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Autore: pampa98    07/11/2021    4 recensioni
[Squid Game]
Sang-Woo/Gi-Hun, Good Omens!AU.
«Sei in ritardo» disse Sang-Woo, distraendolo dai suoi pensieri. «E sembri stare su un altro pianeta, come sempre.»
«No, no, io sono proprio qui!» si difese Gi-Hun. «E non sono… Sì, qualche minuto di ritardo l’ho fatto. Ma non sarebbe successo se tu ti decidessi a comprarti uno smartphone con cui inviarmi la posizione.»
«Perdonami, ci incontriamo spesso qui, non credevo avresti avuto problemi a trovarmi» ribatté l’altro, togliendosi gli occhiali per pulirli. Tenne gli occhi bassi, ma Gi-Hun riuscì comunque a scorgere le sue pupille gialle non più nascoste dietro le lenti scure.
«Non importa» disse Gi-Hun, scuotendo la mano – dovette trattenersi di nuovo dal posarla su di lui. «Allora, per il pranzo è tardi, ma siamo in perfetto orario per un invito a merenda.»
«Non ti ho chiamato per questo, angelo.»
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A LadyPalma,
spero che ti piaccia ❤


IL PIANO INEFFABILE





Gi-Hun spostò lo sguardo da Central Park al cartoncino che gli era stato recapitato due giorni prima da un postino non pienamente cosciente delle sue azioni. Vi erano disegnati sopra tre simboli – un quadrato, un cerchio e un triangolo – e sul retro c’era la scritta: “Central Park, Lunedì 22 novembre, ore 16:00”.
Si grattò la testa da sopra il berretto di lana bianco, chiedendosi perché Sang-Woo insistesse a voler comunicare in quel modo arcaico: cosa angelo aveva contro i telefoni? Erano un’invenzione demoniaca, oltretutto.
Mosse qualche passo nell’erba, cercando di scorgere il suo amico – anche se era un termine che lui non apprezzava – in mezzo alla folla. Si chiese se ci fosse una fiera di cui non era a conoscenza, perché tutte quelle persone a passeggiare per il parco in un giorno lavorativo erano piuttosto strane.
«Angelo Gi-Hun!»
Gi-Hun si voltò, udendo il suo nome. Da una panchina vicino al fiume, un uomo con un paio di occhiali scuri stava muovendo una mano in aria per attirare la sua attenzione. L’angelo sorrise e lo raggiunse. Si sedette accanto a lui e fece per dargli una pacca sulla spalla, in segno di saluto, ma poi si limitò a un cenno del capo.
“Possiamo restare sul piano formale?” gli aveva detto Sang-Woo una sera in cui Gi-Hun aveva alzato un po’ troppo il gomito – lo aveva fatto anche il demone, ma per qualche motivo su di lui non aveva avuto molto effetto.
“Perché invece non passiamo ad altro?” aveva risposto Gi-Hun, con la testa ancora posata sulla sua spalla – nel tempo, si era sentito molto in imbarazzo per quella sera e le implicazioni della sua richiesta, sebbene non fosse ancora riuscito a rinunciarvi del tutto.
Sang-Woo era completamente diverso da lui, e non solo per il fatto che era un demone. Era composto, pacato e molto intelligente – aveva anche preso una laurea in una prestigiosa università a cui Gi-Hun lo aveva iscritto per gioco, quando ancora cercava di capire se c’era qualcosa che quel demone non era in grado di fare. Per i primi secoli della loro, come insisteva a chiamarla lui, amicizia, Gi-Hun aveva conosciuto un sentimento che gli esseri umani avrebbero chiamato invidia e che, nel tempo, era scemato in semplice affetto per quell’essere straordinario. Era un termine riduttivo per esprimere ciò che provava, ma l’angelo non era ancora pronto a dargli il nome corretto – già accettare di associare il termine “straordinario” a un demone era stato un passo difficile da compiere.
