Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: BlueBell9    11/10/2021    6 recensioni
«Che ipocriti!» sentenzia Dominique, nauseata, a gran voce. «Difensori del sangue puro solo quando vi fa comodo» recrimina feroce.
«Non giudicarlo, è una sua debolezza» afferma Lance, sorridendo leggero. Prima di guardarla e sospirare teatrale. «C'è chi si accontenta delle Babbane e chi si fa andar bene pure un Serpeverde discendente di un assassino per scoprire le gioie del sesso» sottolinea con un certo compiacimento, gongolando del rossore che le sta infuocando le guance.
«Fai poco il simpatico, Rosier» lo fredda lei, brusca.
Lance inarca le sopracciglia, fingendosi sorpreso.
«Oh, ora siamo tornati al cognome?» domanda con quella falsa ingenuità che le fa venire voglia di mettergli le mani addosso. E non per il desiderio di strappargli i vestiti. «Ammetto di essere deluso, Dominique. Dopo quello che c'è stato fra di noi, mi sembrano ridicole tutte queste formalità» considera sarcastico.
Lei lo fulmina con un'occhiataccia.
«Non c'è stato nulla tra di noi!» sbotta velenosa, fomentandosi.
«A parte il piccolo dettaglio che ti sei buttata tra le mie braccia e mi hai supplicato di farti venire» rinfaccia lui, derisorio. «Non si dica che i Rosier non sappiano essere magnanimi» commenta ad alta voce, come se fosse una verità innegabile.
Genere: Commedia, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Famiglia Rosier, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Someone you loved '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Procedere

Attenzione: questa os è il seguito di Distrazione e Lasciarsi andare. Non è obbligatorio leggerle ma farlo permette di avere una visione più chiara della storia.
Lettore avvisato, mezzo salvato.





Procedere per gradi







«Ancora».
«Di nuovo? Senti, te lo dico con il cuore: hai rotto il cazzo. Non ne posso più. Sono due ore che siamo qui a... piantala di fare il subdolo bastardo! Non mi attaccare quando ti parlo, cazzo!»
Lance piega le labbra in un sorriso beffardo.
«E perché non dovrei?» domanda dolcemente, dall'altra parte della radura e senza abbassare la bacchetta.
«Per educazione, rispetto o buon gusto. Sceglie la motivazione che preferisci» risponde Jude, spiccio, prima di alzare gli occhi al cielo. «Cugino, davvero, sono stremato. Ci alleniamo più noi che i nostri antenati Mangiamorte durante la guerra» esala disperato, con un principio di isteria. «Abbiamo corso intorno al Lago Nero per un'ora, fatto quelle dannate flessioni e non so da quanto stiamo duellando come se ne andasse della nostra vita. Pretendo una cazzo di pausa!» abbaia con veemenza, il volto arrossato per la fatica e grondante di sudore.
Lance sbuffa, storcendo il viso in una smorfia scontenta.
«Va bene, oggi finiamo qui» concede magnanimo.
Lui si lascia scappare un sospiro di sollievo quando, all'improvviso, è costretto ad evocare uno scudo per proteggersi da uno Stupeficium non verbale. L'incantesimo fa tremolare il suo già precario Protego, ma fortunatamente non lo manda in pezzi.
«Allora sei proprio un bastardo» esclama spassionato, scandalizzato per quell'attacco vile e meschino.
L'altro ridacchia, abbassando finalmente la bacchetta e avvicinandosi con l'aria di chi si sta divertendo un mondo.
«Mettevo alla prova i tuoi riflessi» commenta innocente.
«E anche la mia pazienza» ribatte Jude, secco. «Ci metto un secondo a mandarti a fanculo» aggiunge malevolo.
Lance gli lancia un'occhiata ironica, prima di sciogliere quella barriera azzurrina che aveva precedentemente eretto affinché nessuno sentisse gli scoppi degli incantesimi e interrompesse l'incontro.
«Non capisco perché non possiamo andare come tutti al Club dei Duellanti» commenta Jude, pensieroso, una volta che sono sulla via di ritorno verso il Castello. Lancia rapide e nervose occhiate agli alberi e a quel clima cupo e inquietante, così tipico della Foresta Proibita. Le dita sono strette intorno al legno della bacchetta, pronte a scattare nel caso di attacco da parte di una di quelle creature che popolano quel dannato posto. Che sia maledetto mio cugino, brontola nella sua mente, lui e la sua dannata decisione di fare di quella radura, poco lontana da Hogwarts, il luogo dei nostri allenamenti.
«E annoiarsi con gli Expelliarmus per tutto il tempo?» replica Lance, sarcastico, guardando dritto davanti a sé. «Andiamo, Jude, dove sarebbe il divertimento?» chiede leggero.
«Non pretendo di divertirmi» afferma lui, piccato. «Mi accontenterei di rimanere vivo. E qui rischiamo di essere divorati da qualche Acromantula o colpiti dalla freccia di un centauro» sostiene apprensivo.
«La barriera che evoco ogni volta serve proprio per evitare questi imprevisti» commenta l'altro, placido.
Jude sbuffa, contrariato.
«Capisco il voler apprendere nuovi incantesimi ma secondo me esageri» sentenzia scornato. Si passa una mano tra i capelli biondi, scompigliandoseli. «Non c'è bisogno di massacrarsi tanto con tutti questi allenamenti: viviamo in tempi di pace!» ribadisce con ovvietà.
Lance si lascia sfuggire un sorriso di scherno.
«Pace» ripete beffardo, voltando il viso verso di lui e inchiodandolo con un'occhiata azzurra e gelida. «Per noi o per loro?» domanda sprezzante.
Lui scuote il capo, esasperato.
«Il tuo problema è che vedi nemici ovunque» borbotta, a bassa voce. «Mi piacevi più prima invece che in questa modalità da soldato pazzo: eri molto più simpatico» riflette in un mormorio, senza riuscire a celare l'amarezza.
«E anche molto più facile da uccidere» stabilisce in sussurro il cugino, facendogli venire i brividi per l'odio che gli avvelena la voce e gli trasfigura il viso.


