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Autore: BlueBell9    21/11/2021    3 recensioni
Che cosa c'è di meglio di trascorrere una crociera in compagnia della propria ragazza?
Nulla, fino a quando la ragazza in questione non è costretta a raggiungerti dopo una partita di Quidditch e tu, per il tuo stupido orgoglio, non decidi di mostrare a quel bastardo del tuo nemico giurato che sei in grado di fare tutto.
Anche impersonare Jack Dawson e rovinare un capolavoro di film.
«Secondo me ci stavano tutti e due su quella zattera».
«Era una porta».
«Quello che è. Guarda quanto spazio! Certo che quando si tratta di salvarsi la pelle, voi donne siete egoiste!»
«Oh, senti, io Etienne lo avrei fatto salire!»
«Su di te non ho dubbi. Su di lui, sì».
«Stai dicendo che mi avrebbe piantata in mezzo all'oceano?»
«Così da liberarsi per sempre di un problema e vivere felice? Sì».
Come perdere la dignità con una recita.
[Victoire/Teddy, Molly/Etienne]
Genere: Commedia, Parodia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo




Questa storia partecipa all'iniziativa di scrittura Tre tiri di dado di Sia indetta sul Forum Ferisce più la Penna.
Personaggio: Teddy.
Scenario: persona A e persona B vanno in crociera insieme e passano tutto il viaggio reinventando scene di Titanic.
Avvertimento (facoltativo): "Mi stai giudicando perché continuo a venire nel tuo negozio per accarezzare i tuoi gatti e non ho mai comprato nulla" AU
.







«Il tuo ragazzo è un bastardo».
Molly, che si sta limando un'unghia della mano sinistra, non alza nemmeno un sopracciglio.
«Curioso» commenta distratta, osservando con attenzione il risultato del suo lavoro. «Si dice lo stesso di te» rifaccia senza troppi scrupoli, guardandolo con un irritante sorriso sulle labbra.
Teddy stringe le sue con un principio di irritazione.
Già l'idea di trascorrere la sua settimana di vacanza su un baracchino galleggiante lo turba, in più deve sopportare la presenza di Molly senza poter ricorrere alla bacchetta.
Se non amasse così tanto Victoire, probabilmente l'avrebbe già strozzata da tempo per il suo brutto vizio di imporgli la presenza dei suoi odiosi cugini.
Già, Victoire... quella che, dopo aver prenotato due cabine e averlo seccato a morte per giorni con ciarle entusiaste su quel primo viaggio che intraprendono loro quattro insieme, la sera prima di partire è stata informata dall'allenatore, via camino, che avrebbe giocato come Cacciatore titolare per le Holidays Harpies
nella partita fissata l'indomani.
E non ha ovviamente potuto dire di no.
Inutile sottolineare che non ha potuto essere presente a Southampton nel momento in cui la nave ha lasciato il porto, vero?
Che Dio maledica il Quidditch!
Gioco per idioti senza cervello.
L'unico aspetto positivo della giornata, riflette mentre incrocia le braccia al petto e fissa truce le persone che si divertono in piscina dal suo lettino, è che manco Delacour è presente.
Molly gli ha riferito che è stato trattenuto in ufficio perché il Wizengamot non ha ancora rilasciato il verdetto sul caso che sta seguendo.
A quanto pare, esiste ancora un po' di giustizia a questo mondo.

