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Autore: laNill    31/10/2021    1 recensioni
Cinque volte in cui Wei Wuxian ha giocato col fuoco +1 in cui si è bruciato
*
«Hai bevuto.» Sentenziò lui, gli occhi d'ambra si abbassarono a ponderare con un cipiglio incerto la giara già aperta tra di loro.
La sua voce era bassa e calda che gli fece fremere il cuore di un palpito accorato. Annuì.
«Lo so, lo so. Non arrabbiarti, Lan Zhan, ne ho solo preso un sorso. Se non l'hai dimenticato, oggi è il mio compleanno, concedimelo!»
[wangxian _ lan wangji x wei wuxian | happy birthday wei ying ❤ ]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: e una cosina semplice scritta un anno fa, circa, che mi decido a postarla solo ora - ma l'occasione è il compleanno di xianxian quindi mi perdono :)
E' nata con l'intento di essere un pò rossa, ma alla fine è uscita una cosa delicata e totalmente innocua. 
Auguri piccolo raggio di sole, Wei Ying. <3 




 
Di tanti occhi, io cercherò i tuoi



1. Il suono basso e profondo della campana si era riverberato come un onda nell'intera Gusu. 
Tre colpi di gong sancirono la fine delle lezioni del mattino in un fruscio di vesti e cicaleccio di voci che si persero nel rumore sottile di un temporale insolito. Una cortina d'acqua scendeva senza sosta da un cielo plumbeo e chiuso e gravoso - sembrava contenere tutta l'acqua che aveva racimolato nei precedenti mesi di siccità in un estate afosa e arida. 
Quel giorno piovve tanto, il suono cristallino dell'acqua sul terreno di ghiaia e sui massi lucidi inghiottiva qualsiasi altro rumore o voce, disperdendola e facendola propria. Il brusio degli studenti era andato scemando man a mano che si disperdevano sotto ombrelli di carta e fughe affannose alle proprie stanze. 
Lan Wangji camminava senza fretta, imboccando la strada di ghiaia e inoltrandosi nel viale alberato e rocce. C'era solo il rumore della pioggia, delle gocce che schioccavano contro le foglie lucide delle magnolie e l'odore di erba umida, di muschio e di legno. Un tichettio insistente sbatteva contro i paramenti di carta di riso dell'ombrello sopra il capo, accompagnandolo. 
Al di sopra di tutto, il suono di una risata sovrastò quello della pioggia e dei pensieri. Con la stessa intensità di una freccia scoccata a tagliare l'aria, così il suono si disperdeva nell'aria accompagnandola a quello di una voce conosciuta. 
Si fermò, le sopracciglia ebbero una contrazione allo stesso modo del proprio cuore, voltandosi lentamente. 
Lo riconobbe ancor prima di vederlo, solo dalla musicalità che il suo riso trasmetteva. 
Il profilo di Wei Wuxian si stagliava irregolare e offuscato nella cortina d'acqua che scendeva implacabile, il viso rivolto in basso e le mani potese a reggersi alla corteccia del primo albero capitato sotto mano; respirava con affanno per una corsa forsennata appena fatta. Si volse un istante, alzò una mano nel dire qualcosa a qualcuno che Lan Wangji non vide - nè aveva interesse di saperlo. 
Qualcosa attirò l'attenzione del giovane con la coda dell'occhio. Volse il viso, vedendolo immobile sulle scale. La sua voce riecheggiò come un campanello d'argento alle proprie orecchie «Lan Zhan!» il sorriso ancora gli bagnava le labbra, illuminando gli occhi grigi. 
Gli corse incontro, buttandosi a capofitto sotto la pioggia fino a raggiungerlo. In un battito di ciglia si era già infilato sotto al suo ombrello, in un groviglio di capelli, vesti umide, l'odore di pioggia che si mescolava con uno più delicato - Lan Wangji non osò indagare la provenienza, consapevole che non avrebbe dovuto e potuto arrivare a tanto. 
