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Autore: NightWatcher96    20/10/2021    2 recensioni
Katsuki Baguko è una giovane promessa del rugby ma a un certo punto la sua vita, dopo aver incontrato Izuku Midoriya, cambia per sempre e inizialmente non sa se in peggio o in meglio.
Kacchan x Deku
Accenni Denki x Eijiro
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Kaminari Denki, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkless!

Ma buonasera, avevo solo voglia di scrivere una storia così, senza pretese. In questa AU, non ci sono Quirk, i nostri Hero preferiti hanno una vita normale o quasi, è possibile che alcuni maschi rimangano incinti, perché nella mia fantasia è così e basta! Detto questo, con molta calma e gioia, Enjoy!



 

Anche oggi erano stati incredibili. Avevano brillato e si erano guadagnati la possibilità di andare in nazionale come giocatori di rugby. La loro squadra era forte ed era dotata di tanti giocatori altrettanto forti soprattutto perché capitanati da una giovane promessa di appena 17 anni, un vero talento. Il suo nome? Katsuki Bakugo.

Era appena entrato nella squadra di rugby e si era fatto strada come titolare e successivamente, dopo appena tre mesi, come capitano. Era del secondo anno e aveva una sicura borsa di studio in un college di grande prestigio.

Un'altra giornata conclusa, un'altra vittoria guadagnata: Katsuki afferrò la sua borsa e con ancora l'uniforme nera con i numeri aranciati e i pantaloncini bianchi si preparò a lasciare il campo ampio dove c'erano altri suoi compagni.

"Ehi, Baku-bro, dove vai? Non vieni con noi a festeggiare?" chiese un ragazzo rosso crinito.

Era alto, muscoloso con dei capelli a punta impomatati e sparati verso l'alto di un acceso colore scarlatto. Il suo nome era Eijiro Kirishima.

"No, devo andare. Festeggiate pure senza di me. Ci vediamo domani".

"Ma come…? Avevi promesso che stavolta ci saresti stato!" lagnò un secondo dalla chioma bionda, con una saetta poco più basso di Eijiro. 

"A domani" rimarcò calmo il biondo capitano, lasciando Denki Kaminari a borbottare.

"Secondo me il capitano ci sta nascondendo qualcosa ma da parecchio ormai" mormorò circospetto quest'ultimo, prendendo un sorso dalla bevanda energetica che stringeva nella mano. Ormai Katsuki si era già allontanato abbastanza con il suo solito passo svelto e non avrebbe potuto sentire alcun discorso. "Non ti sembra strano che sono quasi otto mesi che ogni volta salta i festeggiamenti o gli allenamenti supplementari per sparire chissà dove?".

Eijiro sospirò con un sorrisetto. "Dai, non essere così pensieroso, Denki. Sono certo che il capitano avrà i suoi buoni motivi".

"Eh, se lo dici tu! Secondo me lo difendi troppo tu!" sbuffò giocosamente il biondino.

Eijiro gli strappò la bevanda dalla mano scagliandola in terra e gli rapì le labbra con un dolce bacio. Denki non oppose resistenza, gli buttò le braccia al collo e inspirò il suo profumo di colonia che sovrastava quello naturale di ore ed ore di partite. 

"Sei geloso, Denki?" sussurrò con voce roca nel suo orecchio facendolo tremare di piacere. "Non ti fidi del tuo ragazzo? Devo punirti stasera?".

Denki si sentiva solo girare la testa perché Eijiro quando voleva sapeva mettere a tacere tutti i suoi futili e scherzosi dubbi regalandogli passione a non finire. Annuì semplicemente, lasciandosi abbracciare per qualche momento per poi tornare a ricongiungersi con gli altri membri della squadra.

 

La porta si aprì con un cigolio, richiudendosi con un lieve scatto. Katsuki era tornato nel suo appartamentino che condivideva con il suo coinquilino; in un primo momento si guardò intorno, con ancora il sacchetto nella mano e la borsa ciondolante alla spalla destra, poi si trascinò a passo leggero verso il salotto dov'era sparata una luce bluastra. 

Si avvicinò dolcemente a un ragazzo che riposava con una coperta sul corpo infilando il naso nei suoi capelli smeraldini e annusare il buon odore di pino e menta che gli era tanto mancato. Piantò un bacio sulla fronte, risvegliandolo.

"Kacchan… bentornato…" sussurrò Izuku Midoriya, strofinandosi una palpebra. Katsuki accese la luce e gli poggiò sul tavolino di cristallo tra il divano e la tv il sacchetto per tirar fuori del sushi preconfezionato. "Oh, grazie! Ne avevo proprio voglia!" disse poi con voce più chiara, prendendo il piccolo contenitore di plastica per aprirlo. Kacchan si sedette al suo fianco. "Com'è andata oggi?".

"Abbiamo vinto, possiamo andare ai nazionali" rispose con un sorriso. 

"Non avevo dubbi, Kacchan. Tu riesci sempre in ciò che è impossibile" rispose il verdino, portando il cibo tra di loro. Prese un piccolo pezzo di salmone con le bacchette incluse e gliele avvicinò alla bocca. Kacchan non fece complimenti, sempre guardandolo morbido. "Mi eri mancato. Stare a casa in questo periodo e studiare comunque a distanza è difficile".

Nel muoversi per imboccare il suo fidanzato, la coperta cadde dal corpo del più minuto, afflosciandosi sul divano in pelle color corallo. Il ventre di Deku era prosperoso, la t-shirt nera che indossava fasciava come un guanto il pancione di otto mesi ormai. 

"Come stai? Hai avuto contrazioni? Qualcosa?" chiese il biondo, accarezzandogli lo stomaco.

Udirono insieme un calcetto morbido che li fece sorridere entrambi. Quando Deku aveva iniziato ad avere la suddetta malattia mattutina dopo una notte di fuoco a una festa in maschera a casa del ricco Touya, fratello maggiore di Shoto Todoroki, era stato chiaro che uccidere una vita innocente sarebbe stato un errore e avevano tenuto quel bambino ancora dal sesso misterioso. 

Nessuno sapeva della gravidanza precoce; né Inko e Hisashi, genitori di Izuku, né Mitsuki e Masaru, di Katsuki. Per i primi mesi, Izuku aveva continuato ad andare a scuola, poi si era finto con una gamba rotta e aveva studiato a casa con ottimi voti.

"Manca poco in realtà… non vorrei stare da solo, Kacchan…" ammise Izuku, guardando la pancia distrattamente. "A parte mal di schiena e stanchezza, sono stato bene, senza contrazioni".

