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Autore: BeaBia92    26/10/2021    0 recensioni
Finale alternativo per Billy Russo di The Punisher
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billy Russo, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LUCKY DAY


La giornata di Brianna non poteva andare decisamente peggio. Non sapeva ancora però quanto si sbagliava, era ovvio che non ci fosse mai fine al peggio. O no?

La mattinata della donna era partita con il piede storto dal momento in cui lei voleva riposare in vista del turno di notte alla clinica veterinaria, in cui lavorava con passione da quasi otto anni; e i suoi vicini glielo impedivano.

Avevano avuto infatti la brillante idea di diventare proprio quel giorno dei ristrutturatori, il baccano che facevano era insopportabile e non poteva esserci altra spiegazione se non che stessero rivoluzionando l’intero appartamento.

A nulla erano valsi i tappi per le orecchie o l’andare a bussare alla porta per chiedere una tregua.

Avevano continuato imperterriti.

Se non poteva riposare, almeno poteva godersi una bella doccia calda e ristoratrice, ma anche in questo caso Brianna aveva fatto male i suoi calcoli.

Il già quasi rottame di boiler aveva deciso di dare i suoi ultimi respiri proprio mentre lei era sotto la doccia, dovette perciò terminare di lavarsi con l’acqua fredda.

Provò a chiamare il manutentore, ma ovviamente era irraggiungibile. Gli lasciò quindi un messaggio in segreteria e chissà quando lo avrebbe ascoltato.

Brianna diede un’occhiata all’orologio appeso alla parete, le rimanevano pochi minuti per prepararsi e uscire di casa, altrimenti avrebbe perso la metro e sarebbe arrivata in ritardo.

Vista la giornata era meglio non tentare la sorte.

 

Brianna stava percorrendo a piedi quei pochi metri che la separavano dalla stazione alla clinica veterinaria aperta ventiquattr'ore su ventiquattro.

Quel giorno le sarebbe toccato il turno di notte e fortunatamente sarebbe stata da sola. Di certo non avrebbe retto intrattenimenti o chiacchierate varie con il collega.

Era una notte in mezzo la settimana e di solito non c’era granché movimento.

Stava pensando a quello, mentre reggeva in mano un bicchiere di caffè bollente, comprato appena uscita dalla metro.

Aveva deciso di mettere un po’ di caffeina in corpo o rischiava di crollare a metà del turno.

Qualcuno le andò addosso, un tipo in giacca e cravatta, che non aveva minimamente guardato dove camminava.

Inutile dire che quanto restava della gustosa bevanda calda si riversò sui suoi vestiti.

Brianna a quell’ennesimo colpo di sfortuna alzò gli occhi al cielo e mandò una serie di imprecazioni mute.

Quale congiunzione astrologica c’era quel giorno per farle andare tutto così storto?

Lato positivo era che la clinica avesse in dotazione una piccola lavasciuga, che di solito usavano per le coperte, ne avrebbe approfittato. Tanto durante il turno non avrebbe indossato i suoi abiti, bensì una divisa, oltre al classico camice bianco.

Eh sì, Brianna era una dottoressa, che curava gli animali di ogni genere e dimensione. Erano la sua passione fin dalla più tenera età e ne aveva fatto una professione.

Aveva studiato con cura e dedizione al Westchester Community College e si era laureata ottenendo il massimo dei voti.

 

Brianna era seduta comodamente alla sua scrivania ad aggiornare alcune cartelle dei suoi pazienti pelosi, quando sentì il classico suono di avviso dell’apertura della porta automatica.

“Arrivo subito!” disse ad alta voce.

Prima di andare verso il bancone dell’accettazione entrò nella saletta di fianco il suo ambulatorio e diede una veloce occhiata alla lavasciuga. Aveva quasi finito il suo programma.

Quando raggiunge l’accettazione non vide nessuno, si era forse sbagliata?

Fu in quel momento che i suoi occhi chiari notarono a terra una scia di sangue e fu in quel momento che avvertì l’inconfondibile suono del cane di una pistola che veniva azionato all’indietro.

La giornata era decisamente peggiorata ulteriormente.

A Brianna venne da ridere quasi istericamente, riuscì a trattenersi per poco.

Alzò lentamente le mani e iniziò a girarsi verso il suo aggressore dicendo:

“Senti, sei nel posto sbagliato se vuoi rubare qualcosa..” lei non poté aggiungere altro perché il suo sguardo si fermò sulle condizioni dell’uomo che le puntava la pistola.

