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Autore: eternal_sayonara    23/11/2021    3 recensioni
Una ragazza dai lunghi capelli blu cobalto e occhi profondi come l'oceano, irrompe nella vita di Tom Riddle come un uragano. Sostiene di essere sua figlia venuta dal futuro e che vuole disperatamente salvarlo; ma Tom non è il tipo a cui rifilare quella storiella con tanta leggerezza e così cerca di testare sin da subito la sua credibilità, oppure l'avrebbe uccisa senza pietà alcuna.
Ma il tempo che passeranno assieme gioverà al favore della misteriosa ragazza, regalandole la gioia di poter essere al suo fianco come mai aveva potuto.
Purtroppo quando le persone sono fatte in un certo modo c'è sempre un motivo e non sempre possono essere cambiate. Soprattutto per il testardo, avido, oscuro, egoista ma affascinante Tom Riddle.
Se non siete malati quanto me e vi da fastidio questo genere, allora vi invito a non leggere questa storia.
Genere: Drammatico, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Orvoloson Gaunt, Tom O. Riddle, Tom Riddle Sr., Tom Riddle/Voldermort
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: PWP | Contesto: Nessun contesto
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1942 Quinto anno.

Era da un pò di tempo che Tom sentiva di essere pedinato, come un'ombra che lo seguiva ovunque andasse.
Decise che era diventato un problema serio da quando gli stava costando la concentrazione per lo studio. Non poteva rischiare che i suoi voti si abbassassero; ma persino i professori si erano accorti che qualcosa non andasse da quando lo coglievano impreparato durante le lezioni. La perdita d'appetito e il sonno erano superflui, come se i bisogni umani gli recassero noia.

Aveva ordinato ai suoi Mangiamorte di tenere gli occhi aperti e di risolvere il problema, ma nessuno aveva notato qualcosa di strano. Certo, magari a inseguirlo erano le solite ragazzine che si appostavano fuori alle classi dove Tom aveva lezione. Ma lui non ne era del tutto convinto che si trattasse delle solite ammiratrici. Non quella volta.
Sentiva di star diventando pazzo, giorno dopo giorno la sua paranoia sembrava crescere a dismisura.

Era una tarda sera e nella Sala Comune dei Serpeverde regnava il silenzio, interrotto di tanto in tanto dallo scoppiettio del camino.
Quando tutti i bravi e devoti studenti erano già tra le braccia di Morfeo, Tom era seduto su una poltrona in velluto verde muschio come il colore delle sue iridi. La postura rigida e composta, l'espressione accigliata e spazientita perché i Mangiamorte erano di un minuto di ritardo. Sul tavolino di vetro di fronte a lui giaceva un bicchiere di Acquaviola.

Per ingannare ulteriormente l'attesa decise di berne un sorso, ma il bicchiere non arrivò neanche a sfiorargli le labbra che all'improvviso qualcuno lo fece volare via. Appena il bicchiere toccò il pavimento esplose in mille frammenti di vetro, il tonfo echeggiò in tutta la stanza, mentre il liquido si espandeva a macchia d'olio sul tappeto. Tom serrò la mascella e alzò i suoi occhi di ghiaccio sulla colpevole affianco a lui: era una ragazza minuta dalle lunghe trecce di un blue cobalto -Tom non aveva mai visto una ragazza con quel colore di capelli- la pelle marmorea, le labbra piene, carnose, erano deturpate da un curioso cerchietto di metallo e i suoi occhi erano profondi come l'oceano.

Alla ragazza si fermò il cuore per un istante, sembrò rendersi conto solo dopo di quel che aveva fatto. Poi, prese un grosso sospiro e disse- «Non berlo! Ho visto "quell'oca" metterci un filtro d'amore dentro!» tutto d'un fiato.

Lui alzò un sopracciglio. Dietro quell'espressione neutrale si nascondeva un Tom decisivamente sconvolto. Ma era ancora più stranito per via del suo strano aspetto. Seppure indossasse la divisa di Serpeverde, non l'aveva mai vista fino a quel momento.