Il biondo annuì e lo abbracciò, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo. Ultimamente non riusciva quasi a svolgere normalmente la sua vita da teenager, continuava a destreggiarsi tra la scuola e il suo lavoro part-time in una panetteria non lontana dalla sua piccola casa che condivideva con Deku da quasi un anno e mezzo ormai. 

Aveva paura; inizialmente quando aveva trova il test di gravidanza positivo si era sentito semplicemente vuoto, aveva abbracciato silenziosamente Deku e offerto baci di conforto cercando di placare quel pianto sconcertato e terrorizzato. Poi aveva deciso che si sarebbe assunto le sue responsabilità e non si era mai tirato indietro, sempre presente per qualunque cosa.

Ora però, che sentiva letteralmente il cambiamento nell'aria, non riusciva a inglobare più bene i suoi sentimenti. Temeva che qualunque cosa avrebbe detto Deku ci sarebbe potuto rimanere male. 

"Kacchan" chiamò dolcemente Izuku. L'altro non si staccò, voleva stare ancora un po' abbracciato. "Ce la faremo" mormorò semplicemente, accarezzandogli le morbide ciocche bionde sparate in ogni dove. Katsuki lo guardò con grandi occhi lucidi e allora gli sorrise, annuendo, permettendogli di piangere contro la sua spalla, per la prima volta dopo mesi.

Gli vennero in mente tantissime parole, dalle più dolci alle più importanti eppure, mentre sentiva la manica della sua maglietta impregnarsi di calde lacrime salate, preferì tacere. Sapeva quanto Kacchan si fosse impegnato per essere un giovane padre ancor prima della nascita del loro bambino. O bambina. 

Insieme, di nuovo, udirono un calcetto abbastanza forte. Kacchan offrì una carezza dolce, un movimento circolare sull'inizio della curva prosperosa, senza staccarsi da quel corpo che aveva amato molto prima di quella notte in cui tutto era cambiato. Si era innamorato di Deku dalla prima volta che lo aveva visto, erano al terzo anno delle medie e si era magnetizzato in quegli occhi smeraldini. Inizialmente, bloccato dalla sua timidezza, i suoi tentativi di essere gentile si erano mutati in continue urla e soprattutto di azioni che ricordavano un po' quelle di un bullo ma alla fine era migliorato, grazie anche alla sua maturazione. 

Il pianto gradualmente si placò, Katsuki fece scivolare le braccia intorno alla parte bassa della schiena, staccandosi un po'. Si sentiva nudo come un verme, si era ripromesso di non fare scenate ma non ce l'aveva più fatta, purtroppo. Incontrò gli occhi gentili e un po' umidi di Izuku che ancora gli sorrideva e gli rubò un bacio, dolce, come se fosse stato un gatto che accetta del cibo dalla mano di un umano. 

"Ti amo, Deku" sussurrò contro le piccole ed umide labbra. "E questo bambino, nostro figlio… è la cosa migliore che potesse capitarci…".

"E' merito tuo se non ho compiuto un gesto sconsiderato. Questo piccolino non ha colpa ed io ho pensato seriamente di liberarmene. Sono stato un mostro, Kacchan". Deku si ritrovò disteso sul divano con la pancia nuda all'aria e Katsuki che lo fissava con lo sguardo famelico, ancora tracce secche di lacrime lungo le guance. "Prendimi" gli ordinò semplicemente e l'altro lo attaccò con un bacio rude, selvaggio, che sapeva di sushi e del sale delle gocce della tristezza, passando rapidamente per una leccata contro la giugulare. 

Frettolosamente si sfilarono maglietta e divisa di rugby; toccò la stessa sorte anche al jeans di Deku e al pantaloncino di Katsuki ed infine mutande, calzini e ciabatte. Erano nudi in quell'aria un po' mite e ancora un po' fredda di ottobre, a sentire i corpi pulsanti di piacere malamente represso e voglia di fondersi in un tutt'uno. 

Katsuki si prese un momento per guardare quanto Deku fosse diventato bello durante la gravidanza, con i capelli leggermente più lunghi ad incorniciargli il viso lentigginoso che spesso solleticavano parte delle spalle, i lineamenti ancora fanciulli del suo volto colorato e il piccolo corpo che conteneva una preziosa nuova vita. Erano entrambi duri, eretti, di marmo.

Deku allargò le gambe, Kacchan lo prese proprio lì, facendo prima picchiettare la punta rosata del suo membro contro la piccola entrata e poi si spinse, aiutandosi con i muscoli del suo bacino e scavando piccole mezzelune sui fianchi dell'altro. Si beò a un gemito forte del verdino, era quasi arrivato a toccare la prostata, attese ancora un po' per abituare il membro nella carne bollente e si mosse.

"Ti sei preparato, eh?" commentò il biondo, colto da quell'improvviso pensiero.

Deku arrossì ancor più furiosamente. "Non avevo nulla da fare… volevo che tu mi scopassi forte e ho accelerato le cose…!" articolò a fatica, tra un gemito e l'altro.

Kacchan sogghignò, chinandosi un po' per leccare e stuzzicare i capezzoli che erano diventati improvvisamente turgidi e rosati ma si ritrovò ostacolato dal pancione. Si ricordò di prendere le cose con maggior calma ma questo non lo fermò, ci avrebbe pensato dopo. Sarebbe stata una bella serata…

 

Una nuova meta, una nuova vittoria raggiunta con incredibile facilità.

La Sayoura, la squadra di rugby capitanata da Katsuki Bakugo avrebbe giocato in nazionale, un sogno tanto agognato non solo da lui ma anche dal loro coach Toshinori Yagi e i ragazzi che non si erano mai arresi, partita dopo partita, sotto al sole, alla pioggia e alla neve.

Katsuki ascoltò quasi senza interesse le parole di All Might, un grandissimo ex giocatore che a causa di un infortunio aveva lasciato una brillante carriera, preferendo portarsi alla panchina per raccogliere le sue cose. Oggi doveva accompagnare il suo Izuku a un'ultima visita ginecologia e francamente non voleva mancare com'era spesso accaduto a causa del rugby. 

"Dove vai, Baku-bro?" chiese immediatamente Eijiro, tutto sudato. 

"Ho una cosa importante da fare. Andate pure a festeggiare e non scolatevi alcool" rispose con uno sguardo profondo. Eijiro sospirò, grattandosi la nuca ma stavolta non era d'accordo nel far cadere l'argomento e lo afferrò per un solido bicipite. "Lasciami, sono già in ritardo" ringhiò.

"Baku-bro, sul serio, almeno questa volta devi venire a festeggiare con noi! Anche il coach lo vorrebbe e sai che tiene a tutti noi come fossimo suoi figli! Non dargli questo dispiacere!".