*


«LAAANCE!»
Il diretto interessato alza gli occhi al soffitto della Sala Grande, lasciandosi sfuggire un verso di esasperazione prima di guardare nella direzione in cui quelle due piaghe si stanno avvicinando rumorosamente al tavolo di Serpeverde.
Jude, seduto di fronte a lui, piega le labbra in un sorriso luminoso, intrigato dallo spettacolo a cui assisterà da un momento all'altro.
«Lance» ripete Elaine, ad alta voce, una volta che lo ha raggiunto, imbufalita. «Di' a questo idiota di piantarla!» ordina imperiosa, degnando l'altro fratello di un'occhiata malevole e rancorosa.
Galahad gonfia le guance, offeso.
«Digli tu di farlo» ribatte, inviperito a morte. «Sai cosa ha fatto? Ha accettato di andare ad Hogsmeade con quell'imbecille di Higmore» rivela scandalizzato.
«E allora? Non sono affari tuoi!»
«Certo che sono affari miei» ribatte Galahad, infervorandosi, con una luce assassina negli occhi scuri. «Sei mia sorella, ho il dovere di dirti cosa fare!» strepita nevrotico, attirando più di uno sguardo curioso da parte degli altri studenti presenti e rischiando seriamente di fargli saltare i nervi.
Si costringe a chiudere gli occhi e a respirare a fondo, perché l'idea di sfoderare la bacchetta e mettere in riga quelle due piaghe non gli è mai parsa tanto seducente.
Elaine, nel frattempo, non accenna a tenere a bada la rabbia.
«Lance ha detto che posso uscire con chi mi pare!»
«Lance si sta stufando» li avverte il diretto interessato, snervato, inchiodando i due fratelli minori con due iridi gelide e assassine. «Seduti» ordina secco, indicando loro la panca con un cenno dispotico della mano.
Dopo che i due fratelli minori si sono accomodati l'uno alla sua destra e l'altra alla sua sinistra, lui, racimolando tutta la sua tolleranza, piega le labbra in una smorfia insofferente.
«Allora, vediamo di risolvere in fretta» proclama asciutto. «Elaine?» chiama, concedendole la parola.
La ragazzina annuisce, aggrottando la fronte con furia.
«Higmore mi ha chiesto di uscire e Galahad, quando lo ha scoperto, vuole sabotarmi l'appuntamento» sputa fuori dai denti, bellicosa.
Lance ci mette qualche secondo per ricordarsi le fattezze di quel ragazzino del Terzo Anno di cui parla la sorella.
Tassorosso e Mezzosangue, stabilisce infine, contrariato, inarcando le sopracciglia con eloquenza. Elaine poteva scegliere di peggio.
«Galahad?» chiede allora, rivolgendo l'attenzione al fratello che, inquieto sulla panca, ha fatto del suo meglio per aspettare il suo turno senza dargli – inutilmente – fastidio.
«È così» conferma questo, schietto. «Ma non si tratta di un sabotaggio quanto di un salvataggio» proclama con sicurezza, simulando solennità.
Lance gli rivolge un'occhiata che non cela l'ironia.
«Ah sì?»
«Voglio far capire a quell'idiota che non è degno di uscire con mia sorella!» continua il più piccolo, testardo.
«E come?» si inserisce Jude, interessato, esibendo un sorrisetto sarcastico. «Intendi freddarlo?»
«Se necessario» brontola Galahad, guerrafondaio, un guizzo omicida che divampa in quelle iridi scure.
«Io vedo già gli Auror che ti ammanettano» commenta lui, lapidario, versandosi e versando anche agli altri parenti una tazza bollente di tè.
Elaine, al suo fianco, si scioglie in un ghigno soddisfatto.
«E poi sei proprio l'ultimo che può dirmi qualcosa. Gal esce con la Mullen» svela infame, alla tavolata, facendo arrossire per l'imbarazzo il fratello minore.
Lance piega le labbra in una smorfia impressionata, prima di guardare alla sua destra con due occhi talmente freddi da far innervosire il ragazzino.
«Che straordinario colpo di scena» ironizza, sorridendo senza divertimento. «E così era Elaine il problema?» sibila truce.
«Posso spiegare» si affretta a dire Galahad, in panico.
«E farai meglio a trovare una spiegazione attendibile» consiglia amabile, terrorizzandolo ancor di più. «Se vuoi essere diseredato, fai pure. Non sperare che ti difenda da vati» lo avvisa spassionato, alzando lo sguardo dalla sua tazza di tè per rivolgergli un'occhiata crudele e penetrante. «Dopo le sue Cruciatus, arrivano le mie!» promette implacabile.
L'arrivo di Parsifal, il più piccolo dei fratelli Rosier, sembra apparentemente mettere fine al conflitto.
Il bambino rivolge un sorriso mite di saluto, prima di accomodarsi accanto a Jude e iniziare a trangugiare la sua colazione senza sembrare uno di quei cavernicoli Nati Babbani
Lance torna a concentrarsi sul libro di Incantesimi che stava precedetemene consultando, conscio che entrambe le sue piaghe personali sembrano essersi acquietate – forse stimolate dalla sua espressione sadica – e aver sotterrato ogni proposto aggressivo.
Questo finché Parsifal, con tutta l'ingenuità dei suoi undici anni, non si lascia sfuggire una frase.
«Voglio venire anch'io ad Hogsmeade» si lagna, abbassando gli occhi scuri al piatto per simulare un'espressione fragile che scioglie sempre il cuore della loro madre.
Lance non fa nemmeno in tempo a rialzare lo sguardo dalla pagina del tomo, che la guerra rinizia.
Più violenta e rumorosa di prima.
«Tu non ci vai ad Hogsmeade con quello!»
«Io ci vado con chi mi pare, Gal!»
«Basta»
sibila lui, minaccioso, a corto di pazienza e sull'orlo dell'esaurimento nervoso. Deve tenere la mani sul tavolo perché la tentazione di abbassare la sinistra e infilarla nella tasca del mantello, dove è riposta la bacchetta, lo tenta in maniera irresistibile. «Gal, finiscila di fare il rompicoglioni! Elaine, esci con chi ti pare ma l'albero genealogico non si contamina!» sentenzia duro, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie con quella che pare genuina esasperazione. «Muti!» ribadisce sinistro, senza nemmeno alzare le palpebre, consapevole che entrambi hanno già spalancato le labbra per protestare.
«Perché stanno litigando?» sente Parsifal domandare, spontaneo e curioso.
Anche senza vederlo, può immaginare benissimo il sorriso gongolante che piega le labbra del cugino.
«Problemi di cuore» illustra Jude, ironico. «Tu ne hai?» si informa pettegolo.
«Nah» nega il bambino, subito. «Non mi interessano queste sciocchezze!»
«Bravo, almeno tu salvati» lo loda Lance, stressato ed esausto, riaprendo gli occhi e affrettandosi per finire di consumare la sua colazione il prima possibile così da abbandonare la Sala Grande.
«La Mullen però è carina» bofonchia a mezza voce Galahad, pensieroso.
Lui volta lentamente il capo nella sua direzione, trafiggendolo con un'occhiata omicida che lo fa squittire per la paura.
«Se non fosse una Nata Babbana» sottolinea Jude, placido, scrollando le spalle. Lo vede bere la sua tazza di tè con noncuranza, prima di esibire un sorriso divertito ed irriverente. «A te come piacciono, Lance?» domanda con finto candore, cercando un pretesto per non far morire la conversazione e aver modo di vedere ancora quelle due piaghe esplodere e saltarsi alla gola.
«Purosangue» risponde di riflesso, asciutto. «Possibilmente mute. No!» esclama, alzando il tono quando capta gli sguardi bellicosi che i fratelli si stanno già scambiando e sedando sul nascere qualsiasi altra lite. «Li vuoi?» chiede esausto al cugino.
L'altro scuote la testa, senza smettere di sorridere deliziato.
«Manco morto» afferma affabile.
«Ti invidio. Volevo essere anch'io figlio unico» sbuffa Lance, snervato, prima di arricciare il naso. «Ero felice prima che arrivaste voi a rompermi il cazzo» confessa brutale, incurante dell'espressione ferita che è inevitabilmente affiorata sul viso dei fratelli. Sbuffa irritato, senza nemmeno preoccuparsi di nascondere la frustrazione. Infine abbassa le spalle e inchioda quei due idioti con uno sguardo che non ammette obiezioni, pena la morte cruenta e lenta. «Vi avverto, se uno di voi osa anche solo proferire una parola prima che abbia terminato la colazione, giuro sui Rosier che la cripta di famiglia avrà un nuovo inquilino entro sera!» promette truce.


