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Autore: Shireith    08/10/2021    3 recensioni
«Sai, Atsumu-san, ho letto un libro.»
«Un libro?»
«Un libro.
Cento e uno modi per rimorchiare: guida non illustrata. L’ha scritto un Babbano.»
Atsumu non capiva.
«Ho tanti consigli da darti se vuoi rimorchiare Sakusa-
san
Atsumu capiva.
O meglio, capiva ma non capiva.
Cosa non capiva:
1. Perché Shouyou leggesse spazzatura babbana.
Cosa capiva:
1. Perché Shouyou non fosse Corvonero.

[AtsuHina ● Hogwarts!AU]
Writober, #O8: risposta
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Shouyou Hinata
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cento e uno modi per rimorchiare: guida non illustrata


(08 — risposta)

Sì o no.

Non aver paura, Atsumu.
 
Sì?
 
Non hai mai paura, tu.
 
No?

Non dei ragazzi, non delle ragazze.
 
La risposta sarà sì.
(Vero?)
 
*
 
 La domanda gli era scivolata dalle labbra come se quelle non tenessero al parere di nient’e nessuno, né della razionalità che gli urlava di rimangiarsi tutto, né del cuore che aveva preso a battere come un tamburo a percussione.
 Atsumu fissò Shouyou e Shouyou fissò Atsumu per quella che parve un’eternità. Le labbra di Shouyou formarono un cerchio, si richiusero, infine s’arcuarono quando una lampadina gli si accese in testa.
 «Era convincente, Atsumu-san
 Gli ingranaggi nel cervello di Atsumu smisero di funzionare e lui si ritrovò a sbattere le ciglia come se ci fosse della sabbia a dargli fastidio.
 «Eh?»
 Shouyou annuì convinto. «Sakusa-san accetterà sicuramente di venire al ballo se glielo chiederai così! Forse dovresti solo spingere di più sulla pietà… no, non così, così sembra che tu stia ascoltando una lezione di Piton… di meno, Atsumu-san, così sembri un po’ cretino – cioè, confuso.»
Era confuso.
 Atsumu scosse la testa così all’improvviso che Shouyou si zittì di colpo e non finì mai più di elencare i pregi con cui Atsumu avrebbe strappato un sì a Sakusa, ma non sembrava disposto alla resa.
 «Sai, Atsumu-san, ho letto un libro.»
 «Un libro?»
 «Un libro. Cento e uno modi per rimorchiare: guida non illustrata. L’ha scritto un Babbano.»
 Atsumu non capiva.
 «Ho tanti consigli da darti se vuoi rimorchiare Sakusa-san
 Atsumu capiva.
 O meglio, capiva ma non capiva.
 Cosa non capiva:
 1. Perché Shouyou leggesse spazzatura babbana.
 Cosa capiva:
 1. Perché Shouyou non fosse Corvonero.
 Atsumu scosse nuovamente la testa, interrompendo la digressione di Shouyou sul capitolo quattro – sondaggi condotti dai Babbani su altri Babbani per capire cosa agli uomini piacesse delle donne, cosa alle donne piacesse degli uomini, cosa agli uomini piacesse degli altri uomini e cosa alle donne piacesse delle altre donne.
 «Shouyou-kun, non ti stavo usando per esercitarmi con Omi-kun. Voglio andare al ballo con te
 
*
 
 Cosa piace agli uomini degli altri uomini?
 Atsumu non lo sapeva, non se l’era mai chiesto. Riflettendoci su, non aveva un tipo preferito di uomo o donna. Se forse negli uomini gli piacevano le mani snelle e le gambe muscolose, in Shouyou gli piaceva qualsiasi cosa. Aveva gli occhi che risplendevano a prescindere dalla luce esterna, come se avesse a sua personale disposizione un piccolo sole che glieli illuminava in ogni istante; probabilmente gli davano quell’impressione perché Shouyou sarebbe stato capace di meravigliarsi di tutto, anche di un uccello che vola nel cielo.
Hai visto che figata l’ultima lezione di Difesa contro le Arti Oscure, Atsumu-san?
Hai visto come quel Cercatore ha afferrato il Boccino, Atsumu-san?
I Babbani fanno un sacco ridere, non pensi, Atsumu-san?
 Ogni volta che Shouyou diceva il suo nome Atsumu sentiva la pancia sciogliersi come lava bollente e voleva rispondere solo sì – sì, sì, sì, sì, sì, sì – finché non gli avesse fatto male la lingua. Voleva dargli ragione su qualsiasi cosa, assecondare ogni sua scoperta portata avanti con la curiosità ingenua, non stupida (mai stupida), dei bambini. Perché Shouyou era così – era libertà, era spensieratezza, era tutto quello che gli adulti, spesso anche gli adolescenti, hanno paura d’essere.
 Shouyou non si curava delle risate, delle prese in giro – Shouyou la malizia la sfotteva e la schiacciava e l’annientava senza nemmeno rendersi conto. Si godeva la vita ogni attimo, ogni istante, tanto da far sembrare ogni respiro prezioso, ogni pensiero inestimabile.
 E così Atsumu, che per Shouyou avrebbe spaccato il mondo in mille pezzi solo per ricomporlo, temeva la sua risposta più d’ogni altra cosa.
 
*
 
 Un pomeriggio il tempo si congelò quando Shouyou fermò Atsumu per i corridoi.
 «Mi stai evitando, Atsumu-san?» domandò a bruciapelo, cogliendolo alla sprovvista.
No.
Forse.
Sì.
Credo?
Non lo so.
Potrebbe darsi.
 «Perché?»
 Shouyou scrollò le spalle e si soffermò a osservare un quadro antico. «Non lo so, è che non ti vedo più come prima… forse è solo una coincidenza.» Assottigliò gli occhi, come a voler cogliere fino al più minuzioso dettaglio del quadro, poi distolse lo sguardo come se quello non esistesse nemmeno più. Lo puntò dritto su Atsumu e lui si sentì mancare il terreno sotto ai piedi, ma le scale non stavano cambiando.
 «Era una coincidenza, vero?»
 Atsumu dovette umettarsi le labbra prima di rispondere. «Non lo so. Forse, inconsciamente, ti stavo evitando. Ma se vuoi dire no dillo e basta, resteremo comunque amici. Sai, c’è questo ragazzo di Tassorosso che…»
Stai zitto, cretino. Stai zitto, stai zitto, stai zitto, stai zitto.
 «Anzi, no, la conosci Alicia di Grifondoro?»
Stai zitto – zitto, zitto, zitto, zitto, zitto.
 Atsumu si sarebbe preso a calci e pugni da solo. La verità era che la risposta di Shouyou, sì o no che fosse, lo terrorizzava come il Barone Sanguinario avrebbe terrorizzato un bambino babbano di quattro anni.
 Il no era sicuro – sarebbero rimasti amici e l’imbarazzo che li avrebbe avvolti all’inizio prima o poi sarebbe scemato.
 Il sì era pericoloso – sarebbero andati al Ballo del Ceppo, avrebbero danzato sotto gli occhi dell’intero castello, forse si sarebbero baciati, forse…
 «Uhm, sì.»
 Atsumu non si rese nemmeno conto di vedere Shouyou spostare il peso del corpo da un piede all’altro mentre si mordicchiava un labbro.
 «Sì», ripeté con voce più ferma, le lentiggini che si andavano a nascondere dietro le guance infuocate. «Mi piacerebbe venire al ballo con te, Atsumu-san
 Atsumu giurò di sentire il terreno mancargli sotto i piedi.
 «Atsumu-san
 Davvero, gli sembrava di volare…
 «Atsumu-san! Attento, Atsumu-san
 ... ma più che volare stava precipitando...
 «Atsumu-san! Tutto ben…?»
 «Queste cazzo di scale!»
 Le risate di studenti e studentesse sovrastarono, in ordine casuale, il respiro sollevato di Shouyou, le restanti imprecazioni di Atsumu e le ammonizioni della McGranitt.
 «Ci sono studenti del primo anno! Linguaggio, Miya! LINGUAGGIO!»
   
 
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