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Autore: Fiore di Giada    22/10/2021    0 recensioni
[[Il trionfo di un impero]]
Ho trovato questo vecchio romanzo, che fa parte della collana "I grandi dell'avventura", pubblicata negli anni 70, nei libri di mia zia. E, da brava fan dell'avventura in Oriente, stile Salgari, l'ho requisito e l'ho letto.
Luigi Motta, secondo me, è un autore di buon livello, per quanto inferiore a Salgari nell'avventura pura, e, per questo, ho deciso di scrivere una fanfic su un suo romanzo.
Questa breve flash fic è uno spaccato sui pensieri del cattivo, Kalipan, quando scopre la verità sul suo passato e su quello che ha fatto.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Con mano tremante, apro il medaglione consegnatomi da Heola.
Ho paura di quello che troverò, ma una forza irresistibile muove le mie mani.
Devo conoscere la verità sulle mie origini e il legame che mi lega a Heola.
Poi, potrò affrontare l’agonia della Torre del Silenzio.
Nessuno degli uomini di Namur e Lahor si muove e io non ne capisco il motivo.
Riderei, se la mia situazione non fosse così tragica. Non devo farmi illusioni.
Sanno di avermi in loro potere e possono concedersi un simile lusso.
Sono ferito ad una spalla, ma, anche se fossi sano, sarebbe facile per loro sopraffarmi.
Sono i miei ultimi istanti di libertà, prima della mia condanna.
Dentro l’amuleto è presente un foglietto di carta, ormai ingiallita dal tempo.
Cauto, lo prendo e lo apro.
Poche parole risaltano sulla carta e io, cercando di frenare l’ansia, leggo.
- Hilmeda, figlia di Deskaipur, rajah
Di Bischapur, per gloria di Brahma. –
 
Per alcuni istanti, resto inebetito, pietrificato.
Con queste poche, semplici parole, io sono condannato.
La Torre del Silenzio, per quanto tetra, mi pare ora una condanna fin troppo lieve.
Ansimo. Come ho potuto macchiarmi di una simile infamia?
Una crudele luce, implacabile, illumina la tenebra delle mie origini.
Io sono il figlio maggiore del vecchio Sravana, rajà detronizzato di Bischapur.
E’ lui l’uomo che, nei miei ricordi, mi abbracciava e si allontanava, sofferente, seppur fiero.
E il bambino nella culla è Heola.
Tutto acquista un senso.
Ho ucciso mio padre e ho cercato di uccidere mia sorella, colpevole di rifiutare il mio amore indegno.
No, non merito alcun perdono per i miei atti.
Lacrime di tardivo rimorso bagnano il mio viso e il mio respiro accelera. Non posso piangere.
Mio padre non merita il pianto impuro d’un figlio indegno.
Eppure, non riesco a frenare la mia disperazione.
Il rimorso, inesorabile, mi colpisce allo stomaco.
E crollo, le mani strette attorno al foglio.
Brahma, proteggimi! –



   
 
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