«Ti dispiace se approfitto di te? Andiamo nella stessa direzione dopotutto, no?» Chiese sorridendo. Il calore che il suo corpo emanava, così tanto premuto al proprio da stritolargli le viscere. 
Gli rivolse un'espressione stoica. 
«Il tuo ombrello.» Era una domanda. 
Wei Wuxian si tolse una ciocca umida dalla fronte solo per ricadergli in un ricciolo ribelle sulla guancia e lì rimanere appiccicata. Per un istante, un palpito svergognato e indecoroso del proprio cuore, Lan Wangji desiderò scostargliela, percepirne la consistenza, e portarla dietro al suo orecchio. 
«L'ho prestato a HuaiSang-xiong. Se l'era dimenticata nella sua stanza e aveva tutta l'aria di un cane bastonato.» Scherzò su, salendo gli scalini alla stessa andatura del compagno. «Cosa vuoi che sia un pò di pioggia, fa così caldo che mi si asciugherà tutto subito.» 
Ne dubitava, ma tacque. Wei Wuxian aveva l'intera veste fradicia, per la corsa gli si stava sciogliendo la fascia in vista e il colletto non era opportunamente stretto attorno al collo; per contro, con una mano se lo staccò dalla pelle per un fastidio che borbottò tra le labbra. Scoprì un lembo troppo ampio di pelle bianca, la curva morbida della clavicola dove una goccia si andò a posare, rotolando oltre, e che Lan Wangji scorse con la coda dell'occhio. 
Riportò l'attenzione di fronte a sè, i muscoli rigidi, l'espressione severa. 
«Negligente.»
«Oh andiamo, Lan Zhan! Siamo quasi arrivati dopotutto; e poi siamo amici ormai, no? ci si aiuta a vicenda. Io farei la stessa cosa per te, sai? Ti darò tutto quello che è mio se è per aiutarti.» 
Lan Wangji mantenne il suo sguardo più imperscrutabile e severo. 
Mentre udiva la risata cristallina di Wei Wuxian non potè fare a meno di indugiare nel pensiero egoistico che fosse solo lui, il destinatario del proprio cuore. 

2. Sentì l'odore di vino ancor prima di svoltare l'angolo. 
La notte era tiepida, il cielo sembrava un manto di velluto con le stelle come gioielli brillanti e la luna il diadema più luminoso che bagnava con cascate d'argento dove il suo occhio riusciva a posarsi. 
Wei Wuxian era illuminato solo di sfuggita dalle sue mani, un raggio indugiava obliquo ai suoi piedi e alle ginocchia fin dove il porticato glielo consentiva. Con le braccia e le gambe incrociate, Lan Wangji lo osservò addormentato contro una delle colonne di legno su cui a malapena riesciva a tenere in equilibrio la nuca, in quel suo dormiveglia scostante. 
Lan Wangji non si chiedeva più da tempo perchè Weu Wuxian sembrava essere allergico a qualsiasi regola scritta di Gusu, divertendosi quasi a infrangerne una dietro l'altra come se fosse il passatempo più divertente - già solo in quel momento ne stava distruggendo tre: non sforare il coprifuoco, dormire entro gli orari previsti, non bere entro i confini di Gusu. 
Chiuse gli occhi, Lan Wangji, traendo un breve sospiro. 
Di tutti gli studenti più indisciplinati, Wei Wuxian era senza alcun dubbio il peggiore e il più sfrontato di tutti. 
In un fruscio senza rumore di vesti, gli si fece vicino. 
Il profilo del viso rivolto in basso aveva la morbida innocenza che solo il sonno riesce a donare; le guance, appena sfumate di rosso, parevano avere la stessa morbidezza delle labbra dischiuse. Sotto la trama sottile simile a carta di riso delle palpebre, gli occhi si mossero appena in un sonno disturbato. 
