Questa
storia partecipa all'iniziativa di scrittura Tre tiri di dado di
Sia indetta sul Forum Ferisce
più la Penna.
Personaggio:
Teddy.
Scenario:
persona
A e persona B vanno in crociera insieme e passano tutto il viaggio
reinventando scene di Titanic.
Avvertimento
(facoltativo): "Mi stai giudicando perché continuo a venire nel
tuo negozio per accarezzare i tuoi gatti e non ho mai comprato nulla"
AU.
«Il
tuo ragazzo è un bastardo».
Molly,
che si sta limando un'unghia della mano sinistra, non alza nemmeno un
sopracciglio.
«Curioso»
commenta distratta, osservando con attenzione il risultato del suo
lavoro. «Si dice lo stesso di te» rifaccia senza troppi scrupoli,
guardandolo con un irritante sorriso sulle labbra.
Teddy
stringe le sue con un principio di irritazione.
Già
l'idea di trascorrere la sua settimana di vacanza su un baracchino
galleggiante lo turba, in più deve sopportare la presenza di Molly
senza poter ricorrere alla bacchetta.
Se
non amasse così tanto Victoire, probabilmente l'avrebbe già
strozzata da tempo per il suo brutto vizio di imporgli la presenza
dei suoi odiosi cugini.
Già,
Victoire... quella che, dopo aver prenotato due cabine e averlo
seccato a morte per giorni con ciarle entusiaste su quel primo viaggio
che intraprendono loro quattro insieme, la sera prima di partire è
stata informata dall'allenatore, via camino, che avrebbe giocato come
Cacciatore titolare per le Holidays Harpies nella partita fissata l'indomani.
E
non ha ovviamente potuto dire di no.
Inutile
sottolineare che non ha potuto essere presente a Southampton nel
momento in cui la nave ha lasciato il porto, vero?
Che
Dio maledica il Quidditch!
Gioco
per idioti senza cervello.
L'unico
aspetto positivo della giornata, riflette
mentre incrocia le braccia al petto e fissa truce le persone che si
divertono in piscina dal suo lettino,
è che manco Delacour è presente.
Molly
gli ha riferito che è stato trattenuto in ufficio perché il
Wizengamot non ha ancora rilasciato il verdetto sul caso che sta
seguendo.
A
quanto pare, esiste ancora un po' di giustizia a questo mondo.
Gli
è parso una scelta sensata insultarlo, quindi, giusto per sfogare il
nervoso e far passare veloce quella giornata così da poter rivedere
Victoire il prima possibile.
«Ti
prego, togliti quell'espressione da pazzo omicida» lo rimprovera
Molly, blanda, riguadagnandosi la sua attenzione. Sostiene l'occhiata
gialla e minacciosa che le viene rivolta senza battere ciglio. Dio,
quanto è irritante! «Stai terrorizzando a morte quel gruppo di
bambini» dichiara leggera, indicandoglieli con un cenno del mento.
«Sai, una volta anch'io trovavo sexy quell'aria tenebrosa che ti
trascini dietro come un catetere» confida pensierosa, allungando una
mano per prendere il Mojito dal tavolino tra i loro lettini. «Poi mi
sono resa conto che a questo mondo esiste di meglio» conclude
spietata, sorseggiando il suo cocktail con mostruoso compiacimento.
Lui
inarca un sopracciglio con compatimento.
«Il
meglio sarebbe Delacour?» domanda sarcastico.
Lei
annuisce, convinta.
«Direi»
risponde rapida, scoccandogli un'occhiata eloquente e storcendo il
viso in un'espressione quasi dispiaciuta. Quando fa così, gli viene
la tentazione di freddarla seduta stante. «Senza offesa ma Etienne è
su un altro livello» decreta implacabile, incurante di celare la soddisfazione.
«Quello
dello squilibrio» replica Teddy, tagliente. «Per stare con te non
deve essere troppo a posto con la testa» sottolinea brutale.
«Non
illuderti: tu non sei messo meglio» obietta Molly, provocatoria,
continuando a sorridere. «Come Vic faccia a sopportarti resta un
mistero» sospira scuotendo la testa. Poi lo fissa con attenzione,
socchiudendo gli occhi castani con aria meditabonda. «A meno che...
sei bravo a letto, vero?» chiede seria mentre lui rischia di
strozzarsi con il suo drink.
«Non
sono affari tuoi» sibila gelido, lievemente isterico, quando si
riprende.
Molly
ridacchia divertita.
«Era
solo per far conversazione» butta lì, serena.
«Io
direi ficcanasare
nei fatti miei» precisa lui, aspro.
«Ma
quale ficcanasare!» ribatte lei, allegra, scrollando il capo.
«Guarda che io e Vic ci siamo scambiate un sacco di confidenze negli
anni. So a memoria quello che ti piace» afferma saputa.
Teddy
aggrotta le sopracciglia.
«Felice
di saperlo» risponde fosco. «E il tuo ragazzo che dice di questo
tuo interesse per la mia vita sessuale?» si informa mordace.
Molly scrolla le spalle, imperturbabile.
«Non
gli importa» confessa con semplicità. «Senza offesa, non ci
servono i racconti di Vic per stimolarci a provare qualcosa di nuov-»
«Ti
prego» la blocca lui, secco, arricciando le labbra con disgusto.
«Almeno questo risparmiamelo. Non voglio immaginarmi Delacour mentre
fa sesso» dichiara, corrugando le sopracciglia e rabbrividendo
raccapricciato.
Beve
un altro sorso del suo Mojito, sperando di ubriacarsi il prima
possibile così da non capire le parole dell'altra e risparmiarsi di
avere certe immagini rivoltati nella testa.
