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Autore: franweasley    03/11/2021    0 recensioni
[Elizabeth Miller - Game On]
«Non dovresti essere con Fred, George e Ron?» domandò il tredicenne ed Elizabeth non ebbe il coraggio di rispondergli «Che c’è, uno kneazle ti ha mangiato la lingua?»
Elizabeth scosse la testa: «Non voglio stare con loro.»
«Perché?»
«Perché mi prendono in giro.» spiegò la bambina abbassando lo sguardo «E mi fanno un sacco di scherzi cattivi.»
«Beh allora tu fagliela pagare con uno scherzo migliore del loro.»
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Weasley, Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'The Game On series'
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Grown



 

Wandsworth*, Casa Miller, 9 luglio 1983

L’asilo vicino a casa di Elizabeth era veramente un paradiso per un bambino: aveva un giardino enorme pieno di giochi su cui potevi arrampicarti, grandi aule piene di giocattoli e costruzioni colorate e maestre molto gentili che preparavano attività divertenti. Insomma, l’asilo che Elizabeth frequentava aveva tutto ciò che un bambino potesse desiderare, o almeno era quello che la piccola bambina aveva pensato la prima volta in cui ci aveva messo piede. Purtroppo l’asilo, per quanto bello fosse, aveva un enorme difetto: Alex King, un ragazzino nella classe di Elizabeth che l’aveva presa di mira dal primo giorno e sembrava adorasse farle ogni tipo di dispetto e, a causa sua, quasi tutti i bambini della sua classe non facevano che seguire il suo esempio e trattarla male a sua volta. Le maestre dell’asilo sembravano non vedere mai quel maledetto di Alex spingerla o prenderla in giro e se lo sentivano mormoravano che non era carino dire quelle cose, ma non facevano molto per risolvere la situazione, per questo Elizabeth più di una volta si era finta malata pur di non andare all’asilo e vedere quello che ormai era diventato il suo incubo. 

Quel giorno la piccola Elizabeth avrebbe compiuto quattro anni e doveva essere un giorno felice per lei, ma sua madre sembrava aver fatto di tutto pur di rovinarle la giornata ed Elizabeth non poteva essere più arrabbiata con lei: Charlotte aveva pensato fosse un’ottima idea invitare tutti i bambini della sua classe a una piccola festicciola a casa loro, anche se Elizabeth aveva chiaramente detto che non le andava di fare una festa, ma sua madre non l’aveva ascoltata dicendole che era troppo solitaria e stare un po’ con i suoi compagni al di fuori dell’asilo sarebbe stato ottimo per lei.

«Mamma.»

Charlotte stava decorando la torta per la festa che sarebbe iniziata due ore dopo quando Elizabeth piombò in cucina tenendosi la pancia con una mano: se non c’era stato modo di convincere sua madre che la festa non andava fatta in nessun modo l’ultima carta da giocare era quella della malattia.

«Sì tesoro?» domandò la donna mentre posizionava un fiorellino di zucchero sulla torta.

«Sto male.» spiegò la bambina «Dobbiamo cancellare la festa.»

«Che cosa ti senti?» Charlotte lasciò perdere la torta per prendere in braccio sua figlia.

«Mi fa tanto male la pancia.»

Charlotte scrutò la figlia sospettosa, non era la prima volta che Elizabeth metteva su quel teatrino per non fare qualcosa che non le andava: «Perché non vuoi fare la festa?»

La bambina arrossì e scosse energicamente la testa: «Non è che non voglio fare la festa,» mentì spudoratamente «Sto tanto male.»

«Beh, è proprio un peccato.» mormorò allora sua madre «Temo dovrò buttare la torta, non la puoi mangiare se stai male.»

Elizabeth spalancò gli occhi: «Non sto così male.»

«Tesoro forse è meglio non la mangi, non vorrei il tuo mal di pancia peggiorasse.» continuò la donna ben sapendo che la figlia stava più che bene.

«Mi è un po’ passata la pancia.» borbottò la bimba massaggiandosi la parte del corpo con una mano «Dovremmo cancellare la festa per sicurezza, la torta la mangiamo io, te e papà più tardi quando starò meglio.»

Charlotte sorrise e poggiò la figlia sul divano: «Ti faccio un the piccola, vedrai che quando arriveranno i tuoi amici starai benissimo e ti divertirai un sacco.»