"Ho una cosa molto più importante da fare" rimarcò il biondo a denti stretti, irrigidendo il bicipite in un silenzioso avviso di mollarlo per evitare inutili chiacchiere. Eijiro lo assecondò dopo qualche attimo, lasciandolo andare via. "Senza di me non è che fa tutta differenza. Ho fiducia in tutti voi, lo sapete".

Eijiro si sentì pervaso da un groppo di emozione ed annuì leggermente, troncando la discussione e nel mentre che seguiva quell'impavida schiena allontanarsi, come ogni volta, sentì cingersi al petto da due calde mani un po' sfregiate dalle numerose cadute sull'erba.

Sorrise, tanto sapeva chi fosse quell'esuberante persona che aveva poggiato la guancia contro la sua schiena muscolosa.

"Anche stavolta va via?" domandò Denki, affacciandosi sulla sua spalla per scoccargli un bacio sulla guancia. "Non c'è proprio verso per farlo restare; il capitano è duro di comprendonio".

"Può darsi che abbia qualcosa di meglio da fare" mormorò Eijiro, sospirando. "Ma non voglio mettere il naso in affari che non mi appartengono. Del resto, Katsuki è sempre stato un tipo molto riservato".

"Mmh, può darsi… ma io sono troppo curioso".

Eijiro si staccò leggermente solo per inchiodarlo al suo petto e rubargli un affamato bacio sulle labbra. Adorava Denki: gli aveva rubato il cuore fin dalla prima volta che lo aveva visto varcare la soglia del campo da rugby, circa un anno e mezzo prima. Gli era parso di vedere un angelo avvicinarsi e non ci aveva impiegato troppo a fare amicizia e poi a scoprire che la sua sarebbe diventata qualcosa di più, un'attrazione di vero amore.

"Stasera sesso?" domandò speranzoso il biondo con la saetta.

"Speravo me lo dicessi. Il mio appartamento è vuoto; il mio coinquilino è appena traslocato. Perché non viviamo insieme?".

Denki fu pervaso dalla gioia a tal punto da buttargli le braccia al collo e sorridere felicissimo. Era il giorno più bello della sua vita, se lo sentiva: sarebbe iniziata una nuova vita con il suo unico grande amore, Eijiro Kirishima.

"Allora aspetta che preparo le valige!" cinguettò poi.

"Vengo a darti una mano, se vuoi" sussurrò malizioso l'altro, contro il suo orecchio.

"Mi vuoi far eccitare qui?" replicò scherzoso Denki, palpandogli una solida natica. "Hai un bel culo, Eiji!".

"Tu non sei da meno, guarda che pettorali, potrei metterci qualcosa qui in mezzo" ridacchiò l'altro, tracciando con un dito la giuntura del petto che spiccavano sotto l'aderente maglietta. 

Si presero per mano ancora ridendo, portandosi verso gli spogliatoi rallegrati da chiacchiericci che sapevano di gioia...

 

"Il bambino è sano. Non vedo anomalie, è posizionato correttamente già con la testa rivolta verso il basso; tempo altre due settimane e qualche giorno e potrebbe nascere". La ginecologa che seguiva Izuku Midoriya dall'inizio della gravidanza stampò l'ecografia dando alcuni tovaglioli di carta al Katsuki per ripulire quello che era sempre di più un pancione dal gel freddo. "Sicuri che non volete sapere il sesso del bambino?".

"No, va bene così. Vogliamo che sia una sorpresa" rispose Katsuki con un piccolo sorriso. 

"Molto bene, allora. Ci vediamo qui tra due settimane precise" rispose l'altra, cortese. Poi si rivolse a Izuku: "Mi raccomando di fare piccole passeggiate, bere molto e mangiare sempre in modo sano. Sentirai molta più stanchezza e dolori, come le Baxton Hicks e c'è la possibilità di qualche accenno di nausea".

Izuku annuì, sospirando leggermente. Kacchan lo aiutò a rimettersi in piedi, così come ad infilarsi la giacca nera di almeno tre taglie più grande e salutarono, uscendo con in mano una cartellina contenente le preziosi ecografie. 

Quando uscirono dall'ospedale, era ormai sera; la luna era una pallida sfera nel cielo e osservava in silenzio le sue figlie stelle che tremolavano sopra gli enormi e altissimi edifici all'orizzonte. L'aria si era raffreddata, pizzicava nelle narici e la brezza richiedeva più indumenti pesanti. 

"Andiamo a mangiare da qualche parte?" domandò il biondo.

"No, Kacchan. Devo lavorare e ho un progetto da finire entro oggi, altrimenti non mi pagheranno" sospirò Izuku a malincuore.

"Non è necessario che lavori, lo sai. Ci penso io".

Deku scosse piano il capo, mentre si incamminavano verso il loro appartamentino a circa ottocento metri dall'ospedale e dalle scuole. "Sai che mi piace essere indipendente; ho presentato due anni fa un progetto a proposito del sistema scolastico riservato a chi come me può generare figli e nonostante minorenne mi hanno accettato come lavoratore e ancora oggi ne sono grato. L'azienda del dottor David Shield non accetta candidature, mi sento fortunato" spiegò, portando la mano al pancione nascosto. "E' importante per me".

Kacchan lo guardò con un cipiglio quasi un po' arrabbiato ma poi si sciolse sbuffando una risatina. Era tipico di Deku fare tutti questi sproloqui; lo amava per numerosi motivi e il fatto che fosse un supporto importante era uno di quelli.

"Stasera cucino io".

"Kacchan, no. Sei stanco. Lascia che me ne occupi io. Mi hai insegnato tu a cucinare, sono fiducioso!" sorrise l'altro, agganciandosi al suo braccio. 

"Fa come vuoi". 

Iniziarono a punzecchiarsi fra una risata e l'altra fino a quando non raggiunsero il loro appartamento; Izuku si portò immediatamente nel cucinino per iniziare a preparare curry che tra l'altro ne aveva anche voglia, mentre Katsuki si rinchiuse in bagno per poter fare una calda doccia. Non fece in tempo a poggiare il suo cellulare sulla finestra che ricevette almeno quattordici messaggi dalla sua squadra. 

Era una foto di gruppo mentre alzavano dei bicchieri presumibilmente di birra analcolica in un piccolo ristorante dove si mangiava carne a volontà e sorridevano tutti come dei bambini. Ascoltò ogni singolo messaggio vocale del suo gruppo, poi rispose con un "Non ubriacatevi che domani vi smonto!". Inutile dire che Eijiro, Denki, Hanta e perfino Tenya iniziarono a rispondergli per le rime, sempre in modo giocoso. 