«Toh,
parli del diavolo» bofonchia Molly, appena il suo Specchio Gemello –
incantato perché i Babbani lo vedano come un cellulare – ha
iniziato a vibrare e, dopo aver afferrato l'oggetto, letto il nome di
chi la sta chiamando. «Ciao, luce della mia vita» lo saluta
zuccherina, perculandolo con un sorriso deliziato mentre Teddy deve
guardarsi bene dal trattenere i conati di vomito. «Come procede il
caso?» chiede gentile.
«Penso
che non mi libererò prima di sera» risponde il bastardo, lieve,
dall'altra parte del vetro. «Tu? Hai già tentato di ucciderlo?»
domanda ironico, e lui può immaginarsi benissimo il sorriso
divertito che gli piega le labbra.
Lei
scuote la testa, prima di indirizzare le iridi scure nella sua
direzione.
«No,
il lupacchiotto sta soffrendo» rivela melliflua e Teddy deve fare
forza su se stesso per non alzarsi e mandarli al diavolo. «Si limita
a fissare le persone come il pazzo che è ma stranamente – non
gridiamo al miracolo! – è troppo giù di morale per intavolare una
battaglia mortale. Gli manca Vic, povero cucciolo» termina con falsa
comprensione, come se lui non fosse nemmeno lì.
Teddy
stringe la mascella con stizza.
Due
idioti, davvero.
«Immagino»
commenta Delacour, ridendo come l'essere ripugnante che è. Ironico
che nessuno l'abbia capito tranne lui. Gli altri sono sempre
intontiti dai suoi occhi cristallini e la sua bellezza Veela per
accorgersi del marcio che c'è sotto. «Cambiando discorso... mi
spiace di non poter partecipare al gioco che hanno organizzato per la
giornata: avremmo sicuramente vinto il primo premio» sostiene
arrogante.
Molly sbatte le ciglia, confusa.
«Che
gioco?»
«Recitare
alcune scene del film Titanic»
risponde quello, all'istante. «I vincitori ottengono come premio una
cena appartata a lume di candele».
Lei sospira, delusa.
«Sarebbe
stato carino» ammette a bassa voce, prima di voltare il capo verso
Teddy e studiarlo con attenzione. «Ma senza di te è un'impresa
impossibile. Il tuo sostituto è imbarazzante» constata impietosa.
Quello
è veramente troppo!
Facendo
forza sui braccioli del lettino, lui si mette seduto con una velocità
tale da far spalancare gli occhi all'altra per lo spavento. La fissa
dritta in faccia con le iridi gialle brucianti di collera, incurante
del gelo che è sceso tra loro nonostante sia una giornata di metà
agosto.
È
talmente arrabbiato che manco si è reso conto che la gente inizia ad
ocheggiarlo con un velo di paura.
«Non
è un'impresa impossibile» ringhia risentito, ferito nell'orgoglio.
Non esiste al mondo che lui sia inferiore a quel bastardo di
Delacour! «Possiamo vincere il primo premio» continua aggressivo.
Molly
rimane immobile per una manciata di secondi, poi torna a fissare lo
Specchio Magico.
«È
impazzito!» esclama sconvolta, rivolgendosi al suo ragazzo e
tagliandolo fuori dalla conversazione. Non si accorge nemmeno – o
forse non ci dà peso – del fumo che, per la rabbia, ha iniziato a
uscirgli dalle orecchie, tanto l'incazzatura sta raggiungendo nuovi
livelli. «Si è messo in testa che può competere con te!» afferma
scoppiando a ridere di gusto.
«Illuso»
replica Delacour, crudele, al sicuro nel Ministero della Magia. Se
fosse lì, in piscina, Teddy non esiterebbe un solo istante a sfidarlo a un
duello all'ultimo sangue.
Respira
profondamente, cercando di dominarsi ed evitare che i capelli virino
sul rosso.
«Scommettiamo?»
lo sfida livido, il viso corrucciato in una smorfia di puro odio.
«Se
ci tieni così tanto a perdere» sente rispondere quel grandissimo
bastardo, per nulla impressionato.
Teddy
alza il mento, simulando una posa sprezzante mentre gli occhi gialli
continuano a mandare lampi.
«Un
momento» interviene Molly, svelta. Si schiarisce la voce, prima di
fissare prima l'uno e poi l'altro. «E io che ci guadagno?»
sottolinea acuta, inarcando un sopracciglio.
«Il
divertimento di vederlo umiliarsi davanti a tanta gente» le fa
notare il suo ragazzo, sarcastico, facendole spuntare un sorriso per
nulla rassicurante sulle labbra. «Ti prego, cuore mio, fallo per me»
supplica amabile.
Ci
stavano tutti e due su
quella zattera
«Se
non vogliamo farci squalificare dal gioco dobbiamo far credere di
essere una coppia. Ergo: fingi di amarmi. Non dovrebbe essere
difficile visto che sono meravigliosa!»
«Dici
la stessa cosa anche a Delacour?»
«Non
è necessario. Lui pensa davvero che io sia fantastica».
«Immagino
per quale fine ti faccia credere ciò».
«Non
per il sesso, potrebbe ottenerlo senza questo sforzo. Ah, parlando di
sesso, lui dice che lo eccito quando faccio la cattiv-»
«Finiscila!»
Molly
ridacchia mentre gli altri concorrenti – o meglio nemici –
in fila davanti a loro li guardano straniti, forse per il suo tono
grondante gelo o perché stanno confabulando animatamente.
«Tutto
a posto» li tranquillizza svagata, facendo anche un occhiolino.
