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Autore: Steffa    01/09/2009    3 recensioni
Victoire e Lucyen, due anime che s’incontrano in una notte d’autunno. L’una pura e candida, l’altra sporca e dannata, s’incroceranno e legheranno indissolubilmente.
Lucyen era stato al sua morte, la sua rinascita, la sua non-vita.
“Lucyen, te la ricordi quella notte? Te la ricordi?”
“Certo. Ho incontrato il mio angelo.”

Sesta classificata al contest "In the world of Vampires"
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Credits: I personaggi mi appartengono in quanto creati da me medesima e Lucyen sarebbe l’uomo della mia vita, se solo non fosse un vampiro ciuccia-sangue e soprattutto se esistesse… ù_ù
Il pezzo di poesia è stata trovata per caso vagando per Internet, non vi era segnalato l’autore, quindi non so chi sia.
Breve introduzione: Victoire e Lucyen, due anime che s’incontrano in una notte d’autunno. L’una pura e candida, l’altra sporca e dannata, s’incroceranno e legheranno indissolubilmente.
Note dell’autore: Non è molto lungo come lavoro, ma è ciò che è uscito dalla mia povera mente.
Ho voluto usare un andamento leggero, proprio come se la storia che si sta leggendo fosse vista dagli occhi di una bambina innocentemente ignorante di ciò che la circonda.