Aveva la fierezza e l'innocenza racchiusi in quel viso pallido. Lungo i fianchi chiuse e rilasciò i pugni, l'espressione algida. 
«Wei Wuxian.» la voce fu bassa ma decisa. Le ciglia scure palpitarono lievi, le palpebre fremettero come increspature sull'acqua ma non si aprirono. 
Ridusse la distanza senza cambiare la modulazione di voce, «Wei Wuxian.» ma ebbe come unico riscontro un borbottio basso, quasi un sussurro. 
Le sopracciglia si contrassero per un momento, restando imperscrutabile. Poggiò un ginocchio a terra, abbassandosi per stare al suo stesso livello e posare una mano sulla spalla, scuotendolo. «Wei Ying.» 
Un palpito smosse con più vigore le palpebre del giovane, prima di aprirsi appena su uno sguardo offuscato dal sonno che ancora gli intorpidiva la ragione. 
«A-Cheng..» mormorò in uno strascico inudibile. Lan Wangji non ebbe tempo di provare quella che, poi, definì contrarietà nel non essere riconosciuto; Wei Wuxian aveva piegato tutto il suo peso verso di sè, afferrandogli il braccio stesso solo per aggrapparcisi e richiudere gli occhi. 
«Non sono Jiang Wanyin.» 
Dovette usare un timbro più ruvido perchè le sopracciglia di Wei Wuxian si arcuarono e lo sguardo si aprì con un filo in più di luminosità. Alzò il viso, puntandolo su di lui. In un battito di ciglia, sorrise. 
«Aaahh, sei tu Lan Zhan!» Pronunciò il suo nome con una risata pigra a danzargli sulle labbra e agli angoli degli occhi. Ancora non lasciava la presa sulla propria manica e contro il braccio, tutt'altro; col viso ci si strusciò appena, come se fosse un cuscino su cui trovare la posizione più comoda. 
Al di là della stretta accorata al petto, Lan Wangji lo fissava implacabile.
«Sei ubriaco.» 
«Io? Noo, assolutamente!» 
«Devi essere punito.» 
«Non hai le prove!»
Lan Wangji tacque ma non lo scostò; percepiva il calore della fronte, della guancia premuta contro l'avambraccio, la ruga impercettibile sulla fronte al di là dei ciuffi scuri. «Sei sveglio oltre l'orario e hai sforato il coprifuoco. Devi comunque essere punito.» Rivelò. 
«Aaah, Lan Zhaan non è colpa mia, sto scontando una punizione per aver perso a carte. Ti prego, risparmiami!» Gli strinse il braccio con più forza, abbandonandosi totalmente col peso su di lui che, invero, rimaneva stoicamente immobile pur con un ginocchio a terra. 
E più Wei Wuxian si lagnava, più il suo corpo gli si faceva vicino, più il suo cuore rischiava di battere troppo forte per poter essere fermato. 
«Patetico.» 

3. C'era un silenzio opprimente, avviluppato di umidità e muffa e sangue della cava di Xuanwu. 
Nella sua solida sicurezza, un anelito di preoccupazione l'aveva fatto tremare quando la pelle di Wei Wuxian l'aveva percepita troppo calda e la sua voce troppo aggravata da una febbre improvvisa che non aveva calcolato. Abituato a gestire ogni situazione nella piena sicurezza, Lan Wangji si ritrovò per un istante a sentire l'animo vacillare di ansietà. Al di là del suo viso di giada, freddo e imperscrutabile, lo sguardo celava la tensione di vedere quel corpo, quella fiamma piena di vita ridursi e affievolirsi. 
Aveva perso suo padre e suo fratello era scomparso pochi mesi prima, non osava pensare di dover perdere di nuovo qualcuno. 
Il sorriso stanco e afflitto che Wei Wuxian gli aveva riservato nascondeva una sofferenza che non voleva mostrare ma che Lan Wangji colse al di là dei suoi sguardo ridenti e della sua parlantina fin troppo tirata. 