Si reggeva in piedi a malapena, la mano libera era posata sulla pancia e si vedeva che dalle dita lunghe e affusolate fuoriusciva del sangue.

Aveva anche una ferita alla spalla destra.

“Aiutami..” le ordinò lui.

Brianna non si fece prendere stranamente dal panico, nonostante il pericolo che correva.

Decise che lo avrebbe assecondato, anche se era solo una veterinaria, avrebbe fatto il possibile per aiutarlo.

“Mi lasci bloccare la porta automatica?” gli chiese mantenendo le mani alzate “In questo modo nessuno ci disturberà..”

La donna voleva inoltre evitare che qualcun altro entrasse nella clinica e si trovasse suo malgrado in ostaggio come lei. Per quello era più che sufficiente una persona.

Teoricamente avevano un protocollo in caso di rapina, peccato che quella non fosse per niente una rapina.

Brianna premette il bottone e la porta automatica emise il suono del blocco.

“Spegni anche le telecamere..” ordinò ancora lui, nonostante il suo stato si era accorto che l’ingresso e la zona accettazione erano dotate di videosorveglianza.

La donna eseguì senza fiatare, dopodiché gli fece strada verso la sala operatoria.

Quell’uomo doveva essere straordinariamente forte o perlomeno aveva una grandissima forza di volontà a voler vivere. Riusciva infatti ancora a reggersi in piedi e a camminare con solo qualche difficoltà e qualche barcollamento.

Brianna decise che doveva trattarsi di un soldato, era l’unica spiegazione plausibile che le presentava la sua mente.

“Non starai molto comodo..” gli dava direttamente del tu, il volto, anche se ricoperto di cicatrici, mostrava un’età vicina alla sua.

Lui scrollò leggermente le spalle, appoggiò a terra il borsone nero e, lasciandosi sfuggire un gemito di dolore, si distese in parte sul freddo tavolo operatorio di metallo.

Brianna intanto prendeva tutto l’occorrente che le sarebbe servito, le mani aprivano i vari scomparti in modo sicuro. Aveva eseguito diversi interventi e sapeva muoversi in quella stanza come nelle sue tasche.

Era diverso tempo che non curava un essere umano, quando stava studiando infatti aveva seguito un corso obbligatorio sull’anatomia umana e delle nozioni base di primo soccorso. Era addirittura riuscita ad incastrare tra gli studi e gli esami del volontariato nella Croce Rossa; quindi una mezza idea su come procedere ce l’aveva.

La donna si lavò accuratamente le mani nel lavello posto sull’altro lato della stanza ed indossò i guanti.

Sentiva gli occhi dell’uomo puntati addosso, non la lasciavano un attimo, scrutavano ogni sua minima mossa.

Cosa credeva? Pensava forse che lei avrebbe tentato la fuga con un’arma puntata addosso? Dove sarebbe potuta andare? Avrebbe solo messo in pericolo altre persone, era meglio continuare ad assecondarlo.

Inoltre vedendolo ridotto in quello stato non poteva fare a meno di chiedersi chi lo avesse conciato così.

Lui sollevò lentamente la maglia inzuppata di sangue e mostrò il suo addome chiaro e scolpito, guastato da quei terribili colpi di proiettile.

“Cos’è quello?” chiese lui, notando che Brianna teneva in mano una siringa piena di liquido trasparente.

“Anestetico locale..” mentì lei, ma mantenne il tono calmo “A meno che tu non voglia saltare su non appena cercherò di estrarre le pallottole..” lo guardò attendendo trepidante una risposta “Ti darei un sedativo, ma dubito che approveresti e non conosco i dosaggi per gli umani..” mentì nuovamente mostrando la sua migliore faccia da poker.

In realtà dentro la siringa c’era proprio un potente sedativo e come dosaggio aveva preso quello per gli alani, aveva valutato velocemente che in quanto a peso doveva più o meno essere quello.

“Senti, pistola o meno, ti aiuterò..” cercò di convincerlo “Non ho intenzione di lasciarti morire dissanguato nella mia sala operatoria..”

L’uomo dovette vedere qualcosa nei suoi occhi chiari, una parziale sincerità, perché acconsentì.

Brianna fece il gesto di dirigersi con la mano verso le ferite alla pancia, ma poi fulminea gli conficcò l’ago nel quarto quadrante posteriore in alto a sinistra e premette velocemente lo stantuffo.

Lui non ebbe il tempo materiale di reagire, mostrò solo sorpresa e un principio di rabbia, non appena capì cosa aveva fatto lei.

