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Autore: Keif    02/09/2009    6 recensioni
Una nuova ragazza si presenta ad Hogwarts, con grande e sincero disgusto di Piton.
Perché mai lui le rivolgerà quello sguardo acido?
Ci verrà mai svelato l'arcano?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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New life?

Josephine Kair Natashia Von Mannershott volse lo sguardo verso il cielo plumbeo e immediatamente le sue perfette labbra rosso rubino, che avevano fatto fantasticare migliaia di ignari ragazzi , si incurvarono in quella che era poco meno dell’ombra di un sorriso. La considerevole quantità di nuvole d’acqua le procurava un piacere tanto raro quanto inaspettato dovuto probabilmente al fatto che il clima rispettava esattamente il suo umore cupo e malinconico e, sebbene potesse sembrare un comportamento egoista, la mereopatia inversa non poteva che procurarle un pizzico di malcelata soddisfazione.
I suoi occhi, di un viola intenso che quasi magicamente mutavano colore a seconda del suo stato d’animo, brillarono per un attimo di gioia notando che cominciava a pioviscolare e la ragazza provò lo strano desiderio di uscire fuori, alzare il volto verso il cielo e lasciare che l’acqua piovana le bagnasse il viso, lavando via la tristezza.
E, quasi incosciamente, si lasciò trasportare da questo desiderio ardente: si alzò lentamente dalla poltroncina su cui stava seduta da ore e si stiracchiò per sgranchire i muscoli intorpiditi alzando le lunghe braccia perlacee e respirando profondamente. Poi, un lento passo alla volta, muovendo con innata grazia le gambe chilometriche, uscì fuori nell’enorme giardino stazionando per qualche minuto sul portico e guardandosi intorno amareggiata.
Viveva in una casa stupenda, talmente grande da poter ospitare senza problemi un intera cittadina , con un incantevole giardino completo di roseto, frutteto e persino un boschetto popolato da ogni genere di animale, leoni e zebre compresi, preceduto da un loggiato completo di colonne di marmo. Eppure, nonostante Josephine vivesse nella casa probabilmente più bramata del mondo, avrebbe volentieri regalato tutto ciò che possedeva per avere l’affetto di un genitore o, in alternativa, per cancellare quel giorno in cui la sua vita era cambiata e lei aveva smesso di sorridere per sempre.
Scosse la testa per scacciare quei foschi pensieri e fece qualche passo, calpestando l’erbetta perfettamente curata da lei stessa che, del resto, era un’ottima giardiniera. Gocce di meravigliosa pioggia fresca le bagnavano il viso e lei si godette il momento chiudendo gli occhi e lasciando che qualche lacrima, nascosta dall’acqua piovana, le rigasse le guance rosate. Perché seppure avesse tentato con tutte le sue forze di trattenere i ricordi, questi le erano tornati in mente con la forza prorompente di un fiume in piena e lei non aveva potuto fare a meno di rivivere quell’orribile giorno.
Il giorno in cui aveva scoperto di essere un mostro.

Tre mesi prima. Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Josephine, chiamata Jo dagli innumerevoli amici sparsi in tutto il mondo, si svegliò all’alba quella mattina. Il sole era appena sorto e lei aveva dormito solamente cinque minuti eppure si sentiva perfettamente sveglia e piuttosto pimpante, cosa piuttosto usuale per lei che aveva straordinarie capacità di recupero: le bastavano un paio di minuti di sonno a notte per recuperare le eventuali energie perdute ed affrontare al meglio la giornata.
Si alzò dal letto, si stropicciò gli occhi e si diresse verso il bagno come da routine.
Abitava al castello da soli due mesi nonostante frequentasse il settimo anno poiché si era trasferita a Londra solo due anni prima. Parlava perfettamente l’inglese e non si notavano i suoi natali stranieri, eppure lei proveniva dalla Bielorussia e il bielorusso era per l’appunto la sua lingua originaria. A causa della prematura morte dei genitori adottivi, freddati da un potente mago oscuro che in realtà dava la caccia a lei e di cui si era poi liberata sprigionando tutto il suo potere nascosto, era partita, sola, i genitori naturali non li aveva mai conosciuti, e senza denaro, alla ricerca di fortuna e a nuoto, era un’ottima nuotatrice infatti, era giunta in Inghilterra ove aveva intrapreso la carriera di cantante pop, di modella occasionale nonché di stilista professionista.
In poco meno di qualche mese era diventata più ricca della regina in persona, poteva vantare svariati milioni di sterline depositate in molteplici banche del mondo nonché di una indefinita quantità di proprietà immobiliari, casa bianca inclusa, ed era considerata una delle adolescenti più felici del pianeta.
