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Autore: tbhhczerwony    11/11/2021    0 recensioni
[kirino & masaki centered | minor takuran | si picchia duro qui dentro, letteralmente]
Tra Ranmaru e Masaki c’era sempre una battaglia ottica.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayami Tsurumasa, Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Kurama Norihito, Shindou Takuto
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Violenza
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oh, deus. sono tornato su questo fandom dopo ben 7 anni! e visto che son passati 7 anni, mi ripresento nuovamente in caso ci siano utenti nuovi (che è possibilissimo). salve, sono jyo/andy, una volta il mio nick era hayamin, poi è cambiato trecentomila volte (per i fellow veterani, vi prego non ricordatemi con i nomi delle mie oc perché avevo le crisi di identità, rip). ero un veterano di questo fandom, e avevo postato molte fanfiction dal 2012 in poi, solo che tantissime le ho cancellate, tra cui questa. l'avevo cancellata per il semplice fatto che, nonostante ne andassi fiero, avrei voluto renderla ancora migliore, quindi eccomi qui a ripostarla, originariamente era stata postata il 24 agosto del 2016! (infatti penso che qualche altro veterano se la ricorderà) questa fanfiction è uscita fuori perché volevo scrivere qualcosa che includesse il picchiarsi forte, e quando penso a personaggi che si fanno a botte, solitamente sono kirino e masaki di inaire. la mia non era una critica al "enemies to lovers", anche perché io stesso mi ci tuffo in quella trope, semplicemente quando l'avevo scritta avevo in mente questa cosa. puf, anche perché effettivamente loro due non si sono mai visti fare a botte canonicamente, ma masaki gli aveva fatto uno sgambetto che è costata la gamba di kirino. ma ora vi lascio alla one-shot! (non ho editato tantissimo perché volevo lasciare quel vibe di 2016, aahh, nostalgia)
 
 


(Optical) battle



 

Tra Ranmaru e Masaki c’era sempre una battaglia ottica. Soprattutto per Ranmaru, non lo sopportava, non lo voleva vedere. Masaki invece rideva sempre, dipinto sul suo volto c’era sempre un ghigno malefico, apparentemente innocente, perché voleva fare scherzi, il classico – ma era molto di più. Per questo motivo Kirino era sempre all’erta: poteva succedere qualsiasi cosa con quello in giro. Lo aveva già spinto e pestato un piede quando era in campo a giocare, cos’altro sarebbe potuto succedere?

In quel momento erano al campo di allenamento alla Raimon e come al solito Kariya guardava sempre con quella solita espressione sorridente Kirino, che gli rivolgeva in risposta uno sguardo che faceva venire la pelle d’oca. Takuto si avvicinò a lui, perplesso, chiedendogli cosa ci fosse di strano; Ranmaru, sempre con quegli occhi assottigliati e le sopracciglia corrucciate, si voltò verso di lui «Kariya mi sta di nuovo dando fastidio» gli rispose, con tono secco.

Il castano storse un sopracciglio, guardando il ragazzo dai capelli rosa, che riaprì meglio gli occhi e allargò le sopracciglia in un’espressione un po’ più serena rispetto a prima.

«Ranmaru, per favore.» gli disse lui, «Ancora con questa storia? Smettila di fare il bambino e prova ad ignorarlo se ti dà così tanto fastidio» concluse, alzandosi dalla panchina e andando verso il campo, dove c’erano gli altri membri della squadra ad allenarsi. Si alzò anche Masaki dalla panchina, rivolgendo nuovamente quello stesso sguardo a Ranmaru, per poi andare verso il campo. Lui, anche se il turchese era girato di spalle, lo guardò male. Era sicuro che prima o poi l’avrebbe fatto a pezzi. Successivamente prese un profondo respiro, alzandosi anche lui dalla panchina e andando nella sua posizione di difesa in campo ad allenarsi. Kyousuke lo guardò, ricordandosi della sua conversazione sul fatto se Masaki fosse un Imperiale oppure no. Ovviamente durante l’allenamento Kariya non si fece perdere l’occasione di poter fare altri dispetti a Kirino, che continuava a mantenere la pazienza… continuava, e continuava ancora, finché poi non fece lui il prossimo passo, spingendolo malamente per terra. Il turchese si mise a ridere, poi si rialzò velocemente, stuzzicandolo di nuovo, mentre il ragazzo dai capelli rosa cercava sempre di colpirlo da qualche parte, che sia con i calci o con i pugni. Dopo poco Hayami prese da dietro Kirino, che si dimenava per liberarsi dalle sue braccia, invece Kariya venne preso da dietro da Kurama, al contrario del rosa lui opponeva meno resistenza.