Elizabeth non disse niente e tirò su col naso, sapeva benissimo che non si sarebbe divertita e le veniva già da piangere al pensiero che il suo compleanno fosse rovinato, in fondo lei voleva soltanto mangiare la torta con i suoi genitori in pace, non voleva stare con quei ragazzini che la spingevano e la prendevano in giro e che non erano di certo suoi amici, ma questo a sua madre non poteva dirlo. Quando sentì quel maledetto di Alex chiamarla col soprannome che lei odiava con tutto il cuore volle piangere, ma si trattenne dal farlo, certo, se solo avesse saputo che “Lizzie lentigginosa” sarebbe diventato “Lizzie la sfigata lentigginosa” alle scuole elementari, dove Alex sarebbe stato ancora in classe sua, forse avrebbe pianto subito per far vedere a sua madre perché non voleva mai andare a scuola o essere chiamata Lizzie.

 

 

* * *

 

La Tana, 1 agosto 1985

Non era certo la prima volta che Elizabeth si trovava in visita alla Tana, infatti Will Miller e Arthur Weasley non solo si conoscevano da quando andavano a scuola, ma lavoravano anche insieme al Ministero, ma ogni volta che era lì non poteva non rimanerne affascinata. La Tana era unica nel suo genere: non assomigliava per niente alla villetta d’alto rango polverosa e umidiccia dei suoi nonni paterni, ma nemmeno alla loro piccola casa babbana a Wandsworth; la Tana era la perfetta unione di tutto ciò che era meravigliosamente magico e interessante. Era stata in altre case di famiglie purosangue, come quella dei genitori di suo padre, ma non avevano niente di speciale: la villetta dei suoi nonni maghi era tanto simile alla casa dei suoi nonni babbani, non erano infatti abbastanza ricchi da permettersi un elfo domestico e la casa non possedeva particolari elementi magici o mobilio costoso e antico, a loro infatti non importava spiccare tra le altre famiglie purosangue scozzesi. Aveva visitato anche le grosse dimore di qualche amicizia purosangue dei nonni, ma nemmeno le loro case erano lontanamente speciali come quella della famiglia Weasley. I Miller erano stati a cena dai Weasley molte volte, ma Elizabeth non era mai andata a casa loro soltanto con sua madre per bere il the, di solito Charlotte e Molly si vedevano spesso per il the, ma Elizabeth non era mai voluta andare.

«Mamma, perché non abbiamo portato Goofy con noi?» domandò la bambina mentre sua madre parcheggiava la macchina vicino a casa Weasley.

Goofy era un bellissimo Labrador color miele che Elizabeth aveva ricevuto in regalo il Natale precedente, era il suo migliore (e unico) amico e non voleva mai separarsene.

«Perché i Weasley hanno degli gnomi in giardino e non vorrei mai che Goofy si perdesse per inseguirli.»

Elizabeth avrebbe voluto dire alla madre che allora poteva anche lasciarla a casa con il suo amato cagnolino, ma sapeva che Charlotte l’avrebbe ripresa perché sarebbe stato scortese rifiutare un invito. Charlotte aprì la portiera della macchina e prese la figlia per mano guidandola alla porta della casa dei Weasley, dove le due vennero accolte da Molly con un enorme sorriso. Molly stava preparando il the per lei e Charlotte quando chiamò i suoi figli a scendere per accogliere la piccola Elizabeth.

«Elizabeth cara, i gemelli e Ron stanno scendendo, potrai andare a giocare a Gobbiglie con loro.» mormorò Molly mentre le porgeva un biscotto.

Elizabeth sbiancò per niente felice dell’annuncio, non aveva legato molto con i Weasley, ed in parte era anche colpa sua, ma purtroppo: Bill e Charlie erano molto più grandi di lei e la intimidivano un po’, Percy era estremamente fastidioso e si lamentava di tutto, Fred e George non le piacevano per niente, le facevano i dispetti e la prendevano in giro e poi non facevano che chiamarla Lizzie e ciò le ricordava tremendamente Alex il bullo, Ron stava sempre con i gemelli perciò non ci aveva parlato tanto e Ginny, beh era l’unica ragazza e quindi giocavano spesso insieme, ma quando lei proponeva di giocare con i fratelli più grandi allora Elizabeth si dileguava per non stare con loro e si limitava a leggere il libro che si era portata da casa fino alla fine della cena ovvero il momento di tornare a casa.

«Ginny non c’è?» pigolò la bionda.

