effetti sulla kekke-genkai, seppur doloroso e indelebile sulla pelle per trarre in inganno. In ogni caso, aveva dalla sua il popolo e tra le mani una evidente nukenin da punire, se il byakugan era così a portata di mano lo avrebbe verificato.

Hinata, il jinchuuriki segreto, l'arma in più se gli altri Villaggi si fossero mai coalizzati contro Konoha, fu dunque trascinata da Torune e Fuu nel dispregio generale come una strega d'altro genere di racconti, tirata per le braccia e strisciata sulle ginocchia lungo il terreno accidentato, messa in mostra come fosse il male impersonificato dai due giovani tirapiedi dello Shimura. Ma loro, ancorché sue guardie del corpo nella Radice, non facevano pur sempre parte dei clan Aburame e Yamanaka!? Avrebbero potuto così facilmente evitare questo abominio di morte e desolazione, informando i propri rispettivi clan...
"To...Torune... Shino è morto, lo sai vero?..." - provò a comunicare flebilmente la giovane rea agli occhi del popolo. Ma non si sentì rispondere nulla. Quei due, seguivano le disposizioni di un folle progetto che condividevano.
"Voi... non siete stati manipolati e ricattati come Itachi... cosa vi ha spinto a seguire la volontà di Danzo?" - si chiedeva finanche Madara, in una nuova risonanza e sincronia di pensiero con Hinata.
Non erano, delle marionette all'interno della Radice. Sapevano, a cosa si sarebbe andato incontro. Ma il fine era così apparentemente alto, nobile e glorioso, che giustificava ogni mezzo per ottenerlo.

"Voi... siete dalla parte di Danzo... approvate i suoi metodi." - si rammaricò per la loro follia, Hinata - "Vi ha promesso che riporterà in vita i vostri clan e cancellerà tutto il Dolore come se nulla fosse con Izanagi?"
Ancora, entrambi non proferivano parola, come se Hinata stesse ormai farneticando in preda al delirio.
"Una pace del genere... è... un'illusione. Nessuno l'accetterà mai..." - assicurò la corvina, mentre veniva sbattuta sulla gradinata del patibolo, e dunque alla mercé di Danzo, con la testa chinata a forza da Fuu il più possibile.

"Presuntuosi. Avete riposto ogni speranza in una tecnica proibita e avete tradito i vostri clan per le ambizioni di un solo uomo. Non l'avete fatto per evitare la guerra a fronte di una scelta impossibile, ma per imporre la vostra distorta concezione di pace. Avete la Volontà di Hashirama, avete chiuso talmente gli occhi che nemmeno Izanami riuscirebbe a riaprirveli. Siate maledetti, voi e Danzo. La mia maledizione, la maledizione di Madara Uchiha, è sopra la vostra testa."

"Naruto-kun, sono qui..." - cercò di farsi sentire la povera innamorata, così condotta e prossima a lui, ai piedi della croce. L'Uzumaki, che però risultava stordito, poco lucido e in sofferenza, non aveva ben focalizzato la sequela degli eventi. Comprese, a stento, che una persona sarebbe stata uccisa in anticipo davanti i suoi occhi, e aveva sperato fino all'ultimo che quella persona non fosse Hinata.
"Hinata... cosa ci fai... qui?..." - realizzò il peggiore degli incubi e si sforzò di parlare il biondino, nonostante l'articolare anche una sola parola gli causasse un atroce dolore - "Avresti dovuto stare ferma... dov'eri."
"Io sono solo... un egoista." - si bloccò mentalmente la Hyuga, avvertendo già la fredda lama sopra di lei - "Non ci verrà dato, il tempo di spiegarci... Adesso Naruto mi vedrà morire. Posso leggere il terrore nei suoi occhi..."

La ragazza... comprese che Naruto avrebbe preferito la morte nel totale abbandono, piuttosto che vederla decapitata. In quello stesso momento, senza che fosse concessa una confessione, un'ultima parola d'amore, un fendente recise di netto la testa a Hinata. Il suo capo, sbarrò i bianchi oculi, e terminò nell'unica porzione di terreno ove l'Uzumaki poteva volgere lo sguardo, a terra, un paio di metri davanti a lui. Il viso mozzato, della giovine, era rivolto verso il cielo, con la bocca stranamente composta, dignitosa, ma la frangia scompigliata a mostrare un segno a forma di croce sulla fronte, il Sigillo Crociato, una croce indelebile che però non rappresentava la negazione di una abilità innata, ma la Crocifissione dell'Amore, l'eterna cicatrice di quanto accaduto.

Il loro Legame, è stato CROCIFISSO. Dal Villaggio della Foglia. Rivelarlo, dite?... Ecco, Hinata stava per spirare a furor di popolo. L'ultima immagine che avrebbe visto, sarebbe stata Naruto gridare il suo nome.