«Uomini... detestano quando nomini gli ex, soprattutto se con questi
ex non reggono il confronto» sostiene a gran voce, con quella che
pare grande saggezza, strappando un sorriso complice alle ragazze
presenti. «Siamo delle sante» continua teatrale.
Teddy
la osserva pavoneggiarsi con un sopracciglio arcuato ma si guarda bene
dal commentare.
Chissà
se anche Delacour si ritrova spesso a maledire il mondo per fidanzata
che si è scelto.
Se
non gli stesse così tanto sull'anima, forse proverebbe pena per lui.
«Tornando
a noi» riprende quella, cospiratoria, abbassando il volume della
voce. «Non dobbiamo solo fargli credere che siamo una coppia. Per
vincere è necessario riuscire a trasmettere un minimo dei sentimenti
che Jack e Rose provano, quindi, per favore, scongela il tuo cuore e
cerca di comportarti come una persona normale» taglia corto, irremovibile.
Lui
la fissa basito.
«Aspetta...
che cosa intendi per trasmettere un minimo di sentimenti?»
domanda appena preoccupato, corrugando la fronte.
Molly
sbuffa spazientita.
«Che
dobbiamo recitare» spiega spiccia.
Teddy
allarga gli occhi con un punta di panico.
«Tu
questo non me lo avevi detto!» l'accusa oltraggiato, scandendo con
furia le parole.
«Era
davvero necessario? Gioco della giornata: i partecipanti devono
replicare le scene di Titanic non è abbastanza esplicativo per
te?» sottolinea lei, asciutta, storcendo le labbra in una smorfia.
Lui
rimane immobile, pietrificato sul posto.
«Ritiriamoci»
dichiara, infine, risoluto.
«Con
il cavolo» lo blocca Molly, stizzita, afferrandolo per un braccio
così da impedirgli di allontanarsi. «Mi hai trascinato in questa
follia solo perché vuoi vincere quella dannata cena per Vic e perché
sei convinto di essere migliore di Etienne. Adesso non fare lo
smidollato e combatti» dichiara inflessibile, ignorando l'occhiata
affilata come una coltellata che le viene rivolta. «Etienne non si
sarebbe tirato indietro» aggiunge, giusto per umiliarlo e fargli
saltare i nervi.
«Figurati»
sbotta Teddy, sprezzante. «Se lui perde l'occasione per farsi
ammirare» brontola tra i denti.
«No,
è che lui non prende tutto così tragicamente sul serio ed è capace
di divertirsi» precisa Molly, secca, sbuffando di nuovo. «Non è
così difficile» continua, sforzando di utilizzare un tono
tollerante. «Se questa reazione è per l'imbarazzo da palcoscenico,
fingi che siano tutti nudi. E magari pensa anche alla reazione di Vic
quando le mostrerai il primo premio» afferma maliziosa, alzandosi
sulle punte dei piedi per bisbigliargli quelle parole direttamente
all'orecchio.
Nel
quarto d'ora che segue, i due si trovano con due copioni in mano –
meno male, perché lui non si ricorda mezza battuta di quello strazio
– sul pontile dove, gli organizzatori, hanno riprodotto una parte
della poppa.
Molly,
dopo aver preso un respiro profondo e racimolato tutte le sue doti di
attrice da film di serie Z, si aggrappa alla ringhiera, così da
imitare la stessa posa di Rose, e gli scocca una muta occhiata di
avvertimento.
Teddy,
i capelli biondi – maledetta l'abilità di Metamorfusmagus e
maledetta Molly e la pretesa di farlo assomigliare a Di Caprio! – e
lo sguardo di chi sta meditando se fare una strage o meno, abbassa
per un istante le palpebre, come a darsi forza.
«Non
lo faccia» ordina perentorio.
Molly
boccheggia un momento, prima di serrare con furia la mascella.
«Dimmelo
di nuovo così e mi butto» lo avverte secca, prima di incrociare i
visi attoniti del pubblico circostante. Ruota gli occhi castani,
prima di tornare nella parte. «Indietro, non faccia un altro
passo» dice quasi spaventata.
Lui
deve trattenersi dall'inarcare un sopracciglio, disgustato.
«Avanti,
mi dia la mano» pronuncia, invece, infastidito a morte. «L'aiuto
a tornare a bordo» decreta tassativo.
«Sì,
però un po' di gentilezza» sbotta lei, esasperata, torcendo il
collo per guardarlo meglio e rivolgerli uno sguardo di fuoco. «Che
cosa sono, il tuo cane?» domanda stizzita, prima di schiarirsi la
voce. «No, rimanga lì dov'è» riprende, senza riuscire a
nascondere l'irritazione che le altera la voce. «Devi avvicinarti»
gli suggerisce scornata quando vede che è rimasto fermo.
Teddy
aggrotta le sopracciglia, confuso.
«Ma
tu hai appena detto-»
«Stavo
recitando, cretino! Vuoi impegnarti o no?» lo rimprovera Molly,
sferzane, schioccando la lingua contrariata. «Dico sul serio: mi
butto».
«Fallo,
almeno finiamo qui questo strazio» replica lui, brutale, provocando
un silenzio assordante. Evidentemente i presenti hanno saggiamente
deciso di non ridere delle sue disavventure, o forse sono più
allibiti che divertiti. Alza un attimo le sopracciglia con
sopportazione, per poi sforzarsi di continuare. «Non lo farà. Lo
avrebbe già fatto. Ha
ragione... quante storie, se voleva buttarsi non serviva fare tutte
queste scene!» sentenzia impettito, sotto gli occhi
sbigottiti degli organizzatori e degli altri concorrenti.