«Mi dispiace tesoro, Ginny sta dormendo adesso, potrai giocare con lei più tardi.» spiegò Molly facendole una carezza sulla testa «Ma sono sicura ti divertirai molto con i ragazzi.»

Poco più di mezzora dopo Elizabeth era scappata dalla camera di Fred e George e si era seduta sulle scale e si era messa a leggere un libro, da lì sentiva perfettamente le voci di sua madre e di Molly chiacchierare amabilmente in cucina e quando sentì il suo nome alzò la testa di scatto e lasciò la lettura del capitolo a metà per ascoltarle.

«Grazie per aver invitato anche Elizabeth, Molly.» mormorò Charlotte «Se non l’avessi invitata tu non sarebbe mai voluta venire e non mi andava di costringerla.» Molly mormorò che non era affatto un disturbo e Charlotte continuò: «Come ti dicevo continua a fingere di stare male ogni volta che invito qualcuno dei suoi compagni a casa e non vuole mai andare ai compleanni, ieri l’ho sentita dire al nostro cane che lui è il suo unico amico.» la donna sospirò «Non capisco perché faccia così fatica a socializzare, penso abbia qualche problema con qualche bambino, ma non vuole mai parlarne e dice sempre che va tutto bene.»

«Per fortuna i miei ragazzi non hanno questi problemi, avere dei fratelli aiuta moltissimo.» borbottò Molly «A proposito, come procede con il bambino?»

«Io e Will continuiamo a provare, ma non riesco proprio a rimanere incinta…» il tono di sua madre sembrava abbastanza depresso «Ormai è da più di un anno che ci proviamo, temo che non riuscirò mai ad avere un altro figlio.»

Elizabeth spalancò gli occhi sorpresa e il librò le scivolò dalle mani, certo era piccola, ma capiva chiaramente quello di cui le due donne stavano parlando, così non si mosse per poter sentire cos’altro si dicevano.

«Non dovresti origliare.»

Elizabeth si voltò di scatto trovandosi davanti Charlie, il secondo dei Weasley che aveva ben sette anni più di lei, e arrossì imbarazzata senza spiccicare parola.

«Non dovresti essere con Fred, George e Ron?» domandò il tredicenne ed Elizabeth non ebbe il coraggio di rispondergli «Che c’è, uno kneazle* ti ha mangiato la lingua?»

Elizabeth scosse la testa: «Non voglio stare con loro.»

«Perché?»

«Perché mi prendono in giro.» spiegò la bambina abbassando lo sguardo «E mi fanno un sacco di scherzi cattivi.»

Elizabeth aveva gli occhi lucidi, ma si impose di non piangere, un voleva fare una figuraccia con un bambino grande, sarebbe sembrata stupida e piagnucolosa.

«Beh allora tu fagliela pagare con uno scherzo migliore del loro.» disse semplicemente Charlie sorridendole, Elizabeth annuì poco convinta «Dai vieni con me, ti aiuto a preparare un ottimo scherzo per quei due.»

Charlie le porse la mano, che la bambina afferrò titubante, e la guidò verso la sua camera, quel giorno non lo sapeva, ma da quell’estate (che fu la prima che la bambina passò quasi tutta con i Weasley) Charlie sarebbe diventato il fratello maggiore che non aveva mai avuto e l’avrebbe aiutata non solo a preparare la sua vendetta, ma anche a tirare fuori quel caratterino che Elizabeth non sapeva nemmeno di avere: Alex King avrebbe dovuto stare in guardia l’anno successivo, Elizabeth non si sarebbe più lasciata mettere i piedi in testa.

 


* * *

 

 

Wandsworth, Casa Miller, 28 dicembre 1987

Il fiocco rosa sulla porta di casa loro era lì ormai da un paio di settimane ed Elizabeth aveva ormai perso il conto di quante persone fossero entrate in casa loro per vedere la sua piccolissima sorellina. Per Elizabeth quello era un grande cambiamento: era sempre stata abituata ad essere figlia unica e ritrovarsi con una sorellina a ben otto anni era molto strano; certo la cosa le sarebbe anche andata bene, ma, da quando sua madre era rimasta incinta, sembrava che la vita che portava in grembo fosse l’unica cosa realmente importante e Charlotte sembrava non prestarle le stesse attenzioni da quando aveva saputo della piccola Rachel, certo era comprensibile fosse felice di avere quel bambino che desiderava da anni, ma se ciò significava che Elizabeth non era più importante allora non le stava per niente bene.