"Perché, sono ancora viva?... Non si muore subito?... Questo Dolore... cosa sono io...?" - si interrogò in quel vortice di interminabile sofferenza la Hyuga, rendendosi conto che il tempo per lei si era quasi fermato, e che per via del suo lignaggio Senju e lo spirito di Kurama, non era ancora morta cerebralmente. In aggiunta a questo, realizzò che il chakra di Madara Uchiha, dentro di lei, si ribellava a quella che stavolta sarebbe stata la fine anche per lui, consentendole di fare ancora qualcosa.

IZANAGI. Le due Vie di Rikudou. Uchiha. Senju. Chakra di un Bijuu illimitato per un utilizzo illimitato della Tecnica.

Ma come utilizzare, una tecnica dalle infinite possibilità? Come agire? Hinata... era solo una bambina devastata dagli eventi, una martire, non un dio. Aveva anche lei... bisogno di essere salvata, e non avrebbe mai saputo come fare, a usare Izanagi per la prima volta.

E pur tuttavia, una soluzione c'era. Si sarebbe consegnata a LUI, come lui da sempre aveva prospettato e preteso. Si sarebbe consegnata a Madara Uchiha.

Nei profondi recessi della sua interiorità, Hinata poteva da sempre incontrarlo. Madara... aveva legato indissolubilmente il proprio chakra YIN, che rappresenta la volontà, al chraka YIN del Novecode durante la battaglia contro Hashirama. Hinata, era Madara per via di Kurama, poiché Hinata era lo Yin della Volpe, che Madara aveva sottomesso in passato nella volontà. Lo spirito dell'Uchiha era sopravvissuto, nel chakra Yin di Kurama. E dato che Hinata aveva accettato di essere Kurama, lo YIN, dal momento che sentiva davvero di essere Kurama, in qualità di kitsune doveva avere a che fare proprio con Madara. Lei, Hinata, era Madara. Una parte di lei, però, l'orgoglio della Volpe, sentiva una vera repulsione, a consegnarsi nuovamente a lui, che la vedeva solo come una fonte di chakra e strumento di rinascita, eppure, davvero, non vi era altra scelta...

La Hyuga, in stato di trance, annientata nello spirito, dopo aver camminato per qualche passo come in un limbo nella propria coscienza, si ritrovò al SUO cospetto.

"Dunque, Hinata Senju, sei venuta a consegnarti a me?..." - si rivolse l'Uchiha più potente della storia, che la storia ha voluto ricordare come il più terribile - "Questa, è Konoha... anche tu, come me, sei stata tradita." - proseguì a dire il vero senza alcuna ostilità, per poi quasi offrirsi con tono neutrale - "Perciò questa volta, se come Hyuga vuoi il mio aiuto, io..."

La corvina, tuttavia, sorda di sofferenza, non diede modo a Madara di parlare. Egli, in passato, aveva sempre sostenuto di disprezzarla, in quanto discendente del clan di Hashirama. E così, disposta a tutto pur di salvare Naruto, Hinata si prostrò autonomamente e senza troppi indugi ai suoi piedi, ai piedi dell'Uchiha, in segno di sottomissione, con la fronte schiacciata sul pavimento e le braccia distese e rivolte verso di lui, umiliandosi come un verme della terra è tenuto a fare nei confronti di un dio antico, per chiederne il favore a la grazia, presumendo a torto che Madara Uchiha si aspettasse anche oggi questo, da lei...

Madara... rimase interdetto. In realtà, non aveva mai voluto questo, da lei. MAI. La Storia dei Ninja li aveva costretti, con modalità assurde, a incontrarsi e condividere uno stesso corpo. L'Uchiha... considerava il mondo degli shinobi un fallimento senza speranza, dove non esistono innocenti, ma solo assassini. Era stato semplicemente impossibile capirsi. Ma ora... una Innocente implorava il suo aiuto, l'aiuto di Madara Uchiha. Oltretutto, quella innocente per lui era ormai come...

"Io, sporca Senju, sono solo la minima parte di Madara Uchiha..." - prese a parlare come un automa, servilmente, Hinata, sempra prona come una schiava acquistata per due monete ai piedi del proprio padrone - "...in verità, come Volpe, non ho mai avuto una volontà propria. Sono solo... Madara Uchiha, o qualunque altra cosa Madara Uchiha voglia che io sia." - stabilì con significativa certezza.

Madara... era ottenebrato, per tutto ciò che stava sentendo venir fuori nella disperazione, dalla bocca di Hinata, e si avvicinò piano, lentamente, a lei, mantenendosi a stento in silenzio, per ciò che anche lui stava provando.

"Io... sarò il tuo chakra, il tuo contenitore. Mi ARRENDO. Mi arrendo a te." - si arrese, per la prima volta, rinunciando al suo Nindo, e a ogni pretesa di individualità, una principessa che ce l'aveva sempre messa tutta.