Gli è parso una scelta sensata insultarlo, quindi, giusto per sfogare il nervoso e far passare veloce quella giornata così da poter rivedere Victoire il prima possibile.
«Ti prego, togliti quell'espressione da pazzo omicida» lo rimprovera Molly, blanda, riguadagnandosi la sua attenzione. Sostiene l'occhiata gialla e minacciosa che le viene rivolta senza battere ciglio. Dio, quanto è irritante! «Stai terrorizzando a morte quel gruppo di bambini» dichiara leggera, indicandoglieli con un cenno del mento. «Sai, una volta anch'io trovavo sexy quell'aria tenebrosa che ti trascini dietro come un catetere» confida pensierosa, allungando una mano per prendere il Mojito dal tavolino tra i loro lettini. «Poi mi sono resa conto che a questo mondo esiste di meglio» conclude spietata, sorseggiando il suo cocktail con mostruoso compiacimento.
Lui inarca un sopracciglio con compatimento.
«Il meglio sarebbe Delacour?» domanda sarcastico.
Lei annuisce, convinta.
«Direi» risponde rapida, scoccandogli un'occhiata eloquente e storcendo il viso in un'espressione quasi dispiaciuta. Quando fa così, gli viene la tentazione di freddarla seduta stante. «Senza offesa ma Etienne è su un altro livello» decreta implacabile, incurante di celare la soddisfazione.
«Quello dello squilibrio» replica Teddy, tagliente. «Per stare con te non deve essere troppo a posto con la testa» sottolinea brutale.
«Non illuderti: tu non sei messo meglio» obietta Molly, provocatoria, continuando a sorridere. «Come Vic faccia a sopportarti resta un mistero» sospira scuotendo la testa. Poi lo fissa con attenzione, socchiudendo gli occhi castani con aria meditabonda. «A meno che... sei bravo a letto, vero?» chiede seria mentre lui rischia di strozzarsi con il suo drink.
«Non sono affari tuoi» sibila gelido, lievemente isterico, quando si riprende.
Molly ridacchia divertita.
«Era solo per far conversazione» butta lì, serena.
«Io direi ficcanasare nei fatti miei» precisa lui, aspro.
«Ma quale ficcanasare!» ribatte lei, allegra, scrollando il capo. «Guarda che io e Vic ci siamo scambiate un sacco di confidenze negli anni. So a memoria quello che ti piace» afferma saputa.
Teddy aggrotta le sopracciglia.
«Felice di saperlo» risponde fosco. «E il tuo ragazzo che dice di questo tuo interesse per la mia vita sessuale?» si informa mordace.
Molly scrolla le spalle, imperturbabile.
«Non gli importa» confessa con semplicità. «Senza offesa, non ci servono i racconti di Vic per stimolarci a provare qualcosa di nuov-»
«Ti prego» la blocca lui, secco, arricciando le labbra con disgusto. «Almeno questo risparmiamelo. Non voglio immaginarmi Delacour mentre fa sesso» dichiara, corrugando le sopracciglia e rabbrividendo raccapricciato.
Beve un altro sorso del suo Mojito, sperando di ubriacarsi il prima possibile così da non capire le parole dell'altra e risparmiarsi di avere certe immagini rivoltati nella testa.
«Toh, parli del diavolo» bofonchia Molly, appena il suo Specchio Gemello – incantato perché i Babbani lo vedano come un cellulare – ha iniziato a vibrare e, dopo aver afferrato l'oggetto, letto il nome di chi la sta chiamando. «Ciao, luce della mia vita» lo saluta zuccherina, perculandolo con un sorriso deliziato mentre Teddy deve guardarsi bene dal trattenere i conati di vomito. «Come procede il caso?» chiede gentile.
«Penso che non mi libererò prima di sera» risponde il bastardo, lieve, dall'altra parte del vetro. «Tu? Hai già tentato di ucciderlo?» domanda ironico, e lui può immaginarsi benissimo il sorriso divertito che gli piega le labbra.
Lei scuote la testa, prima di indirizzare le iridi scure nella sua direzione.
«No, il lupacchiotto sta soffrendo» rivela melliflua e Teddy deve fare forza su se stesso per non alzarsi e mandarli al diavolo. «Si limita a fissare le persone come il pazzo che è ma stranamente – non gridiamo al miracolo! – è troppo giù di morale per intavolare una battaglia mortale. Gli manca Vic, povero cucciolo» termina con falsa comprensione, come se lui non fosse nemmeno lì.
Teddy stringe la mascella con stizza.
Due idioti, davvero.
«Immagino» commenta Delacour, ridendo come l'essere ripugnante che è. Ironico che nessuno l'abbia capito tranne lui. Gli altri sono sempre intontiti dai suoi occhi cristallini e la sua bellezza Veela per accorgersi del marcio che c'è sotto. «Cambiando discorso... mi spiace di non poter partecipare al gioco che hanno organizzato per la giornata: avremmo sicuramente vinto il primo premio» sostiene arrogante.
Molly sbatte le ciglia, confusa.
«Che gioco?»
«Recitare alcune scene del film Titanic» risponde quello, all'istante. «I vincitori ottengono come premio una cena appartata a lume di candele».
Lei sospira, delusa.
«Sarebbe stato carino» ammette a bassa voce, prima di voltare il capo verso Teddy e studiarlo con attenzione. «Ma senza di te è un'impresa impossibile. Il tuo sostituto è imbarazzante» constata impietosa.
Quello è veramente troppo!
Facendo forza sui braccioli del lettino, lui si mette seduto con una velocità tale da far spalancare gli occhi all'altra per lo spavento. La fissa dritta in faccia con le iridi gialle brucianti di collera, incurante del gelo che è sceso tra loro nonostante sia una giornata di metà agosto.
È talmente arrabbiato che manco si è reso conto che la gente inizia ad ocheggiarlo con un velo di paura.
«Non è un'impresa impossibile» ringhia risentito, ferito nell'orgoglio. Non esiste al mondo che lui sia inferiore a quel bastardo di Delacour! «Possiamo vincere il primo premio» continua aggressivo.
Molly rimane immobile per una manciata di secondi, poi torna a fissare lo Specchio Magico.
«È impazzito!» esclama sconvolta, rivolgendosi al suo ragazzo e tagliandolo fuori dalla conversazione. Non si accorge nemmeno – o forse non ci dà peso – del fumo che, per la rabbia, ha iniziato a uscirgli dalle orecchie, tanto l'incazzatura sta raggiungendo nuovi livelli. «Si è messo in testa che può competere con te!» afferma scoppiando a ridere di gusto.
«Illuso» replica Delacour, crudele, al sicuro nel Ministero della Magia. Se fosse lì, in piscina, Teddy non esiterebbe un solo istante a sfidarlo a un duello all'ultimo sangue.
Respira profondamente, cercando di dominarsi ed evitare che i capelli virino sul rosso.
«Scommettiamo?» lo sfida livido, il viso corrucciato in una smorfia di puro odio.
«Se ci tieni così tanto a perdere» sente rispondere quel grandissimo bastardo, per nulla impressionato.
Teddy alza il mento, simulando una posa sprezzante mentre gli occhi gialli continuano a mandare lampi.
«Un momento» interviene Molly, svelta. Si schiarisce la voce, prima di fissare prima l'uno e poi l'altro. «E io che ci guadagno?» sottolinea acuta, inarcando un sopracciglio.
«Il divertimento di vederlo umiliarsi davanti a tanta gente» le fa notare il suo ragazzo, sarcastico, facendole spuntare un sorriso per nulla rassicurante sulle labbra. «Ti prego, cuore mio, fallo per me» supplica amabile.