«Stellina,» la richiamò suo padre con quell’adorabile soprannome che usava solo lui «Ti va una cioccolata calda con dei biscotti?»

Elizabeth annuì contenta, era evidente che almeno suo padre le volesse ancora bene, e mise il segno al libro che stava leggendo seduta a terra di fianco a Goofy, che aveva poggiato la testa sulle sue gambe per dormire più comodo.

«Goofy vieni,» la bambina abbassò la testa verso l’orecchio del cane sussurrando «Se ti metti sotto al tavolo ti passo i biscotti di nascosto.»

Il cane spalancò immediatamente gli occhi e alzò la testa di scatto, Elizabeth era convinta avesse capito perfettamente il suo piano, ma era evidente che il cane avesse sentito solamente l’unica parola che veramente gli interessava, ovvero biscotto. Mentre Elizabeth raggiungeva la cucina seguita da Goofy il campanello suonò e, qualche minuto dopo, suo padre stava preparando con dei fluidi movimenti di bacchetta almeno una decina di cioccolate calde per gli ospiti arrivati a vedere la bambina: tutta la famiglia Weasley al completo, infatti i figli più grandi erano a casa per le vacanze natalizie.

Elizabeth si era seduta di fianco al camino con l’immancabile Goofy affianco che cercava di elemosinare qualcosa da mangiare e Charlie l’aveva raggiunta poco dopo con la tazza di cioccolata stretta in una mano.

«Allora sei contenta? Sarai una sorella maggiore!» le disse il ragazzino.

«Non tanto.» sussurrò.

«E perché non sei contenta?» Charlie la fissò sorpreso nel sentire la sua risposta.

«La mamma non mi vuole più bene, le interessa solo Rachel.» Elizabeth esibì una smorfia mentre carezzava la testa di Goofy che le aveva dato una zampata per ricevere delle attenzioni.

«Sono sicuro che non è affatto vero.»

«Ormai non mi guarda più, non vedi?» la bambina indicò la donna con la testa che stringeva la bambina tra le braccia sorridendo a Molly.

Charlie scosse la testa: «Tua madre ha sempre voluto che tu avessi una sorellina, per questo è così contenta di aver avuto Rachel.» spiegò con tono che ad Elizabeth sembrò estremamente saggio «E poi lei è piccola, ha bisogno di tante attenzioni.»

«Come Goofy quando era un cucciolo?»

Charlie annuì ed Elizabeth sembrò convinta.

«Lei ha bisogno anche del tuo aiuto però.» mormorò il ragazzino «Mi prometti che farai la brava sorella e le insegnerai i tuoi migliori scherzi come ho fatto io con te?»

Charlie allungò la mano porgendole il mignolo, Elizabeth sorrise e lo strinse con il suo, poi si alzò e andò da sua madre: «Posso provare a tenerla in braccio?»

 

 

* * *

 

 

Hogwarts, Sala Grande, 31 marzo 1992

«George mi passeresti le jacked potatoes, per favore?» domandò Elizabeth rivolgendo un’occhiata al gemello seduto dall’altro lato del tavolo.

La domanda della ragazza sembrò destare più sorpresa di quanto credesse possibile tra i presenti al tavolo rosso-oro e sette paia di occhi si voltarono a guardarla, Ron, Ginny, Harry, Hermione, Lee e i gemelli la stava fissando come se le fosse appena spuntata un’altra testa.

«Ehm… George?»

Il ragazzo le passò la pietanza senza spiccicare parola e le Grifondoro si servì sotto allo sguardo di tutti i presenti, l’imbarazzo sembrò aumentare e sentì le guance scaldarsi, sicuramente tinte di un leggero rossore.

«Ho qualcosa in faccia per caso?»

Nessuno le rispose ed Hermione si limitò a scuotere delicatamente la testa.

«Come sapevi che quello era George?» le chiese Ron, dando voce ai pensieri di tutti i presenti.

Elizabeth scrollò le spalle e disse: «Fortuna.»

Ron sembrò soddisfatto della risposta: osservò infatti che anche sua madre a volte faceva fatica a distinguerli. I gemelli le rivolsero un’occhiata stranita, pensavano ci fosse qualcos’altro sotto, com’era possibile che la ragazza fosse stata semplicemente fortunata? Aveva guardato l’amico e lo aveva chiamato per nome con una tale sicurezza che sembrava loro impossibile fosse merito solamente della dea bendata, ma nessuno disse altro e tornarono a mangiare come se niente fosse accaduto.