*


«Secondo me sei stato troppo severo con Gal e Laine. Dai, sono divertenti».
«Dici così perché non sono i tuoi, di fratelli» replica Lance, distaccato, mentre si stanno incamminando verso la prima lezione di quella giornata autunnale.
Jude si lascia sfuggire un sorriso prima di serrare le labbra in una smorfia che grida tutta la sua apprensione.
L'altro, che l'ha scorta con la coda dell'occhio, non sembra farci caso.
«Prima non ti ho chiesto come ti piacciono le ragazze solo per provocare quelle due pesti» inizia impacciato, spettinandosi con una mano i capelli biondi e senza guardarlo in faccia. «Volevo essere sicuro che non avessi cambiato gusti» confessa in difficoltà, sperando che l'altro non si chiuda a riccio o non liquidi l'argomento come una sciocchezza.
«Perché avrei dovuto farlo?» rilancia Lance, leggero.
Okay, riflette Jude, rincuorato, è di buon umore. O la va o la spacca.
«Mi sono arrivate voci preoccupanti» svela, quindi, deglutendo nervoso. «Tu e la Weasley...»
«Quale delle tante? Quella famiglia è un conigliaio».
Lui corruga le sopracciglia, scandalizzato da quella verità che gli viene sbattuta in faccia senza la minima delicatezza.
«Piano con le parole» sbotta brusco, guardandolo male. «Ti ricordo che sono imparentato con loro».
«Tu, non io» precisa Lance, divertito, inclinando il viso verso di lui. «Allora?» lo sprona paziente, una volta che si sono seduti al banco nell'aula del professor Vitious.
«La mezza Veela» precisa all'istante. «Vi hanno visto lasciare la festa di Luma insieme».
L'altro piega le labbra in una smorfia meditabonda.
«Non credo che sia proprio mezza» obietta ragionevole.
Jude alza gli occhi al cielo, esasperato.
«Sì, insomma, lei» riprende spazientito, evitando che il discorso svolti su argomenti che non gli interessano. «Allora?» insiste cocciuto e indiscreto.
Lance sostiene quello sguardo inquisitore senza alcuna difficoltà.
Eh, grazie tante. Di solito è lui quello che terrorizza in famiglia, mai il contrario.
«Allora cosa?» chiede quel maledetto bastardo con una disinvoltura unica.
Jude stringe le labbra, al limite della tolleranza.
«Devo prepararmi a dire allo zio di eliminarti dall'albero di famiglia?» precisa sgarbato, lasciando perdere le buone maniere.
Lance accenna un sorriso.
«Non scherziamo» mormora con due occhi azzurri baluginanti di divertimento.
«Però è figa» persevera ostinato, cercando di farlo cadere in fallo.
Lance gira il viso verso di lui, spalancando appena gli occhi con un guizzo di sorpresa.
«Fammi capire, cugino» inizia ironico, sorridendo con quella che è una chiara presa in giro. «Sei preoccupato che me la faccia o che me la faccia prima di te? Se la vuoi, prenditela pure» concede magnanimo, tirando fuori dalla borsa di cuoio il manuale scolastico ed appoggiandolo al banco. «Perché quella faccia tanto preoccupata?» continua quando lo becca a fissarlo con un'espressione che deve gridare tutta la sua ansia.
«Non ci sono segreti tra noi, vero?» si assicura inquieto.
«Perché dovrebbero esserci?»
Lui deve trattenesi dal rifilarli un pugno. Che sia maledetto quel bastardo e la sua irritante abitudine di rispondere ad una domanda con una domanda!
Dimmi che non stai facendo quello che penso...
Scuote il capo, snervato, decidendo di arrivare al nocciolo della questione senza tergiversare oltre. Pretende una risposta secca e sincera, si è stufato di tutti questi girotondi dialettici!
«Lance, non è ch-»
«Buongiorno ragazzi» lo interrompe il professor Vitious, incentivando gli ultimi arrivati ad accomodarsi per iniziare il prima possibile la lezione e Jude deve fare forza su se stesso per ingoiare quell'imprecazione che ha sulla punta della lingua. «Oggi affronteremo un argomento che viene spesso chiesto ai M.A.G.O.».