Ci stavano tutti e due su 
quella zattera








«Se non vogliamo farci squalificare dal gioco dobbiamo far credere di essere una coppia. Ergo: fingi di amarmi. Non dovrebbe essere difficile visto che sono meravigliosa!»
«Dici la stessa cosa anche a Delacour?»
«Non è necessario. Lui pensa davvero che io sia fantastica».
«Immagino per quale fine ti faccia credere ciò».
«Non per il sesso, potrebbe ottenerlo senza questo sforzo. Ah, parlando di sesso, lui dice che lo eccito quando faccio la cattiv-»
«Finiscila!»
Molly ridacchia mentre gli altri concorrenti – o meglio nemici – in fila davanti a loro li guardano straniti, forse per il suo tono grondante gelo o perché stanno confabulando animatamente.
«Tutto a posto» li tranquillizza svagata, facendo anche un occhiolino. «Uomini... detestano quando nomini gli ex, soprattutto se con questi ex non reggono il confronto» sostiene a gran voce, con quella che pare grande saggezza, strappando un sorriso complice alle ragazze presenti. «Siamo delle sante» continua teatrale.
Teddy la osserva pavoneggiarsi con un sopracciglio arcuato ma si guarda bene dal commentare.
Chissà se anche Delacour si ritrova spesso a maledire il mondo per fidanzata che si è scelto.
Se non gli stesse così tanto sull'anima, forse proverebbe pena per lui.
«Tornando a noi» riprende quella, cospiratoria, abbassando il volume della voce. «Non dobbiamo solo fargli credere che siamo una coppia. Per vincere è necessario riuscire a trasmettere un minimo dei sentimenti che Jack e Rose provano, quindi, per favore, scongela il tuo cuore e cerca di comportarti come una persona normale» taglia corto, irremovibile.
Lui la fissa basito.
«Aspetta... che cosa intendi per trasmettere un minimo di sentimenti?» domanda appena preoccupato, corrugando la fronte.
Molly sbuffa spazientita.
«Che dobbiamo recitare» spiega spiccia.
Teddy allarga gli occhi con un punta di panico.
«Tu questo non me lo avevi detto!» l'accusa oltraggiato, scandendo con furia le parole.
«Era davvero necessario? Gioco della giornata: i partecipanti devono replicare le scene di Titanic non è abbastanza esplicativo per te?» sottolinea lei, asciutta, storcendo le labbra in una smorfia.
Lui rimane immobile, pietrificato sul posto.
«Ritiriamoci» dichiara, infine, risoluto.
«Con il cavolo» lo blocca Molly, stizzita, afferrandolo per un braccio così da impedirgli di allontanarsi. «Mi hai trascinato in questa follia solo perché vuoi vincere quella dannata cena per Vic e perché sei convinto di essere migliore di Etienne. Adesso non fare lo smidollato e combatti» dichiara inflessibile, ignorando l'occhiata affilata come una coltellata che le viene rivolta. «Etienne non si sarebbe tirato indietro» aggiunge, giusto per umiliarlo e fargli saltare i nervi.
«Figurati» sbotta Teddy, sprezzante. «Se lui perde l'occasione per farsi ammirare» brontola tra i denti.
«No, è che lui non prende tutto così tragicamente sul serio ed è capace di divertirsi» precisa Molly, secca, sbuffando di nuovo. «Non è così difficile» continua, sforzando di utilizzare un tono tollerante. «Se questa reazione è per l'imbarazzo da palcoscenico, fingi che siano tutti nudi. E magari pensa anche alla reazione di Vic quando le mostrerai il primo premio» afferma maliziosa, alzandosi sulle punte dei piedi per bisbigliargli quelle parole direttamente all'orecchio.
Nel quarto d'ora che segue, i due si trovano con due copioni in mano – meno male, perché lui non si ricorda mezza battuta di quello strazio – sul pontile dove, gli organizzatori, hanno riprodotto una parte della poppa.
Molly, dopo aver preso un respiro profondo e racimolato tutte le sue doti di attrice da film di serie Z, si aggrappa alla ringhiera, così da imitare la stessa posa di Rose, e gli scocca una muta occhiata di avvertimento.
Teddy, i capelli biondi – maledetta l'abilità di Metamorfusmagus e maledetta Molly e la pretesa di farlo assomigliare a Di Caprio! – e lo sguardo di chi sta meditando se fare una strage o meno, abbassa per un istante le palpebre, come a darsi forza.
«Non lo faccia» ordina perentorio.
Molly boccheggia un momento, prima di serrare con furia la mascella.
«Dimmelo di nuovo così e mi butto» lo avverte secca, prima di incrociare i visi attoniti del pubblico circostante. Ruota gli occhi castani, prima di tornare nella parte. «Indietro, non faccia un altro passo» dice quasi spaventata.
Lui deve trattenersi dall'inarcare un sopracciglio, disgustato.
«Avanti, mi dia la mano» pronuncia, invece, infastidito a morte. «L'aiuto a tornare a bordo» decreta tassativo.
«Sì, però un po' di gentilezza» sbotta lei, esasperata, torcendo il collo per guardarlo meglio e rivolgerli uno sguardo di fuoco. «Che cosa sono, il tuo cane?» domanda stizzita, prima di schiarirsi la voce. «No, rimanga lì dov'è» riprende, senza riuscire a nascondere l'irritazione che le altera la voce. «Devi avvicinarti» gli suggerisce scornata quando vede che è rimasto fermo.
Teddy aggrotta le sopracciglia, confuso.
«Ma tu hai appena detto-»
«Stavo recitando, cretino! Vuoi impegnarti o no?» lo rimprovera Molly, sferzane, schioccando la lingua contrariata. «Dico sul serio: mi butto».
«Fallo, almeno finiamo qui questo strazio» replica lui, brutale, provocando un silenzio assordante. Evidentemente i presenti hanno saggiamente deciso di non ridere delle sue disavventure, o forse sono più allibiti che divertiti. Alza un attimo le sopracciglia con sopportazione, per poi sforzarsi di continuare. «Non lo farà. Lo avrebbe già fatto. Ha ragione... quante storie, se voleva buttarsi non serviva fare tutte queste scene!» sentenzia impettito, sotto gli occhi sbigottiti degli organizzatori e degli altri concorrenti.
Molly si volta nella sua direzione, così da poterlo trucidare senza rischiare il torcicollo. Dopo aver trovato un perfetto equilibrio sul bordo della finta poppa, si porta le braccia sui fianchi e allarga le iridi scure con isteria.
«Un po' di sensibilità non ti farebbe male» sentenzia livida. «Se non ti impegni, ti giuro che me ne vado e addio cena» lo minaccia seria.
Nei minuti successi, stranamente la recita procede senza troppi intoppi.
Naturalmente se si esclude il tono monocorde che ha assunto lui e quello aggressivo di lei.
«Se lei si butta, io sarò costretto a seguirla in acqua per salvarla. Seriamente lo avrebbe fatto?» chiede Teddy, sollevando le iridi gialle dalle pagine del copione e sbattendo frastornato le palpebre. «È una follia, poi come sarebbero tornati sulla nave?» riflette razionale.
«Su questo, ti do ragione» concorda Molly, annuendo con il capo. «Sarebbe morti di sicuro» sostiene accorta.
«Se devo essere sincero, mi preoccupa di più l'acqua fredda».
«Quanto fredda?»
«Sono in mezzo all'oceano, fai tu» sottolinea lui, laconico. «Ma davvero alla fine Rose si salva e lui no? Non mi sembra quella intelligente, tra i due» ammette tornando a fissare il copione e corruccia il viso in un'espressione pensierosa. «Nemmeno lui, se devo essere sincero» continua insensibile mentre dal pubblico dei partecipanti si leva qualche timida protesta femminile per difendere la presunta intelligenza di Jack. «Lei ha tanto l'aria di una timorata di Dio. Io l'avrei definita in un altro modo» commenta cinico, corrugando le sopracciglia malevolo.
«Lei è pazzo».
«Non è l'unica a dirlo ma, con tutto il rispetto che merita, signorina, non sono io quello appeso alla poppa di una nave. Ha ragione» decreta Teddy, ad alta voce, stendendo le labbra in un sorriso vittorioso ed irritante. «Che cosa vuoi dirgli adesso?» la sfida arrogante, come se fosse davvero lui il Jack del film.