Eppure lei non era felice poiché non era la ricchezza ciò che lei voleva, ma una famiglia e degli amici veri, qualcuno di cui potersi fidare ciecamente. Aveva sì parecchi amici di lettera, con cui corrispondeva nelle svariate lingue da lei conosciute tra cui il babilonese e il finlandese, ma non aveva mai avuto un rapporto con qualcuno che non abitasse a migliaia di chilometri di distanza e da cui non fosse irrimediabilmente separata.
Per questo motivo quando le era arrivata la lettera per frequentare Hogwarts non poteva crederci: avrebbe avuto una vita vera finalmente.
Quei primi due mesi erano stati assolutamente splendidi. Era stata smistata a Grifondoro, nonostante il cappello avesse affermato con sicurezza che sarebbe potuta stare in una qualunque delle quattro case, era diventata cacciatrice della squadra di Quidditch, aveva infatti scoperto questo suo talento innato, presidentessa del club degli scacchi, migliore studentessa degli ultimi tremila anni, nonché dispensatrice di lezioni private gratuite per ragazzi con qualche difficoltà nello studio. A lei piaceva moltissimo aiutare la gente e questa sua caratteristica l’aveva fatta diventare la migliore amica di Hermione Granger, Ron Weasley e di Harry Potter e si era persino trovato un fidanzato bellissimo che l’amava e che lei amava incondizionatamente: Draco Malfoy, attirato soprattutto da quella vena di sottile umorismo che lei possedeva.
Adesso sì che poteva dire di essere appagata.
Dopo aver indossato la divisa scolastica che nascondeva la sue forme procaci e il suo fisico statuario, la ragazza fece un enorme sorriso, che lasciò intravedere per un attimo la sua dentatura perfetta, rimirandosi allo specchio e applicando una piccola mollettina nera ai capelli lasciati sciolti sulle spalle. Nonostante disprezzasse il suo aspetto fisico e non capisse cosa mai gli altri potessero scorgervi di speciale, Jo andava molto fiera della sua chioma ed era forse l’unica cosa che veramente le piacesse di lei. Aveva infatti dei fantastici capelli lisci, boccolosi alle estremità e di un bellissimo castano chiaro inframmezzato da ciocche naturalmente bionde, morbidi e profumati del suo shampoo alla frutta preferito.
Soddisfatta uscì dal bagno salutando allegramente le compagne di stanza appena svegliatesi
“Io scendo a colazione, ragazze” esclamò allegramente afferrando la tracolla nera poggiata in una sedia e preparata la sera prima
“Ci vediamo a lezione” uscì dalla sala comune attirando parecchi sguardi maschili che lei però non notò, troppo modesta per credere di poter piacere a qualcuno. Dirigendosi verso la sala grande le venne in mente che in prima ora ci sarebbe stata lezione di difesa e il suo cuore perse un battito. Aveva quasi dimenticato tutte le ricerche da lei condotte in quei mesi che l’avevano portata a fare una scoperta incredibile che quel giorno avrebbe finalmente rivelato. Si mordicchiò il labbro assumendo un’aria pensierosa e quasi timorosa.
Era davvero il caso di svelare l’arcano? O sarebbe stato meglio stare in silenzio e tenersi il tutto per sé?
Incapace di darsi una risposta si sedette nel tavolo della sua casata e cominciò a mangiare: perché tra le altre cose lei aveva la capacità di mangiare quanto volesse e non ingrassare mai e questo le aveva inizialmente attirato le ire di molte ragazze che però, capito quanto in realtà le dispiacesse che anche loro non potessero mangiare in quantità e rimanere magre e senza alcun segno di brufolo o imperfezione, erano diventate sue ottime amiche e ora le volevano bene come se ne vuole ad una sorella. E lei ne voleva a loro, ovviamente.
Dopo aver mangiato a sazietà Jo scese nei sotterranei, da cui Piton non aveva voluto allontanarsi nonostante non insegnasse più pozioni ed entrò in classe salutando allegramente e prendendo posto accanto a Harry.
Severus Piton, l’unticcio professore di difesa, era seduto dietro la cattedra, le gambe accavallate e le braccia incrociate, in attesa dell’arrivo degli studenti. Alla vista di Jo fece una smorfia di sincero disappunto ed un respiro profondo, tentando invano di dissimulare lo sdegno che provava nei confronti di quella ragazza. Infatti, senza che Jo si sapesse spiegare perché, quell’uomo sembrava detestarla dal più profondo del suo cuore. Harry le aveva più volte ripetuto che in effetti il professore rivolgeva ad entrambi lo stesso sguardo schifato ma nessuno dei due sapeva capirne il motivo.