Solo quando aveva chiuso gli occhi, sfinito dalla febbre, l'aveva preso con sè. 
Col capo poggiato sopra le sue gambe, si rannicchiava contro l'addome in un sonno disturbato e inquieto. Le sue mani gli afferrarono la veste in uno spasmo indolente che gli accartocciò l'espressione. 
Lo strazio che vi lesse, si riflettè come uno specchio sugli occhi dorati di Lan Wangji. 
«L-... Lan Zha-.. nhh» 
«Shh.» Stava delirando, lo vedeva dai fremiti del corpo, dalle palpebre serrate sotto cui gli occhi si muovevano senza sosta. 
L'energia crepitò debole in piccole fiamme blu sui polpastrelli, poggiando la mano sulla fronte. Gli scostò con delicatezza i ciuffi bagnati, la pelle scottava tanto da far male.  «..gh- han.. la-..» 
«Riposa. Sono qui.» 
Le labbra di Lan Wangji si serrarono strette, il viso perfetto si crepò per un istante. Per un momento, mentre Wei Wuxian si quietava sotto al fresco contatto della sua mano e della sua energia infusa pelle contro pelle, per la prima volta Lan Wangji fu attraversato dallo straziante e accorato desiderio di proteggerlo. 

4. Non appena aveva messo piede nella stanza, Lan Wangji era stato avvolto dal profumo di incenso, forte e aromatico, di genziana, fumo e spezie; al di là di tutto, c'era quello che avrebbe riconosciuto tra tutti, quello che apparteneva solo a lui. 
Erano passati anni dall'ultima volta che aveva veduto il suo viso, ma non era cambiato da come lo ricordava: era maturato come un fiore sboccia in primavera, così lui era fiorito nel giovane uomo che gli stava di fronte. Il corpo snello fasciato da uno strato sottile di muscoli e tendini. La mascella più lineare, netta, gli zigomi asciutti, le labbra morbide piegate in una virgola serafica che gli rendeva lo sguardo affilato, non minaccioso, come quello di un felino. 
Lan Wangji l'aveva trovato lì, in uno dei bar di Yunmeng; il tintinnare cristallino della sua risata aveva riecheggiato nella via principale l'avevano richiamato a sè - non avrebbe ammesso che la sua tappa causale a Yunmeng era stata, invero, voluta nella speranza infima di vederlo di nuovo. 
Appena entrato, lo sguardo di Wei Wuxian era volato su di lui e a lui erano stati i richiami che aveva urlato per il locale, abbassando il vociare caotico che vi regnava dai più che lo rispettavano. 
«Hanguang-Jun, capiti a proposito! Aiutami!» Aveva dichiarato lui, facendogli spazio al suo fianco. 
L'aiuto, capì subito, riguardava una partita di carte che stava portando avanti con altri tre uomini. Al di là della contrarietà per la situazione e la totale assenza di desiderio nello stare dentro quel luogo troppo rumoroso e soffocante per i propri gusti, gli si sedette accanto. 
«Non è leale.» Proferì. Gli uomini gli diedero ragione, alzando delle rimostranze molto più misurate e intimorite di fronte ad un Hanguang-Jun al tavolo, pretendendo che Wei Wuxian giocasse da solo. L'espressione offesa che mostrò lui lo rese ancora più giovane dei suoi vent'anni. 
«Oh, state zitti voialtri, come se non baraste anche voi. E tu, Haguang-jun, sei un guastafeste, devi solo darmi dei consigli, tutto qui!» Gli rivelò, facendoglisi vicino. Lo sguardo di Lan Wangji registrò tutto, senza poterlo evitare, con estrema nettezza: il capo di wei wuxian arrivò a sfiorargli la spalla, una mano si alzò a nascondere labbra come un ventaglio, il respiro ad un palpito dalla sua pelle e dal suo orecchio. Il capelli, lasciati sciolti, seguirono il movimento, rotolando come onde d'inchiostro al di là della spalla, trasportando con sè il profumo - il suo. «Puoi sempre bisbigliarmi le carte più facili o farmi dei segni sotto il tavolo-.. così-!» Il ginocchio premette appena contro il suo, la pelle morbida al di là della stoffa dei vestiti si piegò a contatto con la coscia. 
