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Autore: Europa91    01/10/2021    1 recensioni
“Quando Dazai era coinvolto la giornata poteva terminare solo in un modo. Ogni volta che le loro strade s’incrociavano, Chuuya finiva sempre con il recuperare dalla sua collezione una bottiglia di vino pregiata, per poi scolarsela fino a perdere i sensi.”
Dazai, Chuuya e del vino.
[Questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per il rotto della cuffia ma ce l’ho fatta. Questo sarà il mio massimo contributo al Writober di quest’anno, quindi vi risparmio da altri orrori. Non doveva esserci nemmeno questa shottina in realtà, ma il prompt: VINO mi chiamava. Non è niente di che, avrei voluto fare di più XD Se ci sono degli errori mi scuso ma sono stati giorni caotici. Buona lettura.

 

 

 

Questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it

»Prompt: Vino (PumpNight)

»N° Parole: 2270






«Dazai conosci il “Petrus”?»

«Come no, è un vino così caro che se vedi il prezzo ti schizzano gli occhi fuori dalle orbite»

«La notte che sei sparito dall’Organizzazione per celebrare ho aperto una bottiglia del 89. Capisci quanto mi stavi sui nervi?»1

Chuuya poteva ricordare benissimo quella conversazione avvenuta solo qualche ora prima, come ricordava ciò che ne era seguito. Quella notte avevano recuperato Q. Dazai come al solito era riuscito a convincerlo ad utilizzare Corruzione. E Chuuya si era fidato, per l’ennesima volta, aveva posto la sua vita nelle mani di quell’individuo che odiava con ogni fibra del proprio corpo. Con quel idiota era sempre la stessa storia. Almeno avesse mantenuto la parola e lo avesse portato ad un punto di raccolta invece che abbandonarlo svenuto in mezzo ad un campo. Quando gli uomini della Port Mafia lo avevano trovato, il rosso aveva un diavolo per capello. Non aveva voluto parlare con nessuno, solo una breve telefonata con il Boss per informarlo del successo del piano e poi si era trincerato nei suoi appartamenti. In quel momento desiderava solo una cosa: bere.

Quando Dazai era coinvolto la giornata poteva terminare solo in un modo. Ogni volta che le loro strade s’incrociavano, Chuuya finiva sempre con il recuperare dalla sua collezione una bottiglia di vino pregiata, per poi scolarsela fino a perdere i sensi. Il Petrus era stato solo il primo di una lunga lista e decisamente il più costoso. Conservava ancora un paio di lotti simili in cantina, ma che non voleva sprecare per una serata come quella. La scelta ricadde invece su di uno dei suoi ultimi acquisti, un rosso italiano, consigliatogli da un Boss della Yakuza che aveva incontrato per affari qualche settimana prima.

Chuuya odiava Dazai, lo odiava così tanto da aver collaborato con lui come ai vecchi tempi. Come se quei quattro anni di lontananza non ci fossero stati. Come se quel traditore non li avesse mai abbandonati. Chuuya non aveva mentito, la notte in cui il Boss lo aveva informato della scomparsa di Dazai si era rinchiuso nel suo appartamento e aveva bevuto fino a svenire. Si era ubriacato cercando di dare un senso dietro al comportamento di quello che aveva considerato essere il suo partner. Il Dazai che conosceva non avrebbe mai abbandonato la Port Mafia così, senza una ragione. Non ricordava neppure di averlo terminato quel Petrus, aveva perso i sensi prima con la mente annebbiata e una sola domanda: perché?

Avrebbe trovato una risposta a quell’interrogativo solo tempo dopo, quando distrattamente gli era capitata tra le mani la relazione su una certa Organizzazione Mimic. A Chuuya era bastato scorrere l’elenco delle vittime perché ogni tassello di quel puzzle intricato andasse magicamente al proprio posto. All’improvviso ogni cosa aveva di colpo acquistato senso.

Oda Sakunosuke, l’amico di Dazai. Mori lo aveva sacrificato per la Port Mafia e il suo ormai ex partner non glielo aveva perdonato.

Chuuya aveva finito con l’ubriacarsi anche quella sera.