A Little, Death Angel


Era solamente un vago ricordo, eppure le pareva che la mamma le avesse detto di non guardare mai negli occhi gli uomini con la pelle simile all’alabastro.
Ma la sua mamma non c’era più e il suo papà…
Beh, lui non c’era mai stato, per lo meno non nei suoi ricordi.
Tuttavia lei non era mai rimasta sola, Lucyen era arrivato una sera e l’aveva presa con sé.
Quello lo ricordava bene, non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
La notte era scura e il cielo ricoperto da un manto di nubi gravide di pioggia.
Se ne restava rannicchiata accanto alla sua mamma, doveva essere molto stanca, dato che era parecchio che dormiva e lei la lasciava riposare, perché le voleva bene, quindi era giusto che dormisse un poco.
Era tutto silenzioso e il freddo, che già da qualche settimana aveva cominciato a far ingiallire le foglie dell’albero che tenevano in giardino, la faceva tremare mentre si stringeva maggiormente al corpo della madre in cerca di calore.
Non aveva avuto un motivo preciso, ma alzò d’un tratto le palpebre e in mezzo all’oscurità, rischiarata a malapena da un mozzicone di candela che andava consumandosi, vide Lucyen per la prima volta.
Se ne stava in piedi accanto alla finestra leggermente socchiusa e la osservava in silenzio.
La mamma le aveva sempre detto di non parlare con gli sconosciuti, ma lei avrebbe veramente voluto tanto parlare con quel ragazzo riccamente vestito.
Era rimasta incantata di fronte alla sua vista, aveva una fluente chioma ramata che arrivava a sfiorargli le spalle, elegantemente raccolta in una bassa coda da un nastro di raso nero; la pelle era candida come il latte che beveva ogni mattino, perché la mamma le diceva che in quel modo sarebbe cresciuta più in fretta; le labbra erano livide, di un freddo color violetto, sottili e lineari; gli occhi, ebbene sì, aveva guardato anche i suoi occhi, erano bellissimi, chiari quasi quanto il ghiaccio che di lì a qualche settimana avrebbe ricoperto i gradini della veranda, le era stato difficile distinguere dove cominciasse l’iride e la pupilla nera spiccava come un oscuro faro nel bel mezzo di una tundra innevata.
Lentamente aveva lasciato il corpo della madre per mettersi seduta, rassettando alla meno peggio il logoro e ruvido vestitino che le copriva a malapena le ginocchia sbucciate.
Si era schiarita la voce assumendo un’espressione che sarebbe dovuta assomigliare a quella che tempo addietro aveva visto sul volto di una ricca signora.
“Io mi chiamo Victoire, e tu signore?”
Quello rimase in silenzio per un breve istante, in volto nessuna espressione si manifestava.
“Lucyen.” le aveva risposto infine.
La sua voce era melodiosa, bassa e sicura, non aveva quasi visto le sue labbra muoversi nell’atto del parlare.
“Bene, adesso non sei più uno sconosciuto, quindi posso parlarti, altrimenti la mamma non me lo avrebbe permesso.”
Nel sentire quelle parole, il giovane aveva fissato per un breve attimo le sue iridi di cristallo sul corpo della donna steso sul letto e per pure forza di volontà trattenne una smorfia di disgusto per il fetore che emanava.
“E’ morta.” commentò lapidario.
La bambina corrugò la fronte, non perché non avesse capito il significato di quella parole, ma piuttosto per il semplice fatto che non aveva mai visto un morto, quindi non l’avrebbe potuto riconoscere.
Un lieve broncio le ridisegnò la piccola bocca, mentre incrociava le braccia al petto mingherlino.
“Allora cosa devo fare ora?” chiese, non sapendo proprio che cosa si aspettava da lei.
“Non piangi?” domandò di rimando il ragazzo, restandosene immobile nella sua posizione.
La piccola rifletté per qualche istante, prima di scuotere la testa.
“La mamma dice che se piangi gli angeli non arrivano a prendere i fantasmi delle persone e io non voglio che il fantasma della mamma resti qua.”
Se la risposta aveva lasciato sorpreso Lucyen, lui non lo diede a vedere, fece un semplice cenno col capo.
“Vuoi che la seppellisca?” chiese con tono monocorde.
“Lo faresti?”
Per tutta risposta il ragazzo si mosse per la prima volta, silenzioso, avvicinandosi al letto e utilizzando il lenzuolo oramai giallognolo sollevò senza sforzo il peso morto di quel corpo, avanzando poi con passo sicuro e lieve verso la porta della camera.
La bambina balzò agilmente giù dal letto, per seguirlo in una specie di corsa saltellata per poter tenere il ritmo della sua veloce andatura.
Lo accompagnò fin nel piccolo giardino del retro della casa, l’aria fredda della notte la fece rabbrividire.
Si sedette sull’ultimo scalino della veranda, raccogliendo le magre gambe al petto e poggiando il mento sulle ginocchia, osservando attentamente ciò che faceva il giovane.
Lo vide scavare una buco con il semplice utilizzo delle mani e non si fermò finché non fu profonda da farlo sparire alla vista fino alla cintola.
Quando ebbe terminato, vi adagiò delicatamente il corpo della donna, ripiegando un tempo estremamente breve per ricoprirlo con la terra fino a formare un cumuletto smosso.
Victoire, a quel punto, saltò in piedi, andando a raccogliere delle rose* di un acceso color rosso, che ancora fiorivano arrampicandosi sul muro della casa, spargendo il loro profumo in tutto il giardino.
Alla mamma erano sempre piaciute quelle rose, quindi le parve giusto posarne una su quel cumulo di terra, sopra il suo corpo.
“Non dovremmo dire una preghiera?” domandò al ragazzo, soprappensiero, mentre quello si limitava a restarsene in piedi accanto a lei, seguendone i movimenti con lo sguardo.
Alla richiesta della piccola, si strinse brevemente nelle spalle, prima di parlare con quella sua pacata e dolce voce.
“Nel silenzio l’Essenziale si esprime. Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.”**
Victoire sorrise soddisfatta, le era piaciuta quella specie di preghiera e ritenne che sarebbe piaciuta anche alla sua mamma.
Ma la sua fronte si corrugò per la seconda volta.
“E ora, cosa devo fare?” domandò, osservando con pura e sincera curiosità il ragazzo.
Quello, chissà per cosa, poi, sorrise smuovendo per la prima volta i lineamenti del suo volto.
Per quel tirarsi di labbra, la piccola poté intravedere un paio di candidissimi canini appuntiti adagiati morbidamente sul labbro inferiore.
La sua boccuccia si aprì in un piccolo tondo sorpreso, mentre s’alzava sulle punte dei piedi per vedere meglio.
“Sono veri?” chiese curiosa.
“Certo.” rispose prontamente l’altro.
“Piacerebbe anche a me averli.” commentò ammirata, inclinando leggermente il capo verso una spalla.
“Vuoi venire con me?” domandò dopo un attimo di silenzio il ragazzo.
Lei annuì con forza, sorridendogli dolcemente.
“Sentirai come la puntura di un insetto.” la informò.
Al seguito di quelle parole, si chinò sulla piccola, stringendola dolcemente e delicatamente tra le braccia, mentre affondava i canini nel piccolo e tenero collo.

