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Autore: GReina    18/11/2021    2 recensioni
[medieval!AU] [prince!Kuroo, lord!Kenma, king!Suguru, lady!Mika] [kuroken + shoumika]
Kuroo e Kenma stanno per sposarsi ed i due non potrebbero essere più felici, ma Kenma dovrà raggiungere Kuroo, prima, ed avviene qualcosa durante il suo viaggio che per quanto terrificante non smetterà mai di rinfacciare all'uomo della sua vita.
Questa OS fa parte della serie "Il Peso dei Sentimenti".
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Mika Yamaka, Suguru Daishou, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Peso dei Sentimenti - Medieval!AU'
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NOTE: è possibile leggerla anche singolarmente, ma consiglio di leggerla tra il capitolo sei “Mettersi a nudo” e il capitolo sette “Chiacchiere moleste e rimedi” della long “Il Peso del Passato”.

Il Peso dell’Amore

“Perché mi hai trascinato via, gattino! Si meritava una bella risposta!!” era da tutta la sera che Kuroo stava costringendo Lord Sakusa Kiyoomi ad una conversazione non gradita, così quando infine il delegato dello Shiratorizawa era scoppiato Kenma aveva deciso di trascinare via Tetsuro.
“Lascia in pace quei due.” gli rispose con una vena di rimprovero “Davvero non vedi quanto si piacciono? Non penso proprio che Miya volesse iniziare a descriverti com’è andare a letto con le donne di Miyagi davanti a lui. E di certo Sakusa non voleva sentire.”
In assenza di altre opzioni, a quelle parole Kuroo si limitò a mormorare infastidito un flebile “È stato scortese nei tuoi confronti.”, così Kenma sorrise.
“L’ha fatto per Miya.” poi gli si avvicinò e poggiandosi al suo petto aggiunse: “Tutti impazziscono per amore. O devo ricordarti quello che hai fatto tu poco prima del nostro matrimonio?” Kuroo arrossì e Kenma seppe di aver vinto. Rise ancora, poi si sistemò nella carrozza per la notte mentre prendeva un sorso di vino da una delle bottiglie mezze vuote che si era portato dietro ed insieme a Kuroo iniziava a ricordare.
Kuroo e Kenma si conobbero alla corte di Oikawa, e questo non era un segreto. Per il compleanno del padre di Tooru era stata organizzata una grande festa. Festa alla quale – purtroppo – Kozume fu costretto a partecipare. Quella costrizione, in ogni caso, si rivelò infine essere una fortuna per lui, perché se anche a prima vista Kuroo gli era sembrato un semplice viscido molestatore, poche battute scambiate con lui in quell’occasione erano bastate affinché si ricredesse.
Quello fu l’inizio del loro corteggiamento. Tetsuro era l’erede del più grande regno di Tokyo, ma questo non gli impedì mai di trovare scuse più o meno valide per poter andare a trovare Kenma ad Aoba Johsai.
Kuroo chiese la mano di Kenma a Tooru – in assenza di altra famiglia – quello stesso anno, e con la sua benedizione si fidanzarono ufficialmente. Non restava che sposarsi.
Era di dominio pubblico tutta quella storia, ma l’opposto era – e sempre sarebbe rimasto – l’episodio che avvenne durante il suo viaggio da un continente all’altro.
Kuroo avrebbe dovuto aspettare a Neko l’arrivo di Kenma, ma questi non arrivò mai. Tetsuro era irascibile ed impaziente già di suo, ma quel giorno a tutto ciò si aggiunse anche l’ansia. Quello che ne derivò fu una rabbia cieca che sfociò in promesse di guerra.
Prova, questa, di un indefinibile amore, certo. Oppure di un’incredibile stupidità.
Aveva radunato un esercito. Solo a poche ore dal ritardo di Kenma, il suo futuro sposo aveva radunato gli stendardi più fidati e dichiarato a tutto il regno che se non avesse trovato il suo amato entro sera avrebbe messo a ferro e fuoco il mondo intero, e non scherzava.
La luce della ragione – in assenza di Kozume – aveva provato ad essere la sua più fidata e vecchia amica, Lady Mika Yamaka.
“Magari hanno dovuto accamparsi per riposare, o hanno lasciato la strada principale per far vedere a Kozume il regno che comanderà!” provò a convincerlo.