Molly
si volta nella sua direzione, così da poterlo trucidare senza
rischiare il torcicollo. Dopo aver trovato un perfetto equilibrio sul
bordo della finta poppa, si porta le braccia sui fianchi e allarga le
iridi scure con isteria.
«Un
po' di sensibilità non ti farebbe male» sentenzia livida.
«Se non ti impegni, ti giuro che me ne vado e addio cena» lo
minaccia seria.
Nei
minuti successi, stranamente la recita procede senza troppi intoppi.
Naturalmente
se si esclude il tono monocorde che ha assunto lui e quello
aggressivo di lei.
«Se
lei si butta, io sarò costretto a seguirla in acqua per salvarla.
Seriamente lo avrebbe fatto?» chiede Teddy, sollevando le
iridi gialle dalle pagine del copione e sbattendo frastornato le
palpebre. «È una follia, poi come
sarebbero tornati sulla nave?» riflette razionale.
«Su
questo, ti do ragione» concorda Molly, annuendo con il capo.
«Sarebbe morti di sicuro» sostiene accorta.
«Se
devo essere sincero, mi preoccupa di più l'acqua fredda».
«Quanto
fredda?»
«Sono
in mezzo all'oceano, fai tu» sottolinea lui, laconico. «Ma
davvero alla fine Rose si salva e lui no? Non mi sembra quella
intelligente, tra i due» ammette tornando a fissare il
copione e corruccia il viso in un'espressione pensierosa. «Nemmeno
lui, se devo essere sincero» continua insensibile mentre dal
pubblico dei partecipanti si leva qualche timida protesta femminile
per difendere la presunta intelligenza di Jack. «Lei ha tanto
l'aria di una timorata di Dio. Io
l'avrei definita in un altro modo» commenta cinico,
corrugando le sopracciglia malevolo.
«Lei
è pazzo».
«Non
è l'unica a dirlo ma, con tutto il rispetto che merita, signorina,
non sono io quello appeso alla poppa di una nave. Ha ragione»
decreta Teddy, ad alta voce, stendendo le labbra in un sorriso
vittorioso ed irritante. «Che cosa vuoi dirgli adesso?» la sfida
arrogante, come se fosse davvero lui il Jack del film.
*
«Se
ci fosse Etienne sarebbe tutto più divertente».
«Perdonami
se non sono un imbecille come il tuo ragazzo».
«Non
imbecillità, citrullo, è fascino. Ed è evidente che tu non sappia
nemmeno cosa sia».
«Hai
finito?»
«Se
continuiamo così, perdiamo. Poi non dire che non ti avevo
avvertito».
«Non
succederà».
*
«Sono
fidanzata».
«Però
questo non le ha impedito di stare di civettare con Jack e ignorare
quell'altro idiota» sottolinea lui, sferzante, storcendo le
labbra in una
smorfia contrariata.
Molly
lo fulmina con un'occhiata gelida ma non si fa distrarre.
«Sto
per sposare, Cal. Amo Cal» puntualizza
disgustata, senza nemmeno un briciolo di convinzione. «Senti, Teddy,
è già difficile recitare con quella tua brutta faccia a un
centimetro dalla mia, vedi almeno di trattenere queste espressioni
odiose» dichiara innervosita a morte, appoggiandogli un mano sul
petto per allontanarlo leggermente.
Teddy
trova ridicola quella situazione.
Li
hanno costretti a stare vicini, lei con la schiena appoggiata alla
parete e lui a un palmo del suo viso, così da simulare quella scena
disgustosa.
Dentro
di sé inizia a meditare che forse sarebbe tutto più facile se
utilizzasse l'Impero per vincere.
Cena
assicurata e zero sforzo.
Ma
non vuole dare a quel maledetto bastardo di Delacour l'occasione di
denunciarlo e sbatterlo ad Azkaban.
Perché
Delacour sarebbe benissimo capace di farlo, quell'infame!
«Questa
è proprio una stronzata, Rose non lo ama» se ne esce secco,
stizzito da avere qualcuna così vicino che non sia Victoire.
Molly
lo fissa come se fosse un imbecille.
«Ovvio
che no, ma mica può lasciare tutto per Jack dopo appena mezza
giornata che lo conosce» puntualizza saputa, inarcando entrambe
le
sopracciglia con eloquenza.
Lui
sbuffa ma si sforza di continuare quella messinscena.
«Rose,
non sei certo uno zuccherino, anzi direi persino che sei una
bisbetica viziat- silenzio, Molly, sto parlando io!» la
interrompe brusco, gioendo della furia che balugina negli occhi
castani dell'altra e lasciandosi sfuggire un sorriso crudele. «Ma
sotto questa facciata sei la più fantastica, la più straordinaria,
la creatura più splendente che abbia mai conosciuto»
termina sprezzante.
È
il turno di lei di sorride.
«Sono
d'accordo» concorsa zuccherosa. «Continua» lo incita magnamima.
«Ma
ormai ci sono troppo dentro. Salti tu, salto io, ricordi? Non posso
voltarti le spalle senza avere la certezza che starai bene»
riprende Teddy, con la faccia che dice tutt'altro. Probabilmente lui
non avrebbe esitato a piantare Rose su due piedi, stufo di quel tira
e molla. «Desidero solo questo» conclude nauseato,
trattenendosi a stento dal fare una smorfia.
«Beh,
sto ben- silenzio, Teddy, ti sto mollando!» la interrompe lei,
ripetendo esattamente le sue parole e godendo nel farlo irritare.
In
questo, Molly è degno del suo fidanzato.