I suoi occhi chiari erano fissi su di lui con un’intensità che faceva quasi paura - e ciò portò gli uomini a deviare lo sguardo, intimoriti, non osando osservare oltre. 
In quel momento Lan Wangji dimenticò tutto il resto, il mondo attorno a lui perse ogni interesse sfumandosi come fumo. C'erano solo le labbra di Wei Wuxian, il suo respiro contro l'orecchio, l'eco della sua voce ancora sospesa nell'aria. Il ventaglio di ciglia palpitò, stagliando un ombra leggera sulle iridi grige che lo ricambiavano con aspettativa irriverente - sensuale.
Sensuale, sì, ma in maniera del tutto inconsapevole, un erotismo sotteso che traspariva da lui come un profumo.
Non si rese conto di aver trattenuto il respiro.
Lan Wangji si accigliò, il taglio degli occhi più severo nel ricambiarlo a nascondere un battito tanto forte del cuore da destabilizzarlo. 
«... No.» 
E solo gli dei sapevano quanto avrebbe desiderato fare ciò che non poteva. 
«Oh, andiamo Lan Zhaaan!» 

5. Le sue labbra si scontrarono con rabbia contro le sue. 
Una mano tentò di allontanarlo, sciogliersi il nastro che gli bloccava la vista - repentino, gli afferrò il polso e lo tenne fermo contro l'albero contro cui lo premeva, fermo, quasi temesse di vederselo sparire da davanti agli occhi. 
Il suo odore di menta e fiori di loto sovrastava qualsiasi altro ci fosse nella foresta, tanto da dargli alla testa. Non era riuscito a trattenersi, Lan Wangji, nel vederlo così vulnerabile, seduto sopra  quel ramo; quando l'aveva visto voltare il capo, pur senza vederlo, e le sue labbra si erano piegate in un sorriso, il corpo si era mosso al di là della ragione. 
Nel baciarlo sentì il cuore esplodere. Quando le labbra si schiusero, la lingua indugiò un istante prima di lambire la sua bocca; ne sfiorò il bordo, morbido, una curva rapida che aveva il sapore di vino, intenso, forte, proibito. 
Wei Wuxian, al di là dello stupore e delle rimostranze, si lasciava baciare, aprendo la bocca al suo volere. 
Il respiro si frantumava contro quello dell'altro in un groviglio di labbra strusciate, denti a graffiare, lingue ad intrecciarsi con una rigidità data dall'inesperienza e dalla foga. 
Non si rese conto, Lan Wangji, di star tremando - desiderio e vergogna gli infiammavano il sangue, correndo in tremiti impercettibili lungo il corpo. 
Dalla gola di Wei Wuxian sgorgò un singulto, basso, umido. Il bacio si trasformò in uno aggressivo, predace - ma mai violento con l'intento di fargli del male. 
Morse il  labbro inferiore solo per sentire di nuovo la voce rauca graffiargli la gola, il pomo d'adamo tremò al centro della gola. 
Con la mente offuscata, si costrinse a riprendere il controllo di sè con una forza tale da farsi del male. 
Inspirò un istante di più la sua pelle, l'odore dei suoi capelli. Si morse un labbro nel desiderarlo farlo suo prima di qualsiasi altro, averlo tra le mani come il più prezioso dei fiori.
Quando i sentimenti di smania e possessione furono troppo da sostenere, scomparve in un soffio di vento e foglie. Pur contro sè stesso e la propria volontà, si allontanò dalla pelle calda e dalle sue labbra dischiuse in uno sprazzo di razionalità e vergogna. 
In affanno, lontano da Wei Yin, si rese conto di quanto la sua assenza gli faceva più male che il realizzare i sentimenti che teneva nascosti e silenti in un angolo della propria coscienza. 