“Sciocchezze! Ho fatto perlustrare tutto il tragitto anche fin troppe volte. Stiamo solo perdendo tempo, sappiamo entrambi che è stato lui.” e se solo Kuroo non fosse stato tanto accecato dalla rabbia e dalla paura, forse sarebbe bastato un attimo per risolvere la questione; forse avrebbe ascoltato Mika e si sarebbe fatto una grassa risata.
Invece, il suo odio per re Suguru, del regno del Nohebi, era bastato per renderlo giuria, giudice e giustiziere decretando colpevole il proprio vicino e quindi per convincerlo a muoversi.
La rivalità dei regni risaliva a ben prima della generazione di Tetsuro, ma se di solito le faide degli avi vengono lasciate alle spalle dai nipoti, per Kuroo e Suguru era stato l’opposto.
Tetsuro non aveva mai pianamente capito a cosa l’invidia di Daishou fosse dovuta, ma aveva talmente tanta poca stima di lui da non chiederselo affatto. Imputò il suo odio al fatto che il regno del Nekoma fosse più grande e non era più andato a fondo. Mika, invece, conosceva bene la ragione che spingeva il re del Nohebi ad avercela tanto con il suo amico, e quella era lei.
Yamaka era nata a Nohebi, ma ben presto la sua famiglia si era trasferita e, lasciando la corte dei Suguru, era entrata a far parte di quella dei Kuroo. Lei era stata amica di Daishou prima, e di Tetsuro poi. Questo non era un segreto per nessuno. Quello che in molti non sapevano, invece, era il profondo amore che la univa al primo.
Dopo la sua partenza, Daishou non aveva mai smesso di scriverle lettere. Mika si era ritrovata da sola in un posto nuovo, e le parole del suo amico erano state la sua salvezza. Presto, il loro legame crebbe culminando in una notte di passione che nessuno dei due avrebbe mai potuto dimenticare.
Immediatamente dopo, liberi dalla tensione e costretti a passarsi una mano sulla coscienza alla luce del sole, Suguru si era detto mortificato di averla insultata in quel modo, ed aveva promesso che l’avrebbe sposata. Mika non si sentiva assolutamente insultata, ma consapevole che fosse ciò che anelavano entrambi, aveva accettato con gioia quella promessa.
Prima che potessero annunciarlo al mondo, tuttavia, ci fu un inconveniente, ed il suo nome era Tetsuro.
I due amanti non avrebbero mai potuto dire di essersi già uniti. Non se l’onore di Mika voleva rimanere intatto. Quando la sua famiglia e quella del re del Nekoma ebbero scelto di concederla in sposa all’erede, dunque, nulla avrebbe mai potuto dire Daishou per riscattarla. Chiedere la sua mano dopo il suo fresco fidanzamento con il principe Kuroo sarebbe stato come insultare la famiglia reale del Nekoma, così due cuori si erano spezzati.
Le lettere erano continuate, ma presto la ragazza aveva capito di dover interrompere la corrispondenza epistolare. Leggere le parole d’amore di Daishou era passato dallo scaldarle al pugnalarle il cuore. In più, sebbene non lo amasse come i loro genitori avrebbero voluto, Tetsuro era suo amico, e più scriveva a Suguru più le sembrava di tradirlo.
Neanche Kuroo era innamorato di lei, e questo andava a suo vantaggio. Erano migliori amici e – nei giorni in cui era più positiva – la lady non poteva che dirsi che avrebbe potuto capitarle di peggio.
Aveva accettato la propria condizione, infine, e mai più risposto all’ultima lettera dell’uomo che amava:
“Non importa come. Farò in modo che potremo stare insieme, dovessi mettermi contro il mondo intero.”
Era stato orribile il presentimento che Yamaka aveva percepito alla notizia del rapimento di Kenma. Kuroo si era innamorato del consigliere del principe Oikawa dopo cinque mesi che lei e Tetsuro erano stati promessi, ma a differenza della ragazza il principe non si era fatto scrupoli ad ammettere la sua riluttanza a sposare qualcun altro che non fosse il suo amato.
Mika era stata contenta, anzi, contentissima! Il fidanzamento era stato rotto, la famiglia Mika assicurata di ogni rispetto da parte della casa regnante ed i membri della corte del Nekoma avvertiti di quel cambio così repentino della mano che Tetsuro avrebbe adornato con un anello.
