-Salve signore, sto cercando Maru Bokuto!
Quando Bokuto Koutaro aveva aperto la porta di casa sua, di certo non si era aspettato di trovare quel bambino di massimo sei anni, con lo zaino in spalla e lo sguardo risoluto mentre gli chiedeva di sua figlia.
Tutti sapevano quanto lo schiacciatore fosse sempre gentile e sorridente con chiunque, ma quel giorno non ci pensò due volte prima di guardarlo malissimo e rispondere –Hai sbagliato casa.
Provò anche a chiudergli la porta in faccia, ma Keiji lo bloccò quasi subito.
Suo marito lo ignorò, per poi rivolgersi al bambino con un sorriso gentile in volto mentre lo invitava dentro –Ciao Jin, ti aspettavamo!
Bokuto guardò suo marito con uno sguardo frastornato, poi chiese senza alcun tatto –Davvero?
-Maru l’ha invitato a casa per giocare, Jin è il suo migliore amico in classe.
Il giocatore di pallavolo professionista corrugò la fronte sempre di più, la sua bambina andava alle elementari da neanche un mese e già aveva un migliore amico? Per giunta un ragazzo!? Non andava bene, Bokuto era stato convinto che non si sarebbe dovuto preoccupare di cose del genere per almeno i prossimi vent’anni!
Akaashi lo guardò e sorrise, probabilmente comprendendo tutto quello che gli passava per la mente con un solo sguardo.
Maru li raggiunse in quel momento, urlando felice il nome di Jin e abbracciandolo!
Poi lo prese per mano e lo portò verso la cucina mentre diceva esaltata –Il mio papà ha fatto dei cupcake buonissimi! Ne vuoi uno?
-Sì! Ne stanno al cioccolato?
E mentre i due continuavano a chiacchierare e mangiare nella nuova stanza, Bokuto non poteva fare a meno di non staccargli gli occhi di dosso.
Si distrasse solo quando Akaashi gli mise una mano sul braccio stringendolo e, con ancora il sorriso divertito in volto, chiedeva –Va tutto bene?
-Non mi piace quel bambino.
Akaashi rise –non ha fatto nulla di male, Kou. E i suoi genitori sono una bella famiglia.
-Ma vuole la mia bambina!
-Non puoi terrorizzarlo per questo.
-Ma…
-Se lo farai, Maru si arrabbierà con te, vuoi questo?
Bokuto mise il broncio e incrociò le braccia al petto –Bene, ma starò qui a fissarlo, pronto a correggere ogni suo errore.
-Prendi un cupcake anche tu, Kou.
Fu così che Bokuto si sedette al tavolo con loro a mangiare i dolci di suo marito. Tuttavia, il bambino non sembrava per niente toccato dalla sua presenza e giocò e parlò con Maru come se lui non fosse neanche lì.
Bokuto stava iniziando a deprimersi per la situazione e si risollevò solo quando sentì Naoya, altro suo figlio e gemello di Maru, correre verso di lui mentre urlava –Papà, papà guarda!
Il bambino, del tutto identico a sua sorella ma con i capelli corti, mostrò soddisfatto a suo padre il tablet, cliccò sullo schermo e mise in play il video di un giocatore di calcio che faceva un goal riuscendo a eludere i tre avversari che avevano provato a rubargli la palla.
Tutta la vita di Bokuto era sempre ruotata intorno alla pallavolo, quindi non capiva nulla di altri sport, ma anche uno come lui si rendeva conto di quanto fosse stato bravo quel giocatore in quell’azione.
-Molto bravo- annuì sincero.
-Vero?- gli occhi di Naoya erano luminosi –Voglio giocare a calcio! Voglio diventare bravo come lui!
Quello uccise definitivamente Koutaro.
Il pallavolista non seppe dire quanto tempo rimase a fissare il vuoto, sapeva solo che quando si riprese per l’abbraccio di Akaashi, i suoi gemelli e Jin avevano già lasciato la stanza andando a giocare nel soggiorno.
-Perché quello sguardo perso?- domandò suo marito baciandogli la testa.
Bokuto piagnucolò accasciandosi sul tavolo e in un mormorio rispose –Ho perso i miei bambini… Maru ha un fidanzato e presto se ne andrà di casa mentre Nao vuole giocare a calcio!
Keiji rise stringendolo più forte –Hanno sei anni Kou. Maru non ha un fidanzato e, anche se lo avesse, non se ne andrà di casa fino a quando non finirà il liceo. Per quanto riguarda Nao, non è carino che abbia una passione? Se gli piace il calcio non saremo noi a impedirgli di giocarci, giusto?
Koutaro si voltò a guardare suo marito con uno sguardo pieno d’amore, poi mormorò –Tu sì che sai sempre cosa dire in ogni occasione.
Keiji gli lasciò un bacio in fronte –Mi hai sposato per questo, no?
-Ti ho sposato perché ti amo- lo contraddisse velocemente.
Il corvino arrossì, poi lo prese per mano –Dai vieni, andiamo a dedicarci ai nostri gemelli.

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