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Autore: Atenah    19/10/2021    0 recensioni
[Seguito di "Sherlock, Lupin e io - Un'Ultima Missione]
L'era dei "Segugi di Briony Lodge" si era chiusa come il sipario dopo un meraviglioso spettacolo, di quelli che ti lasciano con un formicolio caldo e dolce nella pancia.
Avrei però dovuto sapere che ad uno spettacolo segue sempre un altro, il sipario si aprirà e chiuderà infinite volte, ed in realtà la calma assoluta non è mai stata adatta a me.
Avrei dovuto considerare l'inarrestabile circolo della storia. La mia era, anzi, la nostra era era alle porte: quella di Holmes, Lupin e io.
Genere: Avventura, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altri, Irene Adler, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lettere e baci mancati


 

Aspettai per un po’ al freddo finché non percepii la punta del mio naso bruciare ed immaginai che si fosse arrossita. Il mio viso non formicolava solo per il vento della sera peró. 

La spiacevole sensazione di aver detto una bugia mi avvolse tutta in una volta come un’ampia sciarpa di lana. Non avevo in realtà mentito, non ad Elise per lo meno, semplicemente non avevo fatto alcun accenno alla situazione nella quale mi trovavo. Le bugie le stavo raccontando piuttosto a me stessa.

Non salutai affatto Gutsby da parte della nostra amica, perché da un po’ di tempo non incontravo più Billy a metà strada alla stazione di Holborn per tornare a casa insieme dopo le sue lezioni pomeridiane alla Goldsmiths University. Elise ed io ci separevamo comunque sempre lí, come avevamo sempre fatto, ma io, anzi che scendere gli scalini per raggiungere il binario su cui sarebbe arrivato il tube di Billy, stavo al freddo per un po’ come per punirmi da sola per una misteriosa colpa e poi mi dirigevo direttamente al binario per prendere la central line che mi avrebbe portato a Saint John’s Wood dove si trovava Briony Lodge.

“Ci vediamo a casa, io vengo a piedi, cosí mi muovo un po’” avevo detto a Billy più di una volta a mo' di scusa poco convincente e lui dopo un po’ aveva smesso di chiedere.

La veritá era che in quel periodo iniziavo a percepire qualcosa a cui non avevo mai pensato: la nostra differenza di etá. Lui ha quattro anni in più di me e nonostante pensandoci oggi mi sembra davvero una sciocchezza, a diciassette anni mi sembrava che il mio Billy, con i suoi incredibili 21 anni vivesse in un mondo completamente diverso.

I suoi compagni di università parlavano della carriera che avrebbero perseguito, del primo appartamento nel quale si erano appena trasferiti, alcuni di loro erano sposati ed altri ancora avevano messo su famiglia! Tutte cose che erano per me impensabili in quel periodo, alla mia età. 

Non che Billy avesse mai espresso fastidio nei miei confronti o riguardo comportamenti infantili, ció nonostante mi sentivo inadeguata, una piccola bambina al suo fianco.

Questo non accadeva quasi mai quando eravamo soli, ma spesso, quando avevo preso con lui il tube per tornare a casa, c’erano stati anche alcuni dei suoi compagni d’universitá che andavano nella stessa direzione ed io ero sprofondata in un fastidioso senso di inadeguatezza. 

Era quindi andata creandosi una nuova lontananza fra di noi, ed il nostro rapporto ne soffriva, come ne soffrivo anch’io.

Con Elise era diverso. Di età era molto più vicina a Billy che a me, ma c’era qualcosa di caotico in lei che le permetteva di essere una saggia anziana con un mondo intero di esperienza in alcuni momenti, come una bambina che schizza con i colori sulle tele in altri. Le piaceva giocare a stare in equilibrio sulla sottile linea tra perfezione ed imperfezione, il che la rendeva un’amica preziosa per una ragazza come me, tanto quanto un vecchio studioso come Ernie del Golden Corner. 

Billy invece era sempre impeccabile, forse per quello, in quel momento in cui vedevo l’etá adulta arrivare a tutta velocitá, mi sentivo inadatta al fantastico Billy Gutsby che non faceva mai una piega.    