Tutto il continente adesso ne era a conoscenza: Kuroo Tetsuro, principe ed erede al trono del Nekoma, si sarebbe unito in matrimonio tra meno di un mese, e la persona con cui l’avrebbe fatto era in corteo nella Strada del Re, intenta a raggiungere Neko dalle terre di confine del regno.
Quella persona era Kenma, ma se tutto il Nekoma lo sapeva, altrove la notizia non era arrivata. Al Nohebi la notizia non era arrivata.
“Le tracce portano verso le loro terre, Mika! Quel bastardo l’ha rapito per avermi in pugno. E la pagherà per questo.”
Non potendolo fermare, Yamaka decise di partire con lui. Tetsuro certo provò ad impedirglielo, ma c’era una ragione per cui era stata inizialmente scelta come futura regina. Vinse la discussione e si misero in marcia.
L’esercito con il quale Kuroo si stava muovendo non era troppo numeroso. Se “non troppo numeroso” si potevano intendere duemila uomini. Le sentinelle del Nohebi si allertarono immediatamente, ma se Tetsuro si era aspettato resistenza, venne sorpreso.
“Non mi piace. Per farci passare così indisturbati quel serpente deve aver organizzato una trappola.”
“Oppure” provò Mika “si è pienamente reso conto della situazione e ha capito che la soluzione migliore è parlare.”
“Parlare non è più un’opzione da quando ha deciso di rapire il mio gattino!” la successiva frase Yamaka la disse muovendo appena le labbra ed in un mormorio:
“Non credo che abbia mai deciso questo.”
Arrivarono ad Hebi, la Capitale, e lì – subito – gli vennero aperte le porte delle mura della città. Nonostante l’apparente accoglienza Tetsuro decise di non far disarmare i suoi uomini. Raggiunsero il castello con le spade in mano e lì il Primo Cavaliere di Daishou pregò il principe di seguirlo. Convinto fosse una trappola, Kuroo si portò ancora dietro i suoi guerrieri migliori. Così lui, Mika, Kai, Yamamoto, Lev e Inuoka iniziarono a percorrere i grandi corridoi del palazzo, fino al cortile pensile.
Tetsuro vide Daishou di spalle, inasprì l’espressione e sibilando con rabbia ogni lettera urlò: “Suguru!” aumentò il passo, sollevò la spada. Mika iniziò a correre per raggiungerlo; per fermarlo! Ma prima che potesse farlo qualcos’altro ebbe il potere di congelarlo.
“Ce ne hai messo di tempo, Kuroo.” il nominato strabuzzò gli occhi più di una volta mentre Yamaka si portava una mano alla bocca per coprire il sorriso divertito che non era riuscita a trattenere. Daishou era stato seduto fino a un attimo prima; si era alzato alla voce di Tetsuro e nel farlo aveva rivelato la figura che sedeva davanti a sé intenta a gustare in pace un buon thè: Kenma.
“Gattino!” esclamò felice e rassicurato il corvino, poi i suoi occhi si posarono sul re del Nohebi ed ancora si riempirono di rabbia. Sollevò ancora la spada.
“No!” riuscì a sbloccarsi lei. Si frappose tra il suo amico e l’uomo che amava, poi con non poca fatica convinse il principe ad abbassare la spada.
“Posso spiegare.” furono le parole di Daishou.
“Sarà meglio che la tua sia una buona scusa!!”
Erano state le ultime parole di Kuroo per diverso tempo. Mezz’ora dopo, era seduto dove prima lo era Suguru, un’espressione incredula in viso, forse indecisa se essere sconvolta o sdegnata.
“Lui?” chiese guardando verso di lei. Yamaka rise prima di annuire.
“Lui!?” chiese di nuovo indicando Daishou, quasi credesse che la lady non avesse capito.
“E il tuo splendido piano era di rapirla.” si rivolse al re. Suguru arrossì, ma a rispondere fu Kenma.
“Mentre il tuo di splendido piano era di entrare in guerra?” Tetsuro si alzò di scatto facendo cadere a terra la sedia con un grosso fragore.
“Ti aveva rapito!” ma Kozume continuò solo a ridacchiare.
“E sei venuto solo con duemila uomini per un assedio.”
“Solo perché mio padre credeva stessi esagerando!”
“Tu stai esagerando.” il corvino aprì ancora la bocca per ribattere, ma ogni protesta venne troncata dal più basso che – lasciando per la prima volta la sua sedia – si avvicinò al suo promesso sposo. Gli diede un rapido bacio sulle labbra.