Erano trascorsi quattro anni ma era incredibile come le cose non fossero cambiate; Chuuya era nuovamente seduto al tavolo della propria cucina ad annegare i propri dispiaceri davanti ad una bottiglia di vino. Come sempre la colpa di tutto era imputabile a Dazai. Lo odiava. Lo odiava con ogni fibra del proprio corpo.

«Vedo che le vecchie abitudini sono dure a morire»

Alzò di poco lo sguardo solo per mettere meglio a fuoco la figura del ex Dirigente, appollaiato sulla sua finestra che gli sorrideva come se fosse la cosa più naturale al mondo.

«Spero che tu non abbia danneggiato la serratura, sarebbe una scocciatura» fu la sola risposta di Chuuya. Poi tornò ad ignorarlo per versarsi un altro bicchiere. Doveva essere solo un’allucinazione, Dazai non poteva essere lì, nei suoi appartamenti, era troppo.

«Chuuuuya così mi ferisci. Dovresti ricordare bene la mia abilità manuale» il rosso per poco non prese un colpo a quella battuta. Imprecò a denti stretti facendo attenzione a non rompere il bicchiere di vetro che teneva ancora saldamente tra le mani. Tuttavia l’altro non sembrava intenzionato a dargli tregua;

«Allora avevo ragione. Passi le tue serate a bere in solitudine. Come sei noioso»

«Complimenti. Si può sapere che vuoi spreco ambulante di bende? Non hai niente di meglio da fare che tormentarmi?» Dazai sorrise facendo una piroetta ed avvicinandosi al tavolo dove il Dirigente se ne stava ancora seduto, bicchiere alla mano.

«Forse.» Concesse prima di aggiungere «Sai che di solito si offre da bere ai propri ospiti? Sei davvero maleducato Chibi, chissà cosa ne penserebbe Nee-san» per l’ennesima volta Chuuya si trovò ad imprecare.

«Primo. Non sei un ospite, sei entrato abusivamente in casa mia e secondo, a te non piace nemmeno il vino» Dazai mutò espressione ma solo per qualche secondo;

«Uhm hai ragione, in effetti preferisco alcolici più forti. Ciò non toglie che non lo sappia apprezzare» si scambiarono una lunga occhiata. Per una frazione di secondo a Chuuya venne il dubbio che non stessero affatto parlando di vino. Scosse la testa, stupito dai suoi stessi pensieri. Aveva bevuto solo un paio di bicchieri, non poteva essere già così ubriaco. Poteva ancora sostenere una conversazione con Dazai. Decise di alzarsi sparendo in cucina e ricomparendo qualche secondo dopo con un bicchiere che offrì senza troppe cerimonie al suo ospite. Il moro si versò da bere e prese un primo sorso;

«Non male» ammise passandosi lentamente la lingua sulle labbra. Chuuya fu certo di esserselo immaginato «ma scommetto che il Petrus di quella sera avesse un sapore migliore» Si trovò ad annuire distrattamente prima di aggiungere, questa volta con rinnovata decisione;

«Ovvio che fosse migliore. Stavo festeggiando il tuo addio. Aveva il sapore della vittoria»

«E questa sera cosa festeggi? Il mio ritorno?» La presa intorno al bicchiere di Chuuya si fece più salda. Non doveva cedere alle provocazioni di quell’idiota. Era quello che voleva, non gli avrebbe mai lasciato una tale soddisfazione.

«Vedi di andartene. Mi hai stancato» Dazai si imbronciò come un bambino prima di versarsi un altro bicchiere sotto lo sguardo severo del ex partner.

«Andiamo Chibi in memoria dei bei vecchi tempi» Chuuya strinse i pugni, poi esplose;

«Quali bei vecchi tempi? Se non ci siamo mai sopportati!» Dazai scoppiò a ridere per nulla turbato. Aveva previsto una reazione simile, conosceva Chuuya come le proprie tasche.

«Un tempo eravamo il duo più forte e temuto della Port Mafia. Ricordi quando da soli abbiamo sconfitto un’intera organizzazione nel arco di una sola notte?»