“Sogni d’oro..” gli augurò la donna, prendendogli la pistola prima che cadesse a terra.

La poggiò velocemente sul ripiano li vicino e sufficientemente lontano da quello sconosciuto.

L’uomo ora era completamente disteso sul tavolo di metallo e lei aveva tutto il tempo e la tranquillità per lavorare.

Era stata sincera quando gli aveva detto che lo avrebbe curato. Nessuno si meritava di morire in quel modo e di certo non avrebbe fatto molta strada da solo in quelle condizioni.

Gli collegò al braccio sinistro una flebo di liquidi e concentrata cominciò il suo metodico lavoro. Era entrata in modalità intervento e niente l’avrebbe distratta fino alla fine dello stesso.

Con una lunga e stretta pinzetta scavò delicatamente dentro la prima ferita all’addome, individuò quasi subito il proiettile e lo rimosse con facilità.

Passò al successivo e questo le richiese più tempo, era infatti penetrato di più nel corpo.

Per fortuna era riuscita a sedarlo, altrimenti le sarebbe risultato impossibile rimuovere le pallottole, lui di sicuro avrebbe tenuto i muscoli contratti e avrebbe dovuto sostenere molto dolore.

Ancora si chiese chi potesse averlo ridotto in quel modo, aveva anche notato le sue cicatrici sul volto, non era quindi la prima volta che finiva nei guai.

Tornò al suo lavoro, aveva appena finito di cauterizzare e ora si apprestò a suturare le ferite, controllando prima di non essersi lasciata sfuggire eventuali emorragie.

Brianna gli aveva sistemato anche la ferita alla spalla destra, non c’era nessun proiettile in quel caso, era entrato e uscito.

Ripulì per bene la pelle sporca di sangue e applicò il cerotto sulle ferite richiuse.

Ora doveva solo sperare che si risvegliasse e di non aver sbagliato il dosaggio del sedativo.

Il respiro era regolare, così come il battito del cuore, la preoccupava solo il pallore che iniziava a intravedersi sul volto dello sconosciuto.

La maglia da lui indossata era completamente zuppa di sangue, era praticamente inservibile, gliela rimosse aiutandosi con le forbici e la gettò nel cestino dei rifiuti destinati ad andare direttamente nell’inceneritore.

Avrebbe di sicuro trovato qualcos’altro da fargli indossare.

Lo lasciò da solo per poco tempo, giusto qualche momento per andare a verificare che non ci fosse nessuno all’ingresso, voleva continuare a tenere la porta automatica bloccata. Ripristinò però le telecamere, tanto inquadravano solo l’entrata e l’accettazione e non le sale dietro.

Fortunamente era un turno di notte tranquillo, constatò lei tornando verso la sala operatoria.

Approfittò di quei momenti di apparente solitudine per scaricare il caricatore della pistola e rimuovere il proiettile in canna.

Le gare a paint ball si rivelarono finalmente utili.

Appoggiò l’arma su un ripiano distante e si apprestò quindi a pulire la sala operatoria, interrompendosi solo per continuare a monitorare il suo paziente.

Il pallore sul viso si era esteso, non le piaceva molto, ma supponeva fosse per via della perdita di sangue subita.

Dopo seria e lunga valutazione optò per eseguire una trasfusione, il materiale era sicura fosse presente nella sala operatoria e lei era una donatrice universale, infatti il suo sangue era zero negativo.

Quando poteva lo donava a chi ne aveva bisogno, i suoi genitori le avevano sempre insegnato ad aiutare il prossimo.

Era decisamente ai limiti del consentito, avrebbe infatti dovuto eseguire una serie di analisi e avere il consenso da parte dello sconosciuto, ma lui era ancora KO per il sedativo. Infine lei non era nemmeno un medico per gli esseri umani.

Se si fosse scoperta una cosa simile, avrebbe seriamente rischiato di compromettere la sua carriera.

Ormai però era in gioco e tanto valeva continuare, voleva offrire più possibilità di sopravvivenza a una persona di cui non conosceva nemmeno il nome e che le aveva puntato un’arma addosso.

Brianna si sedette su una comoda sedia e iniziò la procedura per la trasfusione.

 

Billy si risvegliò dopo diverso tempo, si sentiva intontito e ci mise un po’ a mettere a fuoco.

La testa era poggiata su un cuscino duro e percepiva una coperta ruvida adagiata su di sé.