Kacchan per un momento si liberò della sua solita aura pesante di un giovane uomo che diventava segretamente padre, ridendo e scherzando ma non si sarebbe mai accorto che dietro la porta del bagno Izuku aveva percepito una leggera forma di tristezza in quelle risatine e si era semplicemente sentito in colpa.

Aveva rovinato la vita di Katsuki Bakugo. 

Guardò la sua pancia con le lacrime a gonfiarglisi negli occhi che erano ormai due pozze scure: si portò la mano contro le labbra per soffocare un singhiozzo. Aveva voluto veramente sbarazzarsi di quella gravidanza precoce ma Kacchan lo aveva convinto del contrario ed era stato un supporto importante in tutti quei mesi ma adesso… sentiva tutto il peso sulle spalle di una responsabilità troppo grande per i suoi sedici anni. 

Sua madre non lo sapeva, neanche i genitori di Kacchan. Nessuno sapeva nulla. 

Ora era troppo tardi per rinunciare al bambino, non è che volesse realmente farlo, poi. Così, silenzioso esattamente com'era arrivato, tornò in cucina per affogare le sue lacrime nella cena e sperò con tutto il cuore che Kacchan non se ne sarebbe affatto accorto. Cosa che fallì miseramente quando i due presero posto a tavola.

"Perché così triste?" domandò subito il biondo. 

Izuku sorrise semplicemente negando piano. "Ti sbagli, non sono triste. Ho tutto ciò che potrei desiderare, Kacchan".

"Non mentirmi, Deku. Hai sicuramente pianto!" sbottò Kacchan, alzandosi di scatto. Izuku distolse lo sguardo, mordicchiandosi le labbra. L'altro si accovacciò accanto a lui, portandogli una mano sul pancione. "Ci stavi ripensando, vero?".

Punto nel cuore, Izuku annuì iniziando a singhiozzare, incapace di frenare le emozioni contrastanti che aveva tentato di imbottigliare nel cuore.

"Ti ho sentito mentre ridevi con i tuoi compagni di squadra e ti ho semplicemente rovinato la vita, Kacchan… io ti amo con tutto il mio cuore, sono felice di questo bambino ma non pensavo che potesse cambiare radicalmente le nostre vite! Tu ed io siamo ancora degli studenti, ti stai facendo in quattro per me e per pagare tutte le spese, vai a scuola, sei un talentuoso atleta ed io…? Io sono solo una palla al piede, Kacchan! Non voglio più questo bambino!".

Il biondo strinse le labbra ascoltando ogni singola parola; gli venne in mente un deja-vu in cui era lui a liberarsi di tante frustrazioni e ansie di non farcela e Izuku lo aveva ascoltato in silenzio, coccolandolo. Ora toccava a lui. Si alzò, abbracciandolo e gli premette un bacio sulla testa, dondolandolo un po'.

"Kacchan… non lo voglio questo bambino! Voglio che tutto torni così com'era prima!" esclamò il verdino, strofinandosi le copiose lacrime dalle gote. "Non ce la faccio più con questa vita!".

"Izuku, va bene sfogarsi. Aspettiamo nostro figlio con gioia, lo sappiamo entrambi. Vuoi veramente rinunciarci ora che siamo a un passo dall'averlo tra le braccia?" gli disse calmo il biondo.

"Sì! Non lo voglio più! Diamolo in adozione!" urlò istericamente Deku, artigliandosi ferocemente la maglia che indossava. 

Katsuki immediatamente gli bloccò il polso per non far del male alla tenera pelle dove il bimbo iniziava a scalciare, probabilmente scosso da quello scoppio di emozioni negative. Era una situazione difficile, non lo aveva mai visto in quello stato.

"Se vuoi darlo in adozione, sappi che ti fermerò, Deku" intervenne fermamente.

"E allora impegnati perché sto già provvedendo a firmare dei moduli! Ci sono molte famiglie che vorrebbero un bambino!" ringhiò, tentando di fare pressione contro quella forte mano che gli bloccava il polso. "Non sopporto più che tu ti debba stressare così!".

"Questo è ciò che fanno i padri, Deku!" urlò a questo punto Katsuki. "Non avevo mai pensato che sarei diventato padre a 17 anni, non è stato un fottuto errore però! Ce ne stiamo prendendo cura, che cazzo ti tiri a fare indietro adesso che ci siamo quasi, razza di stupido?!".

Deku incassò quelle parole bloccandosi un momento con gli occhi ancora traboccanti di lacrime e il respiro bloccato in gola; poi si alzò con foga e si rinchiuse in camera da letto, sbattendo la porta. Si sedette con rabbia sul letto, riprendendo a piangere con più forza di prima. Non lo voleva più quel bambino.

E Katsuki sospirò pesantemente, guardando i piatti di curry ancora integri e caldi. Sapeva che Deku era una bomba ad orologeria ma non pensava che covasse così tanti rimpianti. Gli venne in mente, mentre si sedeva per mangiare, che forse era stata anche colpa sua che aveva deciso di andare avanti in questa gravidanza. Forse si era solo fatto prendere dall'emozione che avrebbe avuto un figlio così presto, mascherando la paura e la rabbia con una finta gioia.

Forse… 

Forse era giusto darlo in adozione…

 

Qualche giorno più tardi, Katsuki sembrava completamente un'altra persona, sempre perfettamente concentrata nel gioco ma semplicemente immerso in un mondo a sé. I suoi amici più stretti come Eijiro, Denki e Hanta avevano provato a stuzzicarlo, a chiedergli come mai di questo cambiamento repentino ma non avevano ottenuto che uno sguardo di chi voleva parlare ma semplicemente non poteva. E loro avevano pensato che il loro Capitano avesse semplicemente altro per la testa. 

All Might si era accorto che in quel ragazzo c'era un profondo tormento e a nulla erano valsi i suoi tentativi di farlo aprire; Katsuki era chiuso come una fortezza e non avrebbe mai portato i suoi problemi personali a scuola. 

Nessuno sapeva che da quella sera che Deku aveva espresso di non volere più quel bambino innocente, le cose tra di loro si erano freddate, diventando molto più pungenti. Dormivano sempre insieme, ma c'era distanza, quando Katsuki si svegliava alle sei del mattino trovava il letto vuoto, il suo fidanzato dinanzi al pc con degli occhiali per non sforzare la vista e una coperta addosso con la colazione già pronta sul tavolo. 

Le loro parole erano diventate monosillabiche, un "sì" e un "no" e nient'altro. Niente sesso, niente coccole, niente pranzi o cene insieme. E francamente, a Katsuki tutto questo iniziava a mancare, dopo soli tre giorni di silenzi.

"Oggi abbiamo la partita più importante di tutte e non possiamo permetterci errori!" iniziò All Might, negli spogliatoi. Poi guardò il biondo che sembrava ancor più assente delle altre volte. "Capitano, vuoi dirci tu qualcosa?".