L'averlo tenuto tra le braccia fu la sola cosa che avrebbe voluto fare. Sentire il suo calore tiepide della sua pelle contro i palmi fu ciò che più di ogni altra anelò quando tutto si ridusse in cenere e di Wei Ying non rimase  null'altro se non il ricordo e il rimorso di ciò che non era stato in grado di dirgli.



+1.

Il sole era una chiazza cremisi al di là delle montagne di abeti e cipressi, tingendo di rosso le insenature di roccia e erba, le punte degli alberi, il dorso dei templi di Gusu e la lunga scalinata che portava alla scuola. 
Orde di studenti, in gruppi ordinati e silenziosi, percorrevano i sentieri tra le magnolie per far ritorno alle proprie stanze; le vesti bianche macchiate di rosso sventolavano fugaci, le toghe più spesse ancorate attorno alle spalle per i primi freddi che già battevano le alture di Gusu. 
Iniziava a far freddo, ma Wei Wuxian non si era mai preoccupato troppo delle temperature rigide delle alture di Gusu. I giovani si stringevano ai propri mantelli fremendo come piccoli anatroccoli.
Rise, scorgendo le figurine conosciute di JingYi e Sizhui intenti a discutere su un argomento di particolare fervore.
Li vedeva, a sussurrarsi per paura di ricevere punizioni corporali per una voce troppo alta, per correre al di fuori dell'orario previsto, in fretta misurata. 
Wei Wuxian sorrise sopra al tetto della Casa del Silenzio (?), la cui posizione sovrastava l'intera zona degli studenti. Il flauto scivolò liscio tra le dita in un roteare leggero, usandolo come perno per poggiare il mento. Il sorriso mellifluo gli piegò le labbra prima che l'aria si riempisse della sua voce frivola.
«Jingyi! Non hai finito di ricopiare il settimo capitolo, non è vero? Se non ti sbrighi lan qiren ti sgriderà di nuovo.» 
JingYi alzò di scatto il capo, ricercando la fonte della voce che aveva deciso di smascherarlo. Nonostante la fronte corrugata e l'aspetto di chi è pronto a fare a botte, Wei Wuxian scorse nettamente il pollore spaventato che gli era calato sul viso. 
Rise di gusto, e fu così che JingYi lo scoprì sopra al tetto degli appartamenti di Hanguang-Jun. 
Sizhui, accanto a lui, si rilassò. 
«Signor Wei.» un richiamo gentile, diversamente dall'esclamazione indispettita del compagno di studi.
«Signor Wei! Ti prego di non urlare così, se lo stai facendo solo per il gusto di vedermi in punizione, non è un comportamento maturo!»
Wei Wuxian ghignò, sventolando il flauto.
«Va va, sbrigati. Ti sto dando una mano, sii più riconoscente. Lo zio è impegnato, sta in conversazione con Lan Wangji, se corri fai ancora in tempo.» 
JingYi sussultò, e con lui Sizhui, scambiandosi occhiate furtive. Comprensione fulminea data solo da uno sguardo, il modo che avevano due anime che corrono nella stessa direzione. 
Sizhui non aveva motivo di avere alcuna pena - primo della classe, un giovane coltivatore degno della guida che gli era stata impartita da Hanguang-Jun fin dalla tenera età. Intelligente e propenso all'aiuto, e con una debolezza maggiore per JingYi verso il quale aveva sempre un occhio di riguardo e una tenera apprensione tutta sua. 
Le sue pene, erano anche le proprie. Le sue punizioni, se non poteva condividerle, le supportava da lontano facendo le proprie letture. 
Era raro trovare un animo nobile e leale come il suo. Nella vita capitava poche volte, di trovare un cuore che batteva allo stesso ritmo del proprio, occhi che ti capivano senza che la bocca si aprisse o l'espressione trapelasse. 