“Sei adorabile, e il tuo comportamento spiega perché io piaccia tanto ai tuoi genitori.” quel singolo, effimero contatto ebbe il potere di eliminare tutta la rabbia di Kuroo. La spada venne dimenticata ed invece dell’elsa fu la vita di Kenma ad essere stretta saldamente.
Mika e Suguru lasciarono ai due dello spazio e se ne concessero un po’ per loro. Per quanto i loro sentimenti fossero forti, tuttavia, quanto appena successo non sarebbe passato inosservato, e tra il carattere di Tetsuro e la rivalità dei due regni, non c’era possibilità che loro potessero stare insieme. Quella del rapimento – anche se effettuata con la vittima giusta – era stata una pessima idea, e se solo Mika avesse continuato a scrivere a Daishou avrebbe anche potuto farglielo notare.
Adesso era troppo tardi. Forse non sarebbero entrati in guerra, ma loro due non avrebbero più potuto vedersi.
“Allora?” entrambi si erano persi l’uno negli occhi dell’altra, ma l’incantesimo si interruppe alla domanda di Kuroo. Si voltarono verso di lui e questi chiese: “Quando vi sposate? Perché sia chiaro:” si avvicinò a Suguru, e puntandogli al petto un dito con fare intimidatorio avvertì: “prova solo a rubare la scena a me e a Kenma e te ne faccio pentire.”
“S-Sposarci?” fu invece l’intervento dell’altro. Tetsuro annuì in modo grave.
“Avrò incubi ogni notte. Ma se è quello che vuole lei…” scrollò le spalle. Tornò a circondare la vita di Kenma con un braccio, e mentre si avviava verso l’uscita del giardino pensile le disse:
“Rimani qui? Posso lasciare uno chaperon finché tuo padre non ufficializza la cosa.”
Kenma intervenne: “Ti prego lascia Lev.” ma fu ignorato, perché Mika con gli occhi lucidi chiese:
“Ci aiuterai a convincerli?” Kuroo rispose con una smorfia.
“Incredibilmente sì.” Yamaka si voltò verso Daishou, e se non si saltarono addosso per baciarsi fu solo per decoro. Si limitarono entrambi a sospirare più felici che mai, invece, e con il cuore a mille ringraziarono Tetsuro per la sua comprensione ed amicizia.
Tutto e bene quel che finisce bene. Kuroo aveva dato loro la sua benedizione, ma certe cose non sarebbero mai cambiate. Mentre Tetsuro e Daishou riprendevano a litigare, dunque, Mika e Kenma raggiunsero ancora il tavolino da thè che era stato abbandonato, si versarono un po’ di bevanda calda nelle tazze pregiate ed ammirando i loro futuri mariti sbraitare furibondi per decidere chi tra i due fosse il più fortunato o a quale dei due matrimoni il gruppo di menestrelli più bravi avrebbe suonato, non gli rimase altro da fare che giudicarli in silenzio con un sorriso innamorato sulle labbra.
Tutto ciò che prima Daishou e poi Tetsuro avevano fatto in nome loro li rendeva così simili da rendere la cosa divertente.
“L’amore. Giusto?” Kenma annuì, si portò la tazza alla bocca, ma prima di bere mugugnò:
“L’amore rende tutti sconsiderati.”
Kuroo non poteva biasimare Sakusa, dopotutto, per aver sfidato il re del più potente regno di Tokyo a raccontargli cosa faceva tra le lenzuola.
L’amore rende tutti sconsiderati, e dopo quello che aveva fatto (o quasi) poco prima di sposare Kenma, Kuroo aveva perso per sempre il diritto di giudicare, e se lui a volte lo dimenticava, c’era suo marito lì pronto a ricordarglielo.
“Hai quasi iniziato una guerra, Tetsuro. Lascia in pace quei due.” il corvino mugugnò imbarazzato.
“Domani mi farò perdonare.”
 

n.a.
Sì, le discussioni tra Kuroo e Suguru sono inutili dato che i due matrimoni non avverranno nello stesso periodo e non ci sarebbe problema affinché entrambi possano avere tutte le rock band medievali che vogliono, ma sono fatti così.
Kuroo ha detto che “si farà perdonare” … ma chissà se intende la stessa cosa di quello che spera Sakusa. È facilmente immaginabile, ma lo vedrete comunque mercoledì!
Alla prossima!!
   
 
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