*


«Se ci fosse Etienne sarebbe tutto più divertente».
«Perdonami se non sono un imbecille come il tuo ragazzo».
«Non imbecillità, citrullo, è fascino. Ed è evidente che tu non sappia nemmeno cosa sia».
«Hai finito?»
«Se continuiamo così, perdiamo. Poi non dire che non ti avevo avvertito».
«Non succederà».


*


«Sono fidanzata».
«Però questo non le ha impedito di stare di civettare con Jack e ignorare quell'altro idiota» sottolinea lui, sferzante, storcendo le labbra in una smorfia contrariata.
Molly lo fulmina con un'occhiata gelida ma non si fa distrarre.
«Sto per sposare, Cal. Amo Cal» puntualizza disgustata, senza nemmeno un briciolo di convinzione. «Senti, Teddy, è già difficile recitare con quella tua brutta faccia a un centimetro dalla mia, vedi almeno di trattenere queste espressioni odiose» dichiara innervosita a morte, appoggiandogli un mano sul petto per allontanarlo leggermente.
Teddy trova ridicola quella situazione.
Li hanno costretti a stare vicini, lei con la schiena appoggiata alla parete e lui a un palmo del suo viso, così da simulare quella scena disgustosa.
Dentro di sé inizia a meditare che forse sarebbe tutto più facile se utilizzasse l'Impero per vincere.
Cena assicurata e zero sforzo.
Ma non vuole dare a quel maledetto bastardo di Delacour l'occasione di denunciarlo e sbatterlo ad Azkaban.
Perché Delacour sarebbe benissimo capace di farlo, quell'infame!
«Questa è proprio una stronzata, Rose non lo ama» se ne esce secco, stizzito da avere qualcuna così vicino che non sia Victoire.
Molly lo fissa come se fosse un imbecille.
«Ovvio che no, ma mica può lasciare tutto per Jack dopo appena mezza giornata che lo conosce» puntualizza saputa, inarcando entrambe le sopracciglia con eloquenza.
Lui sbuffa ma si sforza di continuare quella messinscena.
«Rose, non sei certo uno zuccherino, anzi direi persino che sei una bisbetica viziat- silenzio, Molly, sto parlando io!» la interrompe brusco, gioendo della furia che balugina negli occhi castani dell'altra e lasciandosi sfuggire un sorriso crudele. «Ma sotto questa facciata sei la più fantastica, la più straordinaria, la creatura più splendente che abbia mai conosciuto» termina sprezzante.
È il turno di lei di sorride.