*


Dominique fissa tormentata la porta dello spogliatoio di Quidditch.
Si passa la lingua tra le labbra, titubante sul da farsi. Ha aspettato che la squadra terminasse l'allenamento quotidiano e dopo aver controllato che tutti – eccetto il Capitano – i giocatori siano tornati al Castello, è indecisa se attuare o meno il suo piano.
Infine sbuffa, stizzita da quella sua indecisione, e, con la stessa delicatezza di un Troll, apre di colpo la porta dello spogliatoio, entrando sicura all'interno di quel piccolo ambiente.
Etienne volta di scatto la testa verso di lei, basito, immobilizzandosi dal mettersi una maglietta addosso.
Fingendo di non aver fatto scivolare gli occhi sugli addominali del cugino, Dominique piega le labbra in un sorriso sensuale.
«Mi concedi dieci minuti?» chiede civettuola.
«Se la tua intenzione non è quella di uccidermi, sì» risponde lui, leggero, finendo di vestirsi. «Se invece speravi di farmi venire un infarto con quello spavento, ti consiglio di ingegnarti di più. Molly ha fatto di peggio ma io sono ancora qui» afferma con il sorriso di chi gongola di una vittoria che sa che altri non avrebbero conquistato.
Lei annuisce, sedendosi con grazia su una delle panche e accavallando le gambe.
«Quindi?» la esorta lui, gentile, una volta indossata anche una felpa e accomodandosi di fronte alla cugina. Appoggia la schiena al muro, rivolgendole quella che pare un'occhiata distratta. «Qual è il tuo problema?» si informa vigile.
«Chi ti dice che abbia un problema?» rilancia Dominique, giocosa, dondolando appena il capo.
«Perché venite tutti da me quando ne avete uno» ribatte Etienne, all'istante, sicuro. «Come se avessi una risposta per tutto» considera lievemente esasperato.
«È così» sottolinea lei, convinta. Si sistema una ciocca di capelli ramati dietro l'orecchio, nervosa. «Va bene, ho un problema» capitola sconfitta, sbuffando seccata. «Quello che ci diciamo rimane tra noi, vero? Non lo andrai a spifferai a Vic?» domanda a bruciapelo, cauta.
L'altro sgrana gli occhi azzurri, sorpreso.
«No, se non vuoi» assicura lieve.
Dominique annuisce, concedendogli un sorriso radioso.
«Perfetto» riprende, soddisfatta. Abbassa le iride chiare al pavimento e cerca inutilmente di controllare quel rossore disgustoso che le imporpora le guance. «Allora... credo che mi piaccia un ragazzo» butta fuori, nauseata.
«Serpeverde?» indovina lui, a bruciapelo.
Lei sussulta, spalancando le palpebre e inarcando le sopracciglia.
«Come lo sai?» chiede allibita.
Etienne si stringe nelle spalle, noncurante.
«Spii sempre in quella direzione durante i pasti» osserva sommesso, come se fosse una cosa ovvia e sotto gli occhi di tutti.
Un attimo... e se fosse così? Perché un conto è ammetterlo con Louis ed Etienne, un altro è fare sapere a tutto il Castello che si è presa una raccapricciante e vergognosa cotta per un essere che non dovrebbe nemmeno degnare di un'occhiata.
«Mi controlli?» indaga velenosa, la voce intrisa di minaccia.
«Figurati» replica lui, indulgente, scuotendo il capo. «Mi sarà caduto l'occhio un paio di volte».
Dominique lo fissa con l'aria di chi sta meditando un omicidio.
Dovevo immaginarlo, pensa scornata, lasciando perdere i propositi sanguinari e dandosi mentalmente della stupida per essere stata tanto disattenta. Nulla sfugge ad Etienne
«Ma se lo guardo da appena una settimana» ribatte lei, offesa.
Suo cugino sorride amabile, facendole dimenticare in un attimo il suo proposito bellicoso.
«Lui chi è?» domanda, invece, interessato.
«Rosier» risponde Dominique, spiccia. «Non so se hai presente» aggiunge incerta.
«Cacciatore e Caposcuola del Settimo Anno» illustra l'altro, saputo, facendole spalancare le palpebre per lo sconcerto. «Mi sta simpatico» aggiunge inaspettatamente.
Lei lo guarda interdetta.
«Davvero?» domanda, sbattendo le ciglia.
Etienne annuisce, sfoderando un sorriso rilassato.
«È una mia versione meno affascinante e più spietata».
«Non è affatto vero!»
«Nel senso che è più affascinante e meno spietato del sottoscritto?»
«Tu sei più bello».
«Siamo d'accordo» concede lui, magnanimo. «Quindi?» la sprona gentile.
Dominique boccheggia, prima di inumidirsi le labbra e svuotare il sacco.
«Abbiamo fatto sesso» confessa di colpo, arrossendo appena sulle gote.
Etienne inarca un sopracciglio, impressionato.
«Ah» commenta solo, prima di riprendere a sorridere. «Beh, da come lo guardi in Sala Grande, deve esserti anche piaciuto parecchio» commenta malizioso.
«Infatti» conferma lei, disinvolta. «Il problema è che...»
«Che ha fatto?» chiede lui, preoccupato, staccando la schiena dal muro e sporgendo il busto in avanti, così da appoggiare i gomiti sulle ginocchia. Le sonda il viso con due occhi azzurri e attenti. «Ah» conclude, infine, leggero. «Non è quello che ha fatto quanto quello che non ha fatto il problema, vero?» intuisce perspicace.
Dominique annuisce, seccata a morte.
«Non mi ha più cercata da quel mercoledì sera» ammette stizzita, l'amor proprio ridotto a brandelli. «Di solito si cerca quella con cui hai fatto sesso, no?» illustra logica.
Etienne abbassa per un attimo le palpebre, facendole un cenno affermativo con il capo.
«Se si vuole replicare l'esperienza» conferma sottile. «Tu vorresti?» replica incuriosito.
«Sì» risponde lei, brusca, sentendosi morire per l'imbarazzo di ammettere quella debolezza. «È normale che mi...»
«Ti?»
Godric, è così umiliante doverlo ammettere!
«Piaccia?» pigola quasi terrorizzata.
Il cugino sorride divertito.
«Perché non dovrebbe?» ribatte sereno, non capendo quale sia il problema.
Dominique sbuffa, scostandosi con fastidio una ciocca di capelli che le è finita davanti agli occhi nello scuotere la testa.
«Perché discende da una famiglia di Mangiamorte» sottolinea esasperata, quasi stridula.
«E allora?» replica Etienne, quieto. «Lui non è la sua famiglia» precisa accorto.
«Ma crede fermamente in tutte quelle idee che hanno portato alle due guerre» spiega lei, fomentandosi. Il tuo stato di sangue è imbarazzante, le ha detto la prima volta che si sono parlati, nell'aula di Storia della Magia. Godric, me lo sentivo che era un deficiente! Dovevo tirargli uno schiaffo e finirla lì. Invece no, da brava cretina gli ho concesso più di quello che merita! «E poi venera alla follia Evan Rosier» ricorda malevola.
«Comprensibile, era un grande».
«Etienne!»
«Intendevo come manipolatore» si giustifica lui, candido, piegando le labbra in un sorriso irresistibile. «Si impara sempre qualcosa da quelli che ci hanno preceduti» continua leggero, ignorando lo sguardo al vetriolo che gli viene rivolta. «Quindi? Il problema è il suo essere uno stronzo discriminatore?» si informa, tornando al nocciolo della questione.
Dominique scuote la testa, serrando le labbra con disappunto.
«No, il problema è che mi piace uno stronzo discriminatore» sputa disgustata.
E poi... come si gestisce una cotta? È abituata ad essere amata, non ad amare.
Forse non è nemmeno nella sua natura farlo.
E di certo non voglio perdere il mio tempo a farlo per qualcuno come lui, riflette tra sé, nevrotica. In fondo, non mi piace così tanto, tenta di convincersi senza crederci un solo istante.
«E pure parecchio» constata Etienne, deliziato, guadagnandosi un'occhiataccia obliqua e assassina. Per un attimo è preoccupata che lui le abbia letto nella mente ma poi, dopo una rapida riflessione, si rende conto ha commentato quello che lei gli ha confidato. «Non ti ho mai vista farti problemi con le persone in generale, figurati per un ragazzo» valuta quasi impressionato.
«Infatti mi pare di impazzire» confessa lei, infilandosi stizzita una mano tra i capelli per rassettarli. «Con Mason sapevo come comportarmi ma con Lance-»
«Lance?» la interrompe lui, inarcando le sopracciglia con eloquenza e ampliando quel sorriso intrigato. «Siete già passati al nome?» la punzecchia spietato.
Dominique si fa livida.
«Mi sembra assurdo chiamarlo per cognome visto che ci ho fatto sesso» sbotta velenosa, sforzandosi di ignorare le prese in giro e di ottenere il prima possibile quella dannata strategia da atturare per il quale si è presentata in quel dannato spogliatoio. «Dicevo... con Lance non cosa fare, non lo conosco nemmeno. Consigli?» pigola vergognosa.
Etienne torna serio, storcendo il viso in una smorfia meditabonda.
«Prima di spaccarmi la testa, io cercherei di capire cosa vuoi» rivela, infine, pragmatico. Le punta addosso le sue iridi cristalline, scrutandola con una tale intensità che la fa sentire a disagio. «Se ti piace solo sotto il versante fisico, allora sei salva» sentenzia sicuro.
Dominique si inumidisce le labbra, inquieta.
«Davvero?» supplica intimorita.
«Dopo averla soddisfatta un paio di volte, la voglia passa» rassicura lui, incoraggiante.
«E se non succede?»
«Allora ti sei infilata in un gran casino».