Scese dal tetto, stendendosi lungo il bordo del corrimano del balcone, accanto a lui una brocca di liquore come compagno fedele. 
Gli sembrò di essere ritornato a qualche anno passato, quando credeva che la vita gli avrebbe sorriso sempre e nessun pericolo sarebbe mai stato troppo grande da non poter essere abbattuto. Quando si sedeva su quelle stesse guglie, indugiando con le labbra ad assaporare il sapore di quello stesso vino e la felicità era a portata di mano senza neppure reclinare il capo e sapere con assoluta certezza che di lì a poco lo sarebbero venuti a cercare. 
I ricordi fluirono come acqua lungo il fondo vale, allo stesso modo in cui le sue dita scivolarono sul legno liscio di Chen Qing per prenderlo sulle sue labbra e iniziare a suonare una melodia gentile. Note lunghe, le dita esperte a dargli forma, si formavano sotto al suo sguardo mite e ridente, le iridi grige illuminate dagli ultimi barbagli di luce. 
Era di buon umore, Wei Wuxian. Suono per il semplice gusto di farlo, perchè il giorno della sua nascita non era mai stato un giorno che gli uomini e le donne del mondo della coltivazione avevano mai visto di buon occhio, sputando maledizioni e biasimando la venuta al mondo del fu patriarca Yiling. 
Ma il tempo era mite e fresco, i ragazzi erano stati bravi con gli incantesimi, gli alberi frusciavano cheti, al villaggio delle ragazze gli avevano regalato una corona di fiori e verdure del proprio orto, il vino aveva lo stesso sapore di sempre e Lan Wangji gli fu accanto senza neppure essere stato chiamato o avvertito della sua presenza lì sopra. 
Era decisamente di buon umore, quel giorno. 
Nell'aria, le note del flauto si perdevano come petali trasportati dalla corrente. Un respiro, e l'aria vibrò stropicciandosi in increspature gentili. Il suono del guqing si aggiunse d'un tratto alle notte alte del flauto come mani ad intrecciarsi e combaciare perfette, come se fossero fatti per essere insieme. 
Wei Ying si volse, e lo sguardo si riempì della figura ammantata di bianco, in ginocchio dietro al proprio strumento.
«Wei Ying.» La voce bassa di Lan Wangji lo raggiunse alle spalle in un fruscio di vesti e odore di menta e fiori di magnolie trasportate dal vento. 
Pur nello stupore, Wei Ying sorrise, le labbra si distesero di un calore di cui il sole parve privarsi per posarlo sul suo viso. 
«Non dovresti essere qui, ho detto a JingYi che poteva finire i suoi studi dato che lo zio era impegnato.»
Non una ruga increspò la fronte dell'uomo, salvo che per un sospiro tra le labbra. 
«Pigro.»
«E' bravo e ha talento, dagli tempo.» lo schernì lui, che ormai si era preso a cuore la vita di quei due giovani più che della propria. 
Lo sguardo di Lan Wangji lo osserva gentile, i capelli si muovo gentili contro i lineamenti decisi del suo viso mascherando quello che, agli occhi di Wei Wuxian, assomiglia ad un sorriso mite. Sentì il cuore accelerare, incapace di sostenere l'ampiezza di uno sguardo così carico di devozione e, in un pensiero fugace, ringrazia il sole per nascondere il rossore che sicuramente gli era salito sulle gote. 
«Mi vuoi far compagnia?»
Lo sentì alzarsi, le vesti che ad aprirsi al suo passo lento e la seta della fascia di gusu a ruscellargli tra i capelli d'ebano. Era di una bellezza etera, Lan Wangji, una di quelle che hanno solo gli animi puri e forti. 
Sentì il cuore palpitargli in gola, la pelle fremente nel percepirlo vicino.
«Hai bevuto.» Sentenziò lui, gli occhi d'ambra si abbassarono a ponderare con un cipiglio incerto la giara già aperta tra di loro. «Bere a stomaco vuoto, non fa bene. E' ora di cena.»