«Sono d'accordo» concorsa zuccherosa. «Continua» lo incita magnamima.
«Ma ormai ci sono troppo dentro. Salti tu, salto io, ricordi? Non posso voltarti le spalle senza avere la certezza che starai bene» riprende Teddy, con la faccia che dice tutt'altro. Probabilmente lui non avrebbe esitato a piantare Rose su due piedi, stufo di quel tira e molla. «Desidero solo questo» conclude nauseato, trattenendosi a stento dal fare una smorfia.
«Beh, sto ben- silenzio, Teddy, ti sto mollando!» la interrompe lei, ripetendo esattamente le sue parole e godendo nel farlo irritare.
In questo, Molly è degno del suo fidanzato.
«Ti tengono in trappola e morirai, se non ti liberi. Forse non subito perché sei forte ma prima o poi» riprende lui, stufo, alzando le iridi gialle al cielo e intercettando un paio di occhiate vagamente sconvolte del pubblico che, nonostante lo spettacolo pietoso che si sta consumando sotto i loro occhi, segue rapito quello scambio di battute da parte dei Rose e Jack meno indicati nella storia del cinema. «Quell'ardore che amo tanto in te, Rose, quell'ardore si spegnerà» si sforza di pronunciare annoiato.
Lei lo guarda con un labbro tremolante.
«Non spetta a te salvarmi» ribatte incerta.
Teddy annuisce stoico.
«Che stress!» sbotta sottovoce, scocciato, piegando il capo di lato così da perdere il contatto con il viso dell'altro.
Molly gli afferra il mento in una morsa decisa, costringendolo a guardarla.
«No, Teddy questa scena non me la rovini!» strepita sul piede di guerra, gli occhi castani inferociti. Ci vede risplendere un lampo di follia e – non lo ammetterà nemmeno sotto Cruciatus – un po' lo spaventa il modo in cui storce il viso in un'espressione bellicosa. Chissà Delacour come riesce a dormire sapendo di aver un mostro accanto, nel letto. Probabilmente nasconde per sicurezza la bacchetta sotto il cuscino. «Recita la tua parte e trattieniti dal fare commenti!» ordina imperiosa, agitandogli anche un dito davanti ai bulbi oculari con piglio minaccioso.
Lui stringe la mascella, maledicendo Vic, quella vacanza e l'idea folle di partecipare a quel patetico teatrino solo per dimostrarsi migliore di quel bastardo.
«Hai ragione, solo tuo puoi farlo» replica tagliente. «Una lagna!» esclama con tutto il cuore, sincero, aggrottando la fronte con fare fosco. «Se si fosse mossa prima, di certo non avrebbe passato decenni a rimpiangere di non aver avuto Jack al suo fianco» ritorce brutale.
Lei inclina la testa, tremendamente seria.
«Guarda che pure tu nelle questioni di cuore sei un disastro!» gli rammenta affilata, lasciando perdere Rose e tutte le scuse inutili con le quali cerca di tenere alla larga il biondino che è poi diventato l'idolo delle adolscenti negli anni novanta. «Ti rinfresco un po' la memoria: Settimo Anno, due settimane, maledetto, meschino, vile bastardo. Devo aggiungere altro?»
Questo gli chiude la bocca, con grande soddisfazione delle altre concorrenti che – donne, chi le capisce! – si sono spudoratamente schierate dalla parte di Molly.


*


«Cos'è che fa, lui?»
«Cerca di strapparla fuori da quella gabbia soffocante in cui sua madre e la società l'hanno rinchiusa».
«Ah sì?»
«Già. E poi c'è la scena della macchina. Dimmi che almeno quella te la ricordi!»
«Certo, Vic non ha fatto altro che lodarla per mesi».
«E cosa ne pensi?»
«Che Jack si è davvero impegnato per sopportarla per tutto il tempo».
«È la prima cosa carina che ti sento dire ogg-»
«Cosa non fa uno per scopare, insomma».
«… appunto, come non detto».


*


«Non ti vorrai spogliare, vero?» chiede Teddy, allarmato.
Da quello che rammenta, questa dovrebbe essere la scena in cui Jack disegna lo scarabocchio che poi finisce conservato in una cassaforte per diversi decenni.
Molly, sdraiata sul divano, gli indirizza un'occhiata di fuoco.
«E dov'è il problema?» si inserisce uno degli organizzatori, visibilmente confuso, anticipando la ragazza dal protestare. «Siete fidanzati, no?» domanda perplesso.
Teddy – con grande sforzo e coraggio – si costringe ad annuire.
«È uno spettacolo che cerco di dimenticare ogni volta» spiega caustico, giocherellando con la matita che gli hanno messo in mano nel tentativo di simulare Jack che si appresta a ritrarre la ragazza.
Appoggia la schiena contro la poltrona, rilassando la postura e annuendo con l'espressione di chi non si capacita di essere finito in un incubo senza sapere bene il perché.
«Lo uccido prima della scena della porta» promette Molly, in un sibilo, stringendo gli occhi castani con furia. «Almeno vi risparmio questa pagliacciata» dice rivolta alla platea delle altre concorrenti, che ormai l'hanno eletta loro idolo e patteggiano spudoratamente per lei in quella lotta patetica che scoppia ogni volta che è il loro turno di recitare una scena.
«Ho l'impressione che tu stia arrossendo, signor Grande Artista» riprende lei, più tardi, quando si è calmata. Sfodera un sorrisetto sarcastico, uno di quelli che deve aver imparato da Delacour. «Povero Lupacchiotto, è vero che il sesso ti mette a disagio» commenta ad alta voce, fingendosi dispiaciuta.
Teddy ruota gli occhi, seccato a morte anche per le risatine che si levano dal pubblico.
«Ma per favore!» sbotta velenoso.
«Non riesco ad immaginare Monsier Monet che arrossisce».
«Ma lui dipinge paesaggi» risponde lui, atono. Inarca le sopracciglia, guardandola con supponenza. «E sicuramente non aveva una rompiballe come te a dargli fastidio» constata sarcastico, schivando per un pelo il cuscino che Molly gli ha lanciato contro.