All'improvviso realizzò.

«Eri tu che mi stavi spiando?» La sua voce era fredda come un soffio improvviso di vento gelido, farebbe venire la pelle d'oca a chiunque. Ma non alla ragazza, che non sembrava per niente intimorita dalla sua persona. Ciò gli recò non poco fastidio, così, preso da un impeto di rabbia l'afferrò per le spalle e la sbattè contro la parete.

La ragazza gemette dal dolore e si morse il labbro inferiore talmente forte da farlo sanguinare. «Hm...Non mi chiedi chi è stata a mettere il filtro d'amore nel bicchiere?»

Tom osservò la goccia scarlatta gocciolarle lungo il mento e macchiarle il colletto bianco della camicia. Si avvicinò pericolosamente al suo viso e inaspettatamente leccò via il sangue dal suo mento, facendola rabbrividire. «Non me ne importa un cazzo della sgualdrina che ha cercato di rifilarmi un filtro d'amore.» Afferrò i suoi polsi sottili e li bloccò sopra alla nuca con una sola mano. «Voglio sapere chi sei tu.»

«Wow...» Disse con stupore la ragazza. «Pensavo fossi Lord Voldemort, non un vampiro.»

Lui sgranò gli occhi. Strinse di più la presa e digrignò i denti, segno che si stava arrabbiando sul serio. «Sei una spia? Chi ti ha mandato?» Ringhiò. Il solo pensiero che qualcuno li avesse scoperti, lo fece accapponare la pelle. Anche se loro erano sempre stati più che discreti, per giunta Tom indossava perfettamente la maschera da finto studente innocente e brillante ogni giorno. Non ne era sicuro, ma era improbabile che fosse una ragazza che bramasse portarselo a letto. Ce ne erano troppe in effetti...

«Per chi mi hai preso?! Non sono mica Sherlock Holmes.» Rispose con tono divertito. Iniziava a sentire i polsi dolerle maledettamente, come se gli stesse bloccando la circolazione del sangue. «H-Hai sedici anni?»

«Perché vuoi saperlo?» Aggrottò le sopracciglia. Lui era superiore a tutti e quasi sempre arrivava per primo ad una risposta. Ma non quella volta...C'era qualcosa di maledettamente simile a lui in quella ragazza.

«Quindi non hai aperto la Camera dei Segreti, non hai creato ancora il tuo primo Horcrux, non hai ucciso i nonni...» Realizzò ad alta voce. Avrebbe pure continuato quella lunga lista, se non fosse che Tom la lasciò andare e puntò la bacchetta contro di lei.
Non riuscì a dire neanche una parola. Sentiva la gola secca, il battito del cuore accelerare, il tremolio improvviso e gli occhi spalancati dall'incredulità.

Doveva ucciderla.

La ragazza sussultò. «Non farlo papà!» Esclamò con le lacrime agli occhi, ma si rifiutò di lasciarle andare dinanzi a lui. Non voleva mostrarsi debole.

«Cosa...?» Sussurrò. Era sicuro di essere sbiancato come un cencio. Quella parola risuonò nella sua testa come una maledizione. Un brivido d'orrore gli attraversò tutta la schiena, non gli piaceva quella sensazione.

«Sono tornata indietro per salvarti.» Dopo essersi massaggiata i polsi indolenziti, alzò le mani per fargli capire che era disarmata. Purtroppo aveva rotto la sua preziosa bacchetta durante quel vorticoso viaggio. «Non lascerò che tu muoia.» Sussurrò lasciando libera una lacrima scorrerle lungo la guancia. Accorgendosi della cosa, si affrettò ad asciugarla con il dorso della mano.

