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Autore: ruka_019    05/10/2021    0 recensioni
Alzò prima gli occhi al cielo, poi si voltò, le mani nelle tasche del cappotto ad incrociare gli occhi animati da quella finta rabbia, Chuuya era così, si ricopriva di una distesa di furia cieca per mascherare il resto, chissà se anche sotto quelle sue bende che gli coprivano corpo e anima ci fosse dell'altro.
"Non farlo, Dazai. È una follia non puoi scappare, non dalla Port Mafia. Lo sai."
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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"Non andare."

La sua voce gli giunse distorta alle orecchie, tremante, l'avrebbe potuta paragonare al filo di una canna da pesca, sottile come l'aria eppure resistente. Dazai sorrise più di amarezza che di scherno, tanto comunque Chuuya quel sorriso non avrebbe potuto vederlo, non che a quel punto cambiasse davvero qualcosa, se quel ragazzino aveva deciso di affezionarsi a lui non era certo un suo problema, la decisione l'aveva presa con quella promessa. Adesso capiva cosa aveva provato Odasaku quando lui aveva tentato di salvarlo non facendolo cadere nella trappola che gli avevano teso, quando gli aveva detto esattamente le stesse parole che ora gli rivolgeva Chuuya, mentre il fuoco ancora bruciava l'auto davanti a loro. Invece lo aveva perso comunque, così come in ogni caso Chuuya avrebbe perso lui.

Odasaku a differenza sua era stato una brava persona, o quantomeno ci aveva provato davvero a cambiare e fino all'ultimo aveva provato a portare del bene in Dazai, quindi era suo dovere mantenere la sua promessa se anche avesse significato infrangerne un'altra. In ogni caso loro due, che si fronteggiavano su quella strada secondaria, l'uno di spalle rispetto all'altro, si sarebbero potuti vedere ancora, che fosse poi da nemici o da amici avrebbe potuto rivelarglielo solo il tempo. Forse in fondo non faceva davvero differenza per lui, così come il significato di bene e male, o di giusto e sbagliato, magari lo avrebbe imparato strada facendo ad amare come gli altri meritavano e non limitarsi solo ad una fedeltà fittizia, basata sul bisogno reciproco o sulle capacità, quel genere di bontà innata che aveva spinto Odasaku a prendersi cura di quei bambini, crescerli per renderli persone migliori, lui il massimo che era riuscito a fare era creare un assassino spietato e senza coscienza in Akutagawa. Magari avrebbe imparato così, smettendo di sentirsi invincibile accanto a Chuuya, smettendo di uccidere con leggerezza, smettendo di fare l'unica cosa che per tutti quegli anni aveva dato minimamente senso alla sua esistenza. Che poi forse per lui esistere non aveva davvero senso, ma lo doveva a Odasaku, perché magari non lo sapeva ma a lui aveva voluto bene, quel tanto che bastava a rispettare una promessa pericolosa.

Alzò prima gli occhi al cielo, poi si voltò, le mani nelle tasche del cappotto ad incrociare gli occhi animati da quella finta rabbia, Chuuya era così, si ricopriva di una distesa di furia cieca per mascherare il resto, chissà se anche sotto quelle sue bende che gli coprivano corpo e anima ci fosse dell'altro.

"Non farlo, Dazai. È una follia non puoi scappare, non dalla Port Mafia. Lo sai."

E Dazai a quel punto avrebbe riso e sì, di scherno sta volta, perché Chuuya non poteva più ingannarlo, perché tra le righe della sua oggettività si leggevano chiaramente le vere intenzioni, c'era qualcosa in lui che lo tradiva, forse il tremito nella voce, le mani nascoste perché non le vedesse tremare, per non parlare della disperazione che era un proiettile nei suoi occhi. Come avesse finito per conoscerlo così bene era un bel mistero.

"Sei sempre stato un sentimentale, Chuuya, ma mi stai davvero deludendo ora." lo disse con un mezzo sorriso, gli occhi intrisi della sua solita fredda apatia. "Mi aspettavo di più da una persona potente come te, che rincorrermi piagnucolando come un cucciolo abbandonato."

Chuuya lo guardò e reagì, era così prevedibile che Dazai trovava quasi noiosa quella situazione. "Anche io mi aspettavo di più da te." sembrava ancora arrabbiato, ma era così evidente la ferita che l'altro stava scavando in lui, che quasi provò rimorso. "Ma guardati, dai a me del sentimentale e poi fuggi non appena il tuo amichetto viene ammazzato. Non so se l'hai notato, tu che aneli tanto la morte, ma qui la gente, i compagni muoiono ogni giorno."