Katsuki inspirò profondamente, guardando i suoi compagni in trepidante e silenziosa attesa ed annuì: "Vinciamo, perché siamo forti e non siamo né saremo mai secondi a nessuno!".

Si levò un grido fortissimo, di orgoglio e di gioia: uno ad uno i ragazzi si portarono nel campo dove durante la mattinata erano stati condotti da un pullman dalla scuola allo stadio all'aperto. Si respirava proprio aria di lotta, di combattimento e di voglia di vincere. Però nel momento che la concentrazione era al culmine, nel petto di Katsuki si levò come una costrizione, una sorte di brutto presentimento per qualcosa di ancora ignoto. Sperava solo che Deku stesse bene.

 

Quando si era svegliato, Izuku si era sentito strano, un fastidio nel basso ventre, la schiena dolorante e la pancia piuttosto dura. I suoi occhi avevano cercato Katsuki alla sua destra ma aveva trovato il letto vuoto e freddo; per un attimo si era sentito in colpa per come aveva sbottato contro il suo ragazzo ma poi aveva preferito alzarsi, sebbene a fatica. 

Si era fatto la doccia, messo degli indumenti puliti e aveva trovato la colazione pronta sul tavolo, poi aveva iniziato a lavorare a un altro progetto. Era talmente assorto nei suoi pensieri che a un certo punto sobbalzò come colpito al cuore al trillo di un forte campanello. Per un momento si guardò intorno circospetto per poi ricondurre il suono alla porta.

-Chi può mai essere a quest'ora?- pensò, alzandosi piano dalla sedia. 

Fu in quell'attimo che sentì una dolorosissima fitta alla schiena e al basso ventre che lo fece gemere e arricciare leggermente a pallina, con una mano contro la pancia. Una parte di sé pensò immediatamente che quelle erano delle contrazioni da parto, già percepite molto lievemente durante la notte e con più frequenza nella mattinata. Ironico il destino, eh? 

Di nuovo il campanello. Molto dolorosamente si portò prima all'attaccapanni per infilarsi il suo giaccone pesante per camuffare il pancione e di guardare nello spioncino. E il suo cuore per poco non si fermò.

I genitori di Kacchan! No, ma come? In quel momento? Era uno scherzo del destino, vero? 

Con mano tremante e il respiro un po' irregolare, segnato dal dolore e dall'ansia che probabilmente aveva pagato molto cara la sua esuberanza ed egoismo, aprì cercando di essere naturale e sorridendo.

"Ma che sorpresa, Izuku-kun! Da quanto tempo!" sorrise Mitsuki, la prima ad entrare. "Stavi uscendo?".

"S-sì, ma posso rimandare. N-non era urgente" rispose l'altro mascherando una nuova ondata di dolore. Fece accomodare i due adulti al tavolo fra il cucinino e il soggiorno, cercando di ritrovare l'equilibrio quasi perduto per una contrazione ancor più forte dopo quella di prima. -Non va bene… non va bene… ti prego, tutto ma non ora!- pensò, sbiancando e sudando freddo. 

"Katsuki è alla partita, vero?" chiese Masaru.

"S-sì. I-io non potevo andarci per via del ginocchio…" mentì il giovane. "Posso offrirvi qualcosa?".

"Stiamo bene, grazie. Siamo venuti a vederti" spiegò Mitsuki, spostando sul tavolo il cesto di frutta portato, accanto alla borsetta rossa tolta dalla sua spalla. "In realtà Inko era molto preoccupata perché è da molto che non rispondi alle sue chiamate".

Non aveva litigato con sua madre ma dopo che lei aveva iniziato ad affliggerlo con tutti i suoi problemi di madre single che spesso tentava di addossare sugli altri le sue frustrazioni si era semplicemente allontanato per un po'. Ora con la sua gravidanza quasi al limite dei mesi prefissati aveva chiesto inconsciamente ancor più tranquillità.

"Tua madre sta affrontando un brutto periodo" continuò Mitsuki, cercando i suoi occhi verdi sfuggenti. "Noi siamo genitori, sappiamo molto bene cosa vuol dire avere un figlio e preoccuparci. Cerca di chiamarla o andarla a trovare qualche volta. Appena starai anche meglio con il tuo ginocchio".

Deku inspirò ed espirò: ancora sentì una fitta che lo fece quasi portare la mano allo stomaco. Si voltò subito cercando di offrire ai due coniugi qualcosa da bere.

"No, tesoro, non scomodarti. Ci siamo accertati che va tutto bene, noi togliamo il disturbo, va bene?" sorrise la bionda, alzandosi.

"Buona giornata, Izuku-kun e grazie per prenderti cura di Katsuki. Sappiamo che non ha un carattere tranquillo e te ne siamo grati per tutto il tuo lavoro" prese parola Masaru, dolce e solare come al solito.

Izuku aprì bocca per rispondere e fu in quel momento che il dolore esplose letteralmente dalle sue viscere, infiammando il suo intero corpo. Si ritrovò a scivolare sulle ginocchia e poi su di un fianco, tossendo e respirando tra i singhiozzi. Faceva male, non era niente che aveva immaginato! Non riusciva neanche più a sentire i suoi pensieri, aveva paura! 

"Izuku-kun!" sentì chiamarsi con tono spaventato dai due Bakugo. 

Mitsuki si portò immediatamente al suo capezzale, cercando di capire quel malore improvviso, Masaru immediatamente prese il suo cellulare già pronto per chiamare un'ambulanza. Izuku tremava e singhiozzava, respirando sempre con più fatica, mentre teneva gli occhi chiusi e le braccia protettivamente intorno al ventre ancora celato.

"Izuku, ti fa male la pancia? Lo stomaco?" chiese la bionda, passandogli una mano tra i capelli. "Fammi vedere, va bene?".

Il ragazzo si arricciò ancor più a pallina, incapace di spiccicare parola, ormai solo rantoli sconnessi. La donna guardò ancora quelle braccia ferocemente premute e lo voltò di schiena, facendogli allentare la presa con ferme mani calde sui suoi polsi freddi e ricoperti di sudore gelido. Nel momento in cui il pancione fu rivelato e una macchia scura nei pantaloni grigio chiaro fece capolino dalle parti intime i due rimasero basiti. 

"M-mi dispiace… mi dispiace tanto…! N-non è colpa di Kacchan… vi prego…!" articolò a fatica, afferrando debolmente un braccio della donna che ancora sconvolta gli fece riposare la testa sulle sue ginocchia dando un cenno all'uomo che a sua volta annuì chiamando l'ambulanza e dando tutte le informazioni necessarie per la richiesta d'aiuto.