«Sei in ritardo» disse Sang-Woo, distraendolo dai suoi pensieri. «E sembri stare su un altro pianeta, come sempre.»
«No, no, io sono proprio qui!» si difese Gi-Hun. «E non sono… Sì, qualche minuto di ritardo l’ho fatto. Ma non sarebbe successo se tu ti decidessi a comprarti uno smartphone con cui inviarmi la posizione.»
«Perdonami, ci incontriamo spesso qui, non credevo avresti avuto problemi a trovarmi» ribatté l’altro, togliendosi gli occhiali per pulirli. Tenne gli occhi bassi, ma Gi-Hun riuscì comunque a scorgere le sue pupille gialle non più nascoste dietro le lenti scure.
«Non importa» disse Gi-Hun, scuotendo la mano – dovette trattenersi di nuovo dal posarla su di lui. «Allora, per il pranzo è tardi, ma siamo in perfetto orario per un invito a merenda.»
«Non ti ho chiamato per questo, angelo.»
Lo sapeva, ma Gi-Hun aveva comunque voluto tentare. «Per cosa, allora?»
«Giù all’Inferno c’è molto trambusto di recente. Immagino sia lo stesso anche da te.»
Gi-Hun deglutì a vuoto, abbassando lo sguardo.
«Sì, abbastanza. Ma era successo anche il secolo scorso, ricordi?, e quello si era rivelato un falso allarme.»
Sang-Woo annuì.
«È vero. Gli umani si erano dati molto da fare per estinguersi in quel periodo e siamo stati tratti in inganno. Ma stavolta è diverso.»
«Ne sei sicuro? Cioè, sta veramente per avere luogo… l’Apocalisse?»
«Presto i miei porteranno l’Anticristo su questa Terra. Il tempo che cresca a sufficienza e la resa dei conti avrà inizio.»
Gi-Hun annuì con poca convinzione. Era trascorso talmente tanto tempo che aveva dimenticato del Piano Ineffabile e di ciò che questo avrebbe comportato: la fine dell’umanità. Quella stessa umanità in cui lui si era infiltrato nel corso dei secoli e aveva imparato ad amare, pur con tutte le sue imperfezioni.
«A te piace questo mondo, giusto?» gli chiese Sang-Woo.
«Sì. Molto.» “E mi piace viverci insieme a te”, avrebbe voluto aggiungere.
«Anche a me.»
Gi-Hun sbatté le palpebre ripetutamente.
«Come?»
Le guance pallide di Sang-Woo assunsero una leggera sfumatura rosata, come accadeva sempre quando ammetteva di provare dei sentimenti.
«Mi piacciono gli umani» ripeté, schiarendosi la gola perché il suono uscisse limpido. «E… E credo di avere un piano per salvarli, ma ho bisogno del tuo aiuto.»
Gi-Hun si sporse verso di lui, gli occhi spalancati dalla curiosità e lo stupore.
«Ti ascolto.»
«Io sono un demone e tu un angelo. Siamo opposti inconciliabili, ma la nostra unione produrrebbe un effetto neutrale. L’energia dell’uno annullerebbe quella dell’altro.»
Gi-Hun non era certo di aver compreso il piano. La mente di Sang-Woo era troppo machiavellica perché lui riuscisse a entrarvi in sintonia con facilità.
«Cosa intendi con… unione?»
«Scopriamo chi è l’Anticristo» spiegò. «Stiamogli vicino durante l’infanzia. Tu gli infonderai le tue conoscenze angeliche, io le mie demoniache. Così facendo, quando il ragazzo compirà undici anni non sarà altro che un semplice umano. Questo impedirà l’arrivo dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse e il pericolo sarà sventato.»
Il piano di Sang-Woo cominciava ad assumere significato anche nella sua mente. Era piuttosto semplice, forse il piano più semplice che il demone avesse mai architettato, eppure Gi-Hun sentì che sarebbe stato sufficiente.
«È… È un’ottima idea» disse. Poi, però, ricordò di essere un angelo e che intromettersi nel Piano Ineffabile era un atto decisamente diabolico. «Ma credi che sia la cosa giusta?»