E al centro dei due arrivò Shindou, «Basta!» urlò ai due, «Se dovete litigare non fatelo in campo!» continuò, poi si voltò verso Ranmaru, «Tu smettila di fulminarlo e di tentare di spingerlo!».

Kirino non credette alle parole del capitano, cercando di indicare il turchese – non poté fare molto dato che c’era ancora Hayami che lo teneva da dietro – si rivolse a lui con malo tono, «Ma è lui che mi sta scocciando!»

«E voi due state scocciando me, finitela subito se non volete essere esclusi dagli allenamenti e dalle partite! Un passo di più e finirete per esserlo entrambi» disse ancora il castano, poi si voltò verso Kariya, che prese a ridere fragorosamente, ma smise poco dopo, sentendo le parole del capitano, «E tu smettila di stuzzicarlo». Takuto sospirò, poi con un suo segnale, ripresero gli allenamenti.

Quella stessa sera, all’uscita di scuola, Ranmaru stava per prendere la strada per tornare a casa, ma una mano che lo toccò nella schiena lo bloccò. Si voltò dalla parte opposta e vide davanti a sé ancora lui, Masaki, con quello stesso sorrisetto che gli rivolgeva sempre. Il ragazzo dai capelli rosa assottigliò gli occhi e abbassò le sopracciglia, stringendo i denti.

«Cosa vuoi?» gli domandò. Il turchese ridacchiò, «Sembra che noi due abbiamo un conto in sospeso, non ricordi?».

«Quale conto in sospeso?» gli chiese. Se lo ricordava benissimo, si ricordava perfettamente quella lotta che stavano iniziando al campo, sempre per colpa sua, ovviamente.

Kariya sbuffò, «So che te lo ricordi, è successo oggi»

«Vattene, lasciami in pace. Voglio tornare a casa».

Ranmaru si voltò nuovamente dalla parte opposta, cimentandosi a tornare a casa, ma Masaki lo spinse per terra.

«Adesso ne hai voglia?» domandò, ridacchiando.

«Hai veramente superato il limite!» urlò, alzandosi da terra e spingendolo malamente come aveva fatto in campo.

Kariya si rialzò, toccandosi la testa e massaggiandosela appena, «Mi hai fatto male…» mormorò.

Kirino rise con aria di sarcasmo, «Ah, certo, come se tu non me ne avessi fatto per tutto questo tempo! Ora hai anche il coraggio di lamentarti, vero?!».

Grazie alla seconda mossa del turchese, che fu un pugno, la rissa cominciò. Il rosa gli diede un calcio sulle gambe, l’altro – un po’ tremolante per il colpo alle gambe – lo spinse nuovamente per terra, dandogli due volte un calcio sulla schiena. Kirino si rialzò subito, riempendolo prima di graffi e subito dopo un pugno sul volto. Kariya si pulì con la manica della divisa la goccia di sangue che stava uscendo dal labbro, poi si voltò verso di lui, prendendogli il braccio sinistro, tirandolo a sé e dandogli una ginocchiata sullo stomaco in malo modo. Ranmaru subito dopo cadde a terra inginocchiato, mettendosi una mano sul petto e tossendo, sputando sangue e facendo cadere quello per terra, il resto che aveva intorno alle labbra se lo pulì con le maniche della divisa. Voleva dirgli qualcosa di minaccioso prima di fargli qualsiasi cosa, ma preferì fare un attacco a sorpresa, prendendolo da dietro e piegandogli la schiena; non la ruppe ovviamente, ma faceva abbastanza male da farlo urlare di dolore. Subito dopo lasciò cadere Masaki a terra, che rimase per un po’ inginocchiato a prendere fiato. Il rosa intanto, era ancora affogato dal colpo di prima che non riusciva nemmeno a parlare, si limitava solamente ad ansimare, ormai già stanco. Il tuchese, notando ciò, rispose anche lui con un attacco a sorpresa, prendendogli un braccio e buttandolo malamente sul muro vicino al cancello.