"Va tutto bene, Izuku. Respira ed inspira" disse la bionda, ma il ragazzo era perso in un borbottio sconnesso e sempre più debole. "Concentrati su di me, tesoro: ce la puoi fare".

Ma Deku negò e prese a gemere a un'altra fitta. Non era così che voleva e doveva andare, voleva solo Katsuki al suo fianco e sicuramente se ce l'avrebbe fatta a partorire avrebbe dovuto dare molte spiegazioni. E nel mentre che iniziava ad essere tutto veloce, un trambusto sconnesso e di blob che iniziavano a prenderlo in braccio per porlo su una barella, il suo mondo divenne nero.

 

E intanto il primo tempo della partita era già una vittoria sicura per Kacchan e la sua squadra che stavano mettendo alle strette una delle più potenti e favorite squadre di rugby delle università di Musutafu. Ora in panchina, All Might si preoccupava di dare tutte le direttive per riuscire a far meta prima del previsto e portarsi ancor più in vantaggio. 

Fu in quell'attimo di festa che lo smartwatch di Kacchan, sotto al polsino scuro che indossava, vibrò. Senza scusarsi, controllò e trovò l'immagine di una busta, segno inequivocabile di un messaggio appena arrivato: lo aprì e lesse. Il suo cuore si fermò un momento. 

"Mi dispiace, è urgente! Copritemi e vincete!" sbottò velocemente, afferrando la borsa sportiva senza però dire di più. 

Ignorò i richiami dei suoi compagni, del suo coach perché quelle poche parole scritte probabilmente da suo padre gli avevano creato una voragine di paura nel petto. 

 

Izuku-kun è in travaglio.

 

Lui non c'era stato per Deku, aveva infranto la silenziosa promessa di non farlo mai partorire da solo. Il fatto che gli avesse scritto suo padre era perché sicuramente lo avevano scoperto e ora che cosa sarebbe accaduto? Si portò velocissimo fuori lo stadio, trovano un taxi per fortuna parcheggiato ancora negli spazi adibiti alla sosta e fermata accanto al marciapiede dove il tassista stava consumando una ciambella al cioccolato e beveva caffè bollente. 

"Mi scusi! Può portarmi all'ospedale Jaku, per favore?" esclamò il biondo, con il fiatone. L'uomo parve comprendere una certa gravità in quell'esuberante richiesta che gli aveva fatto cadere la ciambella sul tappetino vicino al pedale della frizione con una forte manata sul finestrino e lo invitò a salire. "Le pagherò anche la ciambella, ma si sbrighi!" continuò il giovane. 

Veloce, l'uomo lo portò immediatamente alla meta; Kacchan gli diede un paio di banconote e gli disse di tenersi il resto, buttandosi letteralmente oltre la portiera e correndo a perdifiato verso l'ospedale. Il tassista si alzò il cappello per ringraziarlo: gli aveva ripagato la ciambella per almeno dieci volte. 

Il suo cuore batteva velocissimo, il suo corpo si muoveva da solo, non riusciva a capire nulla. Aveva parlato con una donna alla reception frettolosamente e aveva a malapena capito che Deku era stato portato in urgenza in sala parto al quinto piano. Si era imbucato prima in un ascensore, poi si era fermato al secondo piano e aveva corso ancora, veloce come una saetta lungo le rampe per portarsi al piano stabilito. 

Quando vide i suoi genitori seduti su alcune panchine rosse capì tutto e si preparò più o meno a ricevere la ramanzina. 

"Deku?" chiese perlopiù a suo padre.

"E' stato portato d'urgenza qui, per ora non sappiamo ancora nulla" spiegò Masaru, distogliendo lo sguardo incredulo. 

Kacchan aprì la bocca per parlare, dire qualcosa ma tutto quello che riuscì a vedere fu un manrovescio di sua madre fargli voltare rabbiosamente la testa in direzione di una finestra che mostrava un cielo che man mano diventava sempre più nuvoloso e temporalesco. Uno schiaffo così duro non l'aveva mai ricevuto.

Si concesse di guardare sua madre che ardeva di rabbia cieca ma non disse nulla: alle spalle della donna si aprì una delle due porte bianche e ne uscì una donna rabbit vestita di un camice verde acqua e mascherina. 

"Chi di voi è Katsuki?" chiese.

"Sono io" rispose il giovane, facendo un passo avanti. 

Sua madre gli prese un po' troppo bruscamente la cinghia del borsone che ancora aveva a tracolla senza dirgli nulla: c'era solo disprezzo nei suoi occhi velati di lacrime. Il biondo deglutì e seguì l'infermiera che gli fece prontamente indossare un camice, una cuffia, guanti e mascherina per portarlo nella prima stanza a sinistra dove Deku ansimava e singhiozzava.

Quando lo vide, con quella faccia lentigginosa un po' rossa e sudata ma anche pallida corse senza pensarci al suo capezzale, prendendogli una mano dolcemente.

"K-Kacchan…" ansimò debolmente Deku, sbattendo la testa sul cuscino. "Mi dispiace… hanno scoperto tutto…".

"Va bene, ci penseremo dopo" aggiunse il biondo accarezzandogli i capelli imperlati di sudore.

Fu un lungo momento; Izuku urlò, si torse, pianse e singhiozzò, sbattendo più volte e alzando la testa dal cuscino che gradualmente divenne una tonalità più scura di azzurro. La mano di Katsuki rischiò di venir frantumata dalla feroce stretta che ricevette quasi a intermittenza dall'altro per ogni fitta disumana nel ventre.

Poi fu molto più rapido: allo scoccare delle dodici, Izuku spinse con tutte le sue forze e le sue urla si mischiarono con un pianto che esplose nel piccolo ambiente asettico. Per un momento i due genitori trattennero il fiato, poi videro un piccolo batuffolo che singhiozzava venir preso e poggiato sulla pancia del verdino. 

Se ne innamorarono perdutamente di quel piccolo capolavoro: un bambino di quasi tre chili, con spettinati capelli biondi, occhi smeraldini e una voce forte e chiara. 

"E' un maschietto, complimenti! E anche molto vivace!" sorrise una delle ostetriche, prendendolo per recidere il cordone ombelicale e portandolo a una vaschetta per lavarlo. 

Deku iniziò a singhiozzare, cercando Katsuki che non tratteneva le lacrime per quel momento speciale: avevano avuto un bambino bellissimo, mancava solo il nome che non avevano propriamente scelto perché indecisi sul sesso. Era tutto perfetto…

 

"Perché non ci avete detto di una cosa del genere? Avremmo potuto aiutarvi e sostenervi, invece ci avete tagliati fuori come se fossimo stati i vostri nemici!" scattò Mitsuki, dopo ben due settimane di silenzi per far riprendere Izuku e tornare a casa con il piccolo Keiichi che era stato un gran rubacuori. 

