(Rufy/Nami)
Improvvisamente, aprì gli occhi svegliandosi completamente e alzò la testa per incontrare il sorriso sghembo di lui.
Accidenti, ti amo così tanto, stupido idiota!
Si accocolò di più tra le sue braccia e grugnì, "Mi raccomando, Monkey D. Rufy. Hai fatto una promessa, se non la mantieni ti ammazzo."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Avevo
semplicemente voglia di scrivere una fanfiction sulla mia OTP di One
Piece e ho optato per qualcosa di più dolce. É
leggera e molto soft, spero che vi piaccia.
- TOGETHER-
Un altro
assalto, un altro scontro con i Marines e un altro giorno in
cui Rufy ne esce ferito e sfinito. Molto ferito. Le ferite erano
fresche e aperte. Qualsiasi essere umano con un briciolo di cervello si
sdraierebbe su un letto per riposare.
Ma non Rufy.
Perchè il capitano non era un essere umano normale, invece
di andare a letto e si presentò da lei tutto bendato dalla
testa ai piedi, preoccupato perchè lei invece aveva una
caviglia slogata.
Una cavolo
di caviglia slogata.
Assurdo.
Nami
sospirò e ripetè per la centesima volta, "Rufy,
non devi preoccuparti per me. Ti ho detto che sto bene."
Ma il
Capitano era testardo come un muro e non demordeva. "Non se ne parla
Nami! E se cadi per il troppo dolore? E se perdessi i piedi?!"
Rufy aveva
davvero una fervida immaginazione, Nami non poteva fare a meno di
chiedersi se credeva davvero alle cose che diceva. La navigatrice fece
un sorriso forzato e sbattè le palpebre, "A volte mi chiedo
veramente da dove ti escono queste perle."
"Comunque,
davvero, smettila di preoccuparti. Posso camminare anche da sola."
La ragazza
si alzò e iniziò ad allontanarsi da lui quando
improvvisamente una forte fitta alla caviglia la colpì
costringendola ad appoggiarsi al muro vicino alle scale.
Imprecò per il dolore.
Faceva male.
Molto male. Non poteva vederlo ma sapeva benissimo che Rufy dietro di
lei stava sorridendo vittorioso.
Lei
sospirò e con le spalle ancora voltate disse, "Avanti, vai.
Di' "te l'avevo detto"."
Non si mosse
aspettando che lui dicesse qualcosa, che ridesse di lei ma non accadde
nulla. Improvvisamente, senza che lei se lo aspettasse, Rufy avvolse un
braccio intorno alla sua vita e una sotto le sue gambe sollevandola
senza troppe difficoltà, guardandola con un sorriso a
trentadue denti.
"Rufy! Ma
che diav-"
"Prima mi
hai impedito di portari in spalla, quindi ho deciso di optare per
un'altra soluzione: stile a mo di sposa."
Mo di sposa?
E questo dove cavolo l'aveva preso?
"Sei uno
stupido! Un idiota", Nami cercò di tirargli un pugno in
faccia ma lui lo schivò.
La sua
espressione si fece seria e sussurrò, "Smettila di essere
così orgogliosa. Sono qui per aiutarti, perchè
non lo capisci?"
Nami chiuse
gli occhi, circndò le braccia intorno al suo collo cercando
di non sfiorare le ferite sotto le bende e nasconse il voltò
nell'incavo inalando il suo profumo. Disse dolcemente, "Rufy, mi sono
appena slogata una caviglia. Non è un problema
così enorme. Sì, mi fa malissimo, ma tu hai
bisogno di riposo. Sei ridotto molto peggio di me."
"Io sono
preoccupato per te", sussurrò lui quasi frustrato.
Nami sapeva
perchè lui era preoccupato per lei: sapeva che Rufy pensava
che fosse colpa sua se si era ferita male. Nel bel mezzo del
combattimento contro una nave della Marina, Rufy fu copito e
andò a sbattere accidnetalmente contro di lei, Nami aveva
cercato di fare quello che poteva per impedire che entrambi cadessero a
terra in modo abbastanza doloroso, ma in tutto ciò, lei
finì per slogarsi la caviglia. Niente di grave infondo.
Perchè era difficile per lui capirlo?
Dopo tutto,
non era niente in confronto ai diversi pugni e ferite che aveva
ricevuto lui.
Questo suo
altruismo la faceva mandare fuori di testa e non in senso positivo. Lui
dovrebbe essere a letto a riposare e non a starle intorno per una cosa
così sciocca. Nami provò un approccio diverso e
più dolce:
"Senti Rufy,
sono un po' stanca. Perchè non andiamo a letto? tanto non
credo che a Robin dispiaccia."
Ma cosa
stava dicendo? Maledisse la sua bocca per quella sparata a dir poco
assurda. Una donna adulta che dorme con un ragazzino? Bella figuraccia
Nami, pensò. Conosceva Rufy e sapeva che non nutriva nessun
sentimento romantico per l'archeologa, se non profonda stima e fiducia,
stesso sentimento che lo legava a tutti i membri dell'equipaggio.
Quindi non
aveva nessun motivo per sentirsi minacciata.
"Ok!
Andiamo!"
Nel momento
esatto in cui pronunciò queste parole, Sanji li raggiunse
per poi spalancare la bocca fino a terra e sgranare gli occhi a dir
poco oltraggiato come se davanti a lui ci fossero due creature assurde.
"Rufy
dannato! Come osi tenere Nami-san in quel modo?!", ringhiò
squadrando quell'abbraccio.
Nami
alzò le mani per calmarlo, "Va tutto bene Sanji-kun. Sono
stanca e Rufy si è solo offerto di aiutarmi."