Erano quelli i pensieri che mi accompagnavano quando riemersi dalla stazione di Saint John’s Wood e camminai a passi veloci verso Briony Lodge, cosicché, quando mi trovai con Billy a pochi passi da me, anche lui di ritorno nello stesso istante, sbattei le palpebre come per assicurarmi che non si trattasse di un pensiero troppo lucido e verosimile sfuggito alla mia mente.

“Mila!” mi disse lui, ma dovevo avere un’espressione davvero un po’ persa sul volto, perché si fermò a pochi passi da me, come se volesse chiedere permesso di avvicinarsi.

Scacciai via tutti quei pensieri che mi avevano appesantito il cuore e cercai il sorriso che mi veniva sempre così spontaneo in sua presenza. Scoprii con orrore di doverlo forzare e così mi avvicinai in fretta, come per cancellare un errore di cui nessuno doveva accorgersi, ma quando le sue mani si posarono sulla mia vita mi trovai comunque ad evadere le sue labbra rifugiandomi in uno strano abbraccio. 

“Buona sera” dissi con un groppo in gola. Lo sentii sospirare: “Buona sera, Mila.”

Entrammo e la differenza di temperatura da fuori a dentro mi fece bruciare il viso, anche se sospettavo che non fosse la sola causa.

La testa di Lupin sbucò dalla sala da pranzo seguita subito dopo da quella di Irene. 

“Salve figlia mia, Gutsby, mangiate con noi?” ci chiese.

Succedeva abbastanza spesso che dopo una lunga giornata piena di impegni, che io passavo a Vauxhall e Billy alla Goldsmiths, ci prendessimo un po’ di tempo solo per noi e sgattaiolavamo via la sera per prenderci un fish & chips allo Strand o simili. 

Sentii il suo sguardo cercare il mio come per chiedermi la mia opinione, ma io non mi voltai verso di lui. 

“No, grazie mamma. Ho mangiato un’infinità di sandwich al Golden Corner e ho un po’ mal di testa, pensavo di ritirarmi presto questa sera” dissi sentendo di nuovo un pungente dispiacere nel farlo. 

Billy si trovò chiaramente in imbarazzo invece. “Ehm… io invece approfitterei, se non è un problema” disse e notai che quasi balbettò.

Salii le scale sforzandomi di non correre. Prima di sparire definitivamente dietro la porta della mia camera, incontrai Sherlock. 

“Schumann?” mi chiese. “Bene!” riuscii solo a dire, poi i miei pensieri entrarono in moto. “Ah ed Elise vi saluta tutti, puoi dirlo anche agli altri? Mi sono scordata ed ho un gran bisogno di riposarmi” aggiunsi in fretta. 

Holmes si limitò ad annuire, ma sapevo che non potevo convincere lui con le mie semplici scuse e quindi gli fui grata per come mi augurò una buona notte e scese di sotto senza fare domande.

Io mi fiondai sulla mia scrivania e presi carta e penna con foga. Non volevo farmi travolgere dai miei problemi sentimentali, così tuffarmi direttamente nel piccolo mistero che mi si era presentato fu quasi un sollievo e con un sorriso volsi i miei pensieri ad una persona dai riccioli biondi e gli occhi color nocciola.

 

8 Novembre 1923

Briony Lodge, Londra

Caro Theo,

spero tu stia bene ed ancora tanto immerso ed affascinato ai tuoi studi di matematica ed astronomia come hai raccontato un po’ di tempo fa.

Devo ammettere che il pretesto per questa lettera è puramente strumentale, anche se mi fa sempre piacere avere tue notizie.

Oggi io ed una mia amica (che prima o poi dovrai assolutamente conoscere) abbiamo fatto conoscenza con una mademoiselle alquanto singolare che, pur essendo in realtà simpatica, sembrava uscita da un romanzo ambientato a fine del XIX secolo!

Il suo nome è Dora Plinout ed a quanto pare ha studiato pedagogia proprio alla Princeton University. Ora, so che sarai di sicuro molto impegnato, ma se per caso ti capitasse di intrufolarti per caso negli uffici amministrativi dell'università, non è che potresti eventualmente dare un’occhiata ai registri di pedagogia degli anni scorsi?

Saresti davvero un grande amico ed un ottimo collaboratore remoto se lo facessi ed in cambio ti prometto di tenerti aggiornato su eventuali sviluppi.

Grazie in anticipo e cari saluti,

tua Mila Adler

 
 
   
 
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