Izuku sedeva sul divano con il bambino attaccato al suo petto a prendere la sua poppata indisturbato, Katsuki gli era in piedi vicino, Masaru, Inko e Mitsuki li fissavano in piedi con sguardi disapprovanti. Ormai però tutto era fatto e non si poteva tornare indietro, purtroppo. 

"E' capitato, sapevamo che non ci avreste mai dato la vostra benedizione" sospirò Kacchan, guardando di sottecchi Deku che aveva uno sguardo spento e colpevole. "Me ne sono preso le responsabilità fin dall'inizio!".

"Ma siete due minorenni!" esclamò Mitsuki, rabbiosa. Il piccolo ebbe un fremito per quella voce alta e colta da istinto materno gli si avvicinò per fargli una carezza alla testolina bionda. "Mi dispiace, mi sto facendo prendere un po' la mano".

"Izuku, mi hai completamente tenuta all'oscuro e hai tradito la mia fiducia. Io, Masaru-san e Mitsuki-san siamo diventati nonni, voi siete genitori e avrete responsabile e per quanto io mi senta ferita da quanto accaduto, avete il mio supporto" spiegò la donna piangente. "Ma devi riguadagnarti la mia fiducia".

"Allora smettila di assillarmi con i tuoi problemi inesistenti, mamma" sottolineò Izuku con le lacrime agli occhi. "Non sei l'unica ad essere delusa! Mi hai sempre fatto pesare la mia vita ma ora basta!".

Il piccino sobbalzò un po' ma prontamente Mitsuki prese a coccolargli la testolina, calmandolo.

"Non posso nascondere che aver scoperto di questa gravidanza quai per caso mi abbia sconvolto ma sono genitore anche io, ora nonno e vi aiuterò più che volentieri" proferì infine parola Masaru, con un sorriso.

Poteva andare tutto bene?

"Hai ancora intenzione di chiedere un'adozione?" chiese piano Kacchan, mentre i tre adulti iniziavano a parlare dei regali, degli aiuti e di tutto il necessario per sostenere quella piccola famigliola. 

"No. L'ho visto e me ne sono perdutamente innamorato, come mi è successo con te" ammise il verdino, cercando le sue labbra per un bacio...

 

"Io vado" proferì il giovane Katsuki Bakugo, prendendo la borsa e controllando frettolosamente il cellulare. 

I suoi amici, dopo che il Capitano li aveva abbandonati dopo quella partita importantissima che però li aveva visti vincitori, erano diventati un po' più freddi nei suoi confronti, feriti dalla mancanza di fiducia. Non avevano capito che cosa fosse accaduto quel giorno per quanto avessero provato a chiedere.

"Dove vai stavolta?" sbuffò Denki, amaro.

"Ho un impegno importante" spiegò Kacchan, portandosi verso la porta dello spogliatoio. Appena aprì la porta per poco si scontrò con Eijiro ed All Might. Inutile dire che ci fu un cambio di umore incredibile. "Devo andare, sono in ritardo" rimarcò ma il rosso crinito non si spostò.

"Devi venire con noi alla festa di Mina. Sai che ci tiene" sentenziò con tono deciso.

Katsuki socchiuse gli occhi. "Non posso, mi dispiace. Ho un impegno più importante".

"Con il tuo ragazzo?" si intromise Shoto, monocorde. Katsuki gli rivolse uno sguardo di fiamme. "Non abbiamo nulla in contrario al fatto che tu abbia le tue priorità in amore ma sei troppo sfuggente ed è arrivato il momento di spiegazioni".

Il biondo deglutì ma improvvisamente sentì un pianto infantile fin troppo familiare e rumore di passi che si avvicinavano: il suo istinto di giovane padre lo portò a spostare Eijiro con una manata forte e a camminare di qualche passo verso la chioma verde ormai lì, a pochi passi da lui.

"Kacchan!" esclamò spaventato il verdino, fiondandoglisi al petto con il piccolo Keiichi al petto, in una copertina.

"Deku, che ci fai qui?" domandò perplesso il biondo. Riservò una carezza morbida alla testolina del piccolo che lo guardò con i suoi vividi occhioni smeraldo colmi di curiosità. "Dovevo passare io a prendervi per andare dai miei".

"Mi hanno bussato al cancello del palazzo e quando sono sceso c'erano due ragazzi alti, muscolosi che avevano strane intenzioni. Ho fatto in tempo a correre fino a qui… sono spaventato, Kacchan!" esclamò in lacrime il verdino, afferrandogli un lembo della maglia.

"Li hai visti in faccia, Izuku?" domandò il biondo, in un fil di voce.

"Non del tutto, era troppo buio… ma uno era alto, con i capelli scuri e pieno di cicatrici e piercing. L'altro magro con un cappello sulla testa".

A quel punto, come ironia del destino, All Might e i compagni di squadra di Kacchan si portarono fuori lo spogliatoio, curiosi da quel nuovo volto così gentile. Quando videro il bambino in braccio a Izuku che assomigliava terribilmente a Katsuki capirono tutto.

"E' mio figlio" ammise il biondo, deciso ormai a vuotare il sacco.

"E' per questo che sei sparito misteriosamente per tutti questi mesi?" domandò Eijiro con amarezza, avvicinandosi con i pugni stretti. Sorrise con un cenno del capo a Izuku e ancor più radiosamente al vizino curioso del piccolino che, a tre settimane appariva vispo e affamato di curiosare in quel nuovo mondo in cui era approdato. "Ciao, piccolino! Ah, ma lo sai che ti somiglia da morire? Come si chiama?".

"Keiichi. Keiichi Bakugo" rispose il biondo, arrossendo un po'.

"Quando sei scappato nel bel mezzo del primo e il secondo tempo era per tuo figlio?" domandò curioso ma monocorde Shoto.

"Sì… Izuku era in travaglio e non potevo lasciarlo da solo".

"Beh, è una grandissima novità, non c'è che dire" sospirò pensieroso Denki. "Però, potevi anche dircelo! Non ti avremmo giudicato mica!".

"Kaminari ha ragione" si intromise anche Tenya. "Sei stato tu a dire di non avere pregiudizi, accettando la relazione di Kirishima e Kaminari".