"Ma
Nami-swaaan, tu non hai bisogno di lui", piagnucolò Sanji
facendo il broncio. Poi fece gli occhi a cuore: "Se vuoi posso aiutarti
io."
A volte Nami
si chiedeva se Sanji pensava veramente che lei avesse scelto lui per
farsi accompagnare ad andare nella sua stanza. Insomma, credeva fosse
ovvio che lei era innamorata di Rufy da un bel po' di tempo. Non che
lei lo avesse dichiarato apertamente, ma pensava che tutti avessero
capito. Robin sicuro lo sapeva, del resto, lei in quanto adulta e
matura aveva una certa intuzione, ma il restante membro dell'equipaggio
non aveva detto nulla a proposito o menzionato qualcosa a riguardo.
Si chiese se
anche Rufy lo sapesse. No, probabilmente no. Forse era l'ultimo dei
suoi interessi instaurare una relazione romantica con qualcuno.
Da una parte
le dispiacque. Avrebbe voluto che almeno lui lo sapesse. Ma da una
parte non aveva importanza, a Nami bastava il legame che avevano
adesso: la stima e l'incondizionata fiducia e la lealtà che
avevano l'uno per l'altra. Sì, pe rlei era abbastanza.
Ma a volte,
una parte di lei pensò che invece non era abbastanza. Che
invece voleva qualcosa di più. Forse era egoismo? Non lo
sapeva.
"Beh,
preferisco invece che sia Rufy ad accompagnarmi, ma grazie per esserti
preccupato Sanji-kun. Andiamo, Rufy. Dobbiamo anche controllare le tue
fer-" si fermò a metà frase nel momento esatto in
cui guardò il suo capitano che la guardava accigliato.
Accidenti,
che cosa ho detto adesso? Pensò.
"Mmh, certo,
Nami", distolse lo sguardo da lei per poi iniziare a incamminarsi verso
la stanza della navigatrice con ancora lei tra le braccia.
***
"Vieni Rufy, andiamo a dormire.", sospirò lei massaggiandosi
le tempie.
"Ahhh Nami,
voglio finire di vedere questa rivista!" piagnucolò Rufy non
riuscendo a credere come la sua navigatrice fosse in grado di leggere
robe così noiosi.
"Rufy, vieni
a letto. Non costringermi a trascinarti per i capelli."
Il ragazzo
piombò immediatamente vicino a lei.
Lei sorrise,
"Bravo, decisione molto intellegente"
Prese un
cuscino e tirò su le coperte per fare più spazio
per poi coprire entrambi. Aiutata da Rufy, cercò di trovare
una posizione in modo che la caviglia non le facesse male.
"Nami,
perchè vuoi che io mi sdraiassi con te?", mormorò
Rufy guardandola incuriosito.
"Perchè
me lo chiedi? Ti crea qualche problema?", lui scosse la testa e lei
continuò. "Beh, con te mi sento al sicuro..."
arrossì, " e poi... Tu hai bisogno di riposare. Sei un
essere umano anche tu, lo sai?"
Lui
annuì e avvicinò la ragazza al suo petto. Il
cuore di lei perse un battito e trattenne il respiro. Poteva sentire il
cuore di Rufy, batteva con un ritmo regolare facendola quasi rilassare.
Quei battiti
fecero capire a Nami cosa l'aveva fatta così tanta
arrabbiare: era preoccupata per lui, preoccupata che un giorno potesse
quasi rischiare la vita perchè era uno degli uomin i
più ricercati al mondo. Aveva una paura immane che un giorno
qualcuno potesse portarglielo via.
Lui, come se
le avesse letto nei pensieri, la anticipò.
"Nami. Io
sono qui. Non vado da nessuna parte. Non vi lascerò mai,
siete i miei Nakama. Io non ti
lascerò mai, sciocca."
Il suo tono
era quasi da rimprovero. Non c'era nessuna traccia di dubbio o
incertezza, anzi, parlava come se quella fosse una promessa. Se
l'avrebbe mantenuta, non ne aveva idea, ma decise di credere in lui.
Sapeva che nessuno in questo mondo era invincibile, nemmeno Rufy o Zoro
o Sanji, ma le piaceva pensare che lui lo fosse e che nessuno poteva
sconfiggerlo.
"Sai che ci
vuole ben altro per mettermi al tappeto. Ho voi ragazzi al mio fianco,
quindi io so che starò bene. Staremo tutti bene.", il tono
della sua voce era bassa e gentile.
Nami trovava
incredibile come Rufy fosse così emotivo con le persone
intorno a lui, specie con quelle con cui era più legato.
Soprattutto con lei. In qualche modo, lui la conosceva bene, sapeva di
cosa lei avesse bisogno. Come se lui fosse dentro la sua testa, come se
si trovasse dentro il suo cervello e il suo cuore.
Sì,
era innamorata di lui - non aveva letteralmente dubbi su questo - e del
legame che erano riusciti a formare.
"Me lo
prometti, Rufy?"
"Sì."
"Come puoi
esserne così sicuro?", chiese lei con gli occhi socchiusi
mentre il sonno la stava piano, piano catturando.
"Perchè
voglio stare con te per sempre, shishishi."
Improvvisamente,
aprì gli occhi svegliandosi completamente e alzò
la testa per incontrare il sorriso sghembo di lui.
Accidenti,
ti amo così tanto, stupido idiota!
Si
accocolò di più tra le sue braccia e
grugnì, "Mi raccomando, Monkey D. Rufy. Hai fatto una
promessa, se non la mantieni ti ammazzo."
Lei lo
sentì irrigidirsi e, con ancora la testa appoggiata sul suo
petto, sorrise abbandonandosi in un sonno profondo.