*


«E poi che succede?»
«Davvero non lo sai?»
«Non ci sono mai arrivato a questo punto. Mi addormento sempre prima»
«E poi ti chiedi perché Etienne abbia più successo con le ragazze...»
«Se avere successo significa ripetere un paio di frasi melense, passo».
«Vedi? È proprio questo il punto: tu non ci arrivi!»
«Sentiamo: a cosa?»
«Inutile spiegartelo, sarebbe solo fiato sprecato. È per questo che Etienne ti è indiscutibilmente superiore».


*


«Ti avverto: toccami il seno e ti arriva un pugno».
«Non oserei mai».
«Ovvio che non oserai!» minaccia Molly, sicura, serrando gli occhi castani in due fessure.
Teddy, seduto accanto a lei sul sedile dell'automobile dove stanno per girare la scena del bacio appassionante tra Jack e Rose – bacio che poi porterà ad altro –, si limita a scuotere la testa con aria a metà tra il rassegnato e il disgustato.
«Mi chiedo come faccia Delacour a desiderare di toccarti se lo minacci ogni volta» mormora caustico.
Per tutta risposta, Molly si limita a scoccargli un sorriso zuccheroso che lo irrita a morte.
«È semplice» cinguetta amorevole. «Non lo minaccio, lui può toccarmi» sottolinea con tutta la tranquillità del mondo, prima di abbassare ulteriormente il tono della voce così da non farsi sentire dagli organizzatori che si stanno avvicinando per valutare meglio la scena. «E se vuoi proprio saperlo, adoro quando lo fa» termina, gongolante della smorfia di fastidio che fa storcere il viso dell'altro.
«Ora vomito» sentenzia lui, sicuro.


*


«Secondo me ci stavano tutti e due su quella zattera».
«Era una porta».
«Quello che è. Guarda quanto spazio! Certo che quando si tratta di salvarsi la pelle, voi donne siete egoiste!»
«Oh, senti, io Etienne lo avrei fatto salire!»
«Su di te non ho dubbi. Su di lui, sì».
«Stai dicendo che mi avrebbe piantata in mezzo all'oceano?»
«Così da liberarsi per sempre di un problema e vivere felice? Sì».