La mamma una volta le aveva detto di non guardare mai negli occhi gli uomini con la pelle simile all’alabastro, ma a lei erano subito piaciuti gli occhi di Lucyen e lei voleva veramente bene a Lucyen, perché era il suo angelo personale.
Le aveva dato degli occhi simili ai suoi, una pelle candida come l’alabastro e le aveva fatto assaggiare un dolce nettare che sgorgava dalle gole recise delle persone calde.
La mattina, poi, la stringeva con dolcezza a sé, mentre si stendevano in una camera buia per riposare insieme.
Lucyen era stato al sua morte, la sua rinascita, la sua non-vita.
“Lucyen, te la ricordi quella notte? Te la ricordi?”
“Certo. Ho incontrato il mio angelo.”
“Lucyen, posso avere un nuovo gioco? Questo si è rotto.”
Il vampiro lanciò un’occhiata dalla sua postazione sulla poltrona, abbandonando per un istante la lettura del giornale: un ragazzo esangue giaceva ai piedi di quel piccolo angelo della morte.
“Non si è rotto. E’ morto.” la corresse, tornando a dedicare la propria attenzione alle notizie umane.
“Fa lo stesso.” si imbronciò per risposta lei, incrociando le braccia al petto e gonfiando le guance.
“Puoi avere tutti i giochi che vuoi, piccola.” la rassicurò allora il più anziano con un lieve inclinarsi dell’angolo delle labbra.
La piccola Victoire sorrise soddisfatta, mostrando un paio di piccole zanne candide, voltandosi quindi per allontanarsi saltellando e mormorando una vecchia nenia a labbra socchiuse.
“Corri, corri, finché puoi. Poi arriva la notte e più non potrai.” canticchiò facendo seguire il suo dire da una lieve e cristallina risata.


* Rose che fioriscono durante l’autunno avanzato fino a Novembre.
** Da “La desiderata”, poesia di cui non conosco l’autore sinceramente.




Angolino dell'autrice
Allora, eccoci qui con questa mia originale.
Sinceramente avevo puntato molto di più su questa storia, ma a quanto pare i giudizi personali e i gusti soggettivi hanno una notevole importanza.
Ecco il giudizio della giudice.

Sesto Posto: A little, death angel - Autore: SteffaPunk
- Correttezza grammaticale e sintattica, ortografia: 9.5/10
- Stile, forma e lettura scorrevole: 8/10
- Originalità: 7/10
- Attinenza al tema e ai parametri posti: 8/10
- Sviluppo della trama e caratterizzazione dei personaggi: 7/10
- Giudizio personale: 8/10
Commento personale: La tua storia mi è piaciuta molto, soprattutto nel finale. Anche se è leggermente inquietante questo è da dire. Mi ricorda vagamente “Intervista col Vampiro” ma forse non l’hai letto o non hai visto il film quindi non sai di cosa si tratta e non hai avuto influenze, però è molto somigliante. La storia comunque mi sembra scritta molto bene, errori di grammatica non ci sono ma fa attenzione un po’ alla punteggiatura. I vampiri con i canini appuntiti non mi piacciono granché devo ammetterlo, li rendono troppo inverosimili e distaccati dal nostro mondo (aimè, essendo una Twilighter non posso fare a meno di immaginarli belli, pallidi e senza canini appuntiti XD). Victoire è sicuramente il personaggio più inquietante. Certo è stata trasformata da bambina quindi non ha la percezione del giusto e dello sbagliato, però uccide senza provare rimorso, trattando le sue vittime come giocattoli. Le complesso mi è piaciuta molto e la trovo una storia davvero ben scritta. Brava.


Ebbene, ho avuto qualche dubbio nel leggere un giudizio del genere.
L’ispirazione ad Anne Rice non vedo come tenerla nascosta, ho letto tutti i suoi libri e assieme al ben più stimato Stoker è una delle mie fonti d’ispirazione primarie per questi tipi di storie.
Essendo poi io totalmente avversa a Twilight e compagnia bella, non capisco perché abbia voluto dire che i vampiri con i canini appuntiti possano essere considerati distaccati dal mondo… Mi pare piuttosto ovvio… Essendo vampiri, di quelli classici e veri.
La vena inquietante, invece, era il punto forte di questa mia storia, ciò a cui avevo puntato sin dal principio.
E’ un classico utilizzare una figura innocente come quella di una bambina per rendere lo scenario macabro e più forte come sensazioni.

Beh, non ho altro da dire e non nascondo di non essere soddisfatta del risultato ottenuto, ma così è andata.
Avviso che ho in mente di creare dei prequel e dei sequel, per poter analizzare meglio i personaggi e dare loro quella profondità psicologica che meritano.
Era solamente un vpan style="font-style: italic;">Ringrazio chiunque voglia lasciare un commento, suggerimenti e critiche, se costruttive, son sempre bene accette.
Kiss
  
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