*


«Che ci fai qui?»
Dominique simula un'espressione stupita, sbattendo per un attimo le ciglia per dare più credibilità alla recita, prima di piegare le labbra in una smorfia che dovrebbe essere infastidita.
«Volevo prendere una boccata d'aria» risponde seccata. Di certo non ha nessuna intenzione di confessargli che si è fatta prestare da James la Mappa del Malandrino e che, una volta che ha individuato il suo nome fuori dalle mura del Castello, si precipitata nel parco, sperando di incontrarlo. Lo ha fatto perché deve capire, è ovvio, mica per lui! «Corri?»
«Come sei acuta» la sbeffeggia Lance, sciogliendosi in un sorriso provocatorio che le fa saltare i nervi. «Anche se dubito di poterlo fare ancora per molto» considera alzando il capo verso il cielo, dove, nuvole di un grigio scuro, promettono l'arrivo di un acquazzone. «Perché quella faccia?» chiede quando torna di nuovo a guardarla, corrugando appena la fronte.
«Quale faccia?» replica lei, spiazzata.
«Quella di una che mi guarda come se l'avessi accoltellata» risponde lui, spiccio.
Dominique si lascia sfuggire un verso di stizza.
«Non dire sciocchezze, Lance» lo fredda brutale.
L'altro riprende a sorridere, inarcando le sopracciglia.
«Lance?» ripete ironico e basta quel tono unito a quello sguardo per rischiare di farla arrossire. «Non credevo avessimo fatto questo passo in avanti» commenta mellifluo.
«Se vuoi posso tornare al cognome» ringhia lei, velenosa, sentendosi morire per l'imbarazzo.
Lui scrolla le spalle, noncurante.
«Come preferisci» elargisce magnanimo, prima di tornare serio. «Quindi?»
«Quindi cosa?»
«Perché quella faccia tanto incazzata?»
«Tu vaneggi!» sbotta Dominique, aggressiva, colpita in pieno.
«Certo» concorda Lance, sarcastico, le iridi chiare baluginanti di trionfo. «Fammi indovinare: adesso mi dirai che mi sono immaginato anche tutte quelle occhiate che mi hai lanciato in Sala Grande. A meno che tu non stessi guardando mio fratello, e spero proprio di no» ammette, storcendo il viso in una smorfia scettica. «Par ha undici anni e non sa ancora cosa sia il sesso. Quanto a Gal, non cred-»
«Piantala di fare l'idiota» lo blocca Dominique, incollerita. «Piuttosto, visto quello che hai appena detto, mi pare evidente che sei tu a guardarmi» afferma, ribaltando la situazione e dando sfoggio a quell'aria irritante che ha l'obiettivo di infastidire l'interlocutore.
Peccato che con lui non funzioni.
Lo vede scoppiarle a ridere in faccia, sprezzante del fatto che rischia di trovarsi cinque dita su una guancia da un momento all'altro.
«Naturale farlo quando ci si sente osservati di continuo» constata quando si ricompone, ignorando che lei ha assunto un colorito livido e ha stretto le labbra con disappunto. «Beh, allora? Che ho fatto?» insiste curioso.
È più quello che non hai fatto, pezzo d'idiota, il problema, pensa Dominique, furiosa. Ma non ti darò la soddisfazione di saperlo!
Drizza la schiena assumendo una posa altera e guardandolo con sufficienza.
«Niente» sostiene pungente.
Che poi non è manco una menzogna, solo una pura constatazione.
Lance le rivolge un'occhiata che non cela l'ironia.
«Fingerò di crederti» dice indulgente.
Il silenzio che segue e l'aria che preannuncia pioggia, le fanno seriamente temere che la conversazione sia conclusa lì.
Quando lo vede farle un cenno di congedo con il capo e voltarsi all'indietro per tornare al Castello, Dominique va in panico.
«Quindi?» si lascia scappare, prima di riuscire a mordersi la lingua.
Lui corruga le sopracciglia, smarrito.
«Che cosa?»
«Com'è andata la settimana?»
Lance la guarda come se fosse impazzita.
«Davvero ti interessa?» domanda quasi sconvolto.
Dominique sbuffa, al limite della sopportazione.
«Si chiama fare conversazione» sottolinea velenosa. «È troppo difficile dialogare come una persona normale per te?» chiede sprezzante.
L'altro ha la faccia di uno che si sta trattenendo per evitare di scoppiarle di nuovo a ridere in faccia.
«Massacrante» si limita a dire, forse intuendo che i suoi occhi azzurri hanno cominciato a mandare lampi.
«I M.A.G.O.?» chiede lei, con i nervi a fior di pelle.
«I M.A.G.O., le ronde, gli allenamenti» elenca Lance, stanco. Giusto che gioca a Quidditch, si dice Dominique. E per quanto riguarda le ronde... forse è il caso di non farmi più sostituire quando finisco di turno con un Serpeverde. «I fratelli» termina, serrando la mandibola con sconforto. «Potrei andare avanti a lamentarmi tutto il giorno».
Lei annuisce, pensierosa.
«Almeno sta sera c'è il Lumaclub» butta lì, sperando di orientare il discorso in quella direzione.
«Non ci vengo» stabilisce Lance, brusco, smorzandole sul nascere l'aspettativa di incontrarlo anche più tardi. «Stavolta non mi schiodo dalla Sala Comune» sostiene inflessibile.
«Io invece ci vado» ribatte Dominique, altera. «Mason vuole parlami» se ne esce con finta casualità.
Lui inarca le sopracciglia, perplesso.
«Di cosa?»
Lei scrolla il capo, simulando noncuranza.
«Non ne ho idea» gongolando segretamente di vederlo interessato. «Credo che voglia chiarire» ipotizza leggera.
Lance si acciglia, pensieroso.
«Che cosa c'è da chiarire?»
Dominique sta per aprire bocca e rispondere quando il cielo inizia a scatenare una buona simulazione del diluvio universale. Tirandosi il cappuccio del mantello a coprirsi i capelli, svelta afferra l'altro – che si stava già voltando per correre e ripararsi all'interno della scuola – per trascinarlo via.
«Il Castello è dall'altra parte» le fa notare lui, perplesso, puntando i piedi e bloccandoli sotto una pioggia intensa.
«Lo so» risponde lei, stizzita, fissandolo truce. «Noi non andiamo lì».
«Noi?»
«Per una volta puoi fare quello che ti dico?»
«E poi magari ti domandi perché la gente ti evita» commenta Lance, sarcastico, decidendo infine di seguirla. «Come possono non sopportarti se sei uno zuccherino?» constata amabile.
Dominique nemmeno si degna di rifilargli un'occhiataccia. Si limita a correre il più velocemente possibile verso la capanna di Hagrid.
Dopo aver recuperato la chiave di scorta, che è sempre nascosta dietro un mattone sporgente dell'abitazione, la infila nella toppa e fa scattare la serratura.