Ranmaru si mise nuovamente la mano sul petto, tossendo e sputando sangue, un po’ era quello di poco prima, mentre tutto il resto era quello del colpo appena ricevuto. Masaki lo guardò ancora con quel ghigno malefico, mentre il rosa si voltò verso di lui fulminandolo nuovamente con lo sguardo. Non voleva un’altra battaglia ottica, non più almeno: in quel momento voleva vederlo fatto a fettine dalle sue stesse mani. Ma dagli ansimi si capiva che era già stanco, non poteva quasi più continuare, quasi si sentiva mancare anche dal troppo sangue che aveva sputato. Scosse leggermente la testa, prendendogli il braccio destro e spostandosi verso la sua schiena, tirandolo indietro. Il turchese gemeva dal dolore che provava, ancora un po’ e quel braccio si sarebbe rotto in pochi secondi. Ma non successe, dato che il ragazzo dai capelli rosa lasciò il braccio e gli diede un calcio sulla schiena ancora prima che il turchese potesse fare altro. Inginocchiato a terra, anche Kariya cominciò a sputare sangue, tenendo una mano sul petto, ansimando; poco dopo poi smise, cercando di prendere fiato, «T-ti prego, basta…» balbettò, ormai non ce la faceva più.

Kirino tossì appena, cercando di parlare, ma la gola gli faceva così male che non aveva quasi più la voce. Lo ascoltò, decise così di riprendere in mano la sua borsa e tornare a casa, senza nemmeno salutarlo. Masaki si alzò poco dopo, guardandolo mentre se ne andava. Prese la sua borsa e se ne andò anche lui, barcollando un po’.

Appena tornato a casa, Ranmaru salutò la madre, che lo guardò sconvolta.

«Ma che ti è successo?» domandò, preoccupata, toccando le sue ferite sul volto, sulle mani e sulle braccia – dato che aveva le maniche rimboccate.

Ranmaru soffiò appena al tocco della madre nelle ferite, «Non è niente, sono caduto in allenamento» mentì, andando in camera sua. Si tolse la giacca della divisa, rimanendo in camicia e mettendosi cerotti e fasce sulle ferite. Guardandosi allo specchio poi si accorse che aveva l’occhio destro completamente nero; ridacchiò, pensando che se fossero stati neri entrambi, poteva benissimo assomigliare ad un panda, con i capelli rosa e gli occhi azzurri, però. Quella sera cenò solamente e poi se ne andò a dormire, pensando a cosa potesse succedere il giorno dopo.

Quella mattina tutti videro le varie macchie di sangue che c’erano davanti al cancello della scuola, tutti ne parlavano e commentavano “Secondo voi è morto qualcuno?”, “Magari c’era una rissa e ce la siamo persa”. Anche Takuto, che in quel momento era a fianco a Ranmaru, commentò su quelle macchie. Solo poco dopo si accorse delle varie fasce e cerotti che aveva l’amico, notò anche l’occhio nero. Ci pensò, poi si guardò in giro, notando che anche Masaki era quasi nelle sue stesse condizioni.

«Ranmaru…» mormorò. Ranmaru, guardandolo, capì perfettamente cosa stava per dire.

Sospirò, «No, Takuto. Non ne voglio parlare».

 

   
 
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