«Già e poi te ne sei andato. Fine dei giochi. Ora torna a fare il detective fallito e lasciami in pace»

«Pensi che sia scherzando?» Chuuya tornò a fissarlo. Non si era reso conto di quanto l’altro nel frattempo si fosse avvicinato. C’era solo una spanna a dividerli.

«Non so più cosa pensare» ammise sinceramente. «Tanto per cominciare vuoi dirmi perché sei qui?»

«Che domanda Chibi, ma per prenderti in giro ovvio» Dazai giurò di aver sentito il tavolo tremare. Fece un lungo respiro, sistemandosi meglio sulla propria sedia ma non staccando per un secondo lo sguardo da quello del rosso.

«Mi crederesti se ti dicessi che ero preoccupato per te?»

«No»

«Allora sono solo venuto a molestarti. Mi annoiavo»

«Vuoi farmi credere che davvero non hai niente di meglio da fare in quell’Agenzia di idioti? Tipo, che ne so, preparare una strategia contro la Guild?»

«Oh ma con quella siamo apposto. Recuperando Q abbiamo praticamente risolto tutto» Chuuya non nascose la propria perplessità. Uno strano dubbio gli solleticò la mente;

«Non ne voglio sapere nulla»

«Ho fatto una scommessa» proseguì Dazai incurante delle parole del ex partner. Chuuya si fece improvvisamente più attendo chinando la testa di lato appoggiandola al palmo della mano. Dopo ovviamente aver versato ad entrambi un altro bicchiere.

«Ho scommesso sulla nuova generazione» Il rosso alzò gli occhi al cielo. Se un attimo prima aveva sperato di poter sostenere una conversazione seria con Dazai ora doveva ricredersi.

«Serve una nuova Soukoku. Presto si abbatterà su di noi un nemico peggiore di quelli incontrati fino ad ora» Si scambiarono l’ennesima occhiata.

«Ne sembri convinto» Dazai abbozzò ad un sorriso;

«Dal primo momento che ho incontrato Atsushi ho pensato fosse un compagno perfetto per Akutagawa»

«Ti prego. Stai iniziando a parlare come il Boss»

«Oh giusto. Lui cosa diceva sempre? Solo un diamante può farne brillare un altro?» scoppiarono entrambi a ridere, complici anche i bicchieri svuotati. Ormai restava meno di mezza bottiglia.

Chuuya fu il primo a tornare serio.

«Dazai» iniziò per poi fare una breve pausa. L’altro alzò il capo «Perché te ne sei andato? Tu sei nato per appartenere a quest’oscurità e lo sai. Questa cosa, l’Agenzia intendo, non può durare»

Dazai si prese qualche secondo prima di rispondere. Il tempo necessario per versarsi da bere e giocherellare distrattamente con il bordo del bicchiere. Farlo lo riportava indietro negli anni;

«Lo sai perché ho lasciato la Port Mafia» replicò infine forse troppo seriamente. Chuuya scoppiò in una risata isterica, ormai era brillo, ma abbastanza lucido da sostenere quel tipo di conversazione;

«Hai perso un amico Dazai. Vuoi gentilmente ricordarmi quanti amici ho dovuto seppellire in questi anni? La gente muore di continuo, soprattutto nel nostro ambiente»

«Il solo che non riesce a morire sono io»

«Smettila con queste cazzate. Smettila di nasconderti dietro a pallide scuse. Voglio la verità Dazai. Ti conviene approfittarne ora, escludo di poter essere così magnanimo in futuro»

Seguirono alcuni attimi di silenzio. Poi, il moro riprese a parlare;

«Era da un po’ che il mondo della Mafia mi annoiava. La morte di Odasaku è solo stata la spinta decisiva»

«Che altro c’è?» perché Chuuya sapeva che non poteva essere solo quello.

«Gli ho fatto una promessa; che sarei diventato una persona migliore»

La presa sul proprio bicchiere si fece più salda. Il rosso abbassò il capo, preso alla sprovvista.

«Fanculo Dazai ti odio» l’ex Dirigente accennò ad un sorriso;

«Ti odio anche io, eppure eccoci qui, a bere insieme come due vecchi amici che si rivedono dopo quattro anni»

«Noi non siamo mai stati amici»

«Lo so. Sei la persona che detesto di più al mondo»

«Te lo ripeto per l’ultima volta idiota: perché sei qui?»