«Ti
tengono in trappola e morirai, se non ti liberi. Forse non subito
perché sei forte ma prima o poi» riprende lui, stufo, alzando
le iridi gialle al cielo e intercettando un paio di occhiate
vagamente sconvolte del pubblico che, nonostante lo spettacolo pietoso
che si sta consumando sotto i loro occhi, segue rapito quello scambio
di battute da parte dei Rose e Jack meno indicati nella storia del
cinema. «Quell'ardore che amo tanto in te, Rose, quell'ardore si
spegnerà» si sforza di pronunciare annoiato.
Lei
lo guarda con un labbro tremolante.
«Non
spetta a te salvarmi» ribatte incerta.
Teddy
annuisce stoico.
«Che
stress!» sbotta sottovoce, scocciato, piegando il capo di lato così
da perdere il contatto con il viso dell'altro.
Molly
gli afferra il mento in una morsa decisa, costringendolo a guardarla.
«No,
Teddy questa scena non me la rovini!» strepita sul piede di guerra,
gli occhi castani inferociti. Ci vede risplendere un lampo di follia
e – non lo ammetterà nemmeno sotto Cruciatus
– un po' lo
spaventa il modo in cui storce il viso in un'espressione bellicosa.
Chissà Delacour come riesce a dormire sapendo di aver un mostro
accanto, nel letto. Probabilmente nasconde per sicurezza la bacchetta
sotto il cuscino. «Recita la tua parte e trattieniti dal fare
commenti!» ordina imperiosa, agitandogli anche un dito davanti ai
bulbi oculari con piglio minaccioso.
Lui
stringe la mascella, maledicendo Vic, quella vacanza e l'idea folle
di partecipare a quel patetico teatrino solo per dimostrarsi migliore
di quel bastardo.
«Hai
ragione, solo tuo puoi farlo» replica tagliente. «Una
lagna!» esclama con tutto il cuore, sincero, aggrottando la fronte
con fare fosco. «Se si fosse mossa prima, di certo non avrebbe
passato decenni a rimpiangere di non aver avuto Jack al suo fianco»
ritorce brutale.
Lei
inclina la testa, tremendamente seria.
«Guarda
che pure tu nelle questioni di cuore sei un disastro!» gli
rammenta
affilata, lasciando perdere Rose e tutte le scuse inutili con le
quali cerca di tenere alla larga il biondino che è poi diventato
l'idolo delle adolscenti negli anni novanta. «Ti rinfresco un po'
la memoria: Settimo Anno, due
settimane, maledetto, meschino, vile bastardo. Devo
aggiungere altro?»
Questo
gli chiude la bocca, con grande soddisfazione delle altre concorrenti
che – donne, chi le capisce! – si sono spudoratamente schierate
dalla parte di Molly.
*
«Cos'è
che fa, lui?»
«Cerca
di strapparla fuori da quella gabbia soffocante in cui sua madre e la
società l'hanno rinchiusa».
«Ah
sì?»
«Già.
E poi c'è la scena della macchina. Dimmi che almeno quella te la
ricordi!»
«Certo,
Vic non ha fatto altro che lodarla per mesi».
«E
cosa ne pensi?»
«Che
Jack si è davvero impegnato per sopportarla per tutto il tempo».
«È
la prima cosa carina che ti sento dire ogg-»
«Cosa
non fa uno per scopare, insomma».
«…
appunto, come non detto».
*
«Non
ti vorrai spogliare, vero?» chiede Teddy, allarmato.
Da
quello che rammenta, questa dovrebbe essere la scena in cui Jack
disegna lo scarabocchio che poi finisce conservato in una cassaforte
per diversi decenni.
Molly,
sdraiata sul divano, gli indirizza un'occhiata di fuoco.
«E
dov'è il problema?» si inserisce uno degli organizzatori,
visibilmente confuso, anticipando la ragazza dal protestare. «Siete
fidanzati, no?» domanda perplesso.
Teddy
– con grande sforzo e coraggio – si costringe ad annuire.
«È
uno spettacolo che cerco di dimenticare ogni volta» spiega caustico,
giocherellando con la matita che gli hanno messo in mano nel
tentativo di simulare Jack che si appresta a ritrarre la ragazza.
Appoggia
la schiena contro la poltrona, rilassando la postura e annuendo con
l'espressione di chi non si capacita di essere finito in un incubo
senza sapere bene il perché.
«Lo
uccido prima della scena della porta» promette Molly, in un sibilo,
stringendo gli occhi castani con furia. «Almeno vi risparmio questa
pagliacciata» dice rivolta alla platea delle altre concorrenti, che
ormai l'hanno eletta loro idolo e patteggiano spudoratamente per lei
in quella lotta patetica che scoppia ogni volta che è il loro turno
di recitare una scena.
«Ho
l'impressione che tu stia arrossendo, signor Grande Artista»
riprende lei, più tardi, quando si è calmata. Sfodera un sorrisetto
sarcastico, uno di quelli che deve aver imparato da Delacour. «Povero
Lupacchiotto, è vero che il sesso ti mette a disagio» commenta ad
alta voce, fingendosi dispiaciuta.
Teddy
ruota gli occhi, seccato a morte anche per le risatine che si levano
dal pubblico.
«Ma
per favore!» sbotta velenoso.
«Non
riesco ad immaginare Monsier Monet che arrossisce».
«Ma
lui dipinge paesaggi» risponde lui, atono. Inarca le
sopracciglia, guardandola con supponenza. «E sicuramente non aveva
una rompiballe come te a dargli fastidio» constata sarcastico,
schivando per un pelo il cuscino che Molly gli ha lanciato contro.
*
«E
poi che succede?»
«Davvero
non lo sai?»