La sua voce era bassa e calda che gli fece fremere il cuore di un palpito accorato. Annuì, ubbidendo. 
«Lo so, lo so. Non arrabbiarti, Lan Zhan, ne ho solo preso un sorso. Se non l'hai dimenticato, oggi è il mio compleanno, concedimelo!»
Lo sguardo di Lan Wangji si ammorbidì: «Non sono arrabbiato.» 
«Sicuro?»
«Mh.» Lan Wangji momorò un assenso a labbra chiuse. Si sedette al suo fianco, una mano a scostargli ciocche ribelli dalla fronte; il gesto lo prese alla sprovvista, gli aprì il cuore e lasciò che la sua si posasse con una gentilezza accorata contro la sua guancia fredda. «E, lo so. Non lo dimenticherei mai.»
Wei Ying sorrise, stupidamente, un gongolio soddisfatto per nessun motivo in particolare. 
Sapeva che non l'aveva dimenticato, neppure per un istante. Gliel'aveva dimostrato, coi suoi silenzi e la sua presenza discreta, quella mattina quando gli aveva portato la colazione accanto al letto e l'aveva osservato mangiare di gusto; quando era uscito con lui e avevano dato lezioni agli studenti e lui si era divertito a farli spaventare con una maledizione proibita per vedere come avrebbero reagito ad un pericolo istantaneo; quando l'aveva accompagnato nel villaggio per suo gusto e gli aveva comprato tutti dolci e la frutta che voleva, soffermandosi ad osservare più del dovuto il modo che aveva una ragazza di strizzare i panni e poi sbatterli contro la roccia fresca del bordo fiume. Quando gli aveva preso la mano, lungo il tragitto di ritorno a Gusu, e aveva scorto le ciglia fremere e il tepore emanato dalla sua mano che gli stringeva la propria per il semplice contatto di essere insieme, mano nella mano, all'ombra dei pini verso la via di casa. 
Il suo capo si appoggiò placido contro la spalla di lui. Lan Wangji potè percepire il tepore del suo corpo contro le sue mani e tutto sè stesso. Negli occhi sfiorati dalla luce del crepuscolo, baluginando d'oro, l'attesa e l'accorato affetto di averlo tra le sue braccia, il suono della sua risata a vibrare nelle stanze silenti, il suo odore a ricercarlo anche nei sogni.
«Lan Zhan?» lo sguardo lo sbirciò da sotto la spalla. 
Il profilo tagliato dalla luce del sole morente si stagliava netto e deciso, gli zigomi alti, e lo sguardo profondo a sondare e leggergli dentro 
«Mh?»
Per quanti anni era stato assieme a lui, Wei Ying non avrebbe saputo dire ciò che lo portava a morire dentro ogni volta che veniva guardato in quel modo, da quegli occhi, con una profondità tale da togliergli il fiato. 
«Suoniamo insieme, per festeggiare il mio compleanno.» la richiesta fu sciocca, avrebbe potuto desiderare altro, un qualcosa di più significativo magari, qualcosa che non era di uso comune, lì a Gusu, come il suonare. «Suoniamo, e beviamo.»
Ma non c'era felicità maggiore di quella, in quel momento, che non avere Lan Wangji accanto, suonare insieme, bere, fare l'amore insieme. 
Un sorriso gentile piegò le labbra bianche di Lan Wangji, la gentilezza candida della neve che si posò sul suo viso nella consistenza impalpabile di una carezza.
«En.»
E Wei Ying, gli occhi ridenti e le mani a circondargli il collo e le labbra a sancire in un bacio tutto ciò che il cuore gli stava palpitando in petto, si innamorò di nuovo dell'uomo che aveva al suo fianco. Se ne innamorò ancora e ancora, di nuovo, come se n'era innamorato da giovane inconsapevole quale era stato, e come se ne sarebbe stato innamorato in futuro. 



 
fin.

  
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