Entra quindi all'interno dell'edificio e accende con un colpo di bacchetta le candele poste in giro per la stanza. Subito la solita e accogliente atmosfera che quel luogo sprigiona le stringe il cuore nel petto e un po' si dispiace dell'assenza del padrone di casa, andato a trovare il fratello in una riserva per Giganti in Irlanda.
Lei fa uscire aria calda dalla bacchetta, così da asciugarsi i capelli, quando, voltandosi all'indietro, si rende conto che Lance è rimasto impalato sulla soglia d'ingresso.
«Perché non entri?» domanda confusa.
Lui inarca le sopracciglia, guardando con diffidenza lo ciarpame – gabbie, attrezzi da giardinaggio, bastoni – che Hagrid ha appeso al soffitto.
«Sicura che non ci cadrà qualcosa in testa?» replica circospetto.
Lei sbuffa, seccata.
«Fammi un favore: togliti quell'aria da piccolo lord, la detesto» ordina imperiosa, disattivando l'incantesimo e mettendo via la bacchetta.
«Ah sì?» replica Lance, sfoderando un sorriso raggiante. «Buono a sapersi» afferma entrando e chiudendosi la porta alle spalle. Osserva con un certo scetticismo quella marea di oggetti precariamente legati ad un corda, la mano destra infilata nella tasca della felpa dove c'è presumibilmente la bacchetta.
«Invece di stare lì impalato a dare aria la bocca, ti spiace accendere il fuoco?» chiede ruvida, avvicinandosi alla credenza dove Hagrid conserva teiera, tazze e la scatola del tè. «Almeno quello lo sai fare?» ironizza sprezzante, incapace di trattenersi.
Lui tira fuori la bacchetta e, con un movimento fluido e le labbra sigillate, attizza il fuoco nel camino.
«Anche se di solito a casa ci pensano gli Elfi» mormora a mezza voce, guardandosi intorno con un'espressione raccapricciata. Si asciuga capelli e felpa con un colpo rapido della bacchetta. «E comunque non dovremmo essere qui. Dubito che tu abbia il permesso del proprietario» valuta lieve.
Dominique lo guarda trionfante.
«Invece ce l'ho» lo contraddice zuccherosa, riempendo d'acqua il bollitore e mettendolo sul fuoco. «Zia Hermione ha appoggiato un disegno di legge che prevede la loro liberazione» aggiunge di riflesso, poi, aggrottando appena la fronte al ricordo delle discussioni che ci sono state alla Tana poco prima della sua partenza per Hogwarts.
La zia da una parte e il resto della famiglia dall'altra.
Tranne zio Harry, che cercava di fare un attimo da arbitro e far abbassare i toni a Hermione e nonna Molly.
«Non passerà mai» sentenzia Lance, sicuro, interrompendo bruscamente quel ricordo e riportandola al presente. «Non basta essere un'eroina del Mondo Magico per fare quello che vuoi al governo» sostiene, incrociando le braccia al petto e appoggiando una spalla alla parete di pietra del camino.
Lei lo osserva attenta.
«Ne sembri compiaciuto» deduce ad alta voce.
Lui scrolla le spalle, indifferente.
«Non particolarmente» smentisce vago. «Anche se ammetto che gli idealisti non mi piacciono. E mi piacciono ancor meno quelli che cercano di imporsi sulle regole che hanno scandito per secoli la vita dei maghi» afferma con due occhi azzurri e gelidi.
«Il cambiamento può essere positivo» sostiene Dominique, convinta.
«Non ne dubito» concede Lance, sereno. «È l'imposizione che non tollero».
«Specie se deriva da una Nata Babbana» insinua lei, velenosa, iniziando già ad incupirsi.
«Una Nata Babbana che è Primo Ministro di un'istituzione che basa gran parte dei suoi fondi sulle donazioni delle famiglie Puronsague» sottolinea Lance, con un sorriso per nulla divertito. «La società sarà pure cambiata ma non così tanto» termina consapevole. Getta uno sguardo al bollitore che ha iniziato a fischiare. «Dunque, mi hai portato qui per offrirmi un tè con dei biscotti?» domanda ironico.
Dominique versa una manciata di foglie nell'acqua bollente, prima di sciogliersi in un sorriso.
«Se ci tieni ai denti, ti consiglio di stare lontano dalla cucina di Hagrid» lo avverte scherzosa. Lancia un'occhiata valutativa alla credenza. «Però dovrebbero esserci ancora dei dolci che gli ho portato settimana scorsa» ipotizza concentrata.
Lance spalanca gli occhi.
«Tu lo frequenti?» domanda stranito.
«Lo trovi tanto strano?» replica lei, subito. Si trattiene dal confidargli che le piace passare del tempo con l'anziano Guardacaccia e che ha il permesso di utilizzare la sua casa come rifugio ogni volta che lo desidera. Pronunciando l'Incantesimo di Appello, non può fare a meno di sorridere radiosa quando due pacchi di dolci planano verso di lei. Li afferra al volo, prima di alzare lo sguardo su due iridi che la fissano incerte. «Che c'è?» chiede perplessa.
Lui scrolla le spalle, inarcando con eloquenza le sopracciglia.
«Non sembrano commestibili» sentenzia in un mormorio.
«Ti assicuro che sono buoni» sostiene Dominique, aprendo il pacco di marshmallow – l'altro lo rimanda nella dispensa – e avvicinandosi a lui con un ghigno affilato che non promette nulla di buono.
Tira fuori un dolcetto dalla confezione, porgendolo con quella che sembra grande gentilezza.
«E allora perché non lo mangi tu?» ribatte lui, immobile, osservando scettico quel batuffolo bianco come se fosse qualcosa di temibile.
«Avanti, Lance, non fare il codardo» lo adula perfidamente divertita, accostandogli il marshmallow alla bocca e appoggiando il resto del pacco sulla mensola del camino.
Lui tira indietro la testa, fissando prima lei e poi il dolce con due occhi azzurri appena allargati dal panico.
«Non mi piacciono i dolci» dichiara disgustato.
Dominique inclina il capo.
«Non lo hai mai assaggiato» sottolinea zuccherosa. «Non fare tutti questi capricci» lo rimprovera con un tono beffardo.
«Fidati: so già che sarà aberrante» dice convinto e, nell'istante in cui ha la bocca aperta per proferire quelle parole, lei ne approfitta per spingergli dentro il marshmallow.
Lance, che dopo averle morso per dispetto le dita, la fissa con l'aria di chi vorrebbe trucidarla seduta stante.
Lei vorrebbe già dirgliene quattro – che cos'ha, due anni per vendicarsi in quel modo? – quando gli occhi le cadono sulle labbra di lui.