«Non
ci sono mai arrivato a questo punto. Mi addormento sempre prima»
«E
poi ti chiedi perché Etienne abbia più successo con le ragazze...»
«Se
avere successo significa ripetere un paio di frasi melense, passo».
«Vedi?
È proprio questo il punto: tu non ci arrivi!»
«Sentiamo:
a cosa?»
«Inutile
spiegartelo, sarebbe solo fiato sprecato. È per questo che Etienne
ti è indiscutibilmente superiore».
*
«Ti
avverto: toccami il seno e ti arriva un pugno».
«Non
oserei mai».
«Ovvio
che non oserai!» minaccia Molly, sicura, serrando gli occhi castani
in due fessure.
Teddy,
seduto accanto a lei sul sedile dell'automobile dove stanno per
girare la scena del bacio appassionante tra Jack e Rose – bacio che
poi porterà ad altro –, si limita a scuotere la testa con aria a
metà tra il rassegnato e il disgustato.
«Mi
chiedo come faccia Delacour a desiderare di toccarti se lo minacci ogni volta» mormora caustico.
Per
tutta risposta, Molly si limita a scoccargli un sorriso zuccheroso
che lo irrita a morte.
«È
semplice» cinguetta amorevole. «Non lo minaccio, lui può
toccarmi» sottolinea con tutta la tranquillità del mondo, prima
di abbassare ulteriormente il tono della voce così da non farsi
sentire dagli organizzatori che si stanno avvicinando per valutare
meglio la scena. «E se vuoi proprio saperlo, adoro quando lo fa»
termina, gongolante della smorfia di fastidio che fa storcere il viso
dell'altro.
«Ora
vomito» sentenzia lui, sicuro.
*
«Secondo
me ci stavano tutti e due su quella zattera».
«Era
una porta».
«Quello
che è. Guarda quanto spazio! Certo che quando si tratta di salvarsi
la pelle, voi donne siete egoiste!»
«Oh,
senti, io Etienne lo avrei fatto salire!»
«Su
di te non ho dubbi. Su di lui, sì».
«Stai
dicendo che mi avrebbe piantata in mezzo all'oceano?»
«Così
da liberarsi per sempre di un problema e vivere felice? Sì».
*
«Spero
che Rose non fosse come Molly, altrimenti fammelo dire: Jack si è
salvato morendo!»
«Teddy!»
lo rimprovera Victoire, cercando di trattenere un sorriso sbalordito.
«È una cosa meschina da dire!» gli fa notare con un velo di
rimprovero.
Lui
inarca un sopracciglio, impassibile.
«È
la verità» continua caustico. «Meglio i freddi abissi piuttosto
che passare un'altra giornata con una così» continua lugubre.
Lei
sospira, alzando con esasperazione gli occhi azzurri al cielo.
«Quindi?»
si informa quieta, alzando una mano per infilarla tra le ciocche
corvine dell'altro e iniziargli a massaggiargli la nuca con dolcezza.
«Com'è andata?» chiede, percependolo rilassarsi sotto il suo
tocco.
«Siamo
arrivati ultimi» confessa Teddy, in un sussurro, gli occhi chiusi e
con un tono appena infastidito. «E con un'attrice con le capacità
di tua cugina, è un miracolo che non ci abbiano sbattuto fuori dalla
gara» aggiunge in un borbottio appena udibile.
Victoire
si guarda bene da dirgli che se sono finiti in fondo alla classifica,
forse non è tutta colpa di Molly.
«Quindi
niente cena?»
Lui
apre gli occhi, guardingo.
«E
tu come fai a sapere della cena?» rilancia sospettoso. «Delacour»
deduce in un ringhio, piegando le labbra in una smorfia di disgusto.
«Era
sicuro che non l'avresti vinta» spiega lei, serena.
Teddy
socchiude le palpebre, contrariato.
«Se
avessi avuto una coprotagonista adeguata, ci sarei riuscito»
sostiene altero, totalmente sicuro di sé. «Ritratto quel momento di
comprensione che ho avuto per quel bastardo: si merita di avere tra i
piedi Molly tutti i giorni della sua patetica esistenza» rettifica
malevolo.
«Molly
lo ama» gli fa notare Victoire, con semplicità.
«Poverina»
ironizza lui, quasi con compatimento. «Anzi, no: si meritano a
vicenda!» sentenzia crudele, assolutamente convinto.
Victoire
lo guarda con rimprovero, anche se non riesce a trattenersi dal
incurvare le labbra in un sorriso divertito.
Teddy
rimane un attimo in silenzio a fissarla, prima di scrollarsi di dosso
quella tensione che gli aveva irrigidito i lineamenti del volto.
«Vieni»
le dice, calmo, prendendola per mano e invitandola a seguirlo.
Lei,
gli occhi azzurri baluginanti per la confusione, percorre in silenzio
il tragitto – hai intuito dall'espressione dell'altro che non si
farà sfuggire la meta – fino ad arrivare ad uno dei magazzini
della nave.
Vede
Teddy tirare fuori la bacchetta e, assicurandosi che non ci sia
nessun Babbano che possa vederlo, apre la porta con un semplice
incantesimo non verbale.
L'interno
del locale, uno stanzone buio che viene illuminato solo quando
premono l'interruttore della luce, è uno dei tanti depositi
utilizzati dagli animatori. Da una parte sono depositati sfondi
utilizzati per qualche spettacolo serale, vi sono una grande quantità
di palloni di varie dimensioni – utilizzati dai Babbani nei diversi
sport –, giochi per bambini e una serie di altri oggetti
accatastati senza un minimo di logica, tanto da rendere l'ambiente
caotico e soffocante.