*


«Spero che Rose non fosse come Molly, altrimenti fammelo dire: Jack si è salvato morendo!»
«Teddy!» lo rimprovera Victoire, cercando di trattenere un sorriso sbalordito. «È una cosa meschina da dire!» gli fa notare con un velo di rimprovero.
Lui inarca un sopracciglio, impassibile.
«È la verità» continua caustico. «Meglio i freddi abissi piuttosto che passare un'altra giornata con una così» continua lugubre.
Lei sospira, alzando con esasperazione gli occhi azzurri al cielo.
«Quindi?» si informa quieta, alzando una mano per infilarla tra le ciocche corvine dell'altro e iniziargli a massaggiargli la nuca con dolcezza. «Com'è andata?» chiede, percependolo rilassarsi sotto il suo tocco.
«Siamo arrivati ultimi» confessa Teddy, in un sussurro, gli occhi chiusi e con un tono appena infastidito. «E con un'attrice con le capacità di tua cugina, è un miracolo che non ci abbiano sbattuto fuori dalla gara» aggiunge in un borbottio appena udibile.
Victoire si guarda bene da dirgli che se sono finiti in fondo alla classifica, forse non è tutta colpa di Molly.
«Quindi niente cena?»
Lui apre gli occhi, guardingo.
«E tu come fai a sapere della cena?» rilancia sospettoso. «Delacour» deduce in un ringhio, piegando le labbra in una smorfia di disgusto.
«Era sicuro che non l'avresti vinta» spiega lei, serena.
Teddy socchiude le palpebre, contrariato.
«Se avessi avuto una coprotagonista adeguata, ci sarei riuscito» sostiene altero, totalmente sicuro di sé. «Ritratto quel momento di comprensione che ho avuto per quel bastardo: si merita di avere tra i piedi Molly tutti i giorni della sua patetica esistenza» rettifica malevolo.
«Molly lo ama» gli fa notare Victoire, con semplicità.
«Poverina» ironizza lui, quasi con compatimento. «Anzi, no: si meritano a vicenda!» sentenzia crudele, assolutamente convinto.
Victoire lo guarda con rimprovero, anche se non riesce a trattenersi dal incurvare le labbra in un sorriso divertito.
Teddy rimane un attimo in silenzio a fissarla, prima di scrollarsi di dosso quella tensione che gli aveva irrigidito i lineamenti del volto.
«Vieni» le dice, calmo, prendendola per mano e invitandola a seguirlo.
Lei, gli occhi azzurri baluginanti per la confusione, percorre in silenzio il tragitto – hai intuito dall'espressione dell'altro che non si farà sfuggire la meta – fino ad arrivare ad uno dei magazzini della nave.
Vede Teddy tirare fuori la bacchetta e, assicurandosi che non ci sia nessun Babbano che possa vederlo, apre la porta con un semplice incantesimo non verbale.
L'interno del locale, uno stanzone buio che viene illuminato solo quando premono l'interruttore della luce, è uno dei tanti depositi utilizzati dagli animatori. Da una parte sono depositati sfondi utilizzati per qualche spettacolo serale, vi sono una grande quantità di palloni di varie dimensioni – utilizzati dai Babbani nei diversi sport –, giochi per bambini e una serie di altri oggetti accatastati senza un minimo di logica, tanto da rendere l'ambiente caotico e soffocante.
Victoire è costretta a far attenzione a dove mette i piedi, onde evitare di inciampare in quello che c'è sparso sul pavimento, mentre cerca di stare al passo di Teddy.
Lo osserva guardarsi intorno con la con la fronte aggrottata e gli occhi gialli concentrati, appena socchiusi.
«Perché mi hai portata qui?» non può fare a meno di chiedergli, non riuscendo a raccapezzarsi sul motivo per cui il suo ragazzo l'ha condotta in un luogo simile.
«Lo vedrai» risponde Teddy, risoluto, quando, nell'allungare il collo, scorge finalmente quello che cercava.
Nel girare l'angolo, prestando la massima attenzione a uno scaffale tremendamente instabile e carico di raccoglitori, rimane senza fiato quando si trova di fronte a un'automobile d'epoca, di un rosso fiammante, che assomiglia tantissimo a quella utilizzata nel film Titanic.
«Era meglio se passavamo dall'altra porta» commenta Teddy, appena imbronciato, nel fare cenno all'altro accesso. «Almeno evitavamo di circumnavigare tutto questo ciarpame».
Lei sbatte gli occhi, ancora frastornata.
«Continuo a non capire il motivo per cui ci siamo introdotti qui dentro» confessa schietta.
Lui piega le labbra in un sorriso e le lascia la mano, facendo un paio di passi in avanti.
«Per mesi non hai fatto altro che decantare questa scena» inizia con il tono paziente di chi ha subito una tortura ma è riuscito comunque a sopravvivere. «Quindi ho pensato che ti avrebbe fatto piacere vivere un'esperienza simile» illustra mite, simulando casualità, mentre le apre la portiera dell'automobile e la invita con un cenno del capo ad accomodarsi al suo interno.
Victoire, un sorriso raggiante che fa capolino sulle labbra e le illumina il volto di gioia, non ci pensa due volte ad accomodarsi sui sedili posteriori del veicolo.
«Sei consapevole che Jack si mette al posto dell'autista?» domanda giocosa nel momento in cui il suo ragazzo si siede accanto a lei.
Teddy rotea gli occhi al cielo, scocciato.
«Per favore» la liquida spiccio, senza troppi giri di parole. «Lui puntava a stare qui dietro fin dall'inizio» sostiene certo, appena altezzoso. «Ora, se me lo permetti, ti voglio mostrare cosa io avrei fatto al suo posto» mormora a bassa voce, impossessandosi delle sue labbra.
Victoire fa appena in tempo a sorridere prima di ricambiare il bacio, facendosi spingere docilmente sui sedili imbottiti dell'autovettura e togliendoli smaniosa l maglietta.
Gli accarezza la pelle lisca del torace con le dita mentre la lingua di Teddy le lambisce il labbro inferiore, prima di morderlo appena con i denti. Gli infila poi una mano tra i capelli corvini, stringendogli le ciocche in una morsa affatto dolorosa.
«Aspetta» biascica con un filo di voce, aggrappandosi all'ultimo brandendolo di lucidità che le è rimasto prima di cedere totalmente alla passione. Lui si scosta dalla sua bocca, fissandola con due iridi gialle sorprese. «Se qualcuno dovesse entrar-»
«Non succederà» la interrompe Teddy, con vaga ironia. «Mentre tu eri distratta a guardare tutto il casino che c'è in questo poso e incantarti alla visione della macchina, io bloccavo le porte con la magia» svela con un'insopportabile aria di superiorità. «L'altra opzione che mi era venuta in mente era quella di utilizzare l'Impero così che nessuno degli animatori venisse qui ma, capirai, mi sembrava una scelta un po' troppo... drastica» spiega serio.
Victoire sospira paziente.
«Tu dovresti essere quello che sbatte la gente ad Azkaban, non quello che rischia di finire dietro le sbarre» borbotta realistica, alludendo al lavoro di Auror dell'altro.
«Al momento voglio essere quello che ti farà capire che Jack non è nulla in confronto a me».