La bocca di Sang-Woo si increspò in una specie di sorriso.
«Sei tu l’angelo tra noi. Perché chiedi a me cosa sia giusto o meno?»
Gi-Hun arrossì.
«S-Sì, lo so, è solo che… Insomma, tu conosci il Piano Ineffabile, no?»
«Solo la sua esistenza, come tutti. È ineffabile, dopotutto.»
La fiducia sproporzionata che Gi-Hun nutriva per lui lo aveva portato a credere che, anche se era impossibile, Sang-Woo avesse compreso i piani di una mente superiore alla sua. Era stato un pensiero stupido. E un pensiero ancora più stupido scaturì da quella realizzazione.
«Facciamolo» disse, risoluto.
Sang-Woo aggrottò le sopracciglia.
«Non sei più preoccupato che non sia la cosa giusta?»
Gi-Hun si strinse nelle spalle.
«Il Suo piano è ineffabile, no? Quindi chi ci dice che neutralizzare l’Anticristo non sia esattamente il piano?»
«Mi sembra un po’ forzato come ragionamento» disse Sang-Woo, «ma potrebbe anche essere così. Dunque, abbiamo un accordo?»
Gli tese la mano e Gi-Hun la strinse con un sorriso.
«Abbiamo un accordo.»
Sang-Woo annuì e l’angelo ebbe la sensazione che stesse sorridendo. Non era semplice riconoscere le sue emozioni, specie quando doveva esprimere gioia o, molto più raramente, affetto – forse Gi-Hun era solo un sognatore romantico, ma aveva avuto l’impressione che il demone, nonostante i suoi continui rifiuti, un po’ ci tenesse a lui. Tuttavia, per un solo giorno un sorriso era sufficiente. Avrebbero trascorso insieme molto tempo nel decennio a seguire e forse sarebbe riuscito a trasmettergli abbastanza energia angelica da farlo sciogliere – metaforicamente parlando, si intende.
Si alzò in piedi e stirò la schiena. Il Sole aveva iniziato a tramontare e il parco si stava svuotando.
«Hai programmi per la serata?» chiese Sang-Woo, alzandosi a sua volta. Allacciò il bottone della giacca scura, prima di infilare le mani in tasca e voltarsi verso di lui.
«Niente di particolare» rispose Gi-Hun.
«Allora ceniamo insieme?»
Per la seconda volta nel giro di poco tempo, l’angelo sbatté le palpebre e chiese: «Come?»
«Hai qualche problema all’udito oggi?»
«Mi hai… invitato a cena?»
Sang-Woo si dondolò sul posto, fissando lo sguardo sulla ghiaia.
«Se non ti va, non importa...»
«Certo che mi va!» Gi-Hun gli mise un braccio intorno alle spalle, esibendosi nel suo miglior sorriso. «Mi hai solo colto di sorpresa, tutto qui!»
«Non è la prima volta che consumiamo un pasto insieme.»
«Ma è la prima volta che l’invito parte da te.»
Sang-Woo sollevò le sopracciglia.
«Davvero?» chiese, e la sua voce era sinceramente sorpresa.
Gi-Hun gli diede una pacca sul braccio.
«Non importa. Hanno aperto un nuovo ristorante di sushi a pochi isolati da qui, ti va se proviamo quello?»
«Va bene.»
Si avviarono verso la loro destinazione, il braccio di Gi-Hun ancora stretto sulle spalle irrigidite di Sang-Woo.
«Angelo, senti...»
«Oh, a proposito!» Gi-Hun lo ignorò, desiderando di poter godere di quel contatto un altro po’. Infilò la mano libera nella tasca del giubbotto ed estrasse il cartoncino con il messaggio del demone. «Cosa sono questi segni?»
«Quelli? Sono il logo di un nuovo negozio di tè dove sono stato sabato. È il loro biglietto da visita.»
«Interessante! Ehi, ci andiamo?»
«È aperto solo nei weekend.»
«Il prossimo weekend, allora, sperando che non sia già arrivato l’Anticristo.»
Sang-Woo sospirò e, di nuovo, sorrise.
«Va bene.»

 

 

   
 
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