Dazai tutto quello che poteva fare era stringersi nelle spalle, lo aveva sempre pensato anche lui, che la morte fosse un fattore inevitabile, l'unica cosa che non si poteva controllare, ma che lui voleva poter scegliere ad ogni costo. Odasaku però gli aveva chiesto di cambiare, lo aveva scrutato dentro e di lui aveva capito tutto, Chuuya invece era lì a comportarsi come un bambino abbandonato dai genitori perché non voluto abbastanza, Chuuya di Dazai alla fine non aveva capito nulla e forse neppure Dazai aveva colto davvero tutto di lui, non le cose che contavano davvero.

"Sei davvero patetico, Chuuya." disse con tono annoiato, spostando lo sguardo verso lo spacco di cielo nero che si levava tra i profili degli edifici intorno a loro.

Sentì Chuuya fare qualche passo verso di lui, poteva figurarselo senza neppure doverlo guardare, il volto rosso, gli occhi inniettati d'ira che tradivano il luccichio di qualche lacrima che li avrebbe abbandonati solo quando non ci fossero più stati testimoni a vederle, perché in fondo in questo erano entrambi molto simili, dovevano esternare una forza che non possedevano, anche se significava soffrire dieci volte tanto, meglio quello che l'umiliazione di sentirsi deboli.

"Sarei io quello patetico? Ma andiamo ti sei visto?"

"Chuuya smettila, davvero. Pensi che questo tuo tentativo cambierà qualcosa?" ora Dazai cominciava a sentire il peso di quella situazione, era come una spossatezza che gli intorpidiva l'anima.

"No! Quella persona che tanto adoravi non c'è più, è morta e tu non sai reagire! Si è lasciato ammazzare perché non era forte abbastanza."

Dazai a quel punto intercettò lo sguardo acceso di rabbia e bastò quell'unica occhiata a far gelare la distesa di fiamme dell'animo di Chuuya. Un solo sguardo fermo e freddo e forse Chuuya di lui non sapeva nulla ma quello non avrebbe potuto non capirlo, quella era l'unica debolezza che avrebbe mostrato al mondo.

"Lascialo fuori dai tuoi problemi personali. Non sai nulla di lui, non sai nulla neanche di me, non esiste un noi, Chuuya, ti ci sei solo illuso tu per tutto questo tempo." si rese conto di aver mentito, ma era tardi per rimangiare le sue parole, qualunque cosa avesse detto non avrebbe cambiato la realtà, qualunque legame l'altro vedeva tra di loro non poteva esistere o ne avrebbero solo sofferto.

Chuuya non cedette, nulla nel suo sguardo lasciava intendere quanto in fondo il pugnale che Dazai aveva lanciato con quelle parole avesse scavato, nulla, ma lui lo sapeva, perché forse non si conoscevano fino in fondo, ma si erano esplorati, avevano saggiato l'uno le debolezze dell'altro come si fa con una superficie di ghiaccio da attraversare, si erano spogliati a vicenda per pochi istanti di ogni cosa, piccoli frammenti rubati forse al tempo stesso, di certo piccoli frammenti rubati alla vita, perché lei poteva prendersi tutto da lui, ma Dazai le sue piccole rivincite sapeva come ottenerle. Erano stati fugaci attimi in quell'inesistente momento che precedeva l'alba e seguiva il tramonto, quando si erano svegliati l'uno nel letto dell'altro, l'uno nell'anima dell'altro e si erano osservati in silenzio, senza sguardi languidi, solo curiosità e serietà, perché lo sapevano che era tutto ciò che veniva concesso loro, o almeno lo aveva saputo Dazai che dalla vita non si era aspettato mai altro, Chuuya invece eccolo lì che sotto quel cappello nascondeva il dolore di chi dalla vita si era aspettato di più, più amore, più felicità, più istanti.

Dazai ammorbidì lo sguardo, ma solo per tornare ad un'occhiata apatica, con un sorriso accennato sul viso, solo per cercare di sembrare ancora un po' umano, o forse invece proprio per smettere di esserlo del tutto.