*


«È stato così tremendo?»
«Una sofferenza unica» risponde Molly, afflitta, sciogliendo appena l'abbraccio per poterlo guardare in faccia e sottolineando le sue parole con un'espressione eloquente del viso. «Tu non hai idea della pazienza che c'è voluta per non mettergli le mani addosso» continua, sbuffando esasperata.
Etienne sorride deliziato.
«E poi ha rovinato tutto Titanic» prosegue lei, irritata morte, socchiudendo gli occhi castani con furia. «Davvero, non penso che riuscirò mai più a guardarlo con gli stessi occhi» termina quasi dispiaciuta.
«Non è detto» la contraddice lui, leggero, guardandola con due iridi cristalline che le tolgono il fiato e allontanando le mani dai suoi fianchi. Tira fuori la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e, stando attento a non farsi beccare dai pochi Babbani presenti sul pontile, borbotta un incantesimo che lei non riesce a comprendere. «Dammi la mano» se ne esce, amabile.
Molly lo fissa stupita, prima di ubbidire.
Etienne retrocede di un paio di passi – dopo aver fatto sparire di nuovo la bacchetta – verso la prua della nave, senza smettere di guardala o sorridere.
«Chiudi gli occhi» mormora quando le ha fatto appoggiare la mani sulla ringhiera.
Lei volta appena il capo, così da poter incrociare le sue iridi con un'espressione di pura confusione dipinta sul viso. Tuttavia, stranamente accondiscende, abbassa le palpebre.
«Adesso vieni su».
«No, aspetta» sbotta Molly, allarmata, sforzandosi di tenere gli occhi ben serrati e aggrappandosi alla ringhiera della nave come se ne andasse della sua vita. Privata della vista, prova una sensazione di angoscia terribile. «Non me la sento, fammi scendere» espelle in panico.
«Ti tengo io, non ti preoccupare» afferma lui, rassicurante.
«Davver-»
«Solo un altro gradino» concede lui, rassicurante. «Non allontano le mani dai tuoi fianchi» promette lieve.
Molly annuisce, prima di ingoiare panico e vuoto e mettere il piede sull'altra linea di ferro della ringhiera.
«Ti fidi di me
Lei, sempre con gli occhi chiusi, aggrotta la fronte attonita.
«Ecco, quando dici così, mi vengono i brividi» risponde agghiacciata, scuotendo la testa.
Etienne ridacchia a un centimetro del suo orecchio, un suono dolce che le riscalda il petto di un tepore piacevole.
«Dai, apri gli occhi» mormora carezzevole.
Molly ubbidisce. Solleva lentamente le palpebre, mettendo poco a poco a fuoco lo spettacolo che le si presenta davanti.
Il mare, illuminato dalle luci del tramonto, è di una strana sfumatura calda, quasi rossastra, dello stesso tono del cielo. Con il vento che le soffia contro il volto, lei non può fare a meno di sentire il cuore stringersi quando realizza la scena che lui ha voluto replicare.
Muovendosi con cautela, si volta nella direzione di Etienne. Gli appoggia le mani sulle spalle, così da avere un sostegno stabile.
«Confermo quanto detto questa mattina» dichiara deliziata, gli occhi castani baluginanti di gioia. È un po' strano avere il volto dell'altro alla sua altezza, visti i venti centimetri che li separano normalmente, ma cerca di non farsi distrarre da quella futilità e continuare il suo discorso. «Teddy non può nemmeno competere con te» sottolinea radiosa.
Etienne piega le labbra in un sorriso splendido.
«Qualcuno doveva salvare Rose da Lupin» ironizza divertito. «E visto che Jack non è disponibile...»
Molly abbassa solo per un istante il capo, prima di tornare a guardarlo in faccia.
«Quando la nave attraccherà, io scenderò con te» promette in un mormorio – e non lo sa che in questa semplice frase ci ha messo tutta la convinzione e la dolcezza di cui è stata sprovvista durante la recita –, affascinata dalla spettacolo meraviglioso che ha davanti. Per quanto belli siano il mare e il cielo, nemmeno loro riescono a reggere il confronto con quello che lui riesce a fare con una semplicità disarmante.
Eccola lì la differenza tra Etienne e il resto del mondo, Teddy compreso. Le toglie il fiato il modo in cui lui riesca a farsi strada dentro di lei, a farla sentire amata e a donarle quei piccoli momenti che le scaldano il cuore e che custodirà sempre con cura in un angolo della sua mente.
Etienne la guarda e sposta le dita che teneva sopra il suo fianco verso il basso, fino a intrecciarle con le sue.
«Non lasciare la mia mano» sussurra morbido.
Molly sorride radiosa mentre si sporge per baciarlo, infilandogli l'altra mano tra i capelli quasi bianchi e morbidi per attirarlo contro le sue labbra.
A volte – sporadicamente, a dire il vero –, la realtà è di gran lunga superiore a qualsiasi film.






"Secondo me la vita è un dono e non ho intenzione di sprecarla. 
Non sai mai quali carte ti capiteranno nella prossima mano. 
Impari ad accettare la vita come viene."
Titanic







Sono mortificata. Sul serio.
Vi assicuro che adoro Titanic e, ogni volta che vedo il film, spero sempre che la nave non ci lasci la fiancata contro l'iceberg. Quindi mi dispiace di aver distrutto un colossal del genere facendone una misera parodia.
(Definiamola così, per favore, perché l'altro termine che ho in mente non è affatto carino)
Ho sempre voluto scrivere una Molly/Teddy e ho approfittato del suggerimento di Sia per metterli alla prova. Purtroppo, senza troppo dispiacere, mi trovo costretta ad ammettere che sono una coppia destinata a naufragare.
La cosa divertente – e anche strappalacrime – di questa storia è che non mi ricordavo per niente le battute del film, quindi ho dovuto cercarmi i video su YouTube.
Non fatelo, credetemi. Ci ho lasciato il cuore.
(Lo so che lo sapete che le battute che ho scritto in corsivo sono quelle del film, lo preciso solo per sicurezza)
Quindi mi è sembrato giusto, cercando di rimediare all'atmosfera ridicola che ho creato, aggiungere anche un pizzico di Teddy/Victoire e Molly/Etienne.
Le ultime due scene con queste coppie non erano affatto programmate ma mi sono resa conto che qualcuna meritava di leggere qualcosa che richiamasse quell'aria da sogno che Jack e Rose sono riusciti ad immortalare nella storia del cinema.
Sto iniziando a delirare e, perciò, mi fermo qua.
Vi ringrazio per aver dedicato del tempo a questa piccola storia e spero che vi abbia fatto sorridere.
Decidete voi se apprezzate più il modo di fare di Teddy o quello di Etienne.
Un abbraccio,
Blue

Maledetto, meschino, vile bastardo è una citazione del primo capitolo di Battlefield.







   
 
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