Labbra.
Le sente premere contro la pelle del collo, provocandole mille brividi, mentre si costringe a serrare con forza le sue, onde evitare di lasciarsi sfuggire dei gemiti.
Eppure quando Lance discosta appena il viso per guardarla negli occhi – e a lei sembra di affogare in quell'azzurro gelido –, quando inizia a spingersi più a fondo – sempre più veloce, più forte, più sregolato –, Dominique sente qualcosa dentro di sé rompersi.
Lo attira contro le sue labbra afferrandolo per i capelli, incurante di fargli male. E mentre lo bacia smaniosa, le dita scivolano dalle ciocche corvine di lui agli avambracci, dove le unghie si conficcano con violenza come se fossero l'unica ancora di salvezza per non abbandonarsi del tutto a quel piacere.
E quando lo sente gemere, la bocca contro la sua, che il suo autocontrollo si gretola, facendola affogare in un oceano di desiderio dal quale dubita di riuscire a salvarsi.



«Stomachevole» decreta Lance, raccapricciato, spezzando l'incantesimo di quel ricordo e facendola sobbalzare. Ci mette un attimo – nel quale sfarfalla le ciglia – prima di tornare alla realtà. «Solo i Babbani potevano inventare una diavoleria del genere» prosegue lui, discriminatorio, facendo una smorfia.
«Io li trovo deliziosi» biascica Dominique, schiarendosi con urgenza la voce quando la sente rauca e flebile.
Sta per abbassare il braccio, rimasto sospeso a mezz'aria, quando Lance le blocca il polso.
Lo fissa con le labbra dischiuse e, per non sa quanto, le pare che il mondo sia stato inglobato dalla violenza di quell'azzurro.
Rimane ferma, totalmente indifesa, e, quando lo vedo piegare la testa verso di lei, il cuore inizia a martellarle nel petto ancor prima che abbia sfiorato quella bocca.
Non sa di averlo afferrato per la felpa per strattonarlo ancor più vicino a sé, né di avergli concesso tanto docilmente di spingerla all'indietro. Non si rende conto di nulla perché nel momento in cui lui la bacia, ogni pensiero svanisce.
Si accorge distrattamente di aver picchiato con il fondo schiena il bordo del tavolo di legno, di esserci seduta sopra quando lui l'ha sollevata per i fianchi così da arrivare meglio alle sue labbra senza doversi abbassare eccessivamente.
Però sono percezioni che accarezzano solo un istante la sua mente, perché Dominique è totalmente rapita che da quella bocca che pare divorarla e da quelle mani che, sfiorandola, inibiscono completamente il suo raziocinio.
Con le ginocchia serrate all'altezza dei fianchi dell'altro e le dita che corrono alla zip della felpa, così da abbassargliela e togliergliela di dosso, sussulta quando le parole di Etienne riaffiorano brutalmente nella testa, sedando quella passione che minacciava di travolgerla.
Evita di farci ancora sesso, le ha consigliato il cugino, fissandola con l'aria di chi la sa lunga. Ti confonderebbe e basta.
«Cosa c'è?» domanda Lance, quando si rende conto che lei si è irrigidita, con una voce così bassa da farla rabbrividire, discostandosi dalle sue labbra per scrutarle il volto con la fronte appena corrugata.
Dominique nemmeno riesce a guardarlo, preferendo abbassare le iridi.
«Non posso» biascica solo, sentendosi morire dalla tentazione di ignorare il consiglio ed averlo nudo di fronte a sé.
Lui rimane un attimo in silenzio.
«Ciclo?» deduce perspicace. «A me non dà fastidio un po' di sangue ma capisco che tu non voglia essere toccata» concede comprensivo.
No, fidati, vorrebbe risponderle lei, l'unica cosa che vorrei in questo momento è riprendere da dove abbiamo interrotto.
Invece si costringe a sopprimere quel pensiero, scivolando giù dal tavolo e rassettandosi il maglione che lui aveva precedetemene alzato per – superato l'ostacolo rappresentato dalla camicia – sfiorarle la pelle dei fianchi.
E se Dominique ha il volto livido di chi vorrebbe fare una strage da un momento all'altro, Lance versa il tè in due tazzine con una flemma invidiabile.
«Non frequenti molto il mondo Babbano, vero?» domanda, una volta recuperato un minimo di autocontrollo e agguantato il pacco di dolci che aveva precedentemente lasciato sulla mensola del camino.
Si ficca in bocca un manciata di marshmallow – sperando di strozzarsi, così da mettere fine a tutti i suoi problemi –, prima di prendere una tazzina e sedersi sul divano.
«Solo d'estate» le rivela lui, stupendola, prendendo posto accanto a lei. Non prima di rivolgere al divano un'occhiata a metà tra lo scettico e il disgustato. «Andiamo in Germania» continua, sorseggiando la bevanda.
Dominique corruga le sopracciglia, perplessa.
«A fare cosa?»
«Secondo te?» replica Lance, beffardo, scoccandole un'occhiata eloquente che la fa irritare a morte per la sua ingenuità. «Quello che si fa durante l'estate: ci si rilassa» risponde con un sorriso provocante che lei vorrebbe cancellare premendogli un cuscino sul volto e soffocandolo. «Jude apprezza particolarmente la compagnia delle bariste» continua malizioso.
«Che ipocriti!» sentenzia Dominique, nauseata, a gran voce. Per poco non rovescia il tè, visto la foga che ha utilizzato per abbassare la tazzina che si stava portando alle labbra quando ha sentito quell'ultima frase. «Difensori del sangue puro solo quando vi fa comodo» recrimina feroce.
«Non giudicarlo, è una sua debolezza» afferma Lance, sorridendo leggero, prima di guardarla e sospirare teatrale. «C'è chi si accontenta delle Babbane e chi si fa andar bene pure un Serpeverde discendente di un assassino per scoprire le gioie del sesso» sottolinea con un certo compiacimento, gongolando del rossore che le sta infuocando le guance.
«Fai poco il simpatico, Rosier» lo fredda lei, brusca.
Lui inarca le sopracciglia, fingendosi sorpreso.
«Oh, ora siamo tornati al cognome?» domanda con quella falsa ingenuità che le fa venire voglia di mettergli le mani addosso. E non per il desiderio di strappargli i vestiti. «Ammetto di essere deluso, Dominique. Dopo quello che c'è stato fra di noi, mi sembrano ridicole tutte queste formalità» considera sarcastico.
Lei lo fulmina con un'occhiataccia.
«Non c'è stato nulla tra di noi!» sbotta velenosa, fomentandosi.
«A parte il piccolo dettaglio che ti sei buttata tra le mie braccia e mi hai supplicato di farti venire» rinfaccia lui, derisorio. «Non si dica che i Rosier non sappiano essere magnanimi» commenta ad alta voce, come se fosse una verità innegabile.
Dominique freme, furiosa.
«Come scopata non è stata un granché» decreta pungente.
«Certo» ironizza Lance, sorridendo spietato. «Infatti ricordo che non hai fatto altro che lamentarti e soffrire tutto il tempo. Povera martire» dice guardandola con comprensione, gli occhi azzurri baluginanti di divertimento.
«Tu, invece, sembravi fin troppo contento» insinua lei, imbestialita.
«Lo ero» confida lui, a sorpresa, facendole dimenticare per lo shock i tuoi propositi sanguinari. «Serata pessima che termina in quel modo? Andiamo, chi non lo sarebbe stato?» le fa notare retorico.
Dominique serra la mandibola, prima di puntare lo guardo davanti a sé. Sorseggia il suo tè con quella che ritiene grande dignità, ignorandolo del tutto.
Nella sua mente, però, sta già elaborando un piano per fargliela pagare.
Che soffra, pensa spietata. Non si merita altro.
«Di cosa devi parlare con Martin?» chiede all'improvviso Lance, spezzando il silenzio.
«Mason» corregge lei, automaticamente, tornando a guardarlo. Piega le labbra in un ghigno presuntuoso. «Oh, guarda, ti interessa?» domanda ironica, sottolineando con enfasi le parole.
Lui alza le spalle, indifferente.
«Si chiama fare conversazione, come giustamente hai detto prima» si difende lieve.
Dominique lo fissa con pena.
«Non lo so» risponde schietta, stupendosi lei stessa della confidenza che gli sta concedendo. «Mi ha detto solo che vuole chiarire» afferma, rimuginando sulle parole che il suo ex le ha rivolto al termine del pranzo, quando lo ha beccato fuori dalla Sala Grande.
«Sarebbe una perdita di tempo» sentenzia Lance, crudo, con quella sicurezza che gli fa guadagnare un'altra occhiataccia.
«Ah sì?» replica lei, stizzita. «E perché?»
«Perché non ti interessa» svela lui, sereno, con due occhi azzurri che le fanno annodare le stomaco per l'intensità di quello sguardo. «Si vede lontano un miglio. Altrimenti avreste già risolto» continua accorto. «Non ti crucciare, è il bello del primo amore. La fugacità» calca sarcastico.
«E la stupidità» aggiunge Dominique, asciutta. Si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, prima di inumidirsi le labbra e continuare il discorso. «Con il secondo va meglio?» si informa vaga.
Lance scuote la testa.
«Ah, non lo so» confessa distaccato. «Quando arriva, te lo faccio sapere».