Il biondo distolse lo sguardo, afflitto. All Might, rimasto in silenzio fino a quel momento, gli appoggiò la mano sulla spalla con un dolce sorriso; per un attimo, il suo allievo prediletto fece vibrare il labbro inferiore in uno scoppio segreto di emozioni contrastanti. Di nuovo, nel rispecchiarsi in quegli occhi cerulei e gentili, non riuscì a impedire alle lacrime di rovesciarsi oltre le palpebre. Il biondo scheletrico lo portò al suo petto, accarezzandogli la nuca gentilmente e nel mentre riservò un sorriso amorevole e paterno sia a Izuku che a sua volta lo imitò e al bambino incuriosito.

"Possiamo essere i suoi zietti, allora?" esclamò Denki, innamorato di Keiichi. Gli fece una smorfia, il piccolo sorrise. "Avete visto? Già gli piaccio! Gli sono simpatico!".

"La prossima volta però fidati di più di noi, d'accordo, Baku-bro?" fece eco Eijiro. 

In quel momento, Tenya e Shoto che erano gli unici rivolti dall'altro lato del corridoio videro due uomini alti avvicinarsi con dei cappelli tirati così tanto sulle teste da oscurare completamente i volti.

"Chi sono?" domandò Shoto, socchiudendo gli occhi.

"Kacchan!" esclamò spaventato Izuku. "Sono loro, quei due che mi hanno bussato!".

Il biondo infervorato si voltò immediatamente verso i due poco raccomandabili, interponendosi tra di loro e il suo compagno e bambino. Anche All Might si fece serio e guardingo.

"Che cosa volete? Non potete entrare qui!" esclamò fiero Tenya.

"Ah, ma noi siamo dell'assistenza sociale!" sogghignò il tipo dalle numerosi cicatrici e piercing. "Siamo qui per prendere quel bambino dai due genitori-bambini irresponsabili".

"Voi non li toccherete neanche con un dito, capito?" schermò prontamente Denki.

"Toglietevi di mezzo e nessuno si farà male" replicò più deciso l'altro, la cui voce era bassa e gutturale.

In un attimo, il ragazzo dai piercing si gettò verso Izuku con uno scatto degno di un bravissimo giocatore di rugby, estraendo un piccolo coltello da una delle tasche della sua giacca scura: fu però una questione di attimi. All Might gli bloccò il polso, gli serrò la gola nella piegatura del braccio facendolo piroettare e torcere il braccio con l'arma dolorosamente.

"Getta quell'arma!" intimò freddamente.

L'altro tentò di fare la sua mossa ma immediatamente fu accerchiato da Denki, Eijiro e Shoto, con Tenya che controllava che non ci fossero altri malintenzionati. Rapido e preciso, tolse ad entrambi i cappelli e appena videro i loro volti il tempo parve fermarsi per un istante. 

Keiichi, a tutti quel trambusto iniziò a singhiozzare, spaventato e poco a poco anche Izuku, in un blando tentativo di calmarlo, si lasciò vincere dalle lacrime della paura, che tutto era forse finito per il meglio. 

"Ma voi siete…" espirò incredulo Denki.

"… il capitano Tomura Shigaraki e il suo co-capitano, Touya Todoroki detto Dabi" evidenziò Shoto, con rabbia. "Mio fratello maggiore" continuò con disprezzo. Afferrò Dabi per il bavero. "Che cosa sei venuto a fare qui? Non ti basta aver gettato la nostra famiglia nello scompiglio?!".

"E' tuo fratello?" rimarcò stupito Eijiro.

"Già. Purtroppo" rispose il bicolore, tornando a fissare il fratello maggiore sogghignante. "Rispondimi, Touya!".

"Rilassati, fratellino. Mi ero solo venuto a prendere una piccola rivincita su questo pallone gonfiato che è il vostro capitano. Ha avuto la presunzione di abbandonare la vostra squadra dimostrandosi un egocentrico del cazzo e ci ha fatto incazzare!" ringhiò Dabi, dopo un primo momento di scherno.

"Quando abbiamo saputo che aveva un figlio… immagina la nostra gioia" continuò mellifluo Shigaraki.

Izuku si parò maggiormente dietro Katsuki che fumava di rabbia. Era pronto a far volare pugni contro quei due bastardi che erano stati scorretti durante la partita di tre settimane fa. 

"Non è per presunzione che il nostro Capitano ha abbandonato la partita prima del previsto! Era per urgenza!" scattò Eijiro, rabbioso. "E non permettetevi mai più di pensare anche solo di alzare un dito sul suo compagno e il bambino!".

"A questo punto mi concederò una parola con il vostro allenatore, Enji Todoroki detto Endeavor" evidenziò stoico All Might. "Iida Shonen, dammi una mano a portarli nella mia auto. Ci sarà un bel da dire stasera".

Quando i due manigoldi furono portati via, Kacchan sospirò voltandosi verso Izuku per abbracciarlo e baciare la testolina di Keiichi che non aveva smesso di piangere. Ora si sentiva così leggero, come se un peso che aveva iniziato a comprimergli il petto si fosse finalmente alleggerito. 

"Ora puoi venire a festeggiare con noi" mormorò Denki, con un dolce sorriso. "Andiamo alla festa di Mina, sono sicura che anche le altre ragazze avranno voglia di vedere tuo figlio". 

Il biondo guardò Izuku che annuì, dondolando piano il piccolo Keiichi ora più calmo da tutte quelle attenzioni. Era così felice, la sua vita era sì cambiata ma sarebbe anche stata piena di positività e nuovi percorsi. Non aveva mai immaginato che a lungo andare si sarebbe ritrovato padre in un'età così giovane ma era fiducioso che con i suoi amici, All Might, il suo meraviglioso compagno Izuku e i loro genitori lo avrebbero supportato con determinazione e profonda stima.

Si permise una lacrima lungo la guancia e non la strofinò. Izuku era bellissimo mentre sorrideva, cercando di rispondere a tutte le domande dei curiosissimi Eijiro e Denki, innamorati del bambino, quest'ultimo continuava a guardarsi intorno con un faccino davvero adorabile. 

La stanchezza era dissolta come neve al sole. Ora dinanzi aveva solo un futuro luminoso dinanzi.

"Kacchan, grazie" sussurrò Izuku, prendendogli la mano, mentre si avviavano verso una serata speciale. 

"Perché?".

"E' merito tuo se non ho abortito ed è ancora merito tuo se non ho ceduto all'idea di dare in adozione nostro figlio" continuò il verdino, con sguardo innamorato. 

"A quando un altro bambino?" esclamò radioso Denki. 

I due genitori giovanissimi arrossirono, poi Eijiro scoppiò a ridere, schiaffeggiando il sedere del suo fidanzato, superandoli di poco con un'espressione maliziosa. Deku e Kacchan si scambiarono uno sguardo quasi complice. Magari più avanti, forse quando le cose si sarebbero sistemate. 

Per ora si godevano solo la loro perfetta, piccola e solida famiglia.

 

The End

  
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