La sera seguente Elizabeth notò che i gemelli (che si erano scambiati di posto rispetto alla sera precedente) non le toglievano gli occhi di dosso nemmeno un momento e, quando tentò di prendere una porzione di arrosto dal piatto davanti a lei, capì: George le tolse il piatto dalle mani e lo spostò lontano da lei. La ragazza gli rivolse un’occhiataccia e provò a prendere qualcos’altro, ma qualunque piatto provasse a prendere le veniva tolto dalle mani da uno dei due gemelli.

«Si può sapere che cosa vi è preso stasera?» sbuffò la giovane incrociando le braccia al petto «Se è uno scherzo non è divertente.»

I due non le risposero ed Elizabeth allungò lentamente la mano verso il succo di zucca, un secondo prima che potesse prenderlo, però, uno dei due ragazzi lo afferrò ed Elizabeth si lasciò sfuggire un: «Santo cielo Fred!» 

Gli occhi del ragazzo si illuminarono d’improvviso e passò alla ragazza la caraffa che le aveva tolto dalle mani qualche minuto prima. La Grifondoro versò il succo nel bicchiere ignorando il ghigno soddisfatto che era comparso sul viso dei due gemelli. Arrivò il momento del dolce ed Elizabeth, dopo aver finito una fetta di torta di mele, salutò gli amici quasi fuggendo dalla Sala Grande per evitare una conversazione con Fred e George, consapevole di aver agito esattamente come i due Weasley si aspettavano.

«Lizzie non puoi sfuggirci!»

Elizabeth aveva fatto nemmeno una rampa di scale, ma i due ragazzi l’avevano già raggiunta.

«Tu riesci a distinguerci.» sentenziò Fred.

«E non provare a negarlo, non è la prima volta che lo fai, dubito sia solo fortuna.» aggiunse George.

Elizabeth sospirò rassegnata, li conosceva ormai da quando era piccola, eppure non era sempre stato così semplice, non erano stati amici sin dal primo momento: all’inizio non le stavano per niente simpatici e in più lei stava sempre attaccata a Charlie che la proteggeva dai dispetti dei due gemelli. Poi, quando aveva imparato a difendersi da sola, avevano finalmente iniziato ad andare estremamente d’accordo e da quel momento in poi li aveva sempre distinti uno dall’altro.

«Sì, riesco a distinguervi e allora? Cosa c’è di tanto speciale?»

«Nessuno riesce a distinguerci.» disse semplicemente Fred.

«Anche nostra madre ci confonde a volte.» George si strinse nelle spalle «Come fai?»

Elizabeth si morse il labbro: «Non c’è nessun segreto.» abbassò lo sguardo «Siete… diversi

«Beh questo era scontato, sono molto più simpatico di George.»

«Lo dici solamente perché sai di non sei il gemello più attraente.»

Elizabeth alzò gli occhi al cielo con un sorriso: avevano sicuramente le loro sottili differenze fisiche, ma non era quello che le permetteva di distinguerli, non era mai stata una questione d’aspetto. Fred era molto più sicuro e audace del fratello, era sempre lui a prendere l’iniziativa e aveva quella sicurezza nello sguardo, mentre George solitamente non parlava mai per primo, si limitava a spiegare e completare ciò che diceva il fratello ed era molto più compassionevole e attento del gemello, infatti era sempre lui a frenare Fred quando quest’ultimo superava il limite. Però, nonostante Fred fosse più ardito, era George il battitore più aggressivo, Elizabeth si stupiva sempre da come anche il loro stile di gioco faceva emergere tutte le loro differenze. La Grifondoro osservò i due amici battibeccare tra loro con un sorriso, non era difficile notare che le frasi di Fred erano più taglienti di quelle del fratello e che il modo di fare di George era più calmo e mite. Ai suoi occhi erano totalmente diversi.

 

 

* * *

 

 

*Wandsworth è un quartiere residenziale di Londra

*Kneazle = è una creatura molto simile ad un gatto con orecchie molto grandi a punta e la coda di un leone; è una creatura estremamente intelligente e infatti, oltre all’ottimo senso dell’orientamento, sa riconoscere subito tipi sospetti, per questo è un ottimo compagno per il suo padrone

 

 

* * *

* * *

* * *

 

Buondì!

Eccomi con la quarta delle OS sul passato dei protagonisti di Game On, questa volta tocca ad Elizabeth, il mio piccolo Ippogrifo, spero che possa piacervi c:

A presto,

fran x

   
 
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