Tom ormai era al limite dello shock. Lui morire? No. Non sarebbe mai e poi mai accaduto. Era profondamente turbato da come si stava svolgendo quello strano incontro. Ma, proprio mentre stava per darle una risposta, sentì il rumore di passi scendere le scale a chiocciola dei dormitori maschili. «Nasconditi.» Bisbigliò, riponendo la bacchetta nella tasca del mantello.

La ragazza annuì.

・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.

Tom si stava massaggiando le tempie in preda ad una crisi di nervi. Non era riuscito a dare una risposta concreta ai suoi Mangiamorte riguardo il suo ultimo ordine, non che dovesse giustificarsi.
Ma aveva persino interrotto la riunione prima del previsto, suscitando confusione da parte dei suoi lacchè. Ma anche curiosità, non era da lui comportarsi in quel modo. «Esci, ragazzina.»

La ragazza uscì dall'armadio in mogano tossicchiando. Ispirò a pieni polmoni l'aria pulita, prima di incominciare a parlare. «Stavo soffocando lì dentro!» Infatti non era stata una buona idea... Ma necessario.

«Dobbiamo parlare.» Le intimò, alzandosi di scatto dalla poltrona. Per tutta risposta la ragazza arretrò di un passo, con il timore che potesse di nuovo afferrarle i polsi. Li sentiva ancora indolenziti, le aveva lasciato i segni rossastri sulla pelle candida.

«L-Lo so...Scusami se ti ho seguito come una stalker.» Mise le mani dietro la schiena e una lunga treccia blu cadde sul suo petto.

Tom prese un lungo sospiro. «Dammi una buona motivazione per non ucciderti.»

«Se mi uccidi non potrò salvarti.» Rispose prontamente, guardandolo dritto negli occhi. Un gesto che lasciò senza fiato il ragazzo: fino ad all'ora nessuno aveva avuto le palle di sostenere il suo sguardo glaciale. Aveva carattere quella ragazzina dalla faccia angelica ma dallo stile grezzo, dark, insolito. «Non voglio più piangere sulle tue ceneri...»

«Com'è possibile che io abbia avuto una...» Gli faceva persino schifo dire quella parola. Sembrava che la sua bocca non volesse collaborare, rimaneva serrata. «Figlia.» Disse con voce stridula, tirata, quasi ebbe un conato di vomito.

Lei ridacchiò. «Papà non voglio spiegarti come si fanno i bambini!»

«Smettila di chiamarmi così!» Sbottò.

Lei annuì poco convinta con la testa.

«Possibile che ho messo incinta qualcuna senza volerlo?» Cercò di fare mente locale, ma per lui fu quasi impossibile focalizzare i volti delle donne che si portava a letto. Sì, non restavano più di una notte, le usava come sfogo e le gettava via come giocattoli rotti. Ma a loro andava bene così no? Potevano vantarsi di essere state con il ragazzo più affascinante e famoso di tutta Hogwarts.

La ragazza fece spallucce. «Caspita, hai una vita passionale molto attiva...» Individuare chi fosse la madre sarebbe stata un'impresa ardua!

«Non ho una "vita passionale".» La rimbeccò fulminandola con lo sguardo. «È un passatempo.»

«...È come se io dicessi "oggi mi annoio quindi faccio sesso".» Lo canzonò trattenendosi dal non ridergli in faccia.

«Non è di questo, quello di cui dobbiamo parlare!» Sfoderò la bacchetta puntandola sotto il suo mento, la ragazza poté sentire la punta di legno spingere contro la gola.

«Okay, ma stai calmo!» Lo fissò con sufficienza, infilando le mani in tasca.

Odiava quel suo modo di fare...Sembrava come se volesse prenderlo in giro. E lui odiava chi non lo trattasse con adeguato rispetto. «Dimmi come posso fidarmi di te.»
Touché. Tom non era sicuramente il tipo che si fidava subito di qualcuno. Persino i suoi Mangiamorte non beavano della sua assoluta fiducia; lo reputava un sentimento effimero. D'altronde non ci voleva niente a tradire, bastava un attimo.

 

   
 
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