Victoire
è costretta a far attenzione a dove mette i piedi, onde evitare di
inciampare in quello che c'è sparso sul pavimento, mentre cerca di
stare al passo di Teddy.
Lo
osserva guardarsi intorno con la con la fronte aggrottata e gli occhi
gialli concentrati, appena socchiusi.
«Perché
mi hai portata qui?» non può fare a meno di chiedergli, non
riuscendo a raccapezzarsi sul motivo per cui il suo ragazzo l'ha
condotta in un luogo simile.
«Lo
vedrai» risponde Teddy, risoluto, quando, nell'allungare il collo,
scorge finalmente quello che cercava.
Nel
girare l'angolo, prestando la massima attenzione a uno scaffale
tremendamente instabile e carico di raccoglitori, rimane senza fiato
quando si trova di fronte a un'automobile d'epoca, di un rosso
fiammante, che assomiglia tantissimo a quella utilizzata nel film
Titanic.
«Era
meglio se passavamo dall'altra porta» commenta Teddy, appena
imbronciato, nel fare cenno all'altro accesso. «Almeno evitavamo di
circumnavigare tutto questo ciarpame».
Lei
sbatte gli occhi, ancora frastornata.
«Continuo
a non capire il motivo per cui ci siamo introdotti qui dentro»
confessa schietta.
Lui
piega le labbra in un sorriso e le lascia la mano, facendo un paio di
passi in avanti.
«Per
mesi non hai fatto altro che decantare questa scena» inizia con il
tono paziente di chi ha subito una tortura ma è riuscito comunque a
sopravvivere. «Quindi ho pensato che ti avrebbe fatto piacere vivere
un'esperienza simile» illustra mite, simulando casualità, mentre le
apre la portiera dell'automobile e la invita con un cenno del capo ad
accomodarsi al suo interno.
Victoire,
un sorriso raggiante che fa capolino sulle labbra e le illumina il
volto di gioia, non ci pensa due volte ad accomodarsi sui sedili
posteriori del veicolo.
«Sei
consapevole che Jack si mette al posto dell'autista?» domanda
giocosa nel momento in cui il suo ragazzo si siede accanto a lei.
Teddy
rotea gli occhi al cielo, scocciato.
«Per
favore» la liquida spiccio, senza troppi giri di parole. «Lui
puntava a stare qui dietro fin dall'inizio» sostiene certo, appena
altezzoso. «Ora, se me lo permetti, ti voglio mostrare cosa io
avrei fatto al suo posto» mormora a bassa voce, impossessandosi
delle sue labbra.
Victoire
fa appena in tempo a sorridere prima di ricambiare il bacio,
facendosi spingere docilmente sui sedili imbottiti dell'autovettura e
togliendoli smaniosa l maglietta.
Gli
accarezza la pelle lisca del torace con le dita mentre la lingua di
Teddy le lambisce il labbro inferiore, prima di morderlo appena con i
denti. Gli infila poi una mano tra i capelli corvini, stringendogli
le ciocche in una morsa affatto dolorosa.
«Aspetta»
biascica con un filo di voce, aggrappandosi all'ultimo brandendolo di
lucidità che le è rimasto prima di cedere totalmente alla passione.
Lui si scosta dalla sua bocca, fissandola con due iridi gialle
sorprese. «Se qualcuno dovesse entrar-»
«Non
succederà» la interrompe Teddy, con vaga ironia. «Mentre tu eri
distratta a guardare tutto il casino che c'è in questo poso e
incantarti alla visione della macchina, io bloccavo le porte con la
magia» svela con un'insopportabile aria di superiorità. «L'altra
opzione che mi era venuta in mente era quella di utilizzare l'Impero
così che nessuno degli animatori venisse qui ma, capirai, mi sembrava
una scelta un po' troppo... drastica» spiega serio.
Victoire
sospira paziente.
«Tu
dovresti essere quello che sbatte la gente ad Azkaban, non quello che rischia
di finire dietro le sbarre» borbotta realistica, alludendo al lavoro
di Auror dell'altro.
«Al
momento voglio essere quello che ti farà capire che Jack non è
nulla in confronto a me».
*
«È
stato così tremendo?»
«Una
sofferenza unica» risponde Molly, afflitta, sciogliendo appena
l'abbraccio per poterlo guardare in faccia e sottolineando le sue
parole con un'espressione eloquente del viso. «Tu non hai idea della
pazienza che c'è voluta per non mettergli le mani addosso»
continua, sbuffando esasperata.
Etienne
sorride deliziato.
«E
poi ha rovinato tutto Titanic» prosegue lei, irritata morte,
socchiudendo gli occhi castani con furia. «Davvero, non penso che
riuscirò mai più a guardarlo con gli stessi occhi» termina quasi
dispiaciuta.
«Non
è detto» la contraddice lui, leggero, guardandola con due iridi
cristalline che le tolgono il fiato e allontanando le mani dai suoi
fianchi. Tira fuori la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e, stando
attento a non farsi beccare dai pochi Babbani presenti sul pontile, borbotta un
incantesimo che lei non riesce a comprendere. «Dammi la mano»
se ne esce, amabile.
Molly
lo fissa stupita, prima di ubbidire.
Etienne
retrocede di un paio di passi – dopo aver fatto sparire di nuovo la
bacchetta – verso la prua della nave, senza smettere di guardala o
sorridere.
«Chiudi
gli occhi» mormora quando le ha fatto appoggiare la mani sulla
ringhiera.
Lei
volta appena il capo, così da poter incrociare le sue iridi con
un'espressione di pura confusione dipinta sul viso. Tuttavia,
stranamente accondiscende, abbassa le palpebre.
