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Autore: SonounaCattivaStella    27/10/2021    0 recensioni
Mo Guan Shan aveva la gola in fiamme. Ogni respiro che faceva era doloroso, come se l’aria si fosse improvvisamente tramutata in carta vetrata e strusciasse incessantemente contro laringe e trachea.
Fu proprio il quel momento che la voce di He Tian lo raggiunse, cogliendolo di sorpresa. Perché si trovava lì? Perché non poteva semplicemente lasciarlo in pace?
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Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: He Tian, Mo Guan Shan, She Li
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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» Prompt: Gola
» Lista: pumpBLANK
» Fandom: 19 days (19天)

» Rating: Verde

!! AVVERTENZA !!
Personale interpretazione di ciò che pensa e prova Mo Guan Shan nella striscia 369

 

 

 

Mo Guan Shan aveva la gola in fiamme. Ogni respiro che faceva era doloroso, come se l’aria si fosse improvvisamente tramutata in carta vetrata e strusciasse incessantemente contro laringe e trachea. Quando l’ossigeno espandeva i suoi polmoni, diversi colpi di tosse gli scuotevano la cassa toracica facendolo rantolare per le stilettate che sentiva attraversargli tutto l’apparato respiratorio. L’aveva messo sotto sforzo quando si era ripetuto di continuare a respirare pur sentendo la costrizione della catena mozzargli il fiato, mentre combatteva con tutte le sue forze per restare in vita.

Quel bastardo di She Li non era mai arrivato a tanto, con lui. Certo, sapeva che tipo di persona fosse e che era pericoloso mettersi contro di lui, ma non si aspettava di finire in bilico tra la vita e la morte solo perché aveva accettato la protezione che He Tian gli aveva offerto comprandogli quel paio di orecchini che ancora stringeva nel palmo della mano, bruciati e deformi. Più volte, mente tornava a fatica verso casa, si era trovato sul punto di lanciarli via; in fondo, era stato per colpa di quei gioielli se adesso l’albino lo voleva morto, era stata colpa loro se lui gli si era avventato contro e l’aveva morso con tutte le sue forze, colpa loro e del ragazzo che glieli aveva dati in dono.

Ma poi si era chiesto perché avesse reagito in quel modo, perché l’idea di perdere tra le fiamme due insignificanti cerchietti neri l’avesse fatto scattare come una molla. E la risposta che aveva preso forma nella sua mente l’aveva lasciato interdetto e confuso: perché teneva a He Tian, a quel ragazzo che era entrato nella sua vita quasi di prepotenza, stravolgendola. Ma il moro non era solamene la sua ancora di salvezza; era anche la sua rovina ed avrebbe dovuto odiarlo, per questo, ma non ci riusciva. Per quanto ci provasse, alla fine tornava sempre da lui, lo ritrovava nelle cose che aveva attorno – come quel pesciolino nero ormai morto che teneva dentro il sacchetto trasparente nell’altra mano –, si faceva pestare a sangue e si buttava tra le fiamme solo per recuperare qualcosa che lui gli aveva regalato.

Guardò ancora una volta gli orecchini che se ne stavano adagiati sul palmo della sua mano destra e, ormai prossimo alla porta di casa, decise di fermarsi davanti al lavandino posto nella zona del seminterrato. Aprì l’acqua e mise i due oggetti rovinati sotto il getto corrente, nel vano tentativo di ripulirli un po’, mentre altri colpi di tosse lo scuotevano da capo a piedi. Fu proprio il quel momento che la voce di He Tian lo raggiunse, cogliendolo di sorpresa e facendolo girare nella sua direzione per incontrare uno sguardo incredulo e preoccupato.

«Dimmi cos’è successo.» Disse il moro con le lacrime agli occhi nel vedere in che stato versava l’altro.

Mo Guan Shan lo guardò per un lungo attimo, non sapendo bene cosa fare, cosa dire. Perché si trovava lì? Perché doveva vederlo in quello stato pietoso? Perché non poteva semplicemente lasciarlo in pace? Non gli aveva forse fatto capire che lo voleva fuori dalla sua vita? Che sarebbe stato meglio per entrambi non essersi mai incontrati?

«Tu… perché sei qui?» Gli chiese dandogli le spalle, le dita a stringere convulsamente i capelli mentre i ricordi di ciò che era successo prendevano il sopravvento.

Sentì delle lacrime formarsi agli angoli dei suoi occhi e portò le mani sul viso per nasconderle di fronte a He Tian. Anche se l’aveva visto debole e fragile così tante volte, quasi si vergognava di mostrarsi nuovamente in quel modo sotto il suo sguardo attento. Tuttavia, anche se si ostinava a restare girato e a celare le gocce salate che avevano iniziato a rigargli le guance, il nodo alla gola che si era formato nel tentativo di trattenere il pianto lo fece tossire senza sosta. Quando avvertì le braccia di He Tian cingergli la vita, non riuscì più a contenersi e le parole presero ad uscire fuori dalla sua bocca senza freni.

«Non so cosa ci sia di sbagliato nella mia vita. È facile, per gli altri. Perché per me deve essere sempre così difficile...» Disse con la voce resa roca dal pianto e dal fatto che ad ogni parola pronunciata le corde vocali dolevano, come se qualcuno vi stesse passando sopra una lama affilata. «Voglio solo tagliare i collegamenti da tutto, ricominciare...»

Mo Guan Shan si rese conto che faceva male trovarsi ad ammettere ad alta voce che la sua vita gli stava sfuggendo di mano, così come faceva male sentire l’abbraccio del moro farsi sempre più stretto ad ogni affermazione, come se anche lui stesse soffrendo allo stesso modo. Ma lui non poteva capirlo. Non poteva farlo perché era popolare, non aveva problemi di soldi, aveva sempre ottenuto ciò che voleva dalla vita; non poteva farlo perché, in fondo, loro erano così maledettamente diversi.

Prima che He Tian potesse anche solo pensare di proporsi per aiutarlo a sistemare la situazione, Mo Guan Shan lo spinse via, allontanandosi da quel contatto diventato improvvisamente quasi asfissiante.

«È un mio problema. Lo risolverò da solo.» Dichiarò per poi girarsi a guardare il viso dell’altro, trovandolo solcato dalle lacrime. «Tu… crederai in me?» Gli chiese mentre altre gocce salate cominciarono a scendergli sulle guance.

He Tian non rispose. Gli si avvicinò lentamente e, con le labbra, asciugò il suo pianto mentre con i polpastrelli gli sfiorava lievemente il collo, lì dove i segni lasciati dalle catene erano ancora rossi e sporchi di sangue rappreso. Anche se non aveva proferito parola, Mo Guan Shan capì che l’altro gli sarebbe stato comunque vicino, qualunque cosa avesse deciso di fare, qualsiasi cosa fosse successa da quel momento in poi.

 

N° Parole: 949

 

   
 
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