A quel punto la sua mente gli ricordò gli ultimi eventi: Krista a terra con i vetri della finestra sparpagliati vicino, l’aggressione alla Madani e di come lei lo avesse ferito.

Ricordò che con solo la sua estrema forza di volontà era riuscito a raggiungere quella clinica veterinaria e infine gli venne in mente quanto avvenuto nella sala operatoria.

Come lei lo avesse ingannato e lo avesse sedato.

Fece per alzarsi, ma una mano calda lo trattenne al suo posto.

“Va tutto bene, sei al sicuro..” lo rassicurò la donna dai capelli castani e leggermente mossi, legati in una morbida coda di cavallo.

Lui rimase disteso, ma con lo sguardo cercò subito la sua arma.

“Oh cerchi quella?” gli domandò Brianna scostandosi leggermente con la sedia e facendo un cenno al ripiano distante su cui era appoggiata l’arma opportunamente scaricata. “Sai non è una buona idea puntare una pistola carica contro chi sta cercando di salvarti la vita..” lei non riuscì proprio a trattenersi “Potrebbe essere controproducente..”

Billy la squadrò negli occhi chiari per un lungo momento, prima di mettersi a ridere.

“Ahi..” gemette lui fermandosi, sentiva i punti tirare.

“Vedi di non rovinare la mia perfetta opera d’arte..” lo rimproverò lei.

“Perché?” domandò lui semplicemente.

“Cosa intendi?” replicò lei arcuando le folte ed espressive sopracciglia.

“Mi avevi messo KO e disarmato, eppure non vedo agenti della polizia..” constatò Billy rimanendo disteso.

“Volevi che li chiamassi?” domandò allora lei retoricamente. “Ho pensato solo che la priorità fosse quella di salvarti la vita e come ti ho già detto prima non ti avrei fatto morire dissanguato nella mia sala operatoria..” Brianna si alzò e cominciò la procedura per rimuovere i diversi dispositivi utilizzati per la trasfusione.

Dato che si era risvegliato e il pallore era diminuito notevolmente dal volto, pensò che il sangue donato fino a quel momento fosse più che sufficiente.

Lui la guardò con palese sguardo interrogativo.

“Ti ho fatto una trasfusione di sangue, sono una donatrice universale..” gli spiegò.

“Fai così con tutti quelli che ti puntano un’arma addosso?” chiese lui incuriosito.

Quella donna era decisamente particolare e aveva agito in un modo che non si sarebbe mai aspettato.

“Non lo so, sei il primo..” rispose lei sinceramente “Hai intenzione di dirmi il tuo nome o rimarrà un mistero?”

“William..” disse lui senza esitazione, quello almeno glielo doveva visto quanto si era prodigata a curarlo.

Brianna si era allontanata dal tavolo per gettare i dispositivi utilizzati nel cestino dei rifiuti speciali.

“Mancano ancora un paio d’ore alla fine del mio turno e voglio che tu rimanga disteso quanto più tempo possibile..” lei utilizzò un tono che non ammetteva repliche, quello classico utilizzato dai medici. “Ora devo andare ad aprire la porta automatica, altrimenti desterei sospetti nel collega che arriverà..” aggiunse “Mi prometti che non ti muoverai?”

Billy valutò quanto lei gli chiedeva, si sentiva ancora mezzo intontito e dubitava di essere in grado di alzarsi senza difficoltà.

Stare lì ancora un po’ di tempo non era una cattiva idea, inoltre aveva capito di potersi fidare della donna.

Annuì semplicemente in risposta.

“Ah io sono Brianna..” si presentò lei prima di allontanarsi dalla sala.

Billy rimase disteso a pensare che una volta tanto la fortuna era stata dalla sua parte, aveva trovato una donna in gamba e intraprendente, che lo aveva aiutato senza riserve nonostante di fatto fosse per lei uno sconosciuto.

Sapendo di essere per il momento al sicuro si concesse di chiudere gli occhi e si addormentò.

 

Brianna con la sua determinazione e testardaggine, ne aveva da vendere in effetti, era riuscita a convincere Billy a rimanere sotto la sua osservazione. Perciò non solo aveva aiutato una persona mai vista a scampare a morte certa, ora se la portava addirittura in casa!

C’era decisamente qualcosa che non andava in lei, la regola di non dare retta agli sconosciuti non le era stata inculcata molto bene.

La donna sentiva però di potersi fidare di lui, glielo diceva l’istinto; lui non le avrebbe fatto del male.