*


«E così tra di noi non ci sono segreti, eh?»
Jude l'accoglie all'interno del dormitorio Serpeverde con due occhi verdi colmi di amarezza.
Lance, sulla soglia, sostiene stoico quello sguardo prima di chiudersi con un sospiro la porta alle spalle e avvicinarsi al letto.

A quanto pare anche a lui non piacciono proprio Purosangue, ha commentato Galahad, stupito, con un velo di compiacimento nella voce quando gli ha raccontato che ha visto il fratello in compagnia della Weasley, nell'ingresso di Hogwarts.
Evita di rinfacciarlo se ci tieni alla pelle, gli ha consigliato, brusco, incupendosi per la voglia di ammazzare il cugino a mani nude.
«Sapevi che l'avrei fatto» afferma l'altro, noncurante, sedendosi sul materasso e iniziando a slacciarsi le stringe delle scarpe da ginnastica.
«Speravo non l'avresti fatto» lo corregge Jude, spazientito, diminuendo la distanza tra loro e appoggiandosi alla colonna del suo letto a baldacchino. Incrocia le braccia al petto, sul volto un'espressione profondamente contrariata. Salazar, quanto vorrebbe tirargli un pugno! «Lance... sono stato dalla tua parte, sempre. Ho fatto di tutto per essere un alleato leale ma quello che vuoi fare...»
«Se vuoi tirarti indietro, non ti giudicherò» l'anticipa il cugino, sereno, guardandolo dritto in faccia per enfatizzare l'onesta delle sue parole.
Lui sospira, sconfortato.
«È troppo pericoloso» ribatte ragionevole, corrugando le sopracciglia e sperando di richiamarlo al buonsenso. Possibile che non lo capisca? Pensa scornato. Poi scuote la testa, amareggiato. No, il problema è che non vuole capirlo. Lance è così: quando si mette in testa una cosa, morire se cambia idea. «Non si tratta di beccarsi una punizione o farsi sottrarre dei punti, rischi Azkaban» sottolinea con enfasi, sperando che si renda conta della situazione.
«Ne sono conscio» afferma l'altro, serio, sfilandosi le scarpe.
Un silenzio cupo cala tra di loro.
«Bohort non vorrebbe che lo facessi» riprende Jude, teso.
Lance ridacchia, per nulla divertito.
«Oh, ti assicuro che Bohort vorrebbe che facessi questo e altro» afferma pungente, lasciandosi sfuggire un sorriso amaro e alzandosi in piedi per togliersi la felpa di dosso. Solo quando rimane in maglietta, gli rivolge per caso un'occhiata e si accorge dell'apprensione che gli irrigidisce i lineamenti e gli rende gli occhi inquieti. «Jude, davvero, non c'è problema se vuoi starne fuori» assicura schietto.
Lui sbuffa, scrollando le spalle con un moto di stizza.
«E lasciarti nella merda da solo? Non scherziamo» sentenzia infastidito, con forza. «Come procede?» indaga, invece, complice.
Se finiamo ad Azkaban, ti giuro che ti farò sanguinare le orecchie a vita a forza di lamentele!
«Come mi aspettavo» risponde Lance, sommesso, riguadagnandosi la sua attenzione e passandosi una mano tra i capelli corvini, appena umidi di pioggia. «Le piaccio ma questo non è sufficiente» riflette avveduto.
«Hai tre mesi per conquistarla» lo rincuora lui, incoraggiante. «Puoi farcela».
«Devo farcela» precisa il cugino, inflessibile. «La festa dei Brown è l'unica occasione» mormora pensieroso, stringendo le labbra in una linea tesa. Rimane in silenzio per una manciata di secondi, prima di puntare le iridi gelide e azzurre dritte sul suo volto, facendolo sussultare. «Evan ha scritto che uccidere è molto più facile di quanto si creda. Tu dici che è vero?» domanda ponderato.
Jude sente un brivido scivolargli lungo la colonna vertebrale.
«Lo vuoi uccidere?» replica con voce strozzata.
«Non essere sciocco» lo fredda Lance, quasi infastidito da quell'ipotesi. «Ho in mente una punizione peggiore. Devo solo perfezionare l'incantesimo» osserva in un sibilo, sfoderando un sorriso spietato e sognante. Rimane immobile per un paio di istanti – nei quali lui non può fare a meno di fissarlo in silenzio con gli occhi sbarrati –, prima di scrollare le spalle con noncuranza, come se nulla fosse. «Ti spiace se ora vado a farmi una doccia? Puzzo di Veela» afferma arricciando il naso con quello che pare disgusto.







Vediamo



“L’odio è come l’amore, in fondo: non lo puoi imporre, non lo puoi ignorare.
Puoi solamente accoglierlo nel tuo cuore.”
Revenge



















Non ci avete capito niente, eh?
Oddio no, qualcosa si dovrebbe capire ma mi rendo conto che, attualmente, la trama risulti alquanto nebulosa.
Per chi si trova a leggere questa mia os senza aver letto le precedenti: benvenuti! Questo non è il primo capitolo di una long ma fa parte di una raccolta (dove ogni os corrisponde ad un capitolo. Perché questa decisione folle? Perché non era calcolato che scrivessi ancora di questi personaggi dopo la prima os. E anche volendo non aveva senso trasformare Distrazione in una long, perché il titolo non racchiude l'essenza della trama.
Quindi ho deciso di strutturare in questo modo questa storia).
Secondo il mio personale headcanon, i Rosier hanno origine tedesca (vengono dalla Renania-Palatinato, se proprio vogliamo essere precisi). Ecco il motivo per cui parlano/conoscono il tedesco.
I nomi Lance, Elaine, Galahad, Parsifal, derivano dal ciclo arturiano. Mi sono permessa di fare qualche modifica rispetto alla parentela originaria.
Etienne è un mio OC ed è uno dei personaggi principali di Battlefield. È figlio di Gabrielle Delacour e coetaneo di Victoire.
Jude Burke, invece, compare per la prima volta qui.
Penso di avervi fornito tutte le informazioni necessarie per comprendere questa os (purtroppo ho il brutto vizio di dare molte cose per scontate e mi rendo conto che sia un problema).
Alla prossima storia,
Blue





Vati: papà in tedesco.











   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: BlueBell9