In ogni caso l’amore sviscerale di Jo e la sua assoluta fiducia negli altri, erano convinti che in realtà quell’uomo fosse molto buono e che la sua fosse solo una farsa per non trasmettere i propri sentimenti. Perché lei sapeva che lui sapeva che lei… lei…
“Bene” sospirò stancamente l’uomo alzandosi in piedi e frenando il disgusto “oggi ci eserciteremo nella lotta contro una delle creature più ripugnanti che abbiano mai calpestato questo suolo” si fermò un attimo per lanciare un’ occhiataccia a Jo che dal canto suo gli fece un sorriso dolce e spontaneo. L’uomo affrettandosi a voltarsi continuò
“Dicevo… queste creature sono molto, molto potenti. Con la loro astuzia e la loro conturbante…” bloccò la spiegazione dato che Jo, improvvisamente e senza apparente motivo era scoppiata a piangere. L’uomo molto lentamente si voltò verso di lei cercando di trattenersi dallo sputarle in faccia per aver interrotto la sua lezione
“Signorina Von Mannershott che le prende?” ringhiò irritato al suo indirizzo mentre lei, singhiozzando ma senza però perdere la singolare bellezza che la caratterizzava e divenendo ancor più splendida con gli occhi arrossati dal pianto e la pelle perlacea bagnata dai grossi lucciconi, esclamava
“Oh professor Piton, non posso più tenere nascosta la verità!” singhiozzò un paio di volte tirando delicatamente su con il suo piccolo nasino alla francese.
Il professor Piton si limitò ad alzare un sopracciglio e lei continuò
“Sì, insomma… professore, lei è… lei è… lei è mio padre!” nascose il viso tra le mani continuando a piangere mentre un chiacchiericcio stupito ed eccitato per il nuovo succoso pettegolezzo si diffondeva tra i ragazzi presenti nell’aula che assistevano alla scena e aspettavano la successiva mossa di Piton con trepidazione.
Severus rimase per un paio di minuti come pietrificato.
Dall’espressione del viso non traspariva alcuna emozione, buona o cattiva che fosse, poi chiudendo lentamente gli occhi si appoggiò alla cattedra. Rimase in questa posizione per qualche minuto durante i quali Josephine, tra un singhiozzo e l’altro, alzando il viso ancora bagnato di lacrime nascosto tra le mani, continuò
“Ma non è finita qua…” tutta l’attenzione venne nuovamente rivolta alla ragazza “sono anche cugina di Harry" il ragazzo in questione spalancò la bocca stupefatto fissandola con gli occhi sgranati, ma senza accorgersi dello shock subito dall’amico Jo continuò “zia acquisita di Hermione, sorellastra di Remus Lupin, cognata di Ron, nonna di Neville, suocera di Blaise, parente di terzo grado dell’ormai deceduto Silente, trisavola di Sirius Black, bracchetto di Nott e…” qua la ragazza si fermò esitante mentre le mascelle delle persone interessate erano sprofondate a terra e gli altri studenti cominciavano ad inviare gufi agli amici per far sapere le ultime.
Jo si mordicchiò per un attimo il labbro poi si decise a terminare la sua confessione
“E nipote di Voldemort” concluse con un fil di voce smettendo improvvisamente di piangere. Occhi rossi e macchie svanirono all’istante e lei tornò la ragazza bellissima di sempre seppur con un’espressione preoccupata in viso che era molto rara vederle. Solo a quel punto Piton si riscosse. Fece un respiro profondo per calmarsi e rivolse alla ragazza un’ occhiata di sincero scetticismo “Signorina Von Mannershott, lei sostiene dunque di essere mia figlia” replicò con una punta di sincero fastidio nella voce. La ragazza annuì lentamente.
“Noi sue ci assomigliamo, per caso?” domandò ragionevole. La ragazza scosse la testa “Ci eravamo mai visti prima di quest’anno?” la ragazza, dopo un attimo di incertezza scosse nuovamente il capo “E allora potrei sapere, di grazia, come fa a dire una cosa del genere?” domandò irritato.
La ragazza si torturò le mani in grembo per qualche secondo, poi sospirò decidendosi a parlare
“Qualche tempo fa” raccontò “mi è venuto il dubbio che lei fosse mio padre, così ho fatto… ho fatto il test del Dna” terminò abbassando gli occhi e arrossendo furiosamente. Perché ovviamente oltre che strega eccezionale Jo era anche ottima conoscitrice della scienza babbana.
L’uomo rimase in silenzio un attimo
“Capisco” annuì “e mi potrebbe spiegare com’è stata generata?” si informò con razionale curiosità scientifica. La ragazza tornò a posare le iridi, in quel momento smeraldine, sull’uomo.
“Come sono stata…” ripetè confusa aggrottando la fronte.
“Signorina, come immagino lei non saprà, io sono ancora vergine” spiegò secco l’uomo “per cui non potrei avere una figlia nemmeno se volessi” terminò infastidito mentre risatine divertite serpeggiavano tra gli alunni che assistevano eccitati alla discussione.