«Non so. Forse combattere insieme a te mi ha fatto ripensare al passato. Mi mancano quei giorni»

«Solo questo? Ormai il passato è passato» Chuuya si sporse inconsciamente in avanti, con un ghigno di sfida stampato sul volto. Erano tornati nella stessa posizione di prima, c’erano pochi centimetri a separarli. Fu Dazai il primo ad annullare quella distanza. Allungò un braccio per afferrare ed avvicinare il rosso a sé. Il bacio che si scambiarono non fu per niente dolce. Fu quasi una guerra per la supremazia. Una piccola lotta che li tenne impegnati per qualche secondo. Ad un certo punto Chuuya si liberò mordendo a sangue il labbro di Dazai. staccandosi sorridendo compiaciuto da quel gesto.

«Questo è ciò che ti meriti bastardo»

«Andiamo Chibi»

«Mi hai lasciato svenuto in mezzo ad un campo» Dazai ci mise qualche secondo a ricordare a cosa si stesse riferendo l’altro; trattenne a stento una risata che avrebbe potuto rovinare l’atmosfera che si era appena creata;

«Se volevi che ti portassi in braccio come una principessa bastava dirlo»

Chuuya assunse la stessa tonalità del vino che stavano consumando. Prese la bottiglia e si bevve ciò che ne era rimasto. Dazai lo osservò stupito.

«Per fare la cazzata che sto per fare non voglio essere sobrio» fu la blanda spiegazione del rosso mentre con una manica si ripuliva la bocca.

«Non penso di avere nessuna obiezione. Tanto domani fingeremo entrambi che non sia mai successo» concluse levandosi il cappotto prima di alzarsi e porgergli una mano;

«Allora, continuiamo questa conversazione in camera da letto? È ancora la seconda porta sulla destra vero?»

«Sta zitto»

 

***

 

Quando i primi raggi del sole lo svegliarono, la prima cosa che Chuuya avvertì fu un forte mal di testa. Ci mise qualche secondo a prendere coscienza di dove si trovasse. Tirò un sospiro di sollievo nel riconoscere il proprio letto. Sollievo che tuttavia ebbe vita breve quando, nel girarsi delle fitte arrivarono a colpirgli il basso ventre. Aprì debolmente gli occhi e fu confortato dal trovarsi solo. Ricordava bene lo spiacevole incontro con Dazai. Avevano passato la notte insieme. Non era sorpreso. Era un copione già scritto. Era già accaduto in passato. Forse per questo il suo abbandono alla Mafia era stato così difficile da digerire.

Osservò le lenzuola sporche di vino. Avevano recuperato ancora un paio di bottiglie il cui contenuto era stato sprecato sul letto. Imprecò per l’ennesima volta contro Dazai. Come sempre era tutta colpa sua. Decise di tornare a dormire ma uno strano odore di bruciato lo fece scattare sull’attenti. Si mise giusto la biancheria indosso prima di dirigersi verso la cucina dove si trovò davanti ad una scena a cui mai avrebbe pensato di assistere: Dazai ai fornelli con indosso uno striminzito grembiule rosa che lui stesso aveva regalato a Chuuya anni prima.

«Cosa diavolo ci fai tu qui?»

«Cucino» confessò con l’espressione più innocente del suo repertorio.

«Allontanati immediatamente prima di dar fuoco a qualcosa»

«Ma Chuuya»

«Tu non sai cucinare! Potresti finire con l’avvelenarci entrambi»

«Ok ok. L’idea di compiere un doppio suicidio te non rientra nei miei progetti»

«Fanculo Dazai levati» disse superandolo e prendendogli il cucchiaio che aveva tra le mani, spegnendo anche i fornelli. Il moro sorrise divertito.

«Ti hanno mai detto che sei adorabile? Una vera mogliettina» Chuuya stava per esplodere.

«Ti aspetto a letto» lo anticipò Dazai correndo via prima che la situazione potesse degenerare.

«E porta altro vino»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1Bungo Stray Dogs vol. 8

  
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