"MA ti prego... Ti scongiuro... Non lasciare... che Naruto muoia così..." - supplicò Hinata, come unica contropartita al dover scomparire, assorbita completamente dalla Volontà del capoclan degli Uchiha.

Madara, non resistette più. Fece cadere ogni maschera. Si rivolse, con un infinito senso di colpa e di devastazione interiore, alla bambina che aveva sempre visto da dentro. Ma che, dal di fuori, avevano ucciso nell'anima.

"Hinata... ti prego..." - proruppe in un debole ma lancinante singhiozzio, non più controllabile, un uomo che, ora, stava soffrendo definitivamente più che nel lutto del proprio fratello minore Izuna...

"...ti prego... basta... non dire più nulla." - supplicò lui a lei, con il cuore in mille pezzi.

Hinata, sentì l'empatia. Anzi, i sentimenti di Madara. Si destò, grazie al cielo, dalla alienazione verso la quale stava profondando. Alzò, piano, lo sguardo. Lo vide. Lo vide piangere. Egli, Madara Uchiha, versava calde e sincere lacrime. Non, di commozione. Ma di sofferenza. Per lei. Hinata Hyuga. Quando Konoha intera, era divenuta l'Oscurità che voleva vedere morti smembrati lei e Naruto, Madara invece era rinvenuto in sé come uomo e luce di speranza, che pativa atrocemente per l'orrore, l'ingiustizia. Per la loro sorte. Era lui, la persona lucida e ammirabile che Hinata cercava in mezzo a quella folla, e che voleva aiutarli fino in fondo, a costo della sua stessa vita. Oltretutto...

"Io non voglio, che tu ti arrenda..." - si inginocchiò Madara, avvicinando tenui i suoi palmi e sollevando da terra le piccole mani di Hinata, e portando verso di esse il capo, con angosciosa fermezza - "Non voglio, che tu sia me... Tu, sei Hinata Hyuga. Sei come una figlia, per me..." - assicurò, stravolto nell'animo.

Hinata, conosceva il passato e l'indole di Madara. Sapeva, che non avrebbe mai avuto bisogno di mentire. Era tutto, incredibilmente vero. Madara, si propose a lei come padre, e non solo. Egli, come un dio risorto per fronteggiare l'Oscurità che Hashirama aveva creato, sarebbe intervenuto a sua protezione, di lei e di Naruto. Bastava solo... che Hinata si affidasse, che si scambiasse con lui. Con Madara. Quel giorno, un'ora soltanto.



Un'ora. Non di più. Un'ora... dell'ira di Dio. L'ira di Madara, che stava per abbattersi su chi ha crocifisso l'Amore.


"Io... sarò tua figlia... sarò la figlia di Madara Uchiha. Poiché lui mi ha chiesto questo, soltanto questo, come prezzo per proteggere Naruto. Un Legame, per salvare un altro Legame. Quale prezzo migliore..."


"Vi prego, padre, proteggetemi... Proteggete Naruto. I-io... non ce la faccio più. Sono così stanca, adesso..." - si addormentò Hinata, scambiandosi con Madara.










Quel giorno, Hinata si affidò a Madara. Divenne Madara Uchiha. Non, una minima parte di lui. Sua figlia.


Il corpo decapitato di Hinata, la testa mozzata sul patibolo, scomparvero miracolosamente. Il cielo, tuonò. I dannati, gli ormai giudicati per i loro peccati, volsero lo sguardo indicando in alto la presenza di un fantasma, la stessa Hyuga, o forse peggio, un dio della vendetta e della distruzione.

Alcuni, già scappavano terrorizzati, presagendo la fine. L'Apocalisse. Ma senza davvero alcuno scampo, ormai.


Madara, con il potere del Rinnegan, evocò infatti il Gedo Mazo, ordinandogli di estirpare e sigillare, l'anima di tutti coloro che, in quel momento, stavano odiando e uccidendo Naruto e Hinata. Cioè, praticamente quasi tutti.


Quel giorno, la Foglia scomparve. Cessò geograficamente di esistere, così come era giusto che fosse. Così come meritava.


Madara Uchiha, stabilì che la sola vita di un Innocente, la vita di Naruto, e quella di sua figlia, Dolore vivente uccisa nell'anima, valevano molto più di quella di un villaggio di demoni.





*****















"HASHIRAMA... tu che sacrificheresti tuo fratello o il tuo stesso figlio per un Villaggio... Tu, che metti al primo posto l'Istituzione che proprio loro dovrebbe proteggere..."



































"NON IMPORTA, QUALE CLAN, QUALE VILLAGGIO...

CHIUNQUE TOCCHERA' L'ANIMA DI MIA FIGLIA, ANCHE FOSSE IL MIO STESSO VILLAGGIO... IO NON AVRO' PIETA' DI LORO."

- Madara Uchiha





.....







  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: JackPortiero