"Non era vero nulla, né di te né delle tue parole. E questo me lo aspettavo, insomma quanto può valere la parola di uno che il giorno dopo potresti trovare impiccato in bagno…" la voce gli tremò leggermente, cedendo sotto il peso delle sue stesse parole, ma Dazai decise che per quella volta gli avrebbe fatto il favore di lasciar perdere "Ma poi abbiamo combattuto insieme e mi hai detto che avresti aspettato di morire davanti ai miei occhi in battaglia, che era più elettrizzante così che un semplice suicidio."

"Mi ricordo, mi hai dato del coglione e hai detto che se ne avessi avuto bisogno il colpo di grazia me lo avresti dato tu." Dazai avrebbe davvero voluto prenderlo in giro, schernirlo se non con le parole almeno con il tono, eppure eccolo lì a lasciare che la voce gli si incrinasse appena, ma tanto Chuuya non lo avrebbe notato, neppure se si fosse messo a piangere avrebbe creduto che lui stesse soffrendo ad andarsene.

Forse quella promessa fatta ad Oda era solo una scusa, magari era stata la buona opportunità da cogliere per trovare nuove emozioni nella vita, magari aveva davvero smesso di voler morire, magari non avrebbe fatto differenza, non se Chuuya avesse visto sempre e solo ciò che voleva vedere, come d'altronde poteva valere per lui.

"Sì, ti ho dato del coglione e lo sei e vorrei strangolarti. Ma quella promessa qualcosa la valeva. Adesso? Lui vale di più, è questo che mi stai dicendo?"

"Chuuya sei geloso? Pensi che la morte di chiunque altro valesse qualcosa per me? Ma assolutamente no, tu sei solo un bambino ingelosito perché non ti si vuole bene abbastanza." Dazai troppo tardi si rese conto che con chiunque altro avrebbe già chiuso quella discussione, invece continuava ad allungare il loro dialogo, che anche quelli fossero fugaci istanti, semplicemente di una forma differente rispetto a quelli a cui era abituato? "Noi cosa siamo? Dimmelo e io rimarrò ad ascoltarti."

"Qualcosa. Siamo qualcosa Dazai o saresti già andato via."

Questa volta gli servì tanto autocontrollo per non indietreggiare sotto la forza delle parole dell'altro. "Forse. Ma non è abbastanza."

"Cosa vuoi che ti dica? Che mi piaci e voglio mettermi con te, come una ragazzina alle prese con gli ormoni? Piuttosto ingoio dell'acido."

Dazai sorrise, ma ancora una volta non c'era nulla di vero in quel sorriso, forse non c'era nulla di vero in lui punto, forse quello era l'unico passo che lo avrebbe reso qualcuno degno di esistere, stare dalla parte di chi salvava le persone.

"A questo punto abbiamo la nostra risposta Chuuya. Sì, la promessa ad Oda vale più di quella specie di promessa fatta a te con cui ti sei raccontato una marea di frottole. Ma va bene, odiami se questo ti farà sentire meglio, non ti devo spiegazioni. Tu non mi piaci ed io non piaccio a te, consolati così."

Chuuya abbassò lo sguardo, eccolo il primo vero segno di cedimento, Dazai pensò con una punta di ilarità e sorpresa che sembrasse schiacciato dalla stessa gravità che avrebbe dovuto controllare.

"Allora vattene, traditore." lo disse alzando a malapena gli occhi su di lui e Dazai fece un mezzo sorriso, ancora uno privo di significato o di senso, forse era solo un addio o magari l'ultima presa in giro, non lo avrebbe saputo mai davvero, quello che sapeva era che quel dolore che adesso schiacciava Chuuya sarebbe diventato il seme di un odio che forse Dazai non avrebbe più potuto estirpare. Ma avevano fatto una scelta, girò le spalle perché Chuuya potesse concedersi a quel pianto silenzioso che lo reclamava e Dazai potesse fingere di non sapere il male che gli stava causando. Poi chiuse ogni istante che avevano rubato alla vita, ogni mattina e ogni tramonto in cui avevano imparato a conoscersi l'un l'altro di nascosto, in una cassaforte e gettò via la chiave. O almeno fu ciò che si raccontò, così come Chuuya si era raccontato tante cose sul loro conto, in verità la chiave se la strinse al petto, perché in fondo, ad amare, Oda e Chuuya glielo avevano insegnato, il problema sarebbe sempre rimasto imparare a dimostrarlo.

"A presto Chuuya." disse imboccando la strada per le tenebre.

Chi poteva saperlo quando si sarebbe avverata quella seconda promessa, magari come la sua antenata sarebbe rimasta un filo spezzato nel buio tra di loro.

   
 
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