Nella tranquillità del suo appartamento poteva tenerlo monitorato e aveva anche diretto accesso alla sua riserva di medicine: aveva ancora degli antibiotici e degli antidolorifici non scaduti nel suo mobiletto del bagno.

Un’intera giornata sotto il suo scrupoloso sguardo medico sarebbe stata sufficiente, avrebbe notato se a Billy fosse salita la febbre per via della trasfusione o se avesse sviluppato altri sintomi sarebbe potuta intervenire prontamente.

Parlarono del più e del meno senza entrare troppo nel personale, come se entrambi volessero mantenere una sorta di mistero.

Nel caso di Billy era ovvio il motivo, non poteva mica rivelarle che era ricercato dalla polizia, che aveva di recente rapinato una banca e diverse gang e che per questo aveva ucciso delle persone. Ma soprattutto che aveva visto morire la donna che iniziava ad amare. Krista, una donna che lo aveva compreso e lo stava assecondando.

Se non avesse già ucciso la Madani lo avrebbe fatto ancora e si sarebbe preso tutto il tempo necessario, visto il suo passato da militare conosceva diversi e simpatici trucchetti.

 

Un nuovo giorno sorse e Billy era definitivamente pronto a lasciare l’appartamento di Brianna. Il tempo di convalescenza che si era concesso era giunto al termine.

Si trovavano entrambi nel piccolo ingresso, vicino alla porta d’uscita.

“Ti sono veramente grato per l’aiuto che mi hai dato..” la attirò a sé in un goffo e veloce abbraccio, doveva anche stare attento a non stringere troppo o i punti gli avrebbero dato fastidio.

“L’ho fatto con piacere, William..” rispose lei con sincerità. “Se volessi rimanere un altro paio di giorni a me non darebbe fastidio..” Brianna rinnovò la sua offerta.

“Non posso approfittare ulteriormente della tua ospitalità e gentilezza..” replicò lui lasciando formarsi un sorriso sul suo volto.

“Ricordati almeno quello che ti ho detto di fare..” continuò lei in tono protettivo, era pur sempre un suo paziente.

“Ho stampato in testa e molto chiaramente le cose che posso e non posso fare, per quanti giorni prendere gli antibiotici e fra quanto togliere i punti..” elencò trattenendo a stento un altro sorriso.

“Le medicazioni..” soggiunse lei.

“Da cambiare ogni due o tre giorni..” rispose lui prontamente “Mi hai redarguito bene, dottoressa..” le fece l’occhiolino. “Grazie..” le ripeté. “Non ci sono molte persone come te e io ne so qualcosa riguardo delusioni e tradimenti..” si lasciò sfuggire senza entrare nei dettagli.

Con la mano del braccio sano sollevò la cinghia del borsone nero, che per tutto il tempo era rimasto chiuso, Brianna non lo aveva mai aperto, neanche per curiosità.

Aprì lui leggermente la cerniera e giusto lo spazio che gli serviva per tirare fuori una mazzetta di banconote.

“Al momento non possiedo molto, ma vorrei che tu accettassi questi come ricompensa per quanto hai fatto..”

Lei lo guardò letteralmente a bocca aperta, aveva visto il taglio delle banconote e beh.. in quella mazzetta ce n’erano diverse con lo stesso valore.

“Non accetto un rifiuto..” l’anticipò lui mettendole in una mano le banconote.

“Io..” Brianna non riusciva ad articolare una frase coerente, non aveva mia visto tanti soldi in vita sua.

“E’ quello che ti meriti..” ribadì Billy capendo quello che lei voleva dirgli “Sono contento di averti conosciuto..”

Aprì la porta e se ne andò. Era apparso improvvisamente e in maniera imprevista nella vita della donna e altrettanto velocemente ne era uscito.

Sul volto di Brianna si aprì un enorme sorriso, mentre provava a contare a mente quanti soldi aveva per le mani.

Era l’occasione giusta per partire per una bella vacanza, aveva diversi giorni di ferie arretrate e ne avrebbe di sicuro approfittato.

Il giorno prima non era stato dei migliori, ma quella giornata era decisamente iniziata nel modo sublime.


******
 

Qualche mese fa ho recuperato The Punisher (ovviamente per la trama -> leggasi Ben Barnes XD) e decisamente non mi è proprio piaciuto come hanno deciso di eliminare il personaggio di Billy Russo, perciò la mia vena creativa della scrittura ha tirato fuori un possibile finale alternativo.

La considero come una one shot un po' più lunga, ma anche un valido what if.

Fatemi sapere cosa ne pensate ;)

  
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