«Adesso
vieni su».
«No,
aspetta» sbotta Molly, allarmata, sforzandosi di tenere gli occhi
ben serrati e aggrappandosi alla ringhiera della nave come se ne
andasse della sua vita. Privata della vista, prova una sensazione di
angoscia terribile. «Non me la sento, fammi scendere» espelle in
panico.
«Ti
tengo io, non ti preoccupare» afferma lui, rassicurante.
«Davver-»
«Solo
un altro gradino» concede lui, rassicurante. «Non allontano le mani
dai tuoi fianchi» promette lieve.
Molly
annuisce, prima di ingoiare panico e vuoto e mettere il piede
sull'altra linea di ferro della ringhiera.
«Ti
fidi di me?»
Lei,
sempre con gli occhi chiusi, aggrotta la fronte attonita.
«Ecco,
quando dici così, mi vengono i brividi» risponde agghiacciata,
scuotendo la testa.
Etienne
ridacchia a un centimetro del suo orecchio, un suono dolce che le
riscalda il petto di un tepore piacevole.
«Dai,
apri gli occhi» mormora carezzevole.
Molly
ubbidisce. Solleva lentamente le palpebre, mettendo poco a poco a
fuoco lo spettacolo che le si presenta davanti.
Il
mare, illuminato dalle luci del tramonto, è di una strana
sfumatura calda, quasi rossastra, dello stesso tono del cielo. Con il
vento che le soffia contro il volto, lei non può fare a meno di
sentire il cuore stringersi quando realizza la scena che lui ha
voluto replicare.
Muovendosi
con cautela, si volta nella direzione di Etienne. Gli appoggia le
mani sulle spalle, così da avere un sostegno stabile.
«Confermo
quanto detto questa mattina» dichiara deliziata, gli occhi castani
baluginanti di gioia. È un po' strano avere il volto dell'altro alla
sua altezza, visti i venti centimetri che li separano normalmente, ma
cerca di non farsi distrarre da quella futilità e continuare il suo
discorso. «Teddy non può nemmeno competere con te» sottolinea
radiosa.
Etienne
piega le labbra in un sorriso splendido.
«Qualcuno
doveva salvare Rose da Lupin» ironizza divertito. «E visto che Jack
non è disponibile...»
Molly
abbassa solo per un istante il capo, prima di tornare a guardarlo in
faccia.
«Quando
la nave attraccherà, io scenderò con te»
promette in un
mormorio – e non lo sa che in questa semplice frase ci ha messo
tutta la convinzione e la dolcezza di cui è stata sprovvista
durante la
recita –, affascinata dalla spettacolo meraviglioso che ha
davanti. Per quanto belli siano il mare e il cielo, nemmeno loro
riescono a reggere il confronto con quello che lui riesce a fare con
una semplicità disarmante.
Eccola
lì la differenza tra Etienne e il resto del mondo, Teddy compreso.
Le toglie il fiato il modo in cui lui riesca a farsi strada dentro di
lei, a farla sentire amata e a donarle quei piccoli momenti che le
scaldano il cuore e che custodirà sempre con cura in un angolo della
sua mente.
Etienne
la guarda e sposta le dita che teneva sopra il suo fianco verso il
basso, fino a intrecciarle con le sue.
«Non
lasciare la mia mano» sussurra morbido.
Molly
sorride radiosa mentre si sporge per baciarlo, infilandogli l'altra
mano tra i capelli quasi bianchi e morbidi per attirarlo contro le
sue labbra.
A
volte – sporadicamente, a dire il vero –, la realtà è di gran
lunga superiore a qualsiasi film.
"Secondo
me la vita è un dono e non ho intenzione di sprecarla.
Non sai mai
quali carte ti capiteranno nella prossima mano.
Impari ad accettare
la vita come viene."
Titanic
Sono
mortificata. Sul serio.
Vi
assicuro che adoro Titanic e, ogni volta che vedo il film, spero
sempre che la nave non ci lasci la fiancata contro l'iceberg. Quindi
mi dispiace di aver distrutto un colossal del genere facendone una
misera parodia.
(Definiamola
così, per favore, perché l'altro termine che ho in mente non è
affatto carino)
Ho
sempre voluto scrivere una Molly/Teddy e ho approfittato del
suggerimento di Sia per metterli alla prova. Purtroppo, senza troppo
dispiacere, mi trovo costretta ad ammettere che sono una coppia
destinata a naufragare.
La
cosa divertente – e anche strappalacrime – di questa storia è
che non mi ricordavo per niente le battute del film, quindi ho dovuto
cercarmi i video su YouTube.
Non
fatelo, credetemi. Ci ho lasciato il cuore.
(Lo
so che lo sapete che le battute che ho scritto in corsivo sono quelle
del film, lo preciso solo per sicurezza)
Quindi
mi è sembrato giusto, cercando di rimediare all'atmosfera ridicola
che ho creato, aggiungere anche un pizzico di Teddy/Victoire e
Molly/Etienne.
Le
ultime due scene con queste coppie non erano affatto programmate ma
mi sono resa conto che qualcuna meritava di leggere qualcosa
che richiamasse quell'aria da sogno che Jack e Rose sono riusciti ad
immortalare nella storia del cinema.
Sto
iniziando a delirare e, perciò, mi fermo qua.
Vi
ringrazio per aver dedicato del tempo a questa piccola storia e spero
che vi abbia fatto sorridere.
Decidete voi se apprezzate più il modo di fare di Teddy o quello di Etienne.
Un
abbraccio,
Blue
Maledetto, meschino, vile bastardo è una citazione del primo capitolo di Battlefield.