“Ma è più che logico!” affermò Jo con enfasi “lei si è ovviamente riprodotto per partenogenesi. Io sono cresciuta nel suo grembo e, non appena nata, le ho cancellato la memoria con un potente incantesimo non verbale” spiegò scrollando le spalle come se tutto fosse perfettamente naturale.
“Ovviamente” concesse l’uomo piegando leggermente il capo “Ma mi spieghi… lei sa come funziona un parto… giusto?” rimase in attesa di una risposta affermativa che giunse poco dopo
“Perfetto” sorrise, sicuro che non avrebbe saputo controbattere “allora mi dica, esattamente, da quale strana cavità del mio corpo è uscita lei?”
La ragazza rifletté per dieci secondi, sconcertata dal non averci pensato. Poi si illuminò tutta mentre i suoi occhi assumevano un delizioso color oro liquido
“Ma quindi…” esclamò eccitata alzandosi di scatto in piedi in preda alla felicità “lei non è mio padre!” Piton sorrise soddisfatto
“Esatto, io non sono suo padre” mormorii di delusione si propagarono per la classe. Gli studenti che avevano scoperto di essere imparentati tra loro non diedero segni di vita, ancora shockati. Piton ignorò il tutto
“E ora se vogliamo continuare la lezio…” non terminò la frase perché Jo urlacchiò saltellando scompostamente sul posto
“Questo vuol dire che tu sei mia madre travestita da uomo per ingannarmi e proteggermi da un oscuro e pericoloso nemico che farà di tutto per eliminarmi finché tu non ti sacrificherai per me e mi salverai con il tuo amore e…” Harry, ripresosi, la bloccò
“Jo, quella è la mia storia” borbottò con un filo di voce, infastidito dal fatto che, tra le altre cose, quella ragazza gli avesse rubato la scena per l'ennesima volta.
A quel punto Piton si innervosì seriamente.
“Signorina, mi spiace deluderla ma lei sta dicendo un mucchio di sciocchezze” disse asciutto “io non ho figli e lei è semplicemente l’ennesima, molesta ed inutile Mary Sue che entra in questo castello” esclamò spazientito “Come stavo spiegando prima che il nostro palese esempio ci interrompesse” continuò poi distogliendo lo sguardo “una delle creature più nauseanti presenti nel mondo è la Mary Sue” indico Jo con il pollice “purtroppo si riproduce con estrema rapidità e non si rende conto di essere una Mary Sue finché qualcuno non glielo fa notare” terminò mentre la ragazza boccheggiava
“Ma… ma… ma non è vero! Io non sono una di quei mostri, io non sono perfetta! Ho un sacco di difetti, ci sono un sacco di cose che non so fare, io… io…” inorridì sotto lo sguardo di Piton, improvvisamente consapevole.
Era una di loro… abbassò il capo per osservare la pelle che riluceva alla luce scoppiettante del camino per poi passare una mano tra i suoi capelli. Lei era una di loro…
Provò orrore per se stessa e, con gli occhi velati di lacrime, si trasformò in civetta.
“Avrebbe dovuto capirlo” si disse mentre svolazzava fuori indicata a gran voce dagli studenti stupiti “non è umanamente possibile imparare a trasformarsi in animagus in tre minuti e mezzo, né imparare la Divina Commedia in otto secondi, né tradurla in arabo in dodici…” scosse il capo pennuto. Ora aveva capito. Ora tutto le era perfettamente chiaro.
Lei era un mostro.

Casa Von Mittershott
La ragazza si asciugò le lacrime passando la mano sul viso. Non avrebbe pianto, lei era una Mary Sue e una Mary Sue che si rispetti non piange se non nel momento della sua rivelazione.
Rientrò in casa silenziosamente,mentre i suoi occhi quel giorno di un bizzarro quanto incomprensibile verde serpente ancora luccicavano, e si chiuse la porta alle spalle. Il suo tempo era finito. Ora lei non esisteva più, era pronta ad essere dimenticata.

Note:
L’idea per questa storia mi è venuta all’improvviso leggendo l’ennesima ff con Mary Sue incorporata e non ho potuto fare a meno di scriverla operazione che si è rivelata molto più divertente del previsto e mi ritengo dunque mediamente soddisfatta.
Più che per il risultato ottenuto, che è decisamente terribile, per il mio personale diletto provato nello scriverla.
Alcune caratteristiche di Jo non sono propriamente inventate, ma simpaticamente prelevate da Mary Sue realmente esistenti in giro per il web. Se qualcuno riconoscesse in questa la sua personale Sue o il suo pg sappiate che non ho alcuna intenzione di spacciare Jo per mia,non completamente per lo meno, che il vostro personaggio probabilmente è identico ad altri tre miliardiseicentomilaottocentotre e che non era mia intenzione offendere nessuno in parrticolare.
Insulti, commenti sgradevoli e critiche sono particolarmente graditi, ovviamente *-*

  
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