«Hanako san! Hanako san!» Un giovane ragazzo, all’incirca sui quindici anni, si voltò sorridente al richiamo. Due bambini, entrambi intorno ai cinque anni, gli corsero incontro attaccandosi ognuno ad una gamba. Il primo era Mahiro, grandi occhi neri e una testa ricolma di riccioli rossi. Il secondo era Kyon, piccoli e penetranti occhi verdi come una foresta. Il ragazzo, Hanako, stava frequentando il tirocinio obbligatorio presso un asilo della sua città.
«Hanako san è vero che è il tuo ultimo giorno?» Il ragazzo sospirò dispiaciuto e si abbasso al livello dei due bambini. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma non lo rendeva più facile.
«Purtroppo sì ragazzi. Il mio tirocinio è finito e domani dovrò tornare a scuola.» Gli occhi dei due bambini si riempiono di lacrime mentre si aggrappavano fermamente ai vestiti del ragazzo.
«Hanako san non può andarsene!»
«Dovevamo sposarci Hanako san, avevi promesso!» Hanako non poté fare a meno di sorridere, quei bambini erano adorabili, gli sarebbero mancati.
«Certo che l’ho promesso, ma avevo anche detto che ora siete troppo piccoli per sposarmi. Dobbiamo per forza aspettare.»
«Ma Hanako san!»
«Niente ma, ne avevamo già parlato.»
«Ma se vai via non ci vedremo più, come faremo a sposarci allora.» Sospirò, si stava davvero scavando la fossa da solo.
«Sono sicuro che quando arriverà il momento l’universo ci farà incontrare di nuovo. Questo non è un addio bambini, sono sicuro che di vedremo ancora.»
Si guardarono a vicenda, come se stessero valutando se credergli o meno, infine gli rivolsero uno sguardo pieno di speranza.
«È una promessa?» Quei dannati marmocchi lo fregavano sempre con quelle promesse, era un ragazzo di parola dopo tutto.
«Sì, è una promessa.»
 
Non avrebbe mai pensato che quella promessa sarebbe realmente tornata a mordergli il culo, non dopo tutti quegli anni. E invece l’universo trovava sempre un modo per stupirlo.
Sorrise quando quattro paia di forti braccia gli si avvolsero intorno alla vita.
«Hanako kun, tra quanto sarà pronta la cena?»
«Abbiamo fame Hanako kun.» Ancora oggi lo colpiva come quei due agissero e parlassero in simbiosi, a volte sembravano gemelli.
«E quasi pronto, mocciosi. Se eravate così affamati potevate anche aiutarmi sapete?» Quei due dannati mocciosi si limitarono a stringerlo più forte e strofinare le loro facce sul suo collo. Non riusciva ancora a credere che quei due marmocchi fossero diventati così alti.
«Ma ci piace vedere Hanako kun cucinare per noi»
«Hanako kun ha sempre un bell’aspetto mentre cucina.» Dannati lecchini.
Tra tutte le cose strane che la vita poteva riservargli, finire realmente in una relazione con due ragazzi che aveva aiutato a curare diciassette anni prima, non rientrava minimamente